giovedì 30 dicembre 2010

Passato e futuro




Gli avvenimenti che verranno (il futuro) non possono prescindere dal passato. La linea di demarcazione tra passato e futuro è il tempo presente ma, in quanto tale, è una convenzione poichè nel momento stesso che diciamo presente già siamo entrati in quello che era futuro ed ora divenuto presente, mentre il presente è già passato. Secondo le concezioni di Toddi il futuro e il passato sono statici (immobili): il futuro perché ancora nulla vi avviene, il passato poichè ciò che vi è già avvenuto non ha più possibilità di mutamento.
Nelle interpretazioni demodoxalogiche abbiamo segnato t1 come tempo passato, t2 come tempo futuro e t come tempo presente. Nel riportare sul grafico (per esempio) le rilevazioni tratte dai flussi d'opinione indotti dai mass-media porremo sull'ascissa X i giorni dei rilevamenti e sull'ordinata Y le quantità elaborate con il metodo "inde". La Media ci indicherà la tendenza verso il futuro, ricavandola minuto per minuto da un presente che si trasforma in passato, conservandone le caratteristiche che hanno generato il presente. Per la comprensione del metodo si rimanda al corso online di demodoxalogia, citato nei giorni scorsi.

mercoledì 29 dicembre 2010

Monitorare le tendenze


Il primo compito del demodoxalogo è quello di tradurre in tabelle statistiche
le tendenze dei flussi d'opinione indotti dai mass-media, generalmente ricavati dalla rassegna stampa. Il corso online di demodoxalogia su http://www.opinionepubblica.com/  spiega, in modo esauriente, la metodologia denominata "inde" (indagine demodoxalogica), nell'odierno post accenniamo all'interpretazione e validità dei dati raccolti. Se con una prefissata cadenza di tempo registriamo i valori o le quantità monitorate e poi ne ricaviamo una media semplice possiamo dire che la Media ci darà l'effettiva tendenza, in quanto tra il passato e il futuro c'è un presente che raccoglie l'addensamento (in movimento) di una determinata corrente di pensiero. Non interessano i picchi in alto o basso in quanto sono l'espressione di emotività o diatribe destinate a rientrare, sono fenomeni provvisori e a noi interessano le tendenze affioranti (il futuro) che, come tali si sviluppano gradualmente e, spesso, all'inizio, non sono riconosciute. Un indice di cambiamento è dato dalle oscillazioni (in alto o basso) "che superano consecutivamente più volte (coordinata A) le linee di massima o di minima entrando nella cosiddetta area di rischio" predisposta al cambiamento sociale. Per la comprensione dei grafici si consiglia, in particolare, la lezione numero 34 del citato corso.      

martedì 28 dicembre 2010

Eventi sociali

Il grafico di fianco mostra la rappresentazione degli eventi sociali secondo il metodo demodoxalogico. La cartina è stata ripresa dalle lezioni online di demodoxalogia pubblicate sul sito http://www.opinionepubblica.com/  Uno schema presentato al IX Convegno nazionale dei demodoxaloghi, svolto nel castello baronale di Roccasecca dei Volsci (Latina) il 14 e 15 giugno del 2003, per discutere su "Uno sguardo al futuro: gli effetti della globalizzazione". Rimandando al sito citato coloro che fossero interessati alla metodologia dell'interpretazione demodoxalogica, diamo una sintetica indicazione per la comprensione dello schema: secondo la psicologia la singola persona così come i gruppi di persone (definiti pubblico o folla a seconda delle modalità di appartenenza) vanno sempre, istintivamente, verso o contro qualcuno o qualcosa (evento). Nell'evento sociale c'è il Protagonista (il soggetto che compie l'azione) ed il Convenuto (la categoria sulla quale ricade l'azione). Ai fini dell'indagine è importante circoscrivere e definire l'azione principale svolta dal protagonista (personaggio, ente, movimento, ecc.) e le sue ricadute sul convenuto (popolazione, gruppi, categorie, etc.). Isolando tutte le altre questioni marginali si possono delineare e prevedere gli effetti dell'azione compiuta o da compiere su coloro che ne subiranno (nel tempo) le conseguenze, partendo dalla valutazione delle aspirazioni dei convenuti.

lunedì 27 dicembre 2010

Toddi

Come demodoxaloghi abbiamo citato molte volte lo scrittore, giornalista e  docente universitario Toddi, pseudonimo del conte Pietro Silvio Rivetta di Solonghello dal quale abbiamo ripreso molti concetti per perfezionare il metodo demodoxalogico di interpretazione degli avvenimenti. Una scheletrica biografia del nostro autore è stata pubblicata anche nel corso online di demodoxalogia sul sito opinione pubblica ma, sinora non avevamo una fotografia di colui che per noi è stato un maestro. Grazie all'ultraottantenne segretaria di Toddi siamo in grado di mostrare la foto del grande italiano dei primi del '900, purtroppo sconosciuto dalle giovani generazioni. La pubblichiamo con l'intento beneaugurante che contraddistingueva la filosofia di vita dell'illustre orientalista, fondatore della "Scuola del benessere integrale" (il 21 marzo del 1943) e autore, tra l'altro, di ricerche, esperienze e riflessioni iniziate nel 1913 e pubblicate nei libri editi da De Carlo: Il benessere integrale (1946); Geometria della realtà e inesistenza della morte (1947).

giovedì 23 dicembre 2010

Psicologia delle folle

Sono ancora fresche le immagini che ci ha mostrato la televisione sugli scontri avvenuti al centro di Roma tra studenti e forze di polizia. Sinora avvenimenti così gravi nel nostro Paese ancora non si erano veduti, motivo per cui occorre riflettere sul perchè, le cause e i probabili effetti. Come demodoxaloghi dobbiamo notare delle incongruenze. Anzitutto il giovane che si è scagliato contro lo studente dimostrante è risultato un pizzaiolo precario, forse iscritto all'università ma certamente non uno studente. Inoltre alla manifestazione abbiamo potuto vedere moltissimi giovani che, data l'età, non potevano essere iscritti all'università. Che c'entravano il pizzaiolo e gli studenti di scuola media con la protesta contro il ministro Maria Stella Gelmini autrice della discussa riforma universitaria?
Infine il senatore Maurizio Gasparri, oggi con il Pdl ma con una gioventù passata nel Msi, si è contraddistinto nel chiedere una specie di arresto preventivo in occasione delle dimostrazioni di piazza ma, gli hanno potuto far osservare che proprio lui fu, quando era nel Msi, un agitatore delle piazze e un organizzatore di cortei. E' la logica di chi più si accanisce nel sostenere qualcosa che vuol rimuovere dalla sua coscienza. Una prova in più della validità di una regoletta demodoxalogica: interpretare i fatti e le dichiarazioni attraverso il paradosso di capovolgere il significato di quello che gli altri dicono (vedasi i post del 3 e 10 scorsi).
La proposta dell'arresto dei facinorosi non è nuova, nell'800 il medico francese Gustave Le Bon nel suo trattato di Psicologia delle folle (editore Longanesi, 1980) citò l'episodio avvenuto "durante uno sciopero di conducenti d'autobus a Parigi, bastò arrestare i due agitatori che l'avevano organizzato per farlo cessare." Ma Le Bon ci ha anche anticipato gli episodi di violenza: "un cuoco disoccupato che si era recato alla Bastiglia per vedere cosa stava succedendo, giudicò patriottico il gesto" di accoltellare il governatore. Questo perchè, ci ha spiegato Le Bon, in presenza di una qualsiasi folla scatta la "suggestionabilità, credulità, mobilità, esagerazione dei sentimenti buoni e cattivi [...] sotto l'influenza della suggestione, sono perfettamente convinti, di compiere un dovere patriottico" e cadono "in uno stato di eccitazione in cui ogni tentativo di ragionamento logico ha il solo effetto di stimolare impulsi bestiali". "Quando si tratta di far penetrare lentamente le idee e le credenze nell'animo delle folle - ha scritto - i metodi dei capi sono diversi. Essi hanno fatto ricorso a uno di questi tre procedimenti: l'affermazione, la ripetizione e il contagio. L'azione è abbastanza lenta ma gli effetti durevoli". Tre metodi ripresi un secolo dopo dal domenicano dell'ordine dei predicatori Felix A. Morlion fondatore dell'università cattolica internazionale Pro Deo (ora Luiss) e divulgati anche nella dispensa Filosofia dell'opinione pubblica (anno accademico 1948-49).

mercoledì 15 dicembre 2010

Geopolitica

Nell'ambito degli "Incontri degli amici" all'Oratorio del Gonfalone, a Roma in via del Gonfalone 32 a, dopo il dibattito sul Magreb , svolto il 14 scorso, sono previsti nel 2011 una serie di approfondimenti su La competizione nel mondo globale, aree sensibili e interessi italiani.
- 19 gennaio: Libia ed Egitto
- 16 febbraio: l'Oriente che corre
- 16 marzo: i Paesi del Golfo
-  6 aprile: Balcani in attesa
- 18 maggio: Sud America.
Gli incontri sono promossi dalla Fondazione Luigi Einaudi, informazioni http://www.fondazione-einaudi.it/  tel.06-6871005.

Da oggi e sino a dopo Natale l'opinione del demodoxalogo sospende i consueti cinque lanci settimanali (in pratica tutti i giorni feriali) per ristrutturazione ed ampliamento del blog. Ai nostri lettori e agli amici demodoxaloghi diamo appuntamento per il 27 corrente.

martedì 14 dicembre 2010

L'attualità della sociologia

La docente all'università cattolica del Sacro Cuore di Milano Laura Bovone ha dato alle stampe un libro che si pone come un esercizio di riflessività sociologica inteso a rivalutare una disciplina oscurata dalla Scienza della Comunicazione e dalla incapacità di molti dei suoi docenti,  retrivi ad allargare la visione sociologica alle problematiche del post industriale e alle scoperte della scienza.
La riflessività, secondo l'autrice, consiste nel palesare presupposti e procedure a disposizione del pubblico e della comunità scientifica, rendendosi di fatto criticabili. Il libro è una ricognizione delle potenzialità della disciplina, dal passato ai giorni nostri, rivendicando per la sociologia una responsabilità sociale derivante dal suo senso di scienza empirica applicata ad una metodologia centrata sulla narrazione e l'ascolto; quindi come cassa di risonanza e interprete della società. Quello che i demodoxaloghi applicano da ottantanni registrando dichiarazioni e comportamenti destinati a fare opinione e "cronaca" sociale.
Tra riflessività e ascolto. L'attualità della sociologia, Armando editore, 2010, pp.175 euro 15.00.

lunedì 13 dicembre 2010

Strategie da manuale

Qualsiasi sarà il risultato, in favore o contro  Silvio Berlusconi, gli unici perdenti saranno l'Italia e il popolo italiano. Due o quattro voti in più o meno per l'una o l'altra sponda politica non potranno definire la situazione, che rimarrà sostanzialmente identica a come era prima delle votazioni sulle mozioni di sfiducia. Anche se Gianfranco Fini riuscisse nel suo intento di sfiduciare il premier e quindi a farlo dimettere non avrà la forza sufficiente per insediare a palazzo Chigi un liberal democratico ma dovrà contrattare i voti del Pd, di Pier Ferdinando Casini, della Lega e dello stesso Berlusconi. Allora? Lo stesso accadrebbe con la vittoria del presidente del Consiglio in carica, il governo "per tirare a campare" avrebbe bisogno dei voti del cosiddetto Terzo Polo.
Quindi due perdenti che saranno costretti a trovare dei punti di accordo (salvando la faccia) per arrivare al momento in cui uno dei due deciderà che per lui sarà giunto il momento favorevole per le elezioni. Con i problemi economici del Paese in una situazione di crisi aggravata dall'inazione governativa e dalle pressioni internazionali. Situazione, in parte complessa e di difficile soluzione e in parte volutamente tenuta sotto tensione. E' la classica strategia che i cultori dell'Open Sources Service conoscono bene: quando uno stato o una multinazionale, per loro precipui interessi politici o economici, vogliono costringere un'altro stato o azienda ad aderire alle loro direttive prima creano le condizioni di disagio socio-economico, poi alimentano una campagna di scandali, sfiducia e infine di delusione. Quando nel paese la confusione sarà arrivata al massimo ecco allora prospettare l'arrivo del salvatore: l'uomo nuovo capace di raccogliere le speranze di rinnovamento.
Un nuovo politicamente nuovo o riciclato dal bidone della spazzatura ma gradito dai cosiddetti poteri forti (banche, multinazionali, governi amici, grandi aziende, Vaticano, confederazioni e confraternite varie, e così via). Chi ha più appoggi vince e, al momento, nessuno dei due contendenti ha tutte le carte nel mazzo; per non parlare del Pd che è escluso dal gioco. In questa situazione più che ai sondaggi di opinione, per vedere le preferenze degli italiani, sarà interessante monitorare gli strumenti di comunicazione cartacei e radiotelevisivi per scoprire la tendenza verso quel personaggio sul quale convoglieranno (creandola) l'opinione dei propri utenti. Nel presupposto demodoxalogico che, purtroppo come diceva il poeta romanesco Trilussa, il popolo non conta un c..., ma sono i poteri che si celano dietro le proprietà dei mass-media a muovere le leve della storia, anche se a volte non va nella direzione ipotizzata. La tecnologia influisce sulla cultura e sui comportamenti ma non tutti gli strateghi sanno percepire il cambiamento.

venerdì 10 dicembre 2010

Interpretare con un paradosso

Nel post del 3 scorso abbiamo sottolineato come i veri demodoxaloghi, di fronte a un fatto o una dichiarazione, cerchino in prima battuta di applicarvi un paradosso interpretando quanto visto, letto o udito al contrario. Ecco un'altro esempio: nelle riunioni o nei dibattiti c'è sempre qualcuno che si arroga il diritto (essendo evidentemente un sapientone) di spiegare al gruppo che "Caio intendeva dire ......"; un'affermazione che i demodoxaloghi traducono in "Non ho capito il discorso e le allusioni di Caio, spiego ad alta voce quello che mi sembra di intendere".
Ovviamente, dopo aver estremizzato la situazione, lo studioso del comportamento dei gruppi sociali andrà a verificare se e come il paradosso possa trovare dei reconditi perchè. Anzitutto controlleremo dove è avvenuto l'evento e in quale occasione, esempi: 1) il Papa ai fedeli radunati a piazza san Pietro invoca i rapitori di una ragazza a restituirla alla famiglia; 2) l'industriale X durante le trattative con i sindacati pone le sue condizioni e li invita a prendere o lasciare.
1) Di fronte ad un fatto di cronaca eclatante il silenzio dimostrerebbe disinteresse verso il dolore dei famigliari, specie se nella piazza ci fossero persone provenienti dal paese in questione.
2) Porre un ultimatum alle trattative significa andare a scoprire il limite delle concessioni possibili da parte dei sindacati.
Nell'uno come nell'altro caso si formeranno delle opinioni pubbliche alimentate dai mass-media: tutte favorevoli quelle per il papato per l'atto di comprensione umana (cos'altro avrebbe potuto fare?); polemicamente opposte invece le opinioni sull'ultimatum (e anche questo è scontato). Il Papa con il suo intervento pubblico (avrebbe potuto inviare riservatamente alla famiglia una lettera o un alto prelato) suppone di poter influire sulla coscienza dei rapitori (o di uno di essi) minacciando il castigo divino e, contemporaneamente, rinsaldare il rapporto coi fedeli. L'ultimatum industriale, specie in un momento di crisi politica ed economica, spaccherebbe il Paese, aggraverebbe la posizione del governo, creerebbe difficoltà in seno ai sindacati e ai lavoratori (molti dei quali sono disposti a lavorare a qualsiasi condizione, stante la deprimente situazione) ponendo la premessa per dei programmi da sottoporre ai partiti in vista di un rovesciamento delle forze o di nuove formazioni politiche.
In base a tali ipotesi, o altre che ne potrebbero scaturire, si passa alla verifica mediante il metodo "inde" che non è un sondaggio ma un'indagine, misurando la quantità dello spazio dato da particolari "strumenti" atti a creare opinione. Nella consapevolezza che non tutto fa opinione "stabile" ma è il calibramento (nel tempo e nello spazio) di "quel pubblico", di "quella notizia" e di "quel veicolo informativo" che crea l'opinione sociale destinata a scontrarsi con le altre opinioni.

giovedì 9 dicembre 2010

Tutto scorre

La relazione governativa sulla telematica, diffusa dal governo della Repubblica Federale Tedesca nell'aprile del 1984, sosteneva - riportammo su Sapere 2000 - che lo sviluppo ed il benessere della società dipendono "in maniera determinante dalla capacità di adeguarsi al costante cambiamento" e che l'innovazione portata dal computer avrebbe portato ad una rivoluzione paragonabile "a quella della macchina a vapore". Quale impatto - ci chiedemmo - avrà, tale trasformazione, sui comportamenti e sulla cultura? La risposta fu: diminuzione dell'orario di lavoro; aumento del tempo e delle spese per lo sport. Viaggi, istruzione e spettacolo contrassegneranno la società informatizzata; accanto a nuovi modi di concepire la famiglia, il proprio ruolo e quello dell'ambiente in cui si vive.
Nell'editoriale citammo Eraclito (con il suo "tutto scorre") e Toddi (che asseriva "non la materia si muove ma il suo mutare") per sostenere che l'avanzare nel cammino dell'umanità è come il gioco delle scatole cinesi: non si finisce mai di scoprire cubi sempre più piccoli ma geometricamente in proporzione alla misura del primo: mutano i colori.  Così come l'atomo che era la particella più piccola è superato dal sesto quark.
Un santone indiano, scrivemmo, sostiene che la forza di volontà di un certo numero di persone, se elevata alla decima potenza, ottiene i risultati voluti. Alcune coincidenze numeriche, note come "relazioni tra i grandi numeri" correlano il microcosmo subnucleare (la particella più piccola) all'intero cosmo. E' la rivincita della forza dei numeri che assoggetta a se la cultura scientifica e quella umanistica. "Quanto maggiore è il diametro della nostra scienza - ha detto Chalmer - tanto maggiore è la circonferenza della nostra ignoranza": un concetto spiegato attraverso una formula geometrica.
L'esperimento della rivista culturale edita da Angelo Ruggieri fu una buona base di partenza per stimolare riflessioni ed investigazioni che contribuirono a formare i demodoxaloghi e ad innovare la disciplina per aggiornarla al mutare della scienza, della società, della cultura e dei comportamenti. (6 ottobre 1984, in redazione Antonietta Casano, Flavio Ceneda, Giuliana Cipriani, Tullio Giannotti, Paola Mauti /5 continua)

martedì 7 dicembre 2010

A. D. M. C. M. T.

Nel dopoguerra i governi democristiani ebbero il beneplacido della Chiesa, dell'ambasciata americana e degli industriali, oltre alla favorevole situazione internazionale della guerra fredda tra Est ed Ovest. Bettino Craxi occupò palazzo Chigi con l'appoggio di Giulio Andreotti e Arnaldo Forlani, rinnovò il patto di conciliazione con il Vaticano (voluto da Benito Mussolini per chiudere la questione romana), si ingraziò una parte degli industriali e ottenne l'atteggiamento neutro degli Usa ma quando venne meno la neutralità americana (anche a seguito dei fatti di Sigonella), le inchieste dei magistrati milanesi e, soprattutto, l'attacco giornaliero delle reti Mediaset, seguito dai quotidiani legati al mondo bancario e industriale, Craxi fu costretto a gettare la spugna. Possiamo pertanto dire che non è sufficiente avere i consensi dell'opinione pubblica per governare, ci sono altri poteri che contribuiscono a fare o disfare alleanze e scalate.
Nel dopoguerra il direttore del giornale satirico Il merlo giallo, Guglielmo Giannini, fondò il partito dell'Uomo Qualunque che, in pochi anni con una campagna di moralità pubblica, raggiunse nelle votazioni elettorali la Democrazia Cristiana; di conseguenza spaventò gli industriali, la Chiesa e l'ambasciata americana svanendo come una bolla di sapone.
Lo stesso accadde al partito radicale di Marco Pannella, appena raggiunse il successo coi referendum e le battaglie parlamentari non ebbe più l'appoggio degli industriali democratici, dei cattolici, dei liberali e dei cosiddetti poteri forti. Neppure  Giannini e Pannella pur avendo un larghissimo seguito tra l'opinione pubblica e gli elettori riuscirono, anche nelle legislature ove avevano un forte e solido gruppo parlamentare, a varcare la soglia governativa. Per andare al governo non è sufficiente la forza elettorale ma il placet dei gruppi bancari, industriali, delle multinazionali, della Chiesa, degli Usa e altre confraternite e personaggi minori. Dipende anche dalla posizione di maggiore o minore crisi del Paese.
Oggi è di moda il totovoto su chi sarà il protagonista in caso di un governo di transizione senza Berlusconi, una cosa è certa:  il protagonista dovrà avere, in ogni caso, l'appoggio dei gruppi bancari ed economici europei da innestare su una manciata di voti parlamentari. Non conta la preferenza del popolo ma quella dei potentati. Dall'alchimia dei giochi politici-economici potrebbe spuntare uno dei seguenti nominativi: Giuliano AmatoMario DraghiLuca Cordero di MontezemoloMario Monti, Giulio Tremonti. Sempre che quel diavolaccio di Berlusconi ..........

lunedì 6 dicembre 2010

Problematiche socio-economiche

In una situazione mondiale di difficoltà economiche che, specie in Italia, si è innestata su decenni di stasi, arretratezza e malgoverno nazionale, regionale e anche industriale, l'Associazione Nazionale Sociologi ha chiamato a raccolta i suoi soci per dibattere le problematiche sociali che scaturiscono da quelle economiche e fare il punto sull'attuale situazione italiana.
Lunedì 20 dicembre, presso l'aula Wolf della facoltà di Scienze della Comunicazione dell'università La Sapienza, in via Salaria 113 (piazza Fiume) a Roma, si svolgerà un convegno nazionale sul tema Problematiche socio-economiche in Italia, articolato in una sessione mattutina e una pomeridiana. Il programma, ancora in corso di stesura, prevede:
Ore 10.00, saluti del presidente Pietro Zocconali e del segretario nazionale dell'Ans Antonio Polifrone.
Introduzione e chiusura di Anna Maria Coramusi, vicepresidente nazionale.
Interventi di Roberto Cavarra ricercatore Scienza della Comunicazione, Giulio D'Orazio sociologo demodoxalogo, Irene Ranaldi dirigente nazionale Ans, Maurizio Vitiello dirigente Ans Campania.
Ore 15.00, introduzione di Pietro Zocconali sociologo e giornalista.
Interventi di Anna Maria Coramusi presidente cooperativa Maggio '82, Emanuele D'Acunto e Lucio De Liguori dirigenti Ans Campania, Arnaldo Gioacchini dirigente nazionale, Valentina Martino ricercatrice Scienze della Comunicazione.
Nel corso della giornata interverranno i proff. Paolo De Nardis già preside della facoltà di Sociologia e Mario Morcellini preside della facoltà di Scienze della Comunicazione.
Per informazioni: 3405660931, 3391057834 o visitare il sito http://www.ans-sociologi.it/

venerdì 3 dicembre 2010

Parentopoli

Negli incontri con gli allievi dei corsi di demodoxalogia li abbiamo sempre invitati ad interpretare al contrario e con un paradosso le altrui dichiarazioni (scritte ed orali). Per esempio, se ci dicono "lo faccio nel tuo interesse" dobbiamo tradurlo "ti sto fregando".
Su Omnibus, la trasmissione mattutina della rete televisiva LA7, del 1 dicembre è emerso che il rettore di una università, che si è particolarmente distinto, nei giorni scorsi, per la sua battaglia contro l'inflazione dei parenti dei baroni nella carriera universitaria, ha - nella sua università - una dozzina di docenti tra figli, nipoti, cognati e così via. Una ulteriore controprova di quanto asserito da decenni, nelle nostre lezioni!
Personalmente ho assistito a colloqui di docenti, come i seguenti: questa volta passa ad ordinario il tuo candidato ma la prossima scegliete uno dei nostri; ed anche: segnalami i nominativi di due tuoi collaboratori da inserire tra i ricercatori. Ma il vezzo di assumere amici, parenti e belle presenze, col criterio di giudizio del  motto italico "tengo famiglia", non si riscontra solo in ambito accademico. L'azienda di trasporto pubblico laziale ha assunto con questo criterio, ovviamente senza concorso ma a chiamata diretta, centinaia e centinaia di persone da distaccare (con lauti compensi e non per integrare i posti mancanti di autisti) nella già ingolfata amministrazione, aggravando il deficit aziendale. Per non parlare della Rai: migliaia di persone assunte perchè segnalate da politici di spicco, dal sindacato interno ed a seguito di patteggiamenti in seno al consiglio d'amministrazione;  ma - e qui viene il bello - per non far nulla perchè, oltre qualche telefonata, nulla sanno fare. Ma c'è di più: quando il personale specializzato (si fa per dire) va in pensione (spesso anticipata) rimane nell'azienda con sostanziosi contratti di collaborazione, a vita! Poi ci raccontano che il contributo dello Stato, la pubblicità ed il canone non sono sufficienti a mantenere in piedi il carrozzone.
Nel dopoguerra, con questo sistema, i partiti occuparono le maggiori banche, l'Alitalia e altre aziende che producevano ricchezza per il Paese; le vecchie banche non ci sono più, si sono fuse con altre per salvarsi dal disastro, ne rimangono in piedi solo due; l'Alitalia è di nuovo in crisi dopo il salvataggio di Stato e i gioielli delle aziende industriali sono un ricordo dei bei tempi. Questo è quello che accade quando la politica favorisce "parentopoli", alla faccia del futuro e delle belle parole!
Interpretare al contrario qualsiasi dichiarazione non è semplicemente un paradosso, in vigore tra i demodoxaloghi della sidd, ma una buona regola per capire quello che accade e perchè.

giovedì 2 dicembre 2010

Mi dimetto ma resto

Nella più assoluta indifferenza degli italiani un migliaio tra giornalisti, politologi e politici si interrogano su cosa accadrà il 14 dicembre. Li possiamo accontentare: ci saranno nevicate sulle Alpi, qualche pioggia nel resto dell'Italia, nebbia in pianura e sole a macchia di leopardo. Sul piano della cronaca, i più esagitati attenderanno con ansia il comunicato della Corte Costituzionale sulla fattibilità del lodo al premier Silvio Berlusconi mentre costui incasserà la fiducia da entrambi i rami del Parlamento.
Nel frattempo degli emissari andranno di notte a segnare, con vernice indelebile, le case dei traditori (marchiati a vita) che non verranno, per questo, più ammessi a scaldare il seggio parlamentare e godere di compartecipazione negli affari, incarichi pubblici, festini e altre cosette. E dopo?
Forte dei voti di fiducia, il nostro eroe salirà le scale del Colle per rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica che, stante il voto favorevole del Parlamento, non potrà far altro che respingere le dimissioni ed accettare un rimpasto (magari allargato a tecnici e altre forze politiche) finalizzato a traghettare il Paese per il periodo necessario per superare l'urgenza delle misure economiche ed il complotto internazionale verso le nostre istituzioni.
Ma la vita del governo reimpastato sarà dura e densa di sconfitte. Il premier, che ha già cambiato la strategia comunicativa accantonando gli attacchi alle toghe rosse e la richiesta di benefit giudiziari, potrà ogni giorno dire che non lo lasciano lavorare e che la colpa di quello che non va è degli inquilini delle case marchiate a vita. Preparando così l'opinione pubblica verso elezioni quando le riterrà più opportune, in base ai sondaggi e ad un elevato clima di tensione contro i traditori e coloro che non hanno appoggiato il suo reimpastato governo di "salute nazionale".
La partita però non sarà con un solo mazzo di carte o per un solitario. Molti altri giocatori andranno a vedere il piatto per accaparrarsi la posta in gioco.

mercoledì 1 dicembre 2010

Diplomazia internazionale

Nel post di ieri abbiamo detto che gli ambasciatori hanno poco o nulla da fare, sono i rappresentanti del loro paese presso la nazione che li ospita. Il compito dei rappresentanti è di chiacchierare con altri colleghi, con personaggi importanti e mantenere buone relazioni, al resto pensano i primi segretari, gli addetti stampa e militari, i funzionari commerciali, ecc. Nel complesso, il compito del personale d'ambasciata è quello di verificare la solvibilità delle aziende con le quali si hanno rapporti, seguire l'evoluzione politica ed economica, il grado di armamento, l'opinione pubblica e governativa nei riguardi del proprio paese e, non ultimo, creare una rete di amicizie nel mondo politico, militare, ecclesiatico, industriale, giornalistico e tra la manovalanza di comodo.
In questo quadro, esistono tuttora giornali quotidiani (di scarsa o nulla rilevanza per le esigue copie vendute) che si tengono in vita anche grazie ai contributi esteri, quale contropartita per essere il tramite di informazioni particolari. E, come accade in tutti i paesi e presso tutte le istituzioni più importanti, esiste il "mattinale", che non è il vento della mattina, ma un resoconto di quello che dicono i giornali con l'aggiunta di notizie riservate attinte o provenienti da fonti amiche e sicure. Avviene nelle ambasciate come a livello governativo. Ai tempi del governo di Aldo Moro ogni mattina dal ministero di Grazia e Giustizia partiva un mattinale in triplice copia: una per il capo dello Stato, una per il presidente del Consiglio dei Ministri e una per il ministro della giustizia.
Ma c'è modo e modo di comporre i mattinali. Anzitutto la professionalità degli estensori: giornalisti di provata esperienza, ufficiali delle FF.AA. con una lunga carriera nelle sedi diplomatiche, esperti di open source service e così via. Così come c'è una bella differenza nella nomina degli ambasciatori, nella vecchia Europa si arriva all'ambita nomina per gradi e dopo anni e anni di scrivania in varie sedi sparse nel mondo. Con un apposito corso di studi (da noi vige la laurea in Scienze Politiche) e un concorso per accedere al ministero degli Affari Esteri. Negli Stati Uniti d'America la nomina ad ambasciatore è conferita, come premio di maggioranza, a coloro che hanno sostanziosamente contribuito (con attività o denaro) alla riuscita del presidente degli Usa. Non occorrono particolari studi o conoscenze storico-geografiche, per cui potrebbe essere nominato anche un allevatore di mandrie o una persona incline alla polverina; tanto il vero lavoro lo faranno i funzionari che sono di carriera. Importante è salvare la facciata con impareggiabili  public relations, sino all'arrivo del pierino guastafeste.

martedì 30 novembre 2010

L'11 settembre diplomatico

Un personaggio come il ministro degli Esteri  Franco Frattini, apprezzato per il suo senso di prudenza e pacatezza, seguendo l'esempio dell'amministrazione Usa ha dichiarato, prima ancora di conoscere i documenti, che quanto rivelato dal sito Wikilesks sarebbe stato l'11 settembre della diplomazia mondiale. In seguito a tali esternazioni ci aspettavamo di conoscere chissà quali torbidi segreti ma l'attesa è stata delusa.
I documenti in questione, ci hanno spiegato, sono stati carpiti dalla rete internet (sicuramente non protetta a sufficienza) usata dai diplomatici degli Stati Uniti d'America. Qualche maldicenza, alcune illazioni, notizie tratte dalla cronaca politica mischiate con informazioni riservate di politica estera. Del resto, sappiamo quale è il compito degli ambasciatori: rappresentare il governo presso il paese che li ospita; pertanto, avendo nulla o quasi da fare, il loro tempo lo passano tra una chiacchiera e l'altra con i colleghi di altre nazionalità, scambiandosi informazioni che inviano come "riservate" ai propri governi.
Ma, nelle sedi diplomatiche, oltre al personale ci sono (specie durante le cerimonie) anche dei camerieri che, passando con il vassoio, carpiscono qualche pettegolezzo e lo riferiscono in famiglia, agli amici e anche a qualche giornalista; costui ne parla con l'amico addetto stampa all'ambasciata per avere conferma della diceria e l'addetto riferisce subito la notizia all'ambasciatore che trova così la conferma di quanto riferito dal suo collega. E' la stessa informazione che ha fatto un giro a 360 gradi e pertanto è creduta vera! Negli anni '60 vicino alla sede del quotidiano Il Messaggero esisteva un bar che era il ritrovo degli spioni di tutte le nazioni per scambiarsi le informazioni (una specie di borsa dei "segreti"), tant'è che a volte entrava - per esempio - l'agente segreto americano che chiedeva al cameriere se l'agente cinese fosse già passato.
Esistono poi gli analisti che leggono tutto quello che possono per ricavare quella noticina utile da collegare a fatti noti; non per nulla, diceva il presidente degli Usa Harry Truman "è dalla stampa che ricaviamo il 99% delle notizie segrete". Quanto apparso su Wikileaks non è nulla di nuovo rispetto a ciò che già si sapeva: attacco a Google proveniente dalla Cina, stati arabi contro i cugini iraniani, affari dell'Italia con la Russia e la Libia, dollari destinati all'Afganistan finiti alle mafie locali, ingerenza degli Usa nelle altrui politiche e tante altre notizie, tra cui quella che a Silvio Berlusconi piacciono le donne giovani e belle. Certo ci voleva l'intelligence per svelare le abitudini del premier in fatto di sesso!
Stante quanto sopra e nel chiederci chi finanzia la complessa organizzazione di Wikileaks riteniamo che le rivelazioni non siano altro che un attacco al presidente  Barak Obama e al suo vice Hillary Clinton, per indebolirli sul piano internazionale e, di converso, su quello interno in vista dell'aumentato seguito degli oppositori repubblicani.

lunedì 29 novembre 2010

Ho la diarrea

"Cari lettori, vi comunico che stamane ho avuto degli attacchi di diarrea; ho anche inviato un comunicato stampa alle maggiori testate giornalistiche e radiotelevisive per informarle dell'accaduto. Essendo scariche improvvise non ho potuto attrezzarmi con riprese dal cellulare, magari sonore e olfattive". La trovate così stravagante l'informazione? Io non mi meraviglierei neppure se fosse veritiera, anzi penso che prima o poi qualcosa del genere dovremo sentire e vedere.
Anni fa i mass-media citavano le frasi di illustri personaggi, che dovevano servire da sprone e memento educativo per il popolo; poi si entrò nelle case e nella vita dei cosiddetti vip (very important person) e si iniziò con le interviste anche ai passanti, oggi di una qualsiasi aspirante velina o giocatore di calcio di una squadra di serie C conosciamo vizii e virtù. Addirittura rei confessi o presunti omicidi fanno pervenire le loro dichiarazioni alla stampa e alla tv prima di rimetterle al loro difensore o al magistrato inquirente. I leghisti hanno imposto che nelle aule di giustizia ci sia la scritta che "è amministrata in nome del popolo", pertanto molti imputati (consigliati dagli avvocati) si sono appellati al popolo mediante interviste, lettere, memoriali e quant'altro, per suscitare un'opinione pubblica in loro favore.
Come esplicitato con grafici e disegni al IX Convegno nazionale di demodoxalogia, nel giugno del 2003 a Roccasecca dei Volsci (Latina), mostrammo che l'evoluzione dei comportamenti sociali si modifica nel tempo e gradualmente attraverso l'esempio di comportamenti diversi (dalle regole, dalle abitudini, dagli stereotipi, ecc.) che si ripetono con sempre maggiore frequenza, sino a entrare nell'uso comune. Degli esempi: se ad un semaforo (non importante) qualche auto inizia a non rispettare i segnali, dopo un certo periodo ci sarà una moltitudine di imitatori sino a quando le autorità, per evitare gravi incidenti, troveranno più comodo chiudere la segnaletica che inviare un pattugliamento continuo di agenti. Se in qualche film, al posto dell'antiquato fiasco di vino si vede consumare, durante i pasti, un'esotica bevanda, magari d'oltre oceano, in breve tempo essa diverrà di moda.
E' la forza del potere d'imitazione, studiato dai demodoxaloghi della Sidd, che - accompagnato "all'apparire" che caratterizza la società dei "comunicatori"  - si estende a macchia d'olio attraverso ogni strato sociale e momento della vita, ove ognuno vuole partecipare e "apparire". Coloro che non potranno mostrarsi per l'intelligenza, la bravura o la bellezza metteranno in bella mostra il turpiloquio o le parti meno decenti del loro essere. C'è da aspettarsi di tutto, è solo questione di tempo!

venerdì 26 novembre 2010

Segnalazioni

- La rivista online del ministero della Difesa, nel settore Strategia del n. 5 dell'anno 2010 (www.difesa.it/Pubblicistica/info-difesa/numeri-elenco.htm), riporta un'articolo del demodoxalogo Francesco Bergamo che attribuisce la nascita dell'Open Sources Intelligence agli italiani Paolo Orano e Federico Augusto Perini-Bembo, in pratica nel 1928 con le prime basi di quella che poi fu definita Demodoxalogia. Nel rifare la storia della prima cattedra italiana di Storia del Giornalismo, ove si esternarono i primi elementi per analizzare e orientare l'opinione pubblica, Bergamo rivendica all'Italia il primato sconosciuto per l'analisi delle informazioni ricavate dai mass-media, specificando anche l'apporto dato, successivamente negli anni '60, da un'altro maestro della disciplina demodoxalogica: il gen. di C. A. Adriano Giulio Cesare Magi-Braschi. In pratica l'articolo ripercorre una buona parte di storia e di metodologia demodoxalogica, esplicitandone sia pure in modo sommario concetti, riferimenti ideologici ed operatività.

- Nel novembre del 1995 un periodico della Fiat (2000 giorni al 2000) già anticipava la strategia dell'industria automobilistica: "... sembra giunto il momento di un nuovo sviluppo [...] il prossimo millennio sarà quello dell'internazionalità che diventa globalità. Della complessità che comporta flessibilità ed integrazione. Fiat si sta quindi preparando per partecipare alla competizione internazionale ad un livello più alto. Dove si richiede capacità di dialogo con culture diverse e dove il conto economico include responsabilità sociale [...]". Nelle pagine interne della rivistina si dettagliava quanto enunciato in copertina. Pochi giorni fa Luca Montezemolo ha annunciato in una pubblica assemblea che è giunta l'ora di assumersi la responsabilità sociale lasciando intendere, dopo tanti tergiversamenti, di voler scendere in politica. Le strategie della Fiat non sono improvvisate ma pianificate negli anni. Nella prima repubblica l'azienda torinese finanziava partiti, ministri e deputati sia di destra che di sinistra. Ora sembrerebbe che, seguendo l'esempio di Silvio Berlusconi, sia giunto il momento di avere una sua formazione politica. Il progetto è partito qualche anno fa con la fondazione "Italiafutura" che ha svolto vari convegni con i leaders dei partiti e, attraverso i mass-media (testate e giornalisti) raggiungibili, ha logorato la sinistra e il governo mentre ha insistito sulla necessità di un Terzo polo. L'evoluzione politica non si misura da un giorno all'altro ma su una serie di passi dopo passi lunghi anche qualche lustro. C'è del materiale per gli analisti!

- E' uscita l'agenzia stampa online di novembre Informatore Economico Sociale (http://www.demodossalogia.it/)   numero 11 anno 48. Da segnalare:
L'ipotesi demodoxalogica : del percorso della Terra nello Spazio e dei cicli demodoxalogici.
Studi da riprendere ed approfondire : Max Simon Nordau, Kurt Lewin, Michele Del Vescovo e Felix A. Morlion, ipotesi e scuole diverse che giungono alla stessa conclusione: l'ambiente (la pressione esterna) intereagisce in modo dialettico con i bisogni del soggetto (elemento personale) creando il comportamento sociale (o di massa) espresso dall'opinione pubblica.
L'opinione pubblica nello sport : il luogo, il rituale, il nemico quale possibilità per eliminare una parte dei problemi quotidiani che ci stressano.

giovedì 25 novembre 2010

I cicli mondiali

I cicli contraddistinguono tutto ciò che è vivente e che è in movimento. Non ci riferiamo solo al ciclo femminile o a quello della nascita, crescita, morte ma anche - per esempio - alle maree, ai rivolgimenti sociali e alle crisi economiche. Secondo gli studi di Simiand, Kondratieff e Schumpeter, citati da Rioux in La rivoluzione industriale (Garzanti editore, 1978), ogni venticinque anni c'è una fase in cui i prezzi, le produzioni, i salari sono in aumento seguiti da un'altra in cui per lottare contro il ribasso dei profitti possono progredire gli investimenti e le tecnologie. I due cicli si rincorrono e il periodo tra l'uno e l'altro tende sempre più a restringersi e ad assumere proporzioni mondiali.
Come demodoxaloghi abbiamo dato una spiegazione alla ricorrenza dei cicli economici mediante l'esplicitazione di due grafici inseriti nel corso online su http://www.opinionepubblica.com/. così come fatto anche con il grafico dei cicli sociali, ricavati dalla teoria esposta in L'Anno duemila (Mondadori editore, 1968). Per quanto attiene ai cicli della natura segnaliamo quanto apparso su http://www.ecplanet.com/node/1680:
Il riscaldamento globale della Terra con il relativo scioglimento dei ghiacci, tanto strombazzato dai mass media (ricordiamo in proposito che dietro gli organi d'informazione ci sono aziende interessate all'economia), è compensato - nei suoi effetti tanto paventati - da un aumento della copertura ghiacciata dell'Oceano Antartico in continua crescenza e sopra il livello del decennio 1979-2008 di ben 1,3 milioni di chilometri quadrati. A dimostrazione che anche la natura non vivente ha i suoi cicli e che il profitto (o l'economia, secondo gli altri) si serve dei cicli per sviluppare gli affari, pilotando le mode e le paure della popolazione.

mercoledì 24 novembre 2010

Potere ed ideologia

La rivistina culturale Sapere 2000 del settembre 1984, edita a Roma da Angelo Ruggeri, affrontò le metamorfosi del potere e dell'ideologia. Affrontammo il "non conosciuto" teorizzato da Franco Rizzo in Consenso ed istituzioni (edito da Esi, Palermo 1981) per rintracciare una cultura in frantumazione e prepararsi a vivere un modo nuovo di vedere e comportarsi, di cui non si aveva ancora una lucida conoscenza ma solo un confuso presentimento.
Un processo basato sui nuovi rapporti, sull'enorme peso delle comunicazioni di massa e sulla crescente invadenza delle simbolizzazioni. Partimmo da Machiavelli con la sua distinzione di fortuna e virtù, secondo cui metà delle azioni umane sono determinate dal caso e l'altrà metà dagli uomini, per giungere al "teorema di Thomas" (se gli uomini definiscono certe situazioni come reali esse sono reali nelle loro conseguenze, quindi la profezia si avvera) dopo esser passati per le indicazioni di Daniel Bell sull'avvento dell'anno duemila e l'interpretazione ciclica della storia (L'anno duemila, Mondadori editore 1968). Un futuro ancora basato sulle aree periferiche che invadono tecnologicamente le aree centrali finchè queste ultime non diventano anch'esse periferiche.
Secondo Max Weber ogni attività umana può considerarsi economica, ma - specificammo - che ogni azione umana è giustificata da spiegazioni culturali. I progetti politici danno sostanza ai partiti, ai sindacati, ai governi e agli stessi stati. L'illuminismo è sfociato nella rivoluzione francese, il marxismo in quella russa, i nazionalismi hanno creato gli stati nazionali  ed il welfare state ha sanzionato l'intervento sociale. Le crociate, l'inquisizione, le lotte in Irlanda o Libano avvengono in nome di principi ideologici. L'ideologia legittima governi e situazioni di potere ma muta secondo i vari cicli storici che, a loro volta, racchiudono le lotte per l'esistenza (la lotta di classe) con l'evoluzione della scienza e della tecnica che completano l'incastro. La prima guerra mondiale non solo ha posto termine alla belle époque ma ha distrutto la struttura politica e morale dell'Europa, con la seconda guerra sono cambiati i modelli di consumo, i comportamenti e il concetto di proprietà.
Tra le altre cose l'editoriale di Sapere 2000 citava le previsioni di Alvin Toffler: le divisioni di classe si infrangono e la gente considera se stessa non come facente parte di un gruppo omogeneo ma come individui differenziati, ciascuno coi propri bisogni e desideri, aumentando il disinteresse per la politica e le ideologie.
Dopo venticinque anni possiamo dire che la demodoxalogia, attraverso il metodo "inde", ha saputo precorrere i tempi con le sue rilevazioni statistiche basate non sull'indistinto "universo campionario" ma nell'individuazione dei singoli pubblici, come aggregato stabile di individui con le stesse aspettative. (8 settembre 1984, in redazione Manuela Tulli, Roberta Quattrocchi, Flavio Ceneda e Mauro Covino 4/continua)

martedì 23 novembre 2010

Civiltà e globalizzazione

Nell'articolo Interpretare il cambiamento, pubblicato lo scorso agosto sul sito www.opinionepubblica.comGiulio D'Orazio ha scritto "che il passaggio da un'era all'altra non è segnato dal calendario astronomico: non avviene da un giorno all'altro. La nuova civiltà si interseca con la precedente mantenendone molte caratteristiche."
Comunemente si considera "civiltà" l'insieme di problemi che l'uomo, con la sua intelligenza ed esperienza, è riuscito a superare dal momento della sua comparsa sul pianeta Terra, e la civiltà di un popolo è spesso misurata con il livello raggiunto nel progresso scientifico, tecnologico, artistico.
Ma la civiltà per essere tale - e non barbarie - dovrebbe essere unita a una società in cui gli uomini possano vivere liberi, pur osservando le giuste leggi del paese che li ospita. Sarebbe poi auspicabile che tutte le nazioni, nell'ambito di un progetto di globalizzazione positiva, uniformassero non solo sulla carta ma concretamente i diritti e i doveri degli abitanti di questo Mondo: dai regnanti ai sudditi, dai presidenti ai comuni mortali. Ma non sarebbe completa civiltà e non vi sarebbe il vero progresso se a queste leggi terrene unificate non si unissero le leggi della Natura, della quale, come scrive Franco Alberti nel libro Terra avvelenata, guasti e rimedi (Stampa Alternativa Editrice, Union Printing, Viterbo 1987), si dovrebbero rispettare i ritmi e i cicli biologici, e che l'uomo dovrebbe adottare un modello di vita razionale, basandosi su uno sviluppo limitato in un mondo che è limitato. E' questo un concetto basilare della Demodoxalogia, scienza ed insieme arte che sarebbe in grado di analizzare i fenomeni e prevedere eventi futuri anche considerando i parametri Spazio/Tempo e quelli ambientali Popolazione/Territorio/Risorse [NdR: divulgati per la prima volta dalla Sidd nel libro Elementi di Sociologia dell'emigrazione, 1987].
Nei convegni politico-economico-sociali si parla spesso di cosiddetto "Sviluppo sostenibile", ovvero il tentativo di conciliare il progresso con la tutela dell'ambiente, cosa che raramente si traduce nella pratica quotidiana, poichè si vanno a toccare interessi e privilegi privati e pubblici consolidati. Ma in questo modo, purtroppo, si globalizza il negativo e quindi la "inciviltà".
Alcune analisi e soluzioni di questi problemi sono contenute anche nei libri Ortani dello Scrivino Ortano, al secolo Mario Vitantoni, di cui si è molto parlato sul sito opinionepubblica.com . In detti libri è scritto in sostanza che dal 1975 è iniziata una nuova era, chiamata Era Oro, che durerà seicentomila anni, durante la quale si formerà una nuova "civiltà" fondata sulle Nuove Leggi riportate sugli stessi libri, ma in modo graduale, intersecandosi con la precedente, come ha osservato D'Orazio. In essi si conferma anche la teoria demodoxalogica PTR, ovvero che per mantenere il giusto equilibrio ambientale sul pianeta Terra è necessario tenere conto della Popolazione, del Territorio e delle Risorse, cominciando da una politica contingente di limitazione delle nascite, se non di fermo totale, in particolare nelle nazioni sottosviluppate ma anche nei paesi opulenti, attraverso qualsiasi mezzo e metodo di prevenzione, e ove necessario applicando la pratica dell'aborto nelle forme legali e igieniche.
Per quello che riguarda il progresso compatibile con l'ambiente, nei citati libri è scritto che la Natura crea da sempre nello stesso modo ma è lo scienziato che, se si ritiene "civile e globalizzato positivamente", dovrebbe rispettare le leggi della Natura in modo da non provocare scompensi alle forme create umane, animali e vegetali e danni alle terre, ai mari, all'aria, altrimenti avviene un rigetto automatico da parte della Natura stessa, i cui segni distruttivi cominciano a vedersi qua e là sul pianeta Terra. Il segno più evidente è quello che nei libri Ortani, già dal 1966, era previsto e chiamato "Miscelo delle stagioni", con tutte le conseguenze negative a breve e lungo termine. (scritto da Roberto Canali)

lunedì 22 novembre 2010

Dai valori al futuro

Come abbiamo accennato venerdì 19 scorso, il popolo nel corso della sua vita è motivato da aspettative basate sulla soluzione dei bisogni e su valori da condividere con gli altri. Al momento del voto le aspettative personali si tramutano in aspirazioni di gruppo ove (oltre alle chiacchiere) il simbolo del partito ha una sua particolare influenza, nel senso che deve sollecitare le aspettative dell'elettore. Roberto Canali (un demodoxalogo della Sidd) sul sito "Opinionepubblica.com" ha spiegato molto bene tali connessioni: la Dc con il richiamo alla croce sollecitava i valori cristiani, il Partito liberale con la bandiera italiana si riallacciava al Risorgimento, Forza Italia era un invito a rialzarsi e andare verso un futuro migliore, e così via.
Con il passare del tempo mutano anche i bisogni e i valori (che formano le aspettative). Dio, Patria e famiglia e "se potessi avere mille lire al mese ...... ed una casa piccina" (come cantava la canzone) non rientrano più tra le priorità della gente, oggi la casa deve essere spaziosa, mille euro sono il sussidio ai disoccupati, la famiglia è un concetto che si è allargato con più padri, madri, compagni/e di percorso, l'Europa e il federalismo hanno soppiantato la Patria, per non parlare della religione. Le priorità oggi sono il lavoro e il futuro dei figli e quindi anche gli emblemi e gli slogan di partito si adeguano al mutamento delle aspirazioni degli elettori. Antonio Di Pietro, con il suo richiamo ai valori e alla legalità, è in declino mentre quello che attira è il riferimento al futuro; non per nulla esistono moltissime congreghe che lo assumono come valore portante: il futuro è nell'associazione culturale e nel partito di Gianfranco Fini, nella fondazione di Luca Montezemolo, nel movimento politico di Francesco Rutelli e di tanti altri di minore importanza.
Mentre la cosiddetta opinione pubblica volge il suo sguardo verso problemi concreti la classe politica ancora si gingilla in polemiche artificiose e senza costrutto. Due recenti esempi: ad una trasmissione televisiva lo scrittore Roberto Saviano, parlando sull'esclusivo tema della mafia, ha detto che questa è abbondante anche nel nord Italia e che vi è coinvolta pure la Lega di  Umberto Bossi; il ministro dell'Interno è insorto ed ha chiesto ed ottenuto di parlare in Tv a difesa del suo ministero e del suo partito; non sarà difficile per Saviano citare almeno un assessore leghista coinvolto, allora? Valeva la pena infuriarsi per un fatto tanto scontato e banale? Il ministro ed ex showgirl Mara Carfagna dopo alcuni scontri con il ministro del Tesoro per lo scarso stanziamento al suo ministero è andata su di giri per essere stata fotografata, nell'aula parlamentare, mentre parlava con l'amico-avversario Italo Bocchino, campano come lei ma finiano di stretta osservanza.
In altri tempi i due casi sarebbero passati inosservati ma, stante la fibrillazione esistente, è bastato un nonnulla per far saltare i nervi a più di un politico, innescando una polemica campata in aria e montata artificiosamente da coloro che auspicano un rimescolamento delle carte, del fango e della politica.

venerdì 19 novembre 2010

Flussi elettorali

I giovani del Partito Democratico chiedono la testa della nomenclatura (l'oligarchia dei dirigenti nazionali), il candidato di Niki Vendola, l'avvocato Giuliano Pisapia batte nelle primarie di Milano, per la scelta del candidato a sindaco della città, il nominativo proposto dalla segreteria nazionale (la nomenclatura). C'è qualcosa che non va in seno al partito oppure è il normale percorso della storia? Una vicenda che potrebbe ripetersi anche nei riguardi di Sivio Berlusconi.
Sin dalla fine della guerra il popolo comunista è stato educato a credere e sperare in un radicale cambiamento della società sbilanciato verso la classe operaia, con il tempo i gerarchi del partito (sempre gli stessi) si sono imborghesiti, qualcuno dichiara di essere stato sempre un "liberale", e - soprattutto - nel periodo dei governi di centro-sinistra l'atteso cambiamento della condizione operaia non è avvenuto: una cosa è promettere ed un'altra governare. La stessa cosa sta avvenendo con  Berlusconi, è partito annunciando una rivoluzione liberale che non è stato in grado di attuare, anche a causa delle difficoltà economiche mondiali: il suo popolo, composto perlopiù da categorie economiche (bottegai, piccoli imprenditori, professionisti, artigiani, ecc.) è in sofferenza e guarda verso la Lega e, in minima parte, verso una nuova destra liberare ed europea.
Il fatto è, con il senno di un poco di psicologia sociale, che qualsiasi elettore ha delle aspettative basate sulla soddisfazione dei propri bisogni  e di ipotetici valori da condividere con gli altri. L'agglomerato di più elettori (dal clan famigliare a quello di categoria o di territorio) con le stesse aspettative  personali sviluppa le aspirazioni collettive di un determinato pubblico che assorbe mediamente le singole aspettative (bisogni e valori). Se il partito o il candidato, nel tempo, deludono le attese degli elettori, appena si presenteranno delle novità (scesa in campo di nuovi personaggi  con le stesse promesse) il flusso elettorale muterà direzione.
E' questo il motivo per cui  il popolo di sinistra si sposta agli estremi, verso Vendola  o addirittura verso il centro, scavalcando i moderati del Pd.
Siamo nel periodo storico della grinta, nella politica come nella vita quotidiana, l'esempio viene dalla tv: emergono l'aggressione e il turpiloquio per mettersi in mostra: quello che conta è apparire, anche nei casi di cronaca nera!    
Lo stesso Antonio Di Pietro dopo i successi, dovuti quale fustigatore dei costumi, inizia a perdere consensi perchè è sulla scena da troppo tempo senza aver vinto la battaglia, ma soprattutto perchè siamo in presenza di nuove promesse annunciate da affabulatori riciclati  Gianfranco Fini e Beppe Grillo. Ma il popolo, dopo aver segnalato la sua insoddisfazione con l'astensione, sta ormai cambiando le singole aspettative (basate sui problemi contingenti della famiglia, quindi restringendo il campo) e i valori (aprendosi a nuove concezioni di bioetica, eutanasia, famiglia, patria, religione, ecc.). Vuole partecipare, decidere, vedere la realizzazione delle riforme; chi saprà cogliere il mutamento?

giovedì 18 novembre 2010

Dietro le quinte

La rivista Indipendenza (info@rivistaindipendenza.org) ha organizzato due manifestazioni a Roma dal tema Misteri d'Italia?. Il 23 p. v. sulle connessioni della banda della Magliana con il sequestro Moro e il rapimento di Emanuela Orlandi (in chiave di subalternità agli interessi di Washington); il 10 dicembre su Piazza Fontana come operazione di intelligence per il colpo di Stato.

Secondo Francesco Cossiga (quotidianonet.ilsole24ore.com del 2 giugno 2009) l'inimicizia fra Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti si deve far risalire al fatto che quest'ultimo è rimasto fuori dalle fusioni bancarie, dall'affare Alitalia, dalla ricostruzione dell'Aquila e altre speculazioni.

Nicola Tranfaglia nel libro Come nasce la repubblica, edizione Bompiani, frugando negli archivi del Regno del Sud e della prima Repubblica italiana ha, tra l'altro, messo in relazione il domenicano dell'ordine dei predicatori Felix Morlion (fondatore dell'università internazionale Pro Deo, ora Luiss) con vari personaggi  filo-democristiani ed industriali del dopoguerra per "infierire un nuovo colpo al comunismo" e creare "centri di addestramento" atti a fronteggiare la propaganda marxista tra gli operai. Di Morlion, morto nel 1987, ne parla anche Gaia Cenciarelli in Extra Omnes, l'infinita scomparsa di Emanuela Orlandi.

Infine Danilo D'Antonio (eulab@hyperlinker.com) ci ha ricordato che la parola "laico" è originata dal greco Laikòs=del popolo e contraddistingueva l'appartenenza alla moltitudine degli uomini in contrapposizione agli appartenenti ad una comunità chiusa, successivamente fu usato per indicare i fedeli in ambito religioso che sono cosa diversa dalla gerarchia del clero che è una comunità chiusa. Oggi è intesa, invece, come la rivendicazione di una autonomia rispetto al condizionamento usato dalle autorità.

mercoledì 17 novembre 2010

Superare le diatribe

Varie ipotesi si accavallano nell'agone politico, dopo l'uscita dei finiani dal governo, le mozioni di sfiducia dell'opposizione, il richiamo del Quirinale e le intenzioni di Silvio Berlusconi. Accantonare le liti, approvare il patto di stabilità, poi? Andare al voto? E' chiaro che prima di marzo non sarà possibile convocare gli elettori ai seggi, i partiti hanno i loro riti: scelta dei candidati, accordi con altre formazioni politiche, individuazione dei collegi sicuri per la nomenclatura, patteggiamento sugli elegibili, organizzazione della macchina da guerra elettorale, ecc. Anche se, per un colpo di magia, alla Camera e al Senato passasse una nuova legge elettorale (ma quale e perchè svincolata da una riforma generale dei due rami? La Camera elettiva, a doppio turno con il premio di maggioranza e su collegi uninominali, il Senato trasformato in luogo di elaborazione delle regioni e delle categorie del mondo del lavoro), che tenga conto del peso che le regioni avranno con il federalismo, le elezioni non sarebbero possibili a breve termine, anzi anche molto dopo il mese di marzo.
Ma c'è qualcosa che è superiore alle beghe di partito: la situazione economica, che nei prossimi mesi si farà drammatica. Non ci sono solo i buoni del tesoro da collocare (forzosamente) alle banche (e quindi ai risparmiatori) o quelli da vendere sui mercati esteri (Cina e paesi arabi) ma far fronte all'onda del Portogallo e dell'Irlanda che coinvolgeranno qualche importante banca italiana. Non solo, ma a dicembre scadranno gli accordi tra aziende manifatturiere e le banche erogatrici di prestiti: un pericolo (proprio in un momento di crisi) se i banchieri esigessero il rientro immediato dei prestiti erogati, non più garantiti dallo Stato. E come la mettiamo con le regioni alluvionate? Sono tutti provvedimenti di politica economica che non si possono improvvisare ma che vanno concordati con le parti interessate, e per questo ci vuole tempo.
Il Paese non può permettersi una crisi e diatribe elettorali ma attivare uno sforzo comune in direzione delle aziende e dei lavoratori, quale priorità su tutte le altre chiacchiere. In sostanza, questo o un'altro governo che affronti l'emergenza senza ricorrere alle urne. Prevarrà la serietà tra i leader nel compiere qualche passo indietro nell'interesse del Paese?

martedì 16 novembre 2010

Toddi e l'aldilà

Come mai, mi è stato osservato, tu che citi sempre Toddi e il suo libro Geometria della realtà ed inesistenza della morte, nel post del 12 scorso (Popolo credulone!), hai messo in dubbio l'esistenza di un luogo di beatitudine dopo la morte, cioè la sopravvivenza dell'anima?
Rispondo: attenendomi alla letteratura scientifica (cioè alla dimostrazione dell'asserito mediante ripetizione indotta dell'evento) devo credere alla legge di Antoine-Laurent Lavoisier (nulla si crea e nulla si distrugge), seguendo Toddi presumo che tutto si trasforma in un itinere infinito ove nulla è uguale al primitivo stato; pertanto se lo spirito o l'essenza vitale (che ancora non sappiamo valutare) sopravvivono alla morte, quello che rimarrà di noi non potrà essere legato alle esperienze passate, agli affetti, agli odii, alle pulsioni dell'animale-uomo vivente e neppure alle sembianze terrene. Sarà una nuova vita, senza memoria, senza forma, senza sensazioni terrene, altrimenti dopo la morte continueremmo ad essere in uno stato di agitazione, vendette o arrivismo che mal si conciliano in presenza di una condizione estracorporea.
Anche in base a quelle rare testimonianze di attendibili sedute cosiddette spiritiche i colloqui sono avvenuti con "anime inquiete" di caduti in battaglia, artisti inappagati, dame insoddisfatte, e via di questo passo, che forse non hanno ancora compiuto la trasformazione essendo in un periodo di decantazione dalla scorie terrene. Quanto poi alla cosiddetta preveggenza dei medium, quando non è cialtroneria, rientra in quei casi di intuizione trasmessa incosciamente da uno o più partecipanti: in determinate circostanze concentrando il pensiero su un oggetto o fatto possiamo trasmettere, anche a distanza, quanto pensato. Molti popoli ancora primitivi e gli eschimesi, prima del contatto con la civiltà occidentale, tramettevano i messaggi da una tribù all'altra affidandoli al pensatoio dell'anziano capo-clan.

lunedì 15 novembre 2010

Elaborare previsioni attendibili

Nel primo bimestre del 1984 l'occupazione nell'industria calò del 5%, tra disoccupazione palese e mascherata ci furono tre milioni di disoccupati (di cui oltre 1.700.000 giovani). "E' proprio impossibile una politica per il lavoro?" si chiese il Manifesto del 22 maggio mentre su Stampa Sera si sostenne che sui giovani si facevano tanti convegni ma si creavano pochi posti di lavoro. Quanto sopra emerge sfogliando la rivistina Sapere 2000 del 19 giugno dello stesso anno. Dopo venticinque anni non sembra che le cose siano cambiate, eppure anche allora si prospettarono idee, problematiche e soluzioni; come risulta dal seguente brano ripreso dall'editoriale della citata rivista:
"La riduzione dell'orario settimanale a 35 ore è una delle ipotesi per creare posti di lavoro, ma così non si determinerebbe una spinta massiccia verso il doppio lavoro, in particolare nero? Che garanzie esistono che i nuovi occupati siano attinti al serbatoio dei giovani, dei disoccupati, delle donne che necessitano di lunghi e costosi periodi di formazione e di apprendistato?, ha sostenuto Salvatore Sechi. 
Un progetto governativo assicura l'assunzione di oltre 100 mila giovani nella pubblica amministrazione ma Maurizio Tortorella ha prospettato le seguenti obiezioni: 1) al di la del problema di trovare 100 mila scrivanie e seggiole quali sono le reali necessità dello stato? 2) si è tenuto conto del devastante effetto che si avrebbe sul bilancio e sull'inflazione? 3) basteranno i corsi ad hoc a qualificare i giovani? 4) non è meglio modernizzare lo stato con terminali chips e archivi elettronici?
Un'alternativa è rappresentata dai contratti di solidarietà intesi a far lavorare insieme vecchi e giovani, 20 ore ciascuno la settimana. I vecchi sarebbero coloro che entro un anno sono destinati al pensionamento, i giovani coloro che potrebbero compiere una specie di apprendistato a fianco di operai esperti (senza bisogno di costosi e lunghi corsi di formazione). Con questa escamotage, secondo la Cgil, in Lombardia si potrebbero creare 90 mila posti. Del resto, ha detto  Felice Mortillaro, è dubbio che nel futuro si facciano ancora contratti collettivi, gli imprenditori sono per la decentralizzazione.
Tutte problematiche complesse che, la nostra organizzazione sociale, il modo frammentario di affrontare le cose, gli indirizzi spontaneistici ed emotivi, ci consegnano impreparati ad una futurologia che esige strumenti matematici e computerizzati che elaborino anche previsioni attendibili sui principali mutamenti che avverranno (la teoria dei 7 modelli di Renè Thom e Christopher Zeeman)."
Come si può evincere da quanto riportato (appena un brano) la caratteristica della rivista, che è poi il metodo demodoxalogico, fu quella di ascoltare i pareri delle persone informate, degli studiosi, nei più diversi campi e collocazioni sociali. (in redazione: Roberta Quattrocchi, Donatella Tocchio, Giuliana Cipriani, Oscar Marchisio, Flavio Ceneda, Mauro Covino e Antonietta Casano / 3 - continua).

venerdì 12 novembre 2010

Popolo credulone!

Il popolo è credulone, crede in tutto quello che gli raccontano o ascolta dalle altrui conversazioni. E' stato abituato, sin da bambino, all'ascolto ripetitivo delle favole, cioè racconti fantastici (con fate, draghi, animali, ecc.) creduti veri sino ad una certa età. Da quel momento in poi la favola, come la Befana, rappresenta un'utile finzione per l'appagamento materiale (regali) o psicologico (evasione nella fantasia) ma ha anche generato un'inconscia tendenza alla credulità, per cui se un bel giorno un'autorevole scrittore sostiene prossimo l'incontro con gli estraterrestri o un giornalista intervista il resuscitato bandito Salvatore Giuliano c'è sempre una moltitudine di persone disposta a crederci, con più o meno slancio. Questo perchè ci hanno inculcato dalla nascita a credere nelle favole, all'impossibile. Se dalla fantasia di un'antico scrittore emergono le storie dell'"arca dell'alleanza" o del "santo graal", basta il rinvenimento di un coccetto di anfora per gridare alla scoperta dell'antico tesoro. Così come da millenni si crede che qualcuno possa camminare sull'acqua o di essere collocati, dopo morti, in un luogo di beatitudine, come a compensare le sofferenze patite in terra. E' il magico gioco delle favole che non ci lascia mai!
Ma anche nella vita di tutti i giorni crediamo alle favole perchè hanno un finale lieto e ci aiutano a superare le traversie quotidiane, solo che le chiamiamo in altro modo: cronaca, politica, religione, cultura, ecc. Secondo John Kenneth Galbraith (Sapere tutto o quasi sull'economia, Mondadori editore 1979) "se la gente non si fa con cognizione di causa delle opinioni sue, se non le rende pubbliche, lascia tutto il potere nelle mani di chi capisce, o fa finta di capire o crede di capire [...] non è presumibile che le previsioni ufficiali in campo economico siano esatte, dicono soltanto quello che i governi si augurano che accada."  Secondo Galbraith il popolo è sottoposto al potere manipolativo degli esperti: "Per i bambini gli esperti sono soprattutto i genitori; per gli studenti sono gli insegnanti o gli autori dei libri preferiti; la persona religiosa si affida ai preti, ai pastori, ai rabbini; lo scienziato ad altri scienziati specializzati nel suo campo", ove le opinioni degli esperti o delle autorità "ben di rado vanno contro gli interessi di quelli che le prendono [le decisioni] o di quelli che costoro rappresentano."

giovedì 11 novembre 2010

Come si forma l'opinione

Una formula algebrica di Mario Del Vescovo, docente di "Principi di doxologia" all'università internazionale Pro Deo (ora Luiss), correlava il numero degli utenti avvicinati, la lunghezza dell'arco temporale  e l'ampiezza del territorio raggiunto, alla capacità di penetrazione e convincimento dell'opinione pubblica. In altre parole: più cresce il numero delle persone raggiunte e vengono ribadite certe affermazioni e più il popolo si convince di quanto appreso, aumentando il numero di coloro che - senza un esame critico - "credono" istintivamente perchè così la pensa la maggioranza della gente. In parole semplici è il meccanismo della formazione dell'opinione pubblica (doxa=opinione, logos=parlare) e la capacità dell'influenza della televisione per la sua possibilità di entrare in casa, rappresentare l'attualità e persistere nell'arco della giornata.
Il potere di convincimento dei giornali è minore in quanto l'acquisto è un atto di volontà del lettore, al contrario della tv che spesso rimane accesa anche senza essere seguita o su programmi non graditi e quindi subiti. Inoltre la lettura presuppone l'adesione o la critica di quanto letto, tant'è che i lettori abituali di questo o quel quotidiano si identificano con la linea editoriale o lo scrittore preferito, rafforzando le loro convinzioni. E' lo stesso meccanismo della ripetizione, della vox populi, del "si dice", del "lo ha detto"....
Un vecchio adagio dice che l'oste alla domanda se il suo vino è buono risponde in modo affermativo. Ogni giorno possiamo constatare che qualsiasi venditore decanterà la sua merce così come il politico i programmi del suo partito. Se non siamo intenditori di quel prodotto o studiosi della politica come possiamo discernere il vero dal falso? I politici, come le religioni, parlano del futuro o di asserzioni non dimostrabili scientificamente, infatti in entrambi i casi siamo in presenza di vere e proprie ideologie. Il discorso non cambia anche quando ci parlano di cose avvenute nel passato ma arricchite da enunciazioni indimostrabili in quanto non ripetibili.
I demodoxaloghi della Sidd sono molto attenti non tanto a chi dice o a quello che si dice (o si scrive) ma "come" (il tono), "quando" (il tempo) e "dove" (il luogo),  oltre ai silenzi o mezze ammissioni. Questo in quanto secondo Max Nordau esiste un contrasto tra l'agire e il modo di pensare come se si vivessero "due vite, una esterna e l'altra interna, le quali a vicenda si deridono e sono in perpetua contesa". Un modo di approccio all'analisi della comunicazione che abbiamo presentato su Scienza & Tecnica, il periodico della Sips (Società Italiana per il Progresso delle Scienze), n. 313 anno LXI, ottobre 1996.

mercoledì 10 novembre 2010

Quale opinione pubblica?

All'inizio i sondaggi dell'opinione pubblica venivano utilizzati dai fabbricanti o venditori di merce per conoscere il gradimento dei consumatori, poi entrarono nel calderone politico (prima in Usa e dopo decenni nel resto del mondo) per prevedere il probabile esito elettorale. Oggi, in Italia, anche i parlamentari più riottosi si affidano al responso campionario, così come molti cittadini all'oroscopo. Con una differenza: per i politici i risultati del sondaggio rappresentano l'opinione pubblica, pertanto se l'opinione è pubblica (vox populi) non può essere altro che quella della maggioranza del popolo!
"Con l'opinione pubblica a favore tutto riesce, con l'opinione pubblica contraria tutto fallisce", disse salomonicamente Benjamin Franklin e da allora i pareri della gente sono stati equiparati al giudizio divino. Perbacco, se l'opinione del popolo è così importante non si può che tenerne conto, ed ecco la nascita prima dei sondaggisti, poi dei comunicatori ed infine (sino ad oggi) degli analisti dell'opinione pubblica. Ove per opinione pubblica si intende qualsiasi gruppetto di quattro gatti, prezzolati dall'agitatore di turno, con bandiere e striscioni inneggianti a questo o quello, magari davanti ad una rete televisiva. Basta mettersi in mostra, agitarsi e sostenere di rappresentare l'opinione pubblica rimasta a casa, qualcuno si unirà agli scalmanati e il gruppo ingrosserà le sue file. Diceva lo scrittore Pitigrilli: se per strada un pedone e un automobilista litigano la gente prende le parti dell'uno o dell'altro senza aver visto o conoscere la causa del diverbio, finchè qualcuno darà un'ombrellata in testa all'autista. Sono gli impulsi irrazionali dell'individuo quando si trova insieme ad altri.
Ma quella sinora descritta non è opinione pubblica è l'opinione di persone che si trovano - per caso - in quel luogo, tempo e modalità di circostanze (passanti, claqué, compilatori di questionari, ecc.). Una pluralità umana con valori, bisogni e aspettative diverse che esprime un'opinione, spesse volte su argomenti che non conosce o non gli interessano. Secondo i demodoxaloghi tali opinioni non rappresentano l'opinione pubblica, anche se riconosciamo che in politica qualche volta il trucchetto funziona, come dal seguente ipotetico esempio (frase di circostanza per dire che i casi somigliano alla realtà).
Sapendo quanto i parlamentari sono sensibili alla cosiddetta opinione pubblica, un Tizio che vuole fare pressioni per accelerare, far decadere o proporre emendamenti ad una proposta di legge in discussione che potrebbe influire sui suoi interessi economici, sollecita quattro o cinque Logge Massoniche o altrettante sedi di associazioni industriali, ubicate nel territorio dell'operatività del parlamentare, a far inviare dai propri soci lettere ed appelli pre-fabbricati. Seguirà, poi, la richiesta di un'incontro con una delegazione di elettori. Per proposte di ambito territoriale o categoriale, non concordate fra gruppi parlamentari, il gioco il più delle volte riesce. In questo caso siamo in presenza di opinione pubblica o opinione di parte? Mistificazione o prassi politica? Quale è la differenza tra i cosiddetti sondaggi telefonici (sub-appaltati ad operatori) e la creazione a tavolino di opinioni di pressione?
Da anni la docente universitaria ed analista Mascia Ferri sostiene la necessità di un nuovo strumento operativo per un approccio "scientifico" [NdR: quindi euristico] al concetto di opinione pubblica, oggi divenuto strumento di manipolazione. La Ferri si ritrova in linea con i demodoxaloghi della Sidd quando afferma che l'opinione è il risultato di relazioni (Kurt Lewin diceva "più forze") fra eventi storici, economici, politici, sociali e psicologici. Ha proposto anche un nuovo termine: opinione sociale (già usato da Robert K. Merton in Teoria e struttura sociale, il Mulino 1970, da pag. 772) per distinguerla da quella opinione pubblica  che la demodoxalogia identifica e rileva negli agglomerati umani "omogenei" (i vari pubblici), uniti da una o più circostanze di fatto "persistenti".

martedì 9 novembre 2010

Il mondo cambia

Nell'editoriale della rivistina culturale Sapere 2000 del 19 maggio1984, scrissi che secondo Arrigo Ardigò:
"ci troviamo nella fase di equilibrio instabile preconizzato nel '20 da Alfredo Pareto, ove si contrappongono due forze: una accentratrice e l'altra decentratrice. Il risultato non genera una crisi (trapasso fra il vecchio e il nuovo) ma sviluppa l'emergenza di varie tendenze, interessi e sentimenti. Da una parte il bisogno di autorità e gerarchia (forza centripeta) dall'altro la spinta a corporativismi particolari ed aree di immunità per violare la legge senza essere colpiti (forza centrifuga) [...] una discriminazione reale esiste sul mercato del lavoro. La centralità del ruolo femminile all'interno della famiglia, la contrazione della spesa pubblica. l'introduzione di nuove tecnologie operano per un ritorno a casa delle donne [...] Il lavoro [...] non è più al centro della vita collettiva. La proprietà, i modelli di consumo e le relazioni sociali avvolgono e sopravanzano l'esperienza di lavoro [...] per uscire dalla crisi mondiale occorrerà adottare, tra le altre iniziative, sia il part-time sia lo job-sharing, vale a dire la suddivisione fra più persone di un lavoro oggi svolto da un singolo addetto. Iniziative che richiedono una mentalità nuova legata al soggettivismo etico (di singoli e di piccolo gruppo) e non, come appare in superficie, a motivazioni politiche e sociali. [...] E' un problema culturale, ha affermato Adolfo Beria di Argentine. Il discorso si sposta pertanto su come saranno la scuola ed il libraio negli anni duemila [...] occorrerà un più alto grado di specializzazione e una più qualificata formazione professionale".
(In redazione: Antonietta Casano, Flavio Ceneda, Tullio Giannotti, Paola Mauti, Roberta Quattrocchi e Donatella Tocchio) 
E' passato un quarto di secolo: abbiamo assistito al dilagare dell'informatica (dal computer al telefonino), il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, l'avvicendarsi delle presunte riforme scolastiche, nuovi soggetti politici, interventi armati e mutamenti di scenari internazionali. Cosa è cambiato? Quali nuove strategie sono state elaborate per fronteggiare la crisi economica-sociale? L'evoluzione è lenta, forse troppo; a questo punto occorre chiedersi perchè e chi ha le redini che frenano il popolo-bue sulla strada di un civile progresso. [2 - continua]

lunedì 8 novembre 2010

Sapere duemila

Dal 21 aprile 1984 al 5 novembre del 1988 ho avuto il piacere di dirigere una rivistina culturale mensile, voluta da un editore "puro" di sinistra: Angelo Ruggieri. Che vuol dire puro? Che non aveva altri interessi al di fuori dell'editoria e che, di conseguenza, viveva con gli introiti delle pubblicazioni. Tant'è che la rivista, come la casa editrice, ebbe una vita grama: non compensò le spese di stampa appagandosi della diffusione delle idee nel campo della scuola, della magistratura e del sindacato.
Per l'editore e i suoi collaboratori essere una pubblicazione di sinistra significava trattare argomenti come l'immigrazione, la condizione giovanile ed operaia, il punto di vista al femminile, la povertà ed altri aspetti di una società in fermento e protesa verso il futuro. La redazione non si occupò mai di ideologie o manovre politiche lasciando ai collaboratori la piena libertà di esporre le loro opinioni. Il comune nesso che legava i redattori (quasi tutti studenti del corso di demodoxalogia aspiranti giornalisti) era lo sguardo rivolto verso il futuro. Non per nulla la rivista era intitolata  Sapere 2000 e in copertina riportava due volti che si confrontavano riunendosi in un calice raffigurante l'anelito al sapere, come a rivitalizzare le domande che già furono di Clemente d'Alessandria: chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo? La rivista non contribuì a migliorare la situazione economica della casa editrice ma ebbe molti consensi ed incoraggiamenti per le idee che diffondeva. Dopo mediamente venticinque anni posso dire che la situazione, sul piano sociale, non è mutata e molti dei servizi pubblicati nei tre anni e mezzo di vita hanno ancora la loro attualità.
La rivistina fu una libera palestra per futuri giornalisti pubblicisti e un utile strumento per coloro che poi si appassionarono agli studi sull'opinione pubblica, sino a condividere in seno alla Sidd il cammino che ha allargato le prospettive della disciplina e i campi d'indagine. Ritengo pertanto utile, a futura memoria demodoxalogica, ripercorrere (a puntate), per coloro che si sono accostati recentemente al nuovo percorso della Sidd (Società italiana di demodoxalogia), i passi più significativi di quanto allora divulgato:
"Ognuno è convinto di aver trovato la soluzione giusta, di distinguersi dagli altri, di essere indispensabile. Le nostre ambizioni sono più modeste: indagando sui quattro filoni [...] avremo la possibilità di capire le novità che emergono e quali scenari il futuro ci stia preparando. Potremo collegare i bisogni con le aspettative e le risorse, l'adeguarsi del costume con l'evoluzione della tecnica, dell'economia e delle conseguenti esigenze, la modifica del diritto alle mutate condizioni storico-sociali, le nuove teorie filosofiche che accompagnano sempre l'avanzare della scienza. Potremo prendere atto della relatività degli avvenimenti, della necessità di una perenne informazione nel quadro dell'educazione permanente, e di migliorare i nostri concetti e modi di esprimerci."
(dalla presentazione, 21 aprile 1984, in redazione: Tullio Giannotti, Roberta Quattrocchi, Donatella Tocchio, Antonietta Casano, Mauro Covino, Tiziana Aiello, Flavio Ceneda) [1 - continua]

venerdì 5 novembre 2010

Le letture dei demodoxaloghi

Tra i centoventisette Pensieri di Leonardo da Vinci (Biblioteca Universale Rizzoli, 1952), pervenuti sino ai giorni nostri, ci sono riflessioni che possiamo considerare antesignane di concetti simili espressi da Voltaire e successivamente ampliate, nello scorso Novecento, da un autore inserito tra i pilastri della demodoxalogia: Toddi con le sue lezioni e il libro Geometria della realtà e inesistenza della morte (De Carlo editore, 1947).
Secondo Leonardo: "Il giudizio nostro non giudica le cose fatte (NdR: gli eventi accaduti) in varie distanzie di tempo nelle debite e proprie lor distanzie, perchè molte cose passate da molti anni parranno propinque e vicine al presente, e molte cose vicini parranno antiche, insieme coll'antichità della nostra gioventù; e così fa l'occhio infra le cose distanti, che per essere alluminate dal sole paiono vicine all'occhio, e molte cose vicine paiono distanti."
Voltaire nel suo Dizionario filosofico (Einaudi editore, 1969) ha affermato: "I nostri occhi ci ingannano sempre, anche quando vediamo benissimo [...] voi vedete liscio uno specchio: è dimostrato che vi ingannate: è una superficie assai scabra. Voi vedete il sole di circa due piedi di diametro: è dimostrato che esso è un milione di volte più grosso della terra [...] O il mondo sussiste per sua propria natura, per le sue leggi fisiche, o è stato formato da un Essere supremo secondo le sue leggi superne: nell'un caso o nell'altro queste leggi sono immutabili [...] Esaminate le condizioni di tutti i popoli dell'universo, e vedrete che esse sono fondate su una serie di fatti che sembrano di nessun peso, e da cui tutto dipende. Tutto è ingranaggio, puleggia, corda, molla, in questa immensa macchina [...] ma non ogni causa ha il suo effetto."
John Dewey (1859-1952), per citare un autore moderno, ha sostenuto che non accade nulla che non sia parte di una corrente continua di eventi affiancandosi, così, agli studi di David Hume (1711-1776) che aveva messo in relazione due eventi fra loro (a + b) per dimostrare le cause che generano un terzo evento (c), mentre Benoit B. Mandelbrot (nello scorso secolo) ha contribuito con i frattali (dal latino fractus=spezzato) a completare l'incastro del mosaico. Una composizione di tasselli che i demodoxaloghi della Sidd ricostruiscono, nel rilevare gli avvenimenti sociali, in base alle letture degli autori citati e alle convinzioni, che già furono di Tacito e di Charles-Louis Montesquieu, sulla stretta interdipendenza fra ambiente e comportamento.

giovedì 4 novembre 2010

Allargare la banda

Autorevoli personaggi, in tv e sui giornali, sostengono che occorre "allargare la banda". Le dichiarazioni ci preoccupano: andando ai tempi giovanili della lettura di Topolino con la banda bassotti e ai continui casi di cronaca giudiziaria riteniamo che la banda, anzi le bande, siano anche troppe e già numerose; non pensiamo a quelle musicali, peraltro utili, ma alle varie consorterie di malfattori, mafiosi, politici, affaristi, ruffiani e predatori di ogni genere che infestano il Paese.
Dagli autorevoli scanni istituzionali - che rivolgono al cittadino (quando deve pagare) e al popolo (quando invoca dei diritti) esortazioni ad avere fiducia e comportarsi con senso civico - ai piccoli comuni pullulano esempi di ladroni della cosa pubblica, estorsori e prevaricatori. Lo Stato, e chi lo rappresenta, invece di vergognarsi ci informa che il fatturato annuo della mafia raggiunge i 120 miliardi di euro, dimostrando di conoscere l'ingranaggio ma di non poterlo debellare; dai giornali apprendiamo che i funzionari integerrimi non fanno carriera mentre questori, 007, intrattenitrici e così via raggiungono i vertici della cosa pubblica in virtù di favori di ogni genere resi ai potenti di turno.
Ci hanno spiegato che la "banda" è la nuova tecnologia della telecomunicazione (internet, tv, telefonia, ecc.) che si sta applicando in tutto il mondo: il futuro! Ma, aggiungono, in Italia non si riesce ad introdurre in quanto lo Stato non ha i capitali sufficienti (ma la mafia sì) ed i privati non investono perchè, ai tempi di Romano Prodi, la rete pubblica fu ceduta (privatizzata) in favore di Telecom: cioè le comunicazioni attualmente passano pagando il pedaggio alla Telecom che ne ha l'esclusivo diritto. Una situazione ingarbugliata, specie per i non addetti ai lavori, che per l'opinione pubblica altro non significa che la riprova dell'assunto: nel nostro Paese le bande sono troppe e consolidate!

mercoledì 3 novembre 2010

Grazie, Berlusconi.

Sono molti i personaggi, maschili e femminili, che la mattina, appena alzati, dopo aver rivolto un pensierino al cielo dovrebbero aggiungere un grazie a Silvio Berlusconi: non solo la fotomodella algerina Ruby, salvata con una telefonata da una nottataccia in Questura (che peraltro ha espresso pubblicamente la sua gratitudine al premier), ma anche uno stuolo di aspiranti ballerine, portaborse, compari di merenda, affaristi e così via.
Ma oltre a loro ci sono addirittura categorie di professionisti e imprenditori, cioè i giornalisti e gli editori. Da qualche anno a questa parte si assisteva ad un crescente ma inesorabile calo delle vendite dei quotidiani, risollevate solo in occasioni di fatti di cronaca nera eclatanti, in grado di colpire la fantasia e il cuore, come una bella madre che uccide (più o meno consapevolmente) il figlio, l'omicidio di una studentessa, sino alla recente intrigata vicenda di Avetrana. Ma la cronaca è il fatto del giorno (dal latino diurnalia) e non storia, per cui prima o poi passa nel dimenticatoio ed i giornali riprendono il triste cammino del calo delle vendite .... se non ci fosse Berlusconi a mettere, di quando in quando, un poco di pepe nelle sue vicende e in quelle che coinvolgono il Paese, e i quotidiani ricominciano a vendere!
Dal punto di vista della proprietà di un'azienda editrice di giornali, oltre a far cassa con le vendite e ad incamerare pubblicità, la testata (la denominazione del giornale) ha due scopi: avere uno strumento di pressione sul mondo politico o la concorrenza per ottenere quanto sta a cuore (e al portafoglio) all'editore, che non è quasi mai del ramo ma un industriale che spesso vive di appalti o licenze pubbliche. Ergo, il foglio cartaceo deve vendere per dimostrare che dietro ha un folto numero di presunti elettori ed un largo bacino di opinione pubblica manipolabile.
Molte ricerche hanno dimostrato che non sono solo i lettori dell'informazione stampata a farsi suggestionare verso l'una o l'altra opinione ma che il fenomeno è assai più consistente fra i vertici delle caste. Parlamentari ed opinionisti, infatti, stanno discutendo sul futuro della legislatura; qualcuno invoca elezioni subito, altri auspicano un governo tecnico, altri ancora una golosa ammucchiata generale nello spirito di un governo di salvaguardia nazionale e così via. Alcuni autorevoli quotidiani (si chiamano così quelli che vendono più copie su tutto il territorio nazionale) mentre da un lato insistono sullo scollamento del Pd ed il mancato impatto comunicativo di Luigi Bersani, dall'altro esaltano la presa comunicativa di Niki Vendola ed i fermenti per un ricambio generazionale. Nel contempo cresce l'attenzione verso il Terzo Polo (di Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e chi più ne ha ne aggiunga) e lo sfaldamento del Popolo della Libertà. Secondo una sommaria interpretazione demodoxalogica sembrerebbe che gli industriali propendano per un offuscamento della sinistra in modo da costringerla ad accettare, come unica alternativa vincente contro Berlusconi, un listone di centro-destra su cui far convergere i loro voti. Con il quesito: elezioni in primavera o a fine legislatura? In tutto questo caos di idee (anzi di mancanza di idee) ma di autentica fibrillazione politica risalta una sola vocazione: più che andare alle elezioni i nostri hanno in testa una sola cosa: l'erezione!

martedì 2 novembre 2010

A proposito di lingua italiana

È un quesito ricorrente tra più o meno intellettuali: la lingua italiana, la nostra, quella che ci affratella, gode o no di una buona salute? La risposta non può che essere affermativa, data la solidità della sua grammatica, ben strutturata e normalizzata, dalla storia ormai millenaria. Semmai deve stare in guardia chi la usa nello scritto e nel parlato. Tante teorie pedagogiche buoniste degli ultimi decenni hanno bacchettato maestri, reputandoli severi, che semplicemente insegnavano regole di grammatica, di ortografia, di punteggiatura, di fonetica, attraverso pagine e pagine di esercizi, di analisi, di riassunti, di dettati. Tali applicazioni allenavano la mente alla logica, al ragionamento, all’associazione di idee e non bloccavano certo la creatività, l’inventiva del discente, peraltro manifestabile in numerose altre situazioni; anzi, era un modo, oltre che per apprendere le basi linguistiche e lessicali, per imparare ad accettare quotidianamente l’ordine nella vita, fondato sul rispetto delle leggi in una società civile. Da qui l’importanza anche della sintassi (dal greco, “con ordine”) che, occupandosi della costruzione di frasi e periodi, è indispensabile per l’elaborazione di testi scritti e per affinare la dialettica quando si esprimono pensieri e idee verbalmente. Si può discutere sul metodo d’insegnamento, di trasmissione del sapere, ma non sull’imprescindibile conoscenza delle parti variabili e invariabili del discorso che richiede naturalmente dedizione per essere conquistata. Padroneggiare la propria lingua, e possibilmente anche altre, fa avvertire un maggiore senso di sicurezza e di spontaneità nell’esprimere concetti, contenuti, nel proferire la parola giusta richiesta dal contesto e dallo scopo comunicativo-informativo. Recita un adagio: “tutto è difficile prima di diventare facile”. L’apprendimento di qualunque materia infatti richiede sforzo mnemonico, impegno, concentrazione, attenzione. Così, a titolo d’esempio, in un periodo ipotetico la combinazione congiuntivo-condizionale - usualmente sostituiti dall’indicativo imperfetto e trapassato prossimo, soprattutto dagli adolescenti -, senza volerne abusare, diventa automatica, conoscendone la coniugazione in tutti i tempi; come pure per risparmiare tempo, spazio, denaro, si possono plausibilmente abbreviare le parole di un messaggio scritto (specialmente col cellulare) – come tramandato dalla tradizione epigrafica greco-romana -, ma sapendo poi integrare correttamente le omissioni quando si rende necessario. Nella babele contemporanea generalizzata, la lingua, in quanto organismo vivente che evolve verso la semplificazione, va protetta, tutelata, promossa e coltivata: compito, in Italia, svolto egregiamente dall’Accademia della Crusca a Firenze, ma a cui è chiamato ogni singolo cittadino italiano. In che modo? Studiandola ottimamente sin dalle scuole elementari e consolidandola, rafforzandola ogni giorno con letture significative, in base ai propri interessi, e con la scrittura, di diari, lettere... cogliendone la varietà lessicale: è opportuno ampliare gli orizzonti vocabolaristici, utilizzando più termini, aggettivi esistenti! (scritto da Antonella Tennenini)

venerdì 29 ottobre 2010

Toddi e la demodoxalogia

Antonella Beccari sul blog Antologia X  (http://blog.biblioiconoteca.it/, nel presentare lo scrittore, giornalista e docente universitario vissuto nello scorso secolo, Pietro Silvio Rivetta conte di Solonghello, meglio conosciuto con lo pseudonimo di  Toddi ha, tra l'altro, scritto:
"Del suo contributo si è avvalsa la demodoxalogia, per rendere comprensibile l'unitarietà della scienza.
Circa il significato di demodoxalogia, l'enciclopedia virtuale Wikipedia, così si esprime: demodoxalogia (demo=popolo, doxa=opinione, logos=discorso) è lo studio dell'opinione pubblica: disciplina che si propone di approfondire i presupposti psicologici e sociali che informano e formano l'opinione pubblica e tende ad ottenere una migliore combinazione fra la notizia, il pubblico e il mezzo impiegato."
E' una segnalazione che farà senz'altro piacere ai demodoxaloghi della Sidd in quanto l'autrice ha centrato il collegamento fra la demodoxalogia e Toddi. Un collegamento da me esposto per la prima volta nelle dispense cartacee della Sidd (2001) e nel corso online in 36 puntate (2009) sul sito http://www.opinionepubblica.com/