venerdì 23 dicembre 2011

Auguri

di Buone Feste

ai nostri lettori


Il blog riprenderà le pubblicazioni con l'anno nuovo

lunedì 19 dicembre 2011

Incontri estivi

Documentiamo, con qualche foto, gli incontri avvenuti la scorsa estate fra demodoxaloghi anche per cogliere l'occasione di scambi di informazioni ed aggiornamenti.

lunedì 12 dicembre 2011

Pubblicità occulta

Nella trasmissione Mezzogiorno in famiglia su Rai2 tv la scenografia prevede un pubblico di comparse posto a semicerchio e raggruppato per coppie intorno a tavolini da bar. Orbene, proprio su questi tavolini ogni tanto una zummata della telecamera riprende, quale unica consumazione al tavolo, una bottiglia di acqua Lete con l'etichetta sempre rivolta verso la telecamera.
Non è la prima volta che la trasmissione manda in onda della pubblicità occulta. Lo scorso anno, durante l'oroscopo della giornata,  Fox invitava i segni del giorno fortunati a giocare la schedina del lotto.
La Rai ha proprio bisogno di questi mezzucci per introitare un poco di pubblicità? Perchè non fa passare una strisciata di pubblicità invece di occultarla tra la scenografia?

giovedì 8 dicembre 2011

Finanziare la politica ?

Riportiamo l'articolo di Massimo Teodori pubblicato sul settimanale L'Espresso dell'8 dicembre  c. m.

mercoledì 7 dicembre 2011

La demodoxalogia a Belluno

Da Belluno Press del 27 novembre scorso riportiamo la notizia della conferenza sulla demodoxalogia svolta dal direttore dell'agenzia online Informatore Economico Sociale

martedì 6 dicembre 2011

Michi ignota est

In uno dei tanti processi a carico del povero Silvio Berlusconi gli avvocati hanno presentato una lista di oltre cento testimoni (tra politici, attrici, ragazze dell'olgiatina, ecc.) pronti a testimoniare sulle serate passate a villa Arcore in compagnia del premier. Vini di qualità, cibo raffinato, piacevoli conversazioni, il tutto accompagnato dal sottofondo musicale di Apicella. Del resto, cosa altro possono dire politici che sono tali grazie a quel benefattore che si chiama Berlusconi, o artiste dello spettacolo e ragazze acqua e sapone residenti nell'abitazione dell'Olgiatina messa a loro disposizione dal padrone di casa? Poi, soprattutto, il cibo e l'ospitalità non sono forse stati di loro gradimento? Infine, cosa è avvenuto di anormale rispetto a tante altre cene o riunioni in casa di amici, produttori o press agent? Tutto normale anche dal punto di vista di coloro che si reputano vip, persone importanti che vanno usualmente a cene importanti.
Viene allora da chiedersi se la sfilata dei testimoni non sia funzionale per fare un poco di pubblicità ai testi (che ne hanno sempre bisogno) e ad allungare i tempi del processo. Tanto tra dieci e passa anni nessuno si ricorderà più di codesti vip, meteore della cronaca, e - scorrendo l'elenco dei nomi - verosimilmente ripeteremo ad ogni nome la frase degli antichi romani:  "Michi ignoto est" (Mi è sconosciuto).

lunedì 5 dicembre 2011

La nuova democrazia

Nel dibattito di Omnibus de LA7 tv, di domenica 4, il direttore de  l'Opinione Arturo Diaconale ha sostenuto, non smentito dagli altri, che il governo di Mario Monti altro non è che un accordo dei cosiddetti poteri forti che sono nelle mani dei capigabinetto e direttori ministeriali con le varie lobbies che pilotano la politica in un perenne conflitto di interessi. Nel corso del dibattito i presenti hanno anche segnalato alcuni casi eclatanti di conflitto d'interesse di ministri e sottosegretari dell'attuale governo divenuti responsabili di dicasteri che dovrebbero vigilare sulle aziende da loro rappresentate, oltre all'assurdità di un ministro della Giustizia che è l'avvocato di imputati con cause ancora in corso di dibattimento.
Il 15 novembre avevamo scritto, a proposito della fine della democrazia, che la svolta Monti  rappresentava la vittoria della "corporazione di interessi" e "una manovra dei veri poteri forti, quelli che dettano le regole ai politici", approfittando del fatto - come sostenuto il 28 novembre nel popolo farlocco - che "specie nei momenti di crisi economica e sociale (il popolo) spera nell'arrivo di un salvatore che non faccia parte della solita cerchia di politici", su cui riversare il suo plebiscitario consenso iniziale. Nel post "Per andare, dove" del 21 novembre avevamo ribadito che i poteri che dettano le regole ai politici sono nei ministeri, con gli inamovibili capigabinetto e direttori generali (loro restano, il ministro passa) e le varie lobbies degli interessi corporativi (dalle banche alle confederazioni, dai commercialisti ai medici, sino alle multinazionali e a qualche stato estero come il Vaticano). Tutte cose che ripetiamo da anni e che, finalmente, iniziano ad entrare nei dibattiti giornalistici, anche se i grandi giornali non sono altro che i portavoce delle lobbies bancarie ed industriali.

venerdì 2 dicembre 2011

Riformare il Parlamento

E' sempre uno sparuto gruppo di agitati che muta le sorti di un paese in quanto la maggioranza della popolazione non partecipa alla vita politica o per disinteresse o per ignoranza oppure per timore delle novità. La Rivoluzione francese o quella comunista in Russia, nonostante la conclamata enfasi dei vincitori, partì da un ristretto numero di agitatori (perlopiù intellettuali) che radunarono un centinaio di proletari disposti a fare la rivoluzione, senza sapere per cosa o come. I garibaldini furono meno di mille ma entusiasmarono i contadini e la massa ignorante. Chi si agita, lotta e si mette in mostra, prima o poi troverà un seguito disposto a combattere per lui nella presunzione di un cambiamento (vedasi Antonio Di Pietro e Beppe Grillo divenuti partito), nell'indifferenza della maggioranza della popolazione, che non si espone e resta in attesa degli eventi, salvo poi a schierarsi col vincitore.
Anche in seno ai parlamenti si ripete la solita situazione: i promotori delle novità, delle correnti di partito, dei ribaltamenti sono pochi, la maggioranza degli eletti preferisce attendere istruzioni dal capo. A cosa servono, allora, quasi mille parlamentari tra Camera e Senato se poi non sono altro che dei passacarte su comando di chi guida il partito? Solo per fare una sceneggiata nei confronti degli elettori per avere qualche giorno o ora di visibilità?
Un'altra anomalia della democrazia parlamentare sono i patteggiamenti che avvengono tra governo e partiti, col risultato di leggi rabberciate da rivedere dopo qualche anno, mai visioni epocali al passo coi tempi e - soprattutto - leggi a prova di elusione e stabili, cioè che diano la garanzia ai cittadini di permanere nel tempo affinchè ciascuno possa regolare la sua vita con sicurezza, in conformità alle leggi.
Altri patteggiamenti avvengono al riparo da orecchie e occhi indiscreti ma sono talmente diffusi da essere a conoscenza di tutti: quelli con le grandi banche, le corporazioni industriali, sindacali e dei professionisti, ecc. Ove ogni controparte chiede al governo e ai gruppi parlamentari di modificare questo o quell'articolo, mantenere alcuni privilegi o elargirne dei nuovi. Tutto per salvaguardare i propri legittimi interessi corporativi a danno degli altri ma perchè con incontri e scambio di documentazione non alla luce del sole? Per esperienza personale abbiamo visto le continue gentili osservazioni e proposte arrivare a questo o quel parlamentare, di destra, sinistra e centro da parte dei potentati (confederazioni, banche, industrie, notariato, artigianato, ecc) che ricompensano i parlamentari di riferimento con contributi elettorali brevi manu, stampa di manifesti e programmi elettorali, ufficio con auto e segretaria, ecc. Per non parlare poi di fine settimana rilassanti o incontri con escort, tutte cose che già esistevano quarantacinque anni orsono e anche prima.
Se le cose sono queste e purtroppo è così a che servono mille parlamentari?
Non è meglio avere per snellezza di lavoro, minori discussioni e risparmio in benefit e vitalizi, la metà dei deputati e riformare completamente il Senato? Abolire l'odierno concetto di Senato per trasformarlo nella Camera delle Corporazioni, cioè il luogo ove le regioni, le confederazioni dei lavoratori e degli industriali, le associazioni dei commercianti, professionisti, artigiani e agricoltori, banche ed assicurazioni, ecc. siano legittimamente e proporzionalmente rappresentati, senza diritto di voto ma con ampia facoltà di proposte, discussioni ed emendamenti. Ma tutto alla luce del sole! Oltretutto una Camera che non costerebbe in quanto i rappresentanti sarebbero esponenti dirigenziali inquadrati professionalmente in specifiche categorie con proprie retribuzioni e le riunioni di confronto tra queste rappresentanze di società civile  avverrebbero, così come all'estero,  secondo un calendario prefissato con due, tre mesi di anticipo per non intralciare l'attività professionale dei rappresentanti o delle associazioni di provenienza. Una specie dell'attuale Cnel (Consiglio nazionale economia e lavoro) ma allargato ad altre voci della società e con i componenti eletti in seno alle varie associazioni (quelle riconosciute in quanto in regola per visibilità e numero degli aderenti come previsto anche da un articolo della Costituzione mai applicato).
Qualcosa del genere era stato predisposto fin dai tempi del fascismo con la Camera delle corporazioni delle arti e mestieri che, però, si aggiungeva al Senato di regia nomina.

mercoledì 30 novembre 2011

Incontri

Dopo i successi di Torvaianica e Roma della presentazione dell'applicazione della demodoxalogia il direttore dell'Informatore Economico Sociale, Francesco Bergamo, ha presentato a Belluno, presso la sala-teatro del Centro Giovanni XXIII, lo scorso 25 u. s., ulteriori delucidazioni sulla disciplina, che si fa risalire al 1928 ad opera di Paolo Orano e del suo assistente, il veneziano Federico Augusto Perini-Bembo. Tra gli uditori la neodemodoxaloga Antonella Tennenini.

Il 12 dicembre a Roma, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione in via Salaria 113, l'Associazione Nazionale Sociologi ha indetto l'annuale convegno sul tema "Gli stili di vita". Presidenti e moderatori Pietro Zocconali e Anna Maria Coramusi. Tra gli interventi previsti quello del demodoxalogo Roberto Canali e del decano Giulio D'Orazio. Inizio dei lavori alle ore 10.00 con rifresco nell'intervallo delle ore 13.00.

martedì 29 novembre 2011

I fondamentali della politica

I manifesti, gli elettori, le manifestazioni di partito o di piazza, i programmi e così via sono il contorno della politica: gli accessori. I fondamentali della politica, cioè le situazioni e le decisioni che contano, sono altrove. E sono due.
Da una parte abbiamo il popolo degli scontenti, dei delusi, degli insofferenti del governo in carica e degli stessi partiti; saranno pochi sulla totalità degli elettori, magari meno del 10% ma pur sempre sufficienti per capovolgere le sorti del consenso elettorale. Nell'Italia repubblicana abbiamo conosciuto Guglielmo Giannini con il suo partito denominato "l'Uomo qualunque" (che per simbolo aveva un cittadino schiacciato dal torchio) che, all'improvviso, si collocò al terzo posto dopo la Dc e il Pci; i radicali di Marco Pannella che, con una sparuta rappresentanza parlamentare, seppero introdurre il divorzio, l'aborto; i vari movimenti localistici del Nord che furono la base, con qualche assessore o consigliere comunale, per la creazione della Lega Nord poi passata nelle mani di Umberto Bossi al grido di "Roma ladrona"; gli arrabbiati dallo scandalo tangentopoli che si riversarono su Silvio Berlusconi; l'alleanza Mario Segni/Benigno Zaccagnini che, con il 10% di voti, non raggiunse il quorum per entrare in Parlamento in quanto voti dispersi su tutto il territorio e quindi non validi ma che sconquassarono i risultati elettorali togliendo consensi ai partiti egemoni. Personaggi che seppero far convergere sulla loro persona il malessere popolare, a prescindere dai programmi e dalle ideologie. Qualcuno li potrebbe anche chiamare "pescatori nel torbido". Tra gli indecisi, i dichiarati non votanti e tutta quella stragrande massa di elettori che vota in base all'emozione del momento.
L'altro fondamentale della politica lo troviamo tra le strategie a tavolino pensate da una manciata di politici, perlopiù legati ad interessi economici di grandi imprese (banche, multinazionali, stati esteri,ecc.), in combutta con i cosiddetti poteri forti che si nascondono dietro la proprietà dei maggiori organi di informazione. Nel dopoguerra la Dc era finanziata dagli americani e il Pci dal governo russo; il quotidiano Il Tempo, fondato dal deputato monarchico Renato Angiolillo, rappresentava i salotti della rampante borghesia di destra così come La Stampa gli interessi della Fiat e il Corriere della Sera la borghesia industriale del Nord. Il Messaggero, Il Gazzettino di Venezia ed altri quotidiani sono della famiglia di imprenditori che fa capo a Gaetano Caltagirone imparentato con Pier Ferdinando Casini. La Confindustria ha Il Sole-24 Ore così come le altre confederazioni di imprenditori e professionisti (dal commercio all'agricoltura, dai medici ai notai) non fanno mancare il loro sostegno per porre le basi ad una strategia politica che rifletta i loro interessi. In questo quadro non mancano i consigli del Vaticano, le associazioni cattoliche (Acli, Comunione e liberazione, etc) con i loro referenti politici, le banche nazionali e multinazionali, le compagnie petrolifere, le multinazionali e persino il Grande Oriente d'Italia. Tutti nel cercare accordi a danno dei più deboli (in primo luogo dei cittadini) per conservare ed allargare fette di interesse e antichi privilegi.
A volte la reazione emotiva dei cittadini costringe i poteri forti a soprassedere dalle loro trame, altre volte i cosiddetti salotti buoni riescono ad ingabbiare la rabbia del popolo elettore e incanalarla nei partiti di riferimento. E' sempre andato così, non solo da noi. L'Italia eccelle nell'esasperazione delle situazioni e nei giochi d'interesse con i relativi morti ammazzati tra coloro che sanno e coloro che si sono messi di traverso.

Venerdì: Riformare il Parlamento

lunedì 28 novembre 2011

Quando il popolo è farlocco

Mentre molti politici ed economisti si chiedono quali saranno le misure che il nuovo premier Mario Monti affronterà per combattere la crisi economica, in quanto ancora non esposte agli italiani ma solo a Angela Merkel  e Nicolas Sarkosy, tutti i sondaggi nazionali danno un consenso bulgaro (cioè plebiscitario), con valori superiori al 70%, nell'esprimere la fiducia a Monti. Come è possibile una tale fiducia degli italiani, che neppure Silvio Berlusconi ha avuto come presidente del Consiglio, verso una persona di cui si sa poco o nulla (rispetto alle telenovelle di Berlusconi) e - soprattutto - non si conosce il programma che attuerà (salvo generici accenni)? E se tra qualche mese i provvedimenti che il governo prenderà non riuscissero nell'intento auspicato? Il fatto è che il popolo, specie nei momenti di crisi economica e sociale, spera nell'arrivo di un salvatore che non faccia parte della solita cerchia di politici. Un uomo nuovo che con la bacchetta magica risolva i problemi, così come auspicò con l'entrata di  Berlusconi in politica, dopo la crisi dei partiti coseguente a tangentopoli.
Dopo i dissesti il popolo si affida sempre al nuovo caricandolo di capacità salvifiche, anche se solo supposte. In passato le attese della popolazione si sono riversate su personaggi divenuti poi dei veri e propri dittatori che, specie nei primi anni, hanno governato con larghi consensi della volontà popolare, in Italia come in Germania, Spagna, Romania, Libia, Egitto, ecc. L'occupazione incruenta del potere è sempre preceduta dal Paese in sofferenza, il disagio è l'evento che precede ed è concomitante (vedasi la teoria di  David Hume) con l'arrivo del salvatore; ciò vale anche per le nuove teorie religiose in quanto fanno presa tra la gente in sofferenza psicologica o materiale.
Il popolo, in quanto agglomerato di persone, si suggestiona vicendevolmente credendo di vedere o capire anche quello che non esiste. Per cui esprime giudizi senza sapere ma in base a informazioni divulgate ad arte o situazioni create per indurlo a pensare secondo quanto stabilito dai poteri forti (banche, assicurazioni, multinazionali, stati esteri, ecc.) attraverso i massmedia.

Domani: I fondamentali della politica

venerdì 25 novembre 2011

Economia e politica

"Oggi la supremazia è data dalla gestione del denaro e, ancor di più rispetto al passato, a quella delle informazioni", scrivemmo su Demodoxalogia ed opinione pubblica (ed. Sidd, atti seminario per ricordare i maestri della demodoxalogia 4 dicembre 1995). Rimarcando in tal modo quanto già espresso nel 1986 nella Inchiesta demodossalogica sul post-industriale: "I conflitti del futuro potrebbero essere economici, per la supremazia del mercato come ai tempi delle flotte inglesi e spagnole, o razziali per respingere l'infiltrazione nei paesi del benessere di popolazioni affamate provenienti dal Terzo mondo [...] Ma ci sono altre possibilità di rischio: la prima è una catastrofe ecologica, l'altra è uno scontro fra generazioni anziane che hanno il potere e generazioni giovani che cercheranno di affermarsi, sorrette dalla conoscenza delle nuove tecnologie."
Ha scritto Ruggiero Capone, il 18 scorso sul quotidiano l'Opinione delle libertà diretto da Arturo Diaconale, che "Le guerre ai legittimi governi (democraticamente eletti) oggi si fanno con le leve finanziarie, per tutti gli altri si usano ancora i metodi che hanno visto cadere Gheddafi [...] La Gazprom [l'azienda petrolifera russa] grazie all'era Berlusconi è entrata anche nell'industria, dove ha soffiato importanti clienti alle compagnie francesi ed inglesi nell'acciaio, nel cemento, nella carta e in altri settori. Il Cavaliere ha tolto commesse alle multinazionali francesi, inglesi e tedesche, nonchè ai clienti delle banche d'affari statunitensi. La risposta non si è fatta attendere, un golpe finanziario ha spodestato Silvio e nominato Mario, uomo gradito ai nemici di Putin."
Un vero e proprio conflitto economico che contraddistingue il post-industriale, come previsto quindici anni orsono.

giovedì 24 novembre 2011

Conferme demodoxalogiche

Nel 1986 su Inchiesta demodossalogica sul post-industriale scrivemmo: "E' la sinistra, oggi, a difendere la tradizione e ad ancorarsi alla situazione così come è, mentre la destra, con un giro di boa, cerca nell'innovazione la possibiltà di recuperare il perduto potere e prestigio. La situazione si riflette anche nei rapporti fra sindacati dei lavoratori ed imprenditoria. Lo scontro non è più tra la classe egemone e quella subalterna, ma fra chi è orientato al futuro e chi difende il passato. Questa distinzione non taglia in due la società ma si interseca all'interno delle stesse componenti classiche del mondo del lavoro. In seno agli imprenditori c'è chi vuole mantenere il potere conservando il passato e chi lo vuole mantenere attraverso l'innovazione, mentre tra i lavoratori c'è chi si oppone al cambiamento e chi cerca di ottenere il potere contrapponendo altri progetti a quelli elaborati dagli industriali. Pertanto nella società post-industriale lo scontro fra le classiche forze è più sfumato e c'è la possibilità di accordi di una parte con l'altra e di divisioni in seno allo stesso versante."
La disdetta della Fiat dall'appartenenza alla Confindustria (il sindacato delle imprese) e la Cgil fuori dagli accordi sindacali firmati dagli altri sindacati dei lavoratori sono il riflesso di un mutamento culturale che, tanto per fare un'altro esempio, lo si vide nel tentativo di Walter Veltroni quando fu alla guida del partito democratico e che lo si vede ancora oggi nelle varie tendenze in seno al partito. A proposito di riforma del lavoro, il sen.del Pd Pietro Ichino da oltre dieci anni teorizza addirittura di rivedere l'articolo 18 partendo dal presupposto che oggi i lavoratori sono divisi a metà: una categoria protetta (contratto a tempo indeterminato e cassa integrazione) e l'altrà metà non garantiti (contratto a tempo o fine progetto). Una vera e propria spaccatura della società e della classe lavoratrice!

I demodoxaloghi della Sidd hanno sempre teorizzato, riprendendo i concetti di Harold Taylor, già presidente del Sarah Lawrence College (1950) che "per comprendere il mondo moderno occorre avere una visione d'insieme che attraversi anche l'arte, la scienza, la letteratura, la storia, la filosofia e qualsiasi altra forma di conoscenza". Oltre a ciò abbiamo applicato la statistica per rilevare le tendenze in atto nella società, individuando nei picchi ripetitivi il segnale di un cambiamento. Constatazioni elementari accostabili anche alla meteorologia e ai disastri ecologici. Paolo Sottocorona ieri 23 su LA7 tv, a proposito delle disastrose alluvioni, ha detto che un evento può essere eccezionale se accade una volta ma se si ripete (nei vari anni successivi come a Genova e in Sicilia) non è più eccezionale ma rientra nella norma, per cui diventa prevedibile. Il ragionamento demodoxalogico rilevabile dalla statistica!

martedì 22 novembre 2011

A proposito di giornalismo

Riproduciamo la copertina, l'indice e due pagine di un libretto, di 108 pagine, che gli aspiranti giornalisti o laureandi in Scienza della Comunicazione dovrebbero avere nel loro bagaglio prima di intraprendere la professione o il percorso di studi. Una pubblicazione della prima metà del 900 che anticipa molte delle considerazioni poi sopraggiunte da eminenti docenti o giornalisti, a testimonianza che tutto era stato detto e previsto in quanto la ruota della storia gira sempre su se stessa.

lunedì 21 novembre 2011

Per andare, dove

In un film di successo con Totò e Peppino De Filippo ricordiamo due contadini meridionali che giunti a Milano chiedono ad un vigile urbano "Per andare dove dobbiamo andare, che strada dobbiamo fare?". Una battuta tornata d'attualità poichè politici di destra e di sinistra, passando per il centro, si stanno interrogando sul futuribile della politica, gli sbocchi della crisi e l'eventuale avvento della terza repubblica. Tutti si rendono conto che qualcosa sta cambiando nell'arena politica ma non intravedono scenari e direttrici di marcia, da qui la domanda: per andare dove ancora non sappiamo, che percorso dobbiamo fare?
E' una domanda che si rivolgono l'un con l'altro: il politico con il giornalista e questi con il politologo. Se invece di parlarsi fra loro rivolgessero la domanda al popolo, quest'ultimo saprebbe, senza incertezze, che indicazioni dare: andate a f......

Il miglior commento alla situazione politica italiana dei giorni scorsi l'ha dato il quotidiano francese Le Monde. Una vignetta raffigura Silvio Berlusconi che esce dal portone di palazzo Chigi (la sede del governo) portando sulle spalle una gioiosa escort mentre entra Mario Monti con a cavalcioni un banchiere americano.

Per esperienza personale abbiamo sempre sostenuto che il potere nei ministeri non è nelle mani dei ministri ma in quelle dei direttori generali e dei capi di gabinetto, sia perchè si danno manforte l'un con l'altro essendo quasi tutti legati da una specie di confraternita di logge massoniche e sia perchè loro restano nella carica mentre i ministri passano; quei ministri con i quali devono concordare provvedimenti di legge o modifica di articoli. Nel governo di Mario Monti abbiamo ministro dell'Ambiente l'ex direttore generale, un ammiraglio in servizio al ministero alla Difesa, un potente ambasciatore agli Esteri, un prefetto all'Interno e allo Sviluppo quel banchiere che elargiva denari alle imprese  realizzatrici delle cosiddette grandi opere e la cui banca ha consistenti pacchetti azionari delle società di infrastruttura.
Che Monti intenda accelerare le riforme eliminando il lungo e faticoso confronto, che c'è sempre stato tra struttura e ministro, passando il comando di elaborazione e decisione in una sola mano ministeriale? Oppure, preso atto della cronica situazione,  è venuto a patti con l'evidenza?

venerdì 18 novembre 2011

La nuova politica

Nell'epoca moderna la politica degli stati ha agevolato l'esportazione dei prodotti del proprio paese e l'acquisto dei beni economici altrui al fine di tutelare l'economia nazionale e mantenere il pil. In questo quadro le banche e le aziende multinazionali sono intervenute pesantemente per condizionare la vita politico-sociale dei paesi soggetti all'eventuale dominazione.
Alcuni manuali dell'Open Sources spiegano bene come ridurre gli stati all'acquiescenza. Prima agevolando una situazione di crisi attraverso disordini criminosi (brigate rosse, nere, black bloc, etc) in grado di influire sulla politica e la società (anche attraverso la droga e il conflitto sociale) poi intervenendo sulle aziende, l'economia e le quotazioni azionarie. Questo insieme di situazioni porta ad acuite tensioni e alla crisi per sfociare nella richiesta o accettazione da parte dell'opinione pubblica dell'"avvento" di un salvatore.
Nel frattempo i dominatori circuiscono qualche politico ed industriale, parecchi giornalisti e docenti universitari, per attirarli nel loro campo, con incarichi remunerativi o partecipazione di aziende a contratti internazionali. Negli Usa esiste un apposito ufficio incaricato di scoprire i giovani rampanti tra i sindacati, i politici, i giornalisti, ecc. da invitare nel Paese per visite, conferenze e contatti al fine di sondare la disponibilità del personaggio verso nuove visioni mondiali.
Quando il Paese subalterno accerchiato sarà sull'orlo del baratro i manuali prevedono l'arrivo di un personaggio "nuovo" ben visto dalla popolazione e sponsorizzato dai massmedia e l'intellighenzia del Paese.
Nel giuramento dei ministri del governo di Mario Monti (vedasi la ripresa del Tg1) un autorevole prof. ha saltato il vocabolo "esclusivo" facente parte del testo della formula per  ... giurare nell'interesse del Paese (ma non nell'esclusivo). Disattenzione o inconscio lapsus? Se a questo aggiungiamo che molti neoministri hanno ricoperto rilevanti incarichi nelle multinazionali bancarie Usa o che sono graditi da forti poteri esteri (compreso il vaticano) se ci assale qualche dubbio non abbiamo poi tutti i torti.
A volte, specie nei soggetti con età anziana, si è assistito a qualche resipiscenza, per cui persino signore che in gioventù esercitavano il libero amore si sono poi erette a tutelatrici della verginità o giovani contestatori inneggiare all'ordine  e alla tradizione!
I neoministri hanno un'indubbia competenza professionale e, venendo da un mondo che ben conoscono, potranno agire di conseguenza nell'"esclusivo interesse" del nostro malandato Paese. Il popolo può intervenire soltanto mediante auspici e scongiuri.

martedì 15 novembre 2011

Fine della democrazia

Già ad agosto, quando la Bce inviò la lettera al governo italiano, il prof. Giacomo Vaciago docente all'Università Cattolica di Milano ipotizzò un governo Mario Monti sponsorizzato proprio dalla banca centrale della comunità europea. Un presidente del Consiglio imposto dai vertici finanziari e politici dell'Europa per attuare quanto indicato dalla Bce. Un presidente del Consiglio che, con molta probabilità, non era estraneo alla stesura della lettera-suggerimento inviata a Silvio Berlusconi. Quindi, chiudendo il cerchio, una manovra politica preparata da tempo e a tavolino che ha coinvolto Mario Draghi e Giorgio Napolitano. L'ultima carta da giocare per smuovere Berlusconi dalla guida del Paese ed attuare le necessarie riforme per la ripresa economica. A questo punto sorgono alcune domande:
- possibile che il ministro dell'economia  Giulio Tremonti fosse all'oscuro degli scenari che si stavano sviluppando? Alcune sue fumosità sui provvedimenti, il contrasto con Berlusconi e la sua propensione alla globalità futuribile farebbero pensare il contrario.
- sin dal famoso dicembre del 2010 quando a Gianfranco Fini non riuscì la manovra del voto di sfiducia per scalzare Berlusconi (che conquistò l'appoggio dei "responsabili") le forze politiche all'opposizione ventilavano l'ipotesi di un governo tecnico, facendo circolare il nome di Luca Cordero di Montezemolo. Un diversivo per confondere le acque  mentre già si apprestavano a chiamare Monti oppure la soluzione della Bce è stata concordata dopo la sconfitta parlamentare, per cacciare Berlusconi?
Nell'uno come nell'altro caso un intervento esterno, tramato nei salotti della finanza italiana e nelle stanze della Comunità europea: una manovra dei veri poteri forti, quelli che dettano le regole ai politici.  Un esproprio della politica parlamentare! Ma anche un segnale di come sta cambiando la politica nell'era della globalizzazione post-industriale, non più parlamentari eletti dai singoli cittadini ma da corporazioni di interessi, più o meno legittimi, che tendono ad espandere sempre di più il proprio potere a danno delle corporazioni più piccole.
E' il ritorno, sotto nuove vesti, al centralismo dei re e degli imperi: la politica intesa come padronanza assoluta di territori, beni, risorse e legittimità di giudicare! Al giorno d'oggi: proprietà, finanza, informazione e giustizia.
Una tendenza che potrà essere modificata da un sussulto della natura, con le sue pandemie, terremoti e catastrofi varie, in grado di elaborare nuove visioni sociali. Dalla schiavitù siamo passati alla servitù e da questa alla nascita del ceto borghese e professionale. La tecnologia imporrà un nuovo uso del territorio, delle risorse e dei comportamenti, privilegiando coloro (stati e categorie) che arriveranno prima degli altri nell'applicazione.

lunedì 14 novembre 2011

Il partito dei moderati

Dopo il passo indietro, o di fianco, di Silvio Berlusconi, tra le file del PdL iniziano le richieste e proposte di un unico partito dei moderati, comprendente i vecchi amici di Gianfranco Fini e la squadra di Pierferdinando Casini. Tra i parlamentari che si spendono di più nella costruzione della nuova formazione politica del "partito dei moderati" spiccano i personaggi rissaioli come Daniela Santanchè, Alessandra Mussolini e Giorgio Clelio Stracquadanio. Se il buongiorno si vede dal mattino possiamo immaginarci quale potrà essere l'auspicato partito dei "moderati"!



giovedì 3 novembre 2011

A, B, C e Z dell'economia

Il grafico mostra come la società, nel suo complesso e nella sua evoluzione, si poggi sull'interelazione tra i pilastri della cultura, dell'economia e delle istituzioni, ove ciascuna struttura influenza le altre e, a sua volta, ne viene influenzata.
"La cultura sviluppa il pensiero sociale, la ricerca scientifica e la forma delle istituzioni: dalla scienza nasce la tecnica che è l'applicazione scientifica a fini pratici ed economici. L'economia (libera o dirigistica) influisce sulla società attraverso la produzione e la distribuzione dei beni richiedendo sempre maggiore tecnologia.  
La società progredisce attraverso l'economia e si difende e rafforza mediante le istituzioni (aperte o chiuse).
Le istituzioni influiscono sullo sviluppo della società, della cultura e dei valori mettendo in moto il perenne cicolo a due direzioni".
(da "Scienza, società ed opinione pubblica", atti dell'VIII convegno di demodoxalogia, Mira-Venezia 13 maggio 2000, pag. 88)

Sia l'economia che la cultura, nel loro processo, attraversano una serie di fasi o periodi di crescenza e decadimento che possono essere sintetizzati nel grafico sovrastante di Antonella Liberati.
L'innovazione (ideologica o tecnologica) parte da un humus inizialmente percepito da pochi e via, via, applicata o accettata dall'intera società, nel cosiddetto periodo moderno.
Giunti all'apice inizia il decadimento con il post-moderno, sino al superamento delle concezioni ideologiche e della tecnologia obsoleta.
(Vedasi il "Corso di demodoxalogia", online gratuitamente su http://www.opinionepubblica.com/)

"Aree culturali o economiche, che hanno imposto il loro peso a zone geografiche confinanti, hanno perso, con il tempo, la leaderschip cedendola, in parte o per intero, ad una zona periferica divenuta più dinamica ed aggressiva di un qualsiasi altro stato della zona geografica centrale, fino a che un'altra area, ancora più periferica, non l'ha, a sua volta, invasa o conquistata.
 Più tardi un'area ulteriormente periferica è subentrata a questa, ed infine è avvenuto lo stesso per un'altra area ancor più periferica.
Una dilatazione connessa alle scoperte geografiche e scientifiche e al fatto che i paesi che si sono posti all'avanguardia nel pensiero scientifico e sociale hanno poi avuto una stasi di iniziative e una incomprensione degli sviluppi tecnologici, appagandosi del benessere e della posizione dominante raggiunta".
(la tesi di Carrol Quigley in "Lineamenti di sociologia dell'emigrazione", istituto bibliografico Napoleone Roma 1987, pag. 46)

Stante quanto sopra quando un Paese è nella fase decadente del post-post-moderno (inflazione) e, ancor più, obsoleto, è politicamente ed economicamente invaso dai paesi emergenti. Nel dopoguerra gli Usa ed il Giappone hanno dominato su intere aree geografiche: il Sol Levante con la tecnologia dell'elettronica (macchine fotografiche, auto, moto, computer), gli Usa con la divisione del mondo in buoni e cattivi e la conseguente penetrazione economica. Sulla scena mondiale ora abbiamo la Cina, l'India e, in lontananza, il Brasile. Economicamente in Europa la Repubblica tedesca ha una posizione di predominio, in seno alla Cee, sui paesi periferici come l'Irlanda, la Grecia, il Portogallo, l'Italia e la Spagna ma l'Europa, nel complesso, è debole nei confronti dei mercati mondiali. E, quando si è forti economicamente lo si è anche politicamente e militarmente. La politica internazionale, in funzione dei propri interessi economici, opera per gestire le risorse dei cosiddetti paesi sottosviluppati (direttamente con le colonie ed i protettorati oppure indirettamente con trattati di cooperazione o di addestramento ed armamento). Se le altrui risorse (petrolio, minerali, agroalimentare) rappresentano il futuro per i paesi dominanti la politica sarà quella di mantenere in posizione soggetta i paesi dominati, rallentando il loro sviluppo. Quarant'anni orsono il Brasile era in fase espansiva, forse troppo e velocemente, pertanto le multinazionali Usa appellandosi alla dottrina di James Monroe (l'America agli americani, 2 dicembre 1823) ne decretarono la recessione. Oggi la Cina sta acquistando milioni di ettari di terreno nei paesi africani quale sbocco per il futuro agroalimentare. Da qualche anno  Gheddafi si era messo a capo di un movimento tendente allo sviluppo dei paesi africani costituendo una banca di proporzioni mondiali per finanziare i progetti di tali paesi; alla penetrazione economica avrebbe fatto seguito la penetrazione culturale alterando (con il progetto degli Stati Uniti d'Africa) l'attuale geopolitica in mano agli occidentali. Per l'Occidente l'unione degli stati africani rappresentava un serio pericolo: non credo che la mano data agli insorti sia stata per garantirsi il petrolio libico (regolamentato da contratti) ma proprio per bloccare i piani di sviluppo finanziati dalla banca libica, ha dichiarato il demodoxalogo Francesco Bergamo, uno dei massimi esperti di Open Source.

Quando si parla di economia e di provvedimenti da prendere, le considerazioni fin qui esposte dovrebbero essere tenute presenti per finalizzare la soluzione a progetti governativi di ampio respiro, nella convinzione che nella società globalizzata ci si muove su grandi partite e solide alleanze per evitare l'effetto domino, sempre in agguato nei momenti di crisi. 

Due ultime considerazioni: 
- non si può prescindere dal rapporto territorio-popolazione-risorse (naturali ed umane). Il predominio degli Usa è stato reso possibile da un ampio territorio e risorse (naturali ed umane) abbondanti per i bisogni della popolazione, quando il predominio militare e politico è divenuto troppo ampio nei confronti del mondo (espansione territoriale virtuale) il Paese si è esposto agli attacchi esterni ed interni. Il Giappone, ricco di popolazione e risorse umane (dell'ingegno) ma con scarso territorio, ha allargato i confini esportando l'eccedenza di risorse tecnologiche. La Cina, ricca di territorio, popolazione e risorse naturali, acquista tecnologia (risorse umane) e investe all'estero. Anche se il cammino dell'economia è in perenne assestamento ed evoluzione lo sviluppo di un paese è dato da un equo rapporto tra la popolazione, il territorio e le risorse naturali ed umane.
- se abbiamo due frattali: A, zona abbastanza produttiva (nord Italia); B, zona depressa (Sud): un aumento di produttività nel frattale A genererà ulteriore occupazione, maggiore reddito ed iniziative, con un complessivo aumento del pil; nel frattale B i fondi destinati ad aumentare la produttività procureranno illusorie aspettative di occupazione (stante l'enorme numero di disoccupati rispetto ai posti disponibili) seguite da inquietudini sociali che potrebbero far aumentare i reati, giustificati da ideologie politiche e reali bisogni della popolazione. Pertanto nel frattale A si renderà necessaria la facilitazione al credito aziendale, nel frattale B la formazione professionale finalizzata allo sviluppo di cooperative ed iniziative locali. Inoltre, se un frattale tipo A migliora il pil il beneficio si estenderà anche ai frattali confinanti, con sviluppo di iniziative locali, allargandosi a macchia d'olio per imitazione.

mercoledì 2 novembre 2011

Le colpe degli altri

L'attacco della speculazione contro le borse europee si è intensificato con perdite giornaliere intorno al 6%. I governi e gli economisti sono sgomenti e si interrogano sulle cause ed i possibili rimedi per evitare il tracollo. In bilico non ci sono solo la Grecia, la Spagna e l'Italia ma tutti quei paesi che, per effetto domino, non hanno una moneta forte. La stessa Repubblica federale tedesca, pur essendo l'unico paese con l'economia sana, ne soffrirà le conseguenze. I governi tacciono perchè sanno che in momenti come questi ogni dichiarazione sarebbe superflua e puramente di facciata.
Solo uno statista in Europa ha individuato le cause del disastro e annunciato che, a breve, presenterà i provvedimenti che il suo Paese adotterà per combattere la grave crisi: si chiama Silvio Berlusconi che, ancora una volta, ha perso un'occasione per stare zitto. Il nostro statista ha individuato nell'annuncio del referendum (proposto dal governo greco alla sua popolazione sui provvedimenti da adottare) le cause dello scossone che ha innestato il crollo delle borse.
E' proprio vero, è più facile accorgersi del granello nell'occhio degli altri che della trave nel proprio; pensi invece ai suoi tre giorni scaduti, dal ricevimento dell'invito delle autorità monetarie europee, ad adottare i provvedimenti suggeritigli o imposti.

lunedì 31 ottobre 2011

Sapere delle biblioteche

Le biblioteche conservano la ricchezza più grande dei popoli: la cultura globalmente intesa. Sono luoghi di ricerca, di mistero, di elevazione spirituale, di silenzio, di pace, di incontri. Sorgenti da cui l’uomo, per il suo desiderio continuo di conoscenza, vorrebbe attingere il più possibile per avvicinarsi all’infinito, che resta però sempre irraggiungibile, come un asintoto. Tanto è impossibile avere la presunzione di leggere tutto ciò che è stato scritto e pubblicato nel mondo, quanto inammissibile, di contro, trascurarlo completamente. Ciascuno dunque, tenendo conto delle proprie preferenze, percorsi individuali, selezioni cosa leggere, purché legga! Il che può essere favorito e attuato senz’altro in quel luogo accessibile a chiunque che è la biblioteca pubblica, aperta a tutti, per formarsi, informarsi, studiare; in essa sono a disposizione, per chi lo desidera ed è spinto da buona volontà, opere contenenti idee, riflessioni, pensieri, su cui si regge e cammina l’umanità.
Una problematica che spesso viene riscontrata a scuola è come suscitare il piacere della lettura negli allievi, circondati e attratti, si sa, dalle più facili e disparate distrazioni basate su input . La passione per il libro (cartaceo) dal punto di vista fisico e contenutistico, che si può scegliere, incondizionatamente, potrebbe insorgere proprio attraversando scaffali a vista per scovare nomi di autori o titoli, inizialmente su assegnazione, suggerimento degli insegnanti; a quel punto la curiosità potrebbe estendersi ad altri vicini che attirano l’attenzione per il colore, la voluminosità, l’antichità, o per la recensione sulla quarta di copertina. L’ingresso nel “granaio” del sapere potrebbe pertanto rappresentare un metodo di avvicinamento e di iniziazione alla lettura per i giovani. Fatta la scoperta, è formidabile il senso di libertà che si prova nel poter entrare in contatto con personaggi vivi o scomparsi che hanno lasciato la loro testimonianza fruibile per un miglioramento della società o per una messa in discussione di concezioni, teorie, sistemi di pensiero, scienze.
In biblioteca, generalmente, presenze cortesi e ben disposte orientano l’utente nelle sue ricerche, lo indirizzano verso i cataloghi cartacei, oggi anche online, spiegandogli come procedere, impartendo nozioni basilari di classificazione – uno dei più diffusi è il sistema decimale del grandioso Dewey –, informandolo sui servizi di prestito interno ed interbibliotecario, rispondendo a curiosità, quesiti, osservazioni. Il bibliotecario infatti non solo è colui che prende i libri e li ricolloca al loro posto, come ritiene l’opinio communis, ma anche un tecnico colto che deve saper gestire ed organizzare, sin dall’acquisto, il materiale librario, i periodici, con competenza nelle tecniche di catalogazione, di classificazione, in legislazione dei beni culturali, in altre discipline afferenti, a seconda della biblioteca in cui opera. Per questo il bibliotecario dovrà seguire dei percorsi di studio specifici e specializzanti, da rinfrescare frequentemente (soprattutto a livello informatico).
Un modello europeo di biblioteca pubblica che si distingue per funzionamento e management, grazie anche a politiche economiche mirate, è la British Library, che il nostro Antonio Panizzi, assieme ad altri valenti librarians inglesi, tanto ha contribuito a rendere immensa, maestosa, imperante, in breve a farla crescere. Qui convivono beatamente la preziosissima mole cartacea con ormai la diffusa digitalizzazione dei testi. Nei magazzini, file chilometriche di libri di qualunque genere, pregiati volumi accuratamente rilegati, pile di manoscritti consultabili da ogni cittadino, collocati su mastodontiche scaffalature tecnologiche, fanno della British una biblioteca aperta e a portata di mano per ognuno.
Tornando all’importanza della teca, essa è da considerare luogo di incontro non solo con scrittori, protagonisti, racconti e storie su carta, che comunicano sensazioni, emozioni filtrate dalla lettura, ma anche di socializzazione con persone reali. Altro che tana isolata! A tal proposito, è qui opportuno richiamare l’attenzione su come possa essere, tra l’altro, sapientemente declinata la cultura conservata negli scrigni contenenti tesori umani, che vanno solo che valorizzati e sostenuti con politiche idonee, volte al benessere generale dell’uomo. Un po’ com’è avvenuto, tanto per riportare un esempio, nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia in un indimenticabile evento dell’estate scorsa: una serata di tango argentino ha intinto di energia nuova la sublime arte in ogni forma espressa. L’antica Libreria Sansoviniana, lussuosa, magnificente, per una notte si è trasformata in sala da ballo, di napoleonica memoria, proponendo uno scenario sognante, magico, legato alla realtà per il leggero strisciare dei tacchi tangheri sui lucidissimi marmi levigati e per il ritmo musicale coinvolgente e conturbante.
Sulla scia passionale per ciò che ha il potere di nobilitare lo spirito, una riflessione: le biblioteche pubbliche, di cui il nostro Paese può vantare un cospicuo numero sul territorio nazionale, in questo momento arrancano per la sopravvivenza, e invece sono un patrimonio da accrescere, tutelare, proteggere perché conservano e tramandano appunto la cultura, di cui l’uomo ha quanto mai bisogno di nutrirsi, per allontanare e cercare di estirpare la diffusa ignoranza, madre della superbia, dello squilibrio e della discordia (scritto da Antonella Tennenini).

domenica 30 ottobre 2011

giovedì 27 ottobre 2011

Miscellanea

Il Vaticano è intervenuto nel dibattito sulla crisi mondiale e sull'intervento della banche auspicando una sola banca sovranazionale per svincolare gli aiuti dalla politica e dagli interessi di parte. Occorre un ente che sia al di sopra degli stati e delle persone, ha sentenziato il Vaticano, a cui far affluire tutte le risorse.
Vuoi vedere che si riferiscono allo Ior, la banca del Vaticano? Ha una ramificazione mondiale ed è estranea alla politica dei partiti e degli stati nazionali mondiali con un solo riferimento: espandere la sua invadenza  nel mondo.

Tra i provvedimenti in corso c'è il condono per coloro che non hanno pagato il canone Rai; non poteva essere altrimenti dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva invitato i cittadini a non pagarlo perchè l'ente radiotelevisivo distorce l'informazione e confonde l'opinione pubblica, essendo in mano alla sinistra. Forse avrebbe dovuto spiegare: nella sua sinistra mano, a cominciare dal tg1 di Augusto Minzolini.

L'alleanza di sinistra Pd-IdV-Sel è stata battuta alle regionali del Molise per qualche migliaio di voti dai berlusconiani. Dato che gli errori e le sconfitte sono sempre colpa degli altri la sinistra ha trovato il colpevole: Beppe Grillo che con il suo movimento ha ottenuto il 10% dei voti. Non si sono chiesti che se qualcuno prende i voti un  motivo ci dovrà pur essere.

La scorsa domenica in Val di Susa la popolazione ha protestato contro la tav (treni alta velocità) con una bella marcia nei boschi conclusa con il taglio di un metro di rete di recinzione del cantiere, sotto gli occhi accondiscendenti delle forze di polizia. Quindi tutti soddisfatti sono tornati a casa dopo aver compiuto un bel gesto simbolico. Diceva il comico romanesco Ettore Petrolini: al popolo piacciono le parole difficili ed i gesti plateali ... e poi è contento e canzonato!

Sul n. 3 del 2011 della Rivista Militare un articolo sull'alluvione di Valle Mosso nel 1968 cita il coraggioso capitano del 131^ reparto della Centauro che si prodigò nel salvataggio della popolazione e delle cose: la medaglia di bronzo al merito civile il demodoxalogo Valter Bay.

mercoledì 26 ottobre 2011

Il granello nell'occhio

Se l'Italia sta attraversando un periodo di crisi, specialmente economica, la colpa non è dell'attuale governo guidato dal cav. lav. Silvio Berlusconi, che sin dalla sua scesa in campo ha promesso e sostenuto di voler attuare riforme epocali, bloccate prima dell'infido alleato Gianfranco Fini che ogni volta si metteva per traverso ed ora per i veti della Lega e del suo capo Umberto Bossi. Qualcuno superficialmente o strumentalmente, per partigianeria politica, potrebbe obiettare che negli ultimi dieci anni Berlusconi ne ha governati otto, dimenticando la crisi delle banche, partita dagli Usa, e prima il crollo delle torri gemelle di New York.
Ma risalendo al deficit dello stato dobbiamo, obiettivamente, mettere in luce la riforma pensionistica proposta - ma guarda un pò - da quel leghista di Roberto Maroni, già ministro, e bloccata dalla galassia delle sinistre. Ed, ancor prima, dobbiamo risalire al governo di Bettino Craxi e del suo ministro Maurizio Sacconi (la cui moglie è direttore generale di Farmindustria) tuttora ministro anche con il Cavaliere, come tangibile esempio di una continuità storico-politica di annunciatori (ma solo tali) di riforme. A meno che per riforme epocali, come quelle chieste dalla Bce, non si intendano solo quelle sulle intercettazioni o di alcuni aspetti della giustizia.
La colpa è sempre degli altri, lo sappiamo fin da bambini quando combinavamo qualche marachella. Di colpa in colpa possiamo risalire a Adamo ed Eva e, forse, nemmeno a loro ma a quel diavolaccio rosso vestito da serpente.

martedì 25 ottobre 2011

Giudizi ed opinioni

L'opinione pubblica o sociale riflette generalmente l'emotività della gente interpellata, l'opinione dei pubblici l'interesse della categoria. L'opinione è una moneta di scambio di cui nessuno può fare a meno.
(dal "Dizionario Antibballistico" di Pitigrilli, Sonsogno editrice Milano)

lunedì 24 ottobre 2011

Mistificatori

Quando sento qualcuno proclamare che ha l'opinione pubblica dalla sua parte o che il popolo è con lui penso al seguente aforisma di Pitigrilli, un illustre scrittore dei primi del Novecento. La massa ed il consenso serve ai furbi per  farsi i loro affari a spese del popolo credulone.
(dal "Dizionario Antibballistico" di Pitigrilli, editrice Sonsogno Milano)

domenica 23 ottobre 2011

Avviso

Alcuni imprevisti ci costringono a saltare la
                                                             regolarità dei commenti.

sabato 22 ottobre 2011

Apparenza e realtà


Con la fine del dittatore libico si è confermata una svolta nelle relazioni internazionali. Se, per ipotesi, si scoprisse che in uno stato africano, o in altra parte del mondo, ci fossero degli enormi giacimenti di risorse naturali necessarie ai paesi industrializzati basterebbe proclamare che quello stato non è retto da una democrazia, quindi finanziare, addestrare ed armare dei contestatori locali (tanto si trovano sempre) ed infine bombardare i punti strategici per agevolare l'insurrezione dei rivoltosi. Tutto con il beneplacido del consesso internazionale, ma tale nuova visione degli interessi degli stati più forti potrebbe, un giorno, trovarsi di fronte ad una potenza più agguerrita di tutti che potrebbe intervenire a sostegno della sua religione di stato o etnia non sufficientemente valorizzata, a suo dire, nel paese ospitante.
La manifestazione di sabato 15 a Roma ha fatto la fine che tutti conosciamo, ben poche persone (o nessuno) ricorda i motivi per cui era stata indetta ma tutti ricordano i danni causati dai black bloc. I teppisti disturbatori hanno così raggiunto il loro scopo: far dimenticare le ragioni di una manifestazione di popolo contro la finanza mondiale e dare l'appiglio a quanti ritengono che la piazza è eversiva e quindi i cortei vadano vietati. Il che equivale a dire: non disturbate i veri poteri, cioè il governo e le banche.
C'è uno statista che ha detto di essere l'imprenditore più bravo di tutti però è conosciuto come uno che va a puttane. C'è un politico intellingentissimo, dicono i suoi fans, però nello scegliere un candidato, alla carica di governatore della Banca d'Italia, si basa sul luogo di nascita e non sul merito e la professionalità, inoltre rivolge gestacci e parolacce ad amici e nemici. E' un nuovo modo di far politica o è una cattiva politica?
(l'aforisma di Pitigrilli è tratto dal "Dizionario antibballistico", Sonsogno editrice, Milano 1953)

martedì 18 ottobre 2011

Black Bloc

Negli anni settanta, al convegno promosso a Roma dall'European Youth Press Federation, sostenemmo la tesi che "non esisteva una crisi della gioventù ma una gioventù nella società in crisi". Fu un periodo di parecchie contestazioni da parte di giovani imbevuti di ideologie estremiste (ma veritiere) e di dissertazioni filosofiche come quella di Marshall McLuhan. Contestazioni, anche violente, sia in Europa che in Usa. Ogni rivolta di piazza trova sempre dei finanziatori e degli organizzatori che vi trovano il loro rendiconto. Ai governi offrono l'alibi per scaricare sui facinorosi  le difficoltà della politica e distrarre i cittadini dalle vere inadempienze politiche, per la finanza ed i monopoli industriali l'occasione per invocare regimi più restrittivi, per qualche politicante l'occasione per mettersi in mostra ed iniziare una brillante carriera, ecc. Anche molti organizzatori affabulatori, distintisi negli slogan di piazza, hanno fatto una bella carriera da intellettuali passando dalla parte del nemico, cioè al servizio dei poteri forti.
I malumori sono ricorrenti e così le contestazioni, ma quando alle provocazioni culturali giovanili si aggiungono reali motivi di malessere cittadino, causati dalle ristrettezze economiche (precari e disoccupati), dall'insufficiente aiuto dello Stato (scuole, sanità, e così via), dall'impunibilità e sfrontatezza di corrotti e corruttori, la rivolta può sfociare in vere e proprie lotte di classe che non si fermano con le forze di polizia ma con una politica equa e solidale.
Una volta le guerre erano fra le varie signorie, poi fra gli stati, quindi tra gruppi di stati contro altri gruppi. Con la seconda guerra mondiale abbiamo conosciuto la guerriglia partigiana, con le successive guerre (o missioni di pace) i kamikaze. Indignati, black bloc, buoni e cattivi, sono tutti aspetti della stessa medaglia: sintomi di una società in crisi che non si cura con le chiacchiere.
Un fenomeno che si innesta nella globalizzazione, quindi destinato a crescere. Purtroppo in modo violento con lo scontro tra generazioni entro le cerchie urbane, poichè calamiterà gli scontenti, i delusi, gli arrabbiati (magari per motivi amorosi); tutte quelle persone che covano il desiderio di esprimere la loro violenza (giustificata dalle ideologie) a risarcimento di quanto patito. Per questo motivo è un movimento invisibile e pericoloso che i soliti finanziatori ed organizzatori aspettano al varco per farne  strumento dei loro interessi.
Secondo lo scrittore del Novecento Pitigrilli se due auto si scontrano e i guidatori vengono a diverbio o alle mani ci sono sempre dei passanti che, non avendo visto nulla, prendono posizione per l'uno o l'altro così come una qualsiasi persona arrabbiata, per motivi suoi, si sfoga dando un'ombrellata in testa ad uno dei contendenti.

lunedì 17 ottobre 2011

Imposta sulla casa

Al governo servono soldi, la manovra finanziaria approvata non è sufficiente: ecco allora rispuntatare l'idea di far pagare nuovamente l'Ici (imposta comunale sugli immobili) anche sulla prima casa. Quella casa che il normale cittadino si è fatto con una vita di sacrifici e tante cambiali con le banche. Ma, per la ragion di stato se servono risorse economiche per pagare gli stipendi, i vitalizi e i benefit ai politici (dai parlamentari ai consiglieri comunali) si è sempre tosato il popolo. Avendo ormai ridotto all'osso gli introiti (dal salario del dipendente ai profitti del commerciante) non è rimasta che l'abitazione quale reddito virtuale da rispolverare attraverso l'Ici. In nome dei sacrifici che tutti dobbiamo sopportare per la ragion di stato.
Però, se non sbaglio, ici ed iva per gli edifici considerati storici (castelli, ville, ecc.) hanno un trattamento di favore e così i palazzi di quelle congreghe religiose o politiche (conventi, appartamenti, alberghi, uffici, sedi di organizzazioni che svolgono "attività politica, religiosa, sociale e culturale") anche se nell'immobile sono ubicate agenzie di viaggio, librerie, circoli ricreativi, residenze in affitto, ecc; tutte attività "commerciali" che, oltretutto, fanno concorrenza sleale (non pagando le imposte) al mondo produttivo regolare.
Che dire poi di quelle vere e proprie ville, con tanto di piscina dichiarata abbeveratoio per i cavalli, considerate casolari di campagna in quanto fuori dalla cerchia urbana e suburbana? Non sarebbe più equo e solidale rivedere i benefici economici degli immobili esentati o favoriti prima di ritornare all'imposta sulla prima (ed unica) casa?
Mi piacerebbe sapere il parere dei lettori.

venerdì 14 ottobre 2011

Demodoxaloghi

Il demodoxalogo Francesco Bergamo, direttore dell'agenzia stampa online Informatore Economico Sociale (http://www.demodossalogia.it/, si trova a bordo della nave Aretusa della Marina Militare italiana per girare un documentario sulle attività idro-oceanografiche.

Di seguito riproduciamo le copertine di alcuni libri della decana dei demodoxaloghi Dora Drago Lopez Jordan, laureata in lettere alla Sapienza di Roma e diplomata al corso di Giornalismo all'università per gli studi sociali Pro Deo (ora Luiss), che sin dalla fondazione aderisce alla Sidd e ne segue l'attività.






mercoledì 12 ottobre 2011

LX Riunione della Sips



L'intervento demodoxalogico alla LX Riunione della Sips a Bologna nell'ottobre del 1989 ove sostenemmo "...dall'era agricola ove la figura centrale della storia era l'uomo singolo (condottiero, studioso, profeta) che creava seguaci, indicava nuove frontiere, modificava l'ideologia e il comportamento sociale del tempo, assurgendo alla figura di eroe, con la società industriale si è passati al contributo della folla quale protagonista di cambiamenti sociali,  spesso impetuosi ed imposti dalla presenza attiva e corale delle folle [...]  i massmedia hanno sostituito la presenza umana sul luogo degli avvenimenti privandola del ruolo di protagonista dell'azione [...]  l'uomo da protagonista è diventato strumento dell'immagine di se stesso [...]  poichè l'uomo non comunica più direttamente  ma attraverso gli strumenti del comunicare".

lunedì 10 ottobre 2011

Su Google

Due post apparsi su Google a proposito della filosofia demodoxalogica: uno sul sito dell'Ordine nazionale dei giornalisti, l'altro sull'agenzia online Gsa Master.

sabato 8 ottobre 2011

Forza Silvio!

L'economia va male, sono in molti a dire che gli stranieri non investono più in Italia per colpa di Silvio Berlusconi che sta gettando discredito, con il suo comportamento libertino, sul Paese. Il peso maggiore nell'addossare al nostro premier  tutte le colpe e i vizi e però delle televisioni e dei giornali che, ogni giorno, pubblicano pettegolezzi o intercettazioni, col risultato di spaventare gli investitori esteri. Quindi, risalendo alla fonte, la vera colpa è dei giornalisti e dei magistrati che si servono delle intercettazioni del presidente con i trafficanti o delle sue disavventure con le escort. Allora, se le cose stanno così basterà abolire per legge le intercettazioni e punire i giornalisti ed i blog che diffondono tali notizie. E l'economia italiana tornerà a rifiorire, forza Silvio gli amanti della gnocca sono con te e con il tuo nuovo partito!

venerdì 7 ottobre 2011

La voce muta

Nel saggio "La voce muta. Analisi dell'Opinione sociale nel dopoguerra" (ed. Ecig Genova 2009) Mascia Ferri,  tra l'altro ha esaminato i rapporti intercorrenti tra l'opinione pubblica, l'informazione e la democrazia compiuta; un tema caldo, oggetto da sempre di critiche e commenti, in quanto il bilanciamento tra politica, informazione e cittadini concorre a formare e garantire un Paese democratico ma, purtroppo, una delle tre forze prevale sempre sulle altre e l'opinione pubblica (i cittadini) non sono mai dalla parte vincente.
L'autrice sostiene che occorre ridefinire il concetto di opinione pubblica per comprenderne il ruolo, anche in considerazione degli sviluppi che la Rete comporta. Ma per far questo occorre prima superare "due impostazioni pregiudiziali e contraddittorie: una che attribuisce alla stampa il ruolo di portavoce e di formatore dell'opinione pubblica; l'altra che considera i cittadini soggetti politicamente competenti che esprimono un'opinione sempre corrispondente alla loro volontà".
Su questo dilemma si incentrano le riflessioni della Ferri che vede nell'influenza dell'informazione un contributo (fornendo il materiale) alla formazione delle idee, e quindi all'elaborazione di un'opinione, come conseguenza del risultato di processi cognitivi complessi ove la diretta esperienza "ha molto più peso della visione o lettura" del fatto stesso. Formazione dell'opinione pubblica che, in una società democratica intesa come un insieme di procedure da rispettare, rende gli individui cittadini attivi "col fine ultimo di produrre un miglioramento economico, politico, emozionale", reso possibile da una qualità di informazione accompagnata dalla pluralità, accessibilità e trasparenza.
Mentre come demodoxaloghi concordiamo sulla diffusa incompetenza, o preparazione culturale, dei cittadini nel valutare le opzioni politiche riteniamo che il giornalismo (nel suo insieme: radio, stampa, tv, internet) ha concorso e ancora concorre a formare l'opinione di coloro che seguono costantemente una determinata emittenza o testata di carta stampata, proprio in virtù di quel processo cognitivo pilotato dai proprietari dei canali dell'informazione. Un processo di informazione di idee che passa dagli strumenti agli utenti (pubblico) e da questi alla restante popolazione con una dialettica di scontro tra opposte opinioni che, in questo caso, chiameremo "pubbliche" in quanto espressione di determinati pubblici: i tifosi dei vari schieramenti.
Ben diverso il caso di quell'opinione pubblica risultante dai sondaggi campionari o sbandierata per fini politici o altro, che non è la risultante di specifici agglomerati di persone definiti pubblico ma la media statistica di un insieme di universo disomogeneo, se il sondaggio è correttamente svolto, quando addirittura non falsato per necessità politico-economiche del committente.
Per la ricercatrice le "strategie politiche, veicolate dai mezzi di comunicazione, dovrebbero passare in secondo piano rispetto a un'informazione il cui compito sarebbe di indurre partiti e Parlamento a vagliare le proposte provenienti dalla società civile." Strategie, invece, passate come opinione pubblica del "popolo passivo" (i cittadini che non esercitano l'azione diretta di governo) in contrapposizione o appoggio al "popolo attivo" (coloro che esercitano la rappresentanza politica). L'Italia  è un Paese democratico che sancisce il principio della libertà di stampa, ma "ciò non implica un automatico riconoscimento del valore dell'opinione pubblica nel processo decisionale". Ecco allora il tema di fondo di Mascia Ferri che si appella alla Costituzione quando afferma che "Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente" e che "La sovranità appartiene al popolo" ma come attuare i due principi se non attraverso "regole che implicano un rapporto di relazione stabile attraverso la libera informazione, la libera comunicazione e la libera partecipazione"?
Su questo tema si inserisce il declino della carta stampata e la crescente informazione tecnologica dei media digitali per definizione rappresentati da Internet in un quadro ove i mezzi di comunicazione svolgono un ruolo sussidiario e talvolta persino sostitutivo delle istituzioni (partiti e parlamento) che nel passato mediavano tra il potere e il popolo. I nuovi media non sono la panacea per un risveglio della democrazia, anche se negli Usa hanno svolto un certo ruolo, ma è la buona informazione che crea consapevolezza nell'uso delle nuove tecnologie e partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
"I media, da soli, non possono produrre una comunicazione efficace per la formazione di un'opinione pubblica democraticamente intesa, e non hanno neppure interesse a farlo, così come interesse potrebbe non averlo persino il mondo della politica. - conclude la Ferri - La debolezza dei cittadini di fronte al tema dell'informazione è perciò questa: essi non possono interamente demandare un ruolo che dovrebbero svolgere anche in prima persona". In attesa della democrazia compiuta anche nel nostro Paese la ricercatrice suggerisce i Press Councils adottati all'estero.