lunedì 28 febbraio 2011

Michele Marotta

Tre anni orsono è venuto a mancare l'emerito professore di sociologia Michele Marotta che i demodoxaloghi della Sidd hanno avuto il piacere di averlo quale nume tutelare nei nostri convegni.
Riportiamo il ricordo che pubblicammo sul sito "Opinione Pubblica" a testimonianza di una presenza ancora viva tra noi.



mercoledì 23 febbraio 2011

Il punto politico

Nella trasmissione televisiva Omnibus, del canale LA7 del 20 scorso, il noto giornalista economico Oscar Giannino ha affermato che "i salotti buoni" e "quattro giornali" tessono una loro politica in alternativa a Silvio Berlusconi spaziando da Niko Vendola a Luca Cordero di Montezemolo.
Possiamo supporre, con una buona dose di verità, che i quattro giornali siano La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa e L'Espresso, notoriamente di proprietà di gruppi industriali importanti, mentre i salotti buoni siano quelli frequentati da industriali, imprenditori, finanzieri (per altro nella proprietà dei citati giornali) e vari politici di alto calibro quali il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e Gianfranco Fini.
Lo scorso dicembre Berlusconi era dato per spacciato perchè così si vociferava nei salotti e traspariva dai quattro giornali, ci credette anche Fini che accelerò il reclutamento di deputati verso il nascente Fli. Ma Berlusconi ha dimostrato di essere ancora un leone, seppure ferito in modo grave, e di non voler abbandonare la presidenza del Consiglio. Ma la partita non è finita e, temiamo, che si trascinerà verso una fine che si dilaterà nel tempo, con gravi ricadute sul lavoro parlamentare, del governo e - in definitiva - a danno dell'intero Paese.
Le velleità degli oppositori di Berlusconi di ritornare al proporzionale sono sfumate pertanto alle prossime elezioni politiche si voterà con l'attuale "porcata", come definito dallo stesso autore l'odierno sistema elettorale: scelta delle persone da eleggere da parte delle segreterie dei partiti con la graduatoria di coloro che dovranno essere eletti. Il ritorno nel Pdl da parte di qualche finiano, al di la delle dichiarazioni di facciata, denota la paura dei parlamentari che hanno aderito al Fli di non essere rieletti. Infatti, rispetto ai sondaggi sull'intenzione di voto degli italiani, il numero di coloro che vorranno essere ricandidati è ben superiore rispetto al numero di coloro che potranno essere rieletti in seno al Fli; inoltre la scelta della graduatoria preferenziale sarà fatta dalla segreteria e non tutti hanno la certezza di ritornare in Parlamento. Da qui l'ostilità verso la dirigenza nominata da Fini e il ritono nella casa di "papi" che, come è noto, è buono di cuore e "sistema" tutti coloro che gli sono vicini.

martedì 22 febbraio 2011

La svolta è matura

Quasi tutte le idee nuove, nella politica come nell'economia o sul piano culturale, non sono subito accettate dalla società. In qualsiasi paese del mondo si procede in base al costume locale basato sulla tradizione che, a sua volta, si forma per imitazione, spesso inconsapevole, sin dall'infanzia nell'osservare i grandi. Qualche futurista percepisce il nuovo e, o per esibizionismo o per predisposizione, si pone in gioco rompendo la tradizione (dall'auto non più nera all'aborto, dalla delocalizzazione industriale all'uso del proprio corpo, e così via, in un crescendo sempre più vorticoso).
Una volta che la novità è entrata nell'uso della categoria sociale più in vista diventa un bene appetibile, proprio per effetto dell'imitazione, da parte della rimanente società, si pensi all'effetto casa illustrato nel post del 18 scorso. Conseguentemente muteranno le aspettative, i valori ed i comportamenti, con la richiesta di adeguamenti legislativi. Ma tra i primi utilizzatori dell'idea o del bene e il consumo di massa passano parecchi anni, a volte decenni, come spiegato da Antonella Liberati nel post del 7 gennaio.
Per la legge di David Hume un effetto è conseguente al precedente se la causa che ha provocato l'effetto si è verificata prima. Da qui una catena di avvenimenti apparentemente slegati tra loro ma "conseguenti" l'uno all'altro poichè ciascuno sarebbe l'effetto causato dal precedente. L'uso di massa della televisione da parte della società ha portato in secondo piano l'informazione cartacea riversando sul piccolo schermo la fonte primaria della visione del mondo e, dato che le informazioni arrivavano dentro casa e potevano essere consultate stando anche in pigiama, l'importanza della piazza (della moltitudine che si vede e si conta) si era ridotta alle adunate promosse dalle organizzazioni più forti, anche economicamente.
Col passare degli anni gli utenti della tv hanno affinato il consumo critico dei programmi, grazie proprio ai dibattiti e ad un innegabile pluralismo delle reti, anche se modestissimo e non completamente differenziato. La criticità e l'avvento di internet hanno aperto una fonte nuova di informazioni e correlazioni con il mondo e le più esagerate novità, consentendo, per di più, di poter esprimere il proprio parere. Da qui il decadimento della tv come strumento di formazione primaria dell'opinione pubblica e la rivalutazione della piazza, come luogo di incontro fra chi la pensa allo stesso modo.
Siamo agli inizi ma il ritorno alla piazza, al fare politica, a contarsi, è destinato ad ampliarsi e avere ricadute sulla politica tradizionale e su quel 40% di elettori che si dichiara nauseato dell'attuale sistema politico. Qualcosa di nuovo verrà prendendo alla sprovvista la vecchia classe dirigente che sarà spazzata via come avvenuto con tangentopoli, ove solo pochi si salvarono.

lunedì 21 febbraio 2011

L'inizio di una nuova civiltà

Ci stiamo incamminando lungo un percorso che ci porterà verso una civiltà diversa dall'attuale poichè ogni civiltà, dopo aver assimilato i tratti di quella precedente, è destinata ad essere assorbita o modificata dalla successiva. Così è avvenuto nel corso dei secoli, in  Lineamenti di sociologia dell'emigrazione (editore Istituto bibliografico Napoleone, Roma 1987) ho riportato le considerazioni del The Hundson Institute, secondo cui "alle sette grandi civiltà che esistevano nel 1500: l'occidentale, la musulmana, l'indiana, la cinese, l'inca, l'azteca e la russo-bizantina, oggi stiamo andando verso una sola civiltà che, da quella classica fondata sulla schiavitù come strumento di espansione e controllo economico, è passata attraverso il sistema feudale (970-1270), il capitalismo commerciale (1440-1700) e l'industrialesimo (dal 1730 alla fine della seconda guerra mondiale)".
Attualmente sopravvivono tre civiltà: l'occidentale, la musulmana e la cinese, ma i recenti avvenimenti nei paesi arabo-africani sono il segnale della fine della civiltà musulmana, così come avvenuto con la russo-bizantina dopo la caduta del muro di Berlino. Fermenti inizialmente innestati dalla diffusione della televisione che ha mostrato la vita dei "ricchi" occidentali, il flusso dei turisti e, infine, l'avvento di internet. E' da notare che l'export italiano di intimo femminile nei paesi arabi è da anni al primo posto, un segnale di mutamento, in seno alla famiglia, della condizione della donna velata.
Un altro segnale di inizio di una nuova age sono i matrimoni sempre più numerosi di europei tra loro e con popoli diversi (continente americano, paesi mediterranei ed orientali). Ci vorrà ancora qualche anno per un definitivo decadimento musulmano ma il futuro è segnato: l'incontro tra l'Occidente e l'Oriente indo-cinese.

lunedì 14 febbraio 2011

I meriti di Berlusconi

Se Silvio Berlusconi fosse rimasto un imprenditore, invece di scendere in politica, avrebbe potuto fare nelle sue ville tutte le feste possibili ed immaginabili senza essere disturbato da qualche magistrato inquirente. Non è il solo in certi tipi di festini, tantè che il numero delle escort cresce di anno in anno con massicce presenze provenienti dall'Est e dal Sudamerica.
Essendo un personaggio in vista, anche sul piano internazionale, avrebbe dovuto avere una maggiore cautela nell'invitare nelle sue proprietà e gratificare quelle che una volta si chiamavano cortigiane, poi prostitute ed ora escort, per giunta minorenni. E' così incappato nelle maglie degli inquirenti che, insieme ai suoi avversari, non apettavano altro che un passo falso. Il fatto è che chiunque occupa una posizione di rilievo nelle istituzioni, in virtù del suo ruolo pubblico, rappresenta un esempio di comportamento per la nazione e i suoi cittadini; la classe dirigente è tale perchè, tra i suoi compiti, c'è quello di tracciare le linee etiche nei rapporti tra cittadini e stato e nella conduzione dell'amministrazione ma anche nella vita personale. Un esempio tangibile di correttezza da fungere da esempio ed imitare, in consonanza con i valori dichiarati e perseguiti dallo Stato.
Berlusconi, trascinando il suo apparato politico-mediatico, rifiuta l'inquisizione trincerandosi dietro la privacy, una cosa sono gli atti politici un'altra vizi e virtù private. Le intercettazioni sarebbero illecite anche se attivate in seguito al mandato di un giudice che le concedesse in presenza di probabili reati, se non fossero reati probabili ma certi non sarebbero necessarie le intercettazioni per acquisire gli accertamenti. Troppe intercettazioni? Quale altro percorso indiziario è possibile? I testi delle trascrizioni arrivano ai giornali ma chi li manda? In più di un tribunale è stata violata la documentazione raccolta ma non per questo dobbiamo abolire le intercettazioni. D'altra parte chi si lamenta di andare sui giornali manifesta di temere rivelazioni compromettenti, cosa che non accade ai normali cittadini perchè oltre a qualche parolaccia o frasi amorose all'amica di turno non hanno altro da rimproverarsi. Chi teme i ricatti o la giustizia sà di aver commesso illeciti: ne affronti quindi le conseguenze!
Sino alla caduta della prima repubblica i politici più in evidenza erano studiosi che provenivano dalla gavetta e dalle scuole dei partiti, o da lunghi periodi di riflessione politico-sociale. Sia tra i democristiani che tra i comunisti o socialisti. Con Berlusconi si è affermato il concetto della vera sovranità del popolo che, in quanto portatore di tale diritto, può adire o inviare in Parlamento, da un giorno all'altro, qualsiasi personaggio preso a caso nella strada, anche se senza istruzione, professione o con carichi pendenti. Cioè non è più richiesta (perchè non ci sono più i partiti) la conoscenza di quel minimo di nozioni per distinguere una legge da un'ordinanza, un comma da una relazione. E' il primo merito (per chi lo considera tale) di Berlusconi: l'antipolitica del politicante. Comportamenti, parole ed esempi una volta non consoni per chi occupava posti di rilievo nello Stato, ove - specie sul piano internazionale - ancora vige una precisa formalità. Berlusconi ha inventato la nuova scienza della politica: in nome del popolo qualsiasi incompetente potrebbe insediarsi a palazzo Chigi per dirigere le sorti del Paese.
L'altro merito è quello che, dopo secoli di osservanza dei dettami della Chiesa, ha aperto la strada alla liberazione sessuale, all'ipocrisia e alla realizzazione di nuovi valori, improntati sul successo, la ricchezza e la soddisfazione fisica, per altro già in incubazione con l'avvento della globalizzazione.

venerdì 11 febbraio 2011

Si fa ma non si dice

Nei primi anni del '900 tra le cantanti più in voga c'era Milly che, si mormorava, avesse un'affettuosa amicizia con un membro della casa reale, la sua canzone più nota aveva il ritornello "si fa ma non si dice". Era lo specchio dei tempi, un'italietta puritana in quanto ancora legata alla Chiesa ma tendente all'emancipazione sociale e femminile propria dell'Europa matura. Da allora è sempre stato così, le coppie anomale generavano turbativa (si pensi alla vicenda del ciclista Fausto Coppi con la dama bianca) e il mondo degli affari e della pubblica amministrazione erano torri d'avorio precluse ai non addetti. La televisione ha dato una svolta presentando la realtà sociale purgata dall'ipocrisia e dal riserbo burocratico contribuendo a modificare il costume.
Nonostante ciò alcuni settori della politica e dello Stato ancora difendono la segretezza del loro operato pubblico e, anzi, negano l'esistenza dei fatti sostenendo di non esserne a conoscenza o di non aver avuto sufficienti informazioni in proposito. E' una prassi internazionale quella di ricorrere al segreto di stato, di negare l'evidenza o di far tacere i reporter.
Il quotidiano di Venezia, il Gazzettino del giorno otto di febbraio, ha pubblicato le dichiarazioni del giornalista afgano Yaqub Ibrahimi scappato dal paese temendo per la sua vita in seguito a quanto scritto: la guerra dirotta i soldi degli aiuti a pochi ras e non per la ripresa del paese, alimentando tensione e terrorismo. Orbene le stesse cose erano state pubblicate un anno fa dall'agenzia Informatore Economico Sociale, diretta dal demodoxalogo Francesco Bergamo, che intervistò due rifugiati politici afgani. Un caso di politica internazionale ove non si dice quello che realmente accade.
Il giorno 11 gennaio codesto sito dette notizia di quei pastori sardi, sbarcati a Civitavecchia per recarsi a Roma a protestare ma che furono malamente fatti risalire sulla nave. In Sardegna esiste il più grande poligono militare d'Europa con un impressionante numero di decessi e malformazioni di uomini e animali per una vastissima area intorno alla zona militare. Le autorità militari hanno sempre smentito l'esistenza di esperimenti e bombe all'uranio impoverito anche in evidenza di decessi. Il 9 febbraio Striscia la notizia ha documentato l'esistenza di esercitazioni con bombe chimiche. Nelle gerarchie militari ancora vige il detto "si fa ma non si dice".

giovedì 10 febbraio 2011

Riformare la giustizia

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, denuncia in continuazione all'opinione pubblica che "è perseguitato dai magistrati" manifestando un evidente stato di timore per eventuali sentenze a lui sfavorevoli, eppure, come dichiara, è assolutamente estraneo ai fatti supposti dalle procure; è innocente!
Tralasciando le dichiarazioni di innocenza in quanto fanno parte di tutte le sceneggiate giudiziarie di qualsiasi imputato, reo o innocente, quello che preoccupa è il fatto che il capo del governo e quindi l'uomo politico con più poteri (propone persino il ministro della Giustizia) ha paura dei verdetti della Magistratura in quanto non li ritiene giusti poichè motivati da accanimento contro la sua persona; quindi implicitamente dice che le sentenze in Italia possono essere pilotate.
Se ha paura per una eventuale sentenza ingiusta il capo del governo (e quale capo) che può permettersi i migliori avvocati, cosa devono temere i normali cittadini di questo Paese?
Nei giorni scorsi  Striscia la notizia ha fatto rivedere il filmato ove il dirigente della Rai, Fabrizio Del Noce, ha tolto dalle mani di Valerio Staffelli il microfono per darglielo con veemenza in faccia. Orbene un giudice ha sentenziato che il colpo è stato accidentale in quanto Del Noce stava restituendo il microfono; mentre nel filmato si vede chiaramente l'atto volontario di colpire. La sentenza del giudice si è basata sulle dichiarazioni di due avventori del locale (evidentemente menzognere o testimoni non oculari) e non sul filmato (molto probabilmente non visto).
La disfunzione della Giustizia italiana è tutta qui, testimonianze false, documentazioni non esaminate o non accettate, nomina o trasferimento di magistrati  con verdetti in corso, scelta da parte del tribunale delle cause da esaminare lasciando indietro altre sino alla prescrizione, rinvii su rinvii delle udienze, credito a una pletora di testimoni (di parte) che ritardano l'accertamento a scapito delle carte da esaminare. Intervenire su queste poche cose già sarebbe una riforma in favore di chi chiede giustizia, non gravando oltretutto sul bilancio del ministero. Ma, forse, è la riforma che non si vuole in quanto lasciando le cose così come sono i suggerimenti dei superiori o da poteri fuori dal palazzo giudiziario si camuffano meglio con lo stato di disfunzione generale.

martedì 8 febbraio 2011

Angelo Olivieri

Venerdì scorso abbiamo riprodotto due disegni dell'umorista  Angelo Olivieri, tratti dalla pubblicazione Il Sole  edita negli anni '60 dello scorso secolo  da Semerano. Fu la prima pubblicazione, sotto forma di libretto, dell'allora giovane vignettista; una raccolta di disegni aventi come tema il sole, dedicata alla figlia Isotta. Dell'autore avevo perso le tracce  ma conservavo con cura  il libricino con la dedica "al vecchio caro Giulio". Un amico mi ha informato che Olivieri ha pubblicato altre vignette tematiche  come La lampada di Saladino, la satira degli arabi sulla Guerra del Golfo (ed. Dedalo 1991) di cui alla copertina a fianco. Ho quindi appreso che l'autore ha pubblicato su molti giornali umoristici dal Travaso al Male. Storico della storia della satira ha firmato alcuni libri, tra i quali Sorridarnosc (ed. Il Male 1982), L'imperatore in platea (ed. Dedalo 1986) la storia dei giornalisti e dei vignettisti del Marc'Aurelio passati con successo al cinema, Le stelle del Varietà (ed. Gremese 1990) una carrellata dal 1936 agli anni '60. Ha pure ideato mostre, satiriche e non, presso la Biennale di Venezia e il Premio di Satira di Forte dei Marmi. Tra il 1976 e il 1979 ha diretto il museo della caricatura di Tolentino.

lunedì 7 febbraio 2011

Fare politica

L'immagine riproduce la copertina del settimanale L'Asino del 1 maggio del 1904, al suo tredicesimo anno di vita. Uno dei tanti periodici della cosiddetta sinistra del primo Novecento, che hanno contribuito a sviluppare la partecipazione alle vicende sociali e la crescita della classe operaia attraverso le cooperative sociali, il partito socialista e poi il partito comunista; sino all'avvento del fascismo e poi nell'immediato dopoguerra. 
Nell'immaginario collettivo è rimasta ancora la visione dei giornali come vessilliferi di idee, educatori e formatori di una classe sociale, come è stato sino alla metà dello scorso secolo. I fatti e le idee appresi dalla stampa venivano discussi all'osteria e in famiglia stimolando la partecipazione all'attività politica, attraverso il voto o, addirittura, l'iscrizione al sindacato o ad un partito. Ma, oltre ai giornaletti della sinistra esistevano anche quelli "neutri" o della borghesia, che non aveva bisogno di fomentare la piazza o organizzare apparati politici di sostegno: l'espressione politica del voto era riservata solo agli uomini non analfabeti, cioè alla borghesia che era al potere; il popolo ignorante poteva solo manifestare il suo malumore in piazza, ma con discrezione e sino all'arrivo dei carabinieri. Poi ci fu la grande svolta del suffragio universale e nel dopoguerra, con il governo di Alcide DeGasperi, la possibilità del voto fu estesa alle donne.
Prima dell'avvento del fascismo la pattuglia dei socialisti riuscì a varare varie riforme in favore della classe operaia, nel dopoguerra la sinistra socialista e comunista (l'opposizione più forte) riuscì a trovare un accordo con l'egemone Democrazia Cristiana (che non ha mai rappresentato, nel suo insieme, la classe borghese) su varie leggi in favore dei braccianti, degli operai e delle famiglie numerose.
Ma tutto quello che, nel tempo, i partiti democratici sono riusciti a fare in favore della classe operaia non ha intaccato i poteri della borghesia, o di quella parte della borghesia che ha sempre detenuto il vero potere. Basta scorrere l'elenco dei parlamentari dall'unità d'Italia ad oggi: ricorrono sempre gli stessi cognomi che, tra padre, figlio e nipote, hanno solo cambiato la casacca. Qualche comunista ha avuto il padre federale o lo zio prefetto mussoliniano ma la famiglia è sempre stata un punto di riferimento territoriale.
Il fatto è che, sino all'avvento di Bettino Craxi e in modo particolare nelle piccole città di provincia, si è perpetuato il modo di scegliere gli amministratori politici nelle mura ovattate dei salotti "buoni". Gli eredi della nobiltà, i monsignori, i proprietari terrieri, i banchieri, gli immobiliaristi e gli industriali "sceglievano" il candidato da proporre, secondo logiche rispondenti ai loro interessi. Ove il candidato era, spesso, scelto nell'ambito della parte politica opposta ma "garantito" da uno o due rappresentanti del cartello borghese.
Per accrescere l'amicizia, foriera di buoni affari, ci sono sempre state cene, the, balli e scambi di vedute (o di figurine) nei palazzi e nelle ville dei veri detentori del potere, è la politica delle relazioni pubbliche! A Roma ancora si ricordano le cene politiche dall'onorevole Renato Angiolillo, fondatore del quotidiano  Il Tempo, o quelle che si svolgevano nella residenza marina di un conte, quali antesignane (anni 50-60) dei bunga bunga di Arcore, ove si scambiavano le consorti o le amiche di turno (assai di moda in quegli anni), finchè una sera, nel corso di una festicciola, il padrone di casa uccise la moglie è si suicidò. Fu un atto di gelosia, scrissero i rotocalchi, in quanto la consorte si era troppo appassionata al gioco passando da questo a quel commensale; qualcuno però disse che l'anfitrione era indebitato e che le feste coprivano, in realtà, spartizioni a tavolino di appalti e nomine negli enti pubblici.
Negli anni seguenti anche i socialisti si buttarono a capofitto nelle cene di lavoro con personaggi dell'industria e della finanza. Il vero motore della politica sono gli affari, è sempre stato così, e non cambiano neppure i tessitori delle trame politiche che contano  (Gianni Letta, Giovanni Bazoli, Cesare Geronzi, Cirino Pomicino, Giancarlo Elia Valori, etc,) anche se oggi  si sono moltiplicati i valvassini e valvassori.

venerdì 4 febbraio 2011

Stimolare la crescita

La crescita economica della Germania ha superato il pil del + 3% mentre in Italia siamo a - 1%, per rimetterci in carreggiata serviranno entro il 2012 dai 40 ai 60 miliardi di euro, da prelevare dalle tasche dei cittadini per investirli nelle attività produttive. Sul fatto tutti i partiti sono d'accordo, è sul come che non riescono a trovare delle convergenze.
Negli anni '60 dello scorso secolo l'umorista Angelo Olivieri nel libricino di disegni su Il Sole, edito da Semerano in Roma, rappresentò due modi di rapportarsi con una realtà (il sole) materialmente irrangiungibile e pertanto non governabile da parte degli umani. Assoggettabile solo con la fantasia, l'unica risorsa di cui l'uomo abbonda.
A destra vediamo l'interpretazione ottimistica dell'omino che lancia una ciambella di salvataggio al sole che sta per affogare (tramontare) nel mare, a sinistra l'interpretazione negativa dello schiacciasassi che spiana il terreno liberando l'orizzonte. Due modi di porsi nei confronti di una realtà che ha regole (costanti K) sue, ancora inconoscibili ed immodificabili, ove l'uomo può solo prenderne atto, ma con la fantasia rivalersi sull'evento e soggiocarlo. E' l'atteggiamento che abbiamo giornalmente con cose che ignoriamo ma sulle quali esprimiamo le nostre opinioni (pareri basati su fantasie nostre o altrui).
Non sapendo e non conoscendo interveniamo su tutto esprimendo un'opinione nata da fantasie (elucubrazioni del pensiero) che - nel tempo - si trasformano in pregiudizi (convinzioni radicate nate dal passaparola scritto, orale e radiotelevisivo). Nascono così le ideologie religiose, politiche, economiche in funzione della conquista o del mantenimento del potere.
Dobbiamo riprendere la crescita economica, predicano i nostri, per non uscire dall'Europa. Ed investire il provento della tassazione straordinaria in opere in grado di dare occupazione e sviluppo.
In altri tempi quando un paese era in crisi dichiarava guerra al confinante, accusandolo di ogni infamia. Il popolo si distraeva dai guai e il potere continuava a governare indisturbato. Oggi è ancora così: quando le industrie vanno in rosso, trascinando con la disoccupazione il paese, un bell'intervento di pace unisce il popolo, sposta i disoccupati al fronte e permette alle aziende (con i soldi del governo) di investire in tecnologie militari per vincere la guerra. Tecnologie che poi si riverbereranno sull'economia con un rinnovato impulso verso la crescita, ed il ciclo ricomincia. I paesi che non potranno accusare gli altri (l'economia internazionale, i terroristi, gli integralisti, i giudici, etc.) prima o poi si avvieranno verso un trapasso di poteri all'interno dello stato o saranno assoggettati economicamente o politicamente ai paesi all'apice della tecnologia. Questo perchè ancora non sappiamo vedere cosa c'è dietro quello che non riusciamo a capire ma che cerchiamo di razionalizzare con la fantasia dell'opinione, cioè giustificare gli eventi non controllati dall'uomo.
Pertanto di fronte ai cambiamenti, o in presenza della ripetitività dei cicli, mutiamo il nome delle cose dimenticando la storia dei vari passaggi. La religione cristiana è subentrata al dio Mitra dei romani appropriandosi, quale vincitrice, dei riti e delle feste di mitridate ma rimanendo immutata nella sostanza: la speranza in una elevazione sociale. Alle baronie medioevali (tutto il potere nelle loro mani) hanno fatto seguito i governi inizialmente eletti dalla nobiltà e dalla borghesia per perpetuare il loro potere. Il Pd è nato dalle ceneri del Pci e poi dell'Ulivo ma sempre con gli stessi uomini, e così è anche avvenuto con gli eredi del Msi.
Una previsione: qualsiasi governo italiano non riuscirà a far riprendere lo sviluppo del Paese poichè l'investimento delle risorse è anzitutto una questione di cultura e la nostra cultura è essenzialmente umanistica, e in quanto tale portata all'astrazione ideologica (religiosa-filosofica) della solidarietà: distribuire le risorse a pioggia. In Germania sin dagli inizi del '900 si è privilegiata la scuola dell'addestramento professionale (da noi considerata la scuola per i figli del personale subalterno), finalizzata agli sbocchi lavorativi. Da qui l'esaltazione della tecnologia e la conseguente molla verso la crescita economica con l'accettazione di misure drastiche quando necessario. Noi, invece, abbiamo rincorso il miraggio dell'essere "dottore" (retaggio umanistico) discettando di poemi, visioni filosofiche, bizantinismi, trabocchetti e fratellanza universale.
La cultura non si cambia con un decreto ministeriale ma ci vogliono generazioni ed esempi continuativi, in quanto, come già detto lo scorso 5 gennaio, la cultura sviluppa la scienza che produce tecnologia che influisce a sua volta sull'economia e le istituzioni, con passaggi lunghi da un processo all'altro, come nel post del 7 gennaio.

giovedì 3 febbraio 2011

Corso di fotografia







Il fotoreporter demodoxalogo Fabrizio Cimini è stato chiamato dall'istituto scolastico Cesare Battisti di Velletri a svolgere, per l'anno accademico 2010-2011, un corso di fotografia articolato in quindici lezioni suddivise in tre livelli.
A fianco abbiamo riprodotto la prima pagina del volantino esplicativo del corso, tra l'altro, aperto anche a non studenti. Per informazioni o iscrizioni (gratuite):

"Saper documentare è un'abilità ma saper esprimere un messaggio attraverso una documentazione fotografica è un'arte".
Così sostiene Cimini che nel curriculum ha varie mostre fotografiche, premi e l'esperienza di altri corsi di fotografia nell'ambito scolastico.
Inoltre molte pubblicazioni di soggetto naturalistico sono corredate dalle foto di animali e paesaggi in quanto Cimini si considera un "fotografo di natura e reportage".
Ricordiamo inoltre la sua partecipazione al IX Convegno nazionale di demodoxalogia, svolto a Roccasecca dei Volsci nel 2003, e nei successivi incontri della Sidd.

mercoledì 2 febbraio 2011

Mascia Ferri

Come demodoxaloghi della Sidd abbiamo sempre sostenuto che l'opinione pubblica non esiste, esistono tante opinioni pubbliche quanti sono gli infiniti pubblici. Su Demodoxalogia ed opinione pubblica (atti del seminario del 4 dicembre 1995) abbiamo scritto che "il pubblico è una pluralità di individui non necessariamente legati tra loro da una o più circostanze temporali o spaziali o temporali-spaziali, ma necessariamente da una o più circostanze modali. Un padre, lavoratore, melomane, attivista di partito e buongustaio, non è contemporaneamente presente - cioè nello stesso luogo ed ora - a casa, sul lavoro, a teatro, nella sede del partito o al ristorante ma, nel momento in cui è sottoposto all'osservazione dello studioso, si trova in condizioni modali identiche a quelle di altri individui facenti parte del gruppo sottoposto ad esame".                                                    All'ambiente accademico e ai sondaggisti di professione fa comodo, per praticità e soldoni, avere un polpettone di vari pubblici che si ritrovano statisticamente concordi su uno o due quesiti, spacciando il risultato come l'opinione pubblica, quella che secondo la sociologia Usa è la maggioranza delle idee, di quel momento, così come pilotate dai mass-media. Sinora, ad eccezione dei demodoxaloghi, nessuno in Italia si era posto il problema di una metodologia chiarificatrice della cosiddetta opinione pubblica e della relativa distinzione dei pubblici, anche ai fini dei sondaggi. Finalmente è arrivata la ricercatrice  Mascia Ferri che dopo aver sviscerato e collocato gli studi americani nel loro contesto ha approfondito le tematiche italiane giungendo alla conclusione, dell'anticamera di un lungo cammino che dovrà ancora percorrere, che occorre distinguere tra opinione pubblica ed opinione sociale, reintroducendo il concetto di Robert K. Merton (Teoria e Struttura Sociale, il Mulino 1970). 
Purtroppo per trovare la Ferri su Internet abbiamo dovuto subire pagine e pagine di una omonima Mascia Ferri, meglio nota come tettona concorrente al Grande Fratello e girovaga senza mutande. Dicevano giustamente gli antichi che la cultura non dà pane, ma neanche - aggiungiamo - la notorietà. Eppure la nostra Mascia oltre ad essere più bella dell'altra è anche intelligente. Una qualità poco apprezzata dal volgo e, ci sorge il dubbio, anche dai flaccidi sederi degli accademici paludati. Eppure ha al suo attivo: Come si forma l'Opinione pubblica, Le donne di Rosseau, L'opinione pubblica, I sondaggi alleati, La voce muta, decine di ricerche e centinaia di lezioni, solo per menzionare la produzione più recente, tutta tesa all'analisi dei processi di formazione del pensiero collettivo, sui mass media e sull'applicazione dei metodi statistici.
Il sito Opinione pubblica  di Bruno Zarzaca lo scorso 28 gennaio ha recensito La voce muta incontrandovi molte analogie di pensiero e di percorso con la demodoxalogia, ma avremo modo di ritornare in argomento. 

martedì 1 febbraio 2011

Scambio di poltrone

Il deputato europeo Matteo Salvini, della Lega, ha osservato ad Omnibus, la trasmissione mattutina de La7 tv, che un importante ed autorevole quotidiano nazionale come il Corriere della Sera lo scorso 28 gennaio ha dedicato le prime dodici pagine alle vicende personali di Silvio Berlusconi, impigliato nelle festicciole con le minorenni e di Gianfranco Fini  gabbato dal cognato per la casa di Montecarlo, come se in Italia e nel mondo non ci fossero notizie serie, importanti o preoccupanti da portare all'attenzione dei lettori fin dalle prime pagine del giornale.
Il fatto è che il Corsera (come viene chiamato dagli addetti ai lavori) è di proprietà della Rcs (l'ex Rizzoli) che, a sua volta, non è nelle mani di uno o più editori della carta stampata o della radiotelevisione privata ma di imprenditori assai noti in tutt'altri campi, dalle banche alle assicurazioni, dagli appalti alla manifattura, sia italiani che stranieri. Tra gli italiani più noti citiamo: Giovanni Bazoli della banca Intesa-San Paolo, Diego Della Valle calzaturiero, John Elkann della Fiat, Cesare Geronzi delle Assicurazioni Generali, Cesare Ligresti approdato all'Alitalia e Marco Tronchetti Provera della Pirelli e Mediobanca. Con l'arrivo di Ferruccio De Bortoli alla direzione del giornale milanese (dopo un passato svolto alla Confindustria) sono aumentate le prese di posizione contro Berlusconi e in genere anche contro le dirigenze degli altri politici. Ma anche la Confindustria da sei mesi a questa parte ha alzato il tiro contro il governo.
C'è chi ci vede un disegno strategico: sostituire Berlusconi con o senza consultazione elettorale, mettendo al centro della bilancia l'ancora indefinito Terzo Polo e il suo candidato a premier. Un uomo nuovo (o riciclato) da presentare come il salvatore della Patria, dopo aver convinto gli italiani che questa classe dirigente è da rottamare. Intenti onesti e legittimi, peccato che la proprietà del Corsera - tra italiani e stranieri - risponda a logiche affaristiche bancarie ed assicurative mondiali. E che, come qualche maligno insinua, nel trabocchetto teso a Ruby per colpire Berlusconi ci sia lo zampino di un servizio segreto straniero integralista pagato da multinazionali del petrolio.