martedì 31 maggio 2011

I piagnistei di Berlusconi

Al G8 dei giorni scorsi, la riunione dei capi politici degli stati più importanti dell'Occidente ove si trattano questioni politiche-economiche della massima rilevanza per il globo intero, il nostro presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi è andato a lamentarsi (ed a cercare conforto) dal presidente degli Usa Barak Obama e il premier della Russia Dimitry Medvedev dei patimenti che sta subendo a causa della prepotenza dei pubblici ministeri che lo perseguitano da anni.
E' stato il comportamento di un bambino quando viene sgridato e cerca rifugio presso qualche altro membro della famiglia ma non il comportamento che deve avere il rappresentante di una nazione in un consesso internazionale. Oltre a dimostrare di essere un uomo debole, in cerca di appoggi, ha posto in evidenza all'opinione pubblica mondiale le sue preoccupazioni mentre compito di un leader di stato è quello di trattare e cercare di risolvere le preoccupazioni dei propri cittadini e non le sue.
La giustizia non funziona, lo si dice da decenni. Molti accusati di crimini anche gravi vedono un alternarsi di sentenze tra 1°, 2° grado e Cassazione favorevoli e contrarie all'imputato tali che, anche alla fine del lunghissimo iter giudiziario, il cittadino non è in grado di capire se il personaggio sia colpevole o innocente oppure vederlo assolto pur giurando sulla sua evidente colpevolezza. In proposito Striscia la Notizia ha dimostrato, con riprese filmate, il caso eclatante occorso al suo cronista  Valerio Staffelli. Specie nella magistratura civile le interferenze, anche esterne, dei poteri politico-sindacali-economici hanno spesse volte rimosso, con promozioni o trasferimenti, il giudice monocratico per favorire una sentenza costruita a tavolino presso le varie conventicole e non nell'aula giudiziaria; per non parlare di tutti quegli altri soprusi che il normale cittadino onesto subisce se ardisce chiamare in causa delinquenti abituali o amici di potenti. Se le cose sono così di che si lamenta Berlusconi? Oltretutto è una persona che può permettersi fior di avvocati oltre ad avere il ministro della Giustizia nella cerchia dei suoi collaboratori!
Fra le tante, un'altra cosa ha detto nelle settimane scorse Berlusconi: dato che la Rai trasmette programmi che lo insultano smetterà di pagare il canone radiotelevisivo. Osserviamo: la Rai è un ente pubblico il cui canone è riscosso dallo Stato, a capo del governo c'è Berlusconi (in pratica il percettore delle somme in quanto Stato), quindi chi dirige lo Stato evade il tributo dovuto alla Rai: ma allora cosa devono fare i cittadini che non sono soddisfatti dei programmi della televisione di Stato?
Il ministro leghista  Roberto Calderoli  ha rincarato la dose: se una parte dei ministeri non verrà trasferita a Nord i padani non pagheranno più le tasse per compensare il disservizio conseguente all'invio a Roma delle pratiche burocratiche, in altre parole: chi non lavora non mangia! Concetto sacrosanto ma come devono comportarsi i cittadini che, ogni giorno, vedono l'inefficienza (ad essere buoni) dei servizi della sanità, della scuola, della viabilità e così via?
Esempi che vengono da autorevoli personaggi che ricoprono cariche pubbliche, e che ruoli! Non ci si meravigli, quindi, se i giovani intelligenti e preparati cercano di scappare all'estero!

Domani: a proposito dell'Unità d'Italia

lunedì 30 maggio 2011

Il ballottaggio di Milano

Nelle piccole e medie città di provincia le relazioni sociali sono più intense rispetto a quelle vissute nelle grandi città e nei capoluoghi, nel senso che i vincoli parentali, le amicizie e l'ambiente culturale incidono sulle scelte e sugli schemi di vita in modo più penetrante. Tale comportamento si riflette anche in occasione delle elezioni amministrative locali per cui un elettore di destra, su consiglio di amici o parenti oppure per diretta conoscenza del candidato, vota a sinistra e viceversa. Comportamento che nelle elezioni politiche, a differenza delle amministrative, è meno frequente riscontrare. Sono i cosiddetti voti in libertà che fanno la differenza tra il risultato dell'una come dell'altra competizione.
Quest'anno il voto locale è stato caricato, da ambedue gli schieramenti, di valenza politica che, stante le dimensioni della popolazione si è manifestato nelle quattro grandi città e in particolare a Milano e Napoli. Un giudizio politico che ha spostato voti dall'astensione al voto di sinistra e dall'elettore di destra all'astensione. Nel tentativo di recuperare una manciata di voti mancati (80 mila) a Milano, ma anche prima dei ballottaggi,  il Pdl con Silvio BerlusconiDaniela Santanché in testa, seguiti dai candidati, hanno puntato al recupero degli elettori tradizionalmente di destra indecisi o orientati verso l'astensione. Per larga parte il profilo di codesti elettori si attesta oltre la soglia dei sessantacinque anni, cattolici osservanti, livello scolastico basso, pensionati o dediti a piccole attività commerciali o artigiane. Tutte persone che da giovani hanno vissuto la campagna dei parroci e della Dc contro il famigerato pericolo comunista, che portò addirittura alla scomunica chi avesse votato o letto la stampa comunista e ai famosi raduni di piazza (sermoni politici) da parte di noti religiosi gesuiti. Pericolo alimentato sino alla caduta del muro di Berlino in conseguenza alla guerra fredda tra gli Usa e l'Urss. Massicce campagne mediatiche che apparentemente si sono dimenticate e che Berlusconi, con il suo sviscerale anticomunismo, ha fatto riaffiorare nel sentimento di chi ha vissuto quell'epoca. Ma oggi i comunisti non ci sono quasi più, si dichiarano democratici e liberali, per cui non mettono più paura; per smuovere tale categoria di astenuti di destra occorreva evocare altri pericoli: le Br, gli immigrati, gli islamici, la moschea, i centri sociali, gli zozzoni e così via.
Vedremo domani se ripetere la strategia della "paura dell'altro", dopo sessan'anni e una geo-politica diversa, avrà dato i suoi frutti.

Domani: i piagnistei di Berlusconi

venerdì 27 maggio 2011

Attestazioni demodoxalogiche

Come già annunciato Domenico Fiordelisi ha raccolto le sue lezioni di giornalismo, svolte nella libera università elvetica di Herisau, nel volume Cenni di storia e tecnica del giornalismo, ed. Ipertesto Edizioni Verona nel 2010. Isbn 9788863160698. Riportiamo la copertina e le due pagine d'introduzione consigliandolo a quanti intendano percorrere le professioni derivanti dalla Scienza della Comunicazione.

giovedì 26 maggio 2011

Riflessioni sulla famiglia

Tratto dagli atti del convegno I sociologi e la famiglia, nuovi bisogni, nuove proposte.
 Pubblicazione edita dalla Cooperativa sociale Maggio 82 nel 2006.
A cura di Bruno Zarzaca
Convegno organizzato dalla cooperativa Maggio 82 presieduta da Anna Maria Coramusi e dall'Associazione nazionale sociologi presieduta da Pietro Zocconali.

mercoledì 25 maggio 2011

Imitazione e immaginazione



Come abbiamo altre volte detto, il bambino crescendo impara osservando ciò che lo circonda, attraverso la vista e l'udito. Anche da adulti rapportiamo il nostro comportamento in base agli stereotipi. Ci adeguiamo, spesso inconsapevolmente, alle indicazioni provenienti dalla cosidetta opinione pubblica. Da un'adesione al senso generale delle cose (così come sono raccontate) passiamo alla predilizione di personaggi di riferimento  considerati capi carismatici di gruppi, teorie, situazioni, ecc., in grado di indicare modelli di pensiero e comportamento. La società (vedasi  Il contratto sociale  di  Jean-Jacques Rousseau) agevola l'adeguamento ai modelli attraverso regole, premi e sanzioni. Chi osa sfidare la società normalmente è un perdente in quanto la società è un raggruppamento di esseri umani che condividono sensazioni, bisogni e valori: mettere in dubbio o in crisi tale condivisione sgretola il gruppo che invece vuole stabilità. Lo sfidante che riuscisse a formare un suo gruppo o superare le regole tradizionali passerebbe nella categoria degli eroi, dei profeti, dei capi (Cristo, Spartacus, Garibaldi, Pasolini, ecc.) ma sempre offrendo visioni gradite e percepite come reali da una buona parte dell'opinione pubblica (risarcimento nell'altra vita, liberazione dalla schiavitù, unità d'Italia, modifica dei valori correnti, ecc.).
La società trae alimento dalla percezione di quello che definisce come realtà (i fatti, le cose e le persone) di ogni giorno (il momentum). Una realtà vista, udita, letta o raccontata da altri e, anche quando percepita personalmente, adeguata alle proprie conoscenze, competenze, credenze; per cui l'oggetto in questione è spesso inconsapevolmente travisato o adattato a quanto già creduto. La mente immagazzina milioni di informazioni che si scambiano e si confrontano tra loro, anche a nostra insaputa; a volte capita di ritenere per vera una cosa che non lo è, oppure di percepire una frase o un concetto giungendo alla conclusione della frase prima che questa sia terminata, oppure interpretare malamente un fatto o discorso spesso mossi da incosce paure o speranze (vedasi Luigi Perissinotto negli atti Scienza, società ed opinione pubblica del 2001 e Ugo Ferrero in Emotional Assets in atti Leggere la qualità delle comunicazioni, 2004).
La predisposizione ad alterare la realtà (quasi sempre a noi sconosciuta) ci porta a vivere nell'immaginazione di quanto pensiamo vero, cioè su quanto percepiamo attraverso i sensi e - soprattutto per effetto del'imitazione collettiva - riteniamo di poter classificare ed accettare in base ai canoni della società. Se, nel corso di una riunione, uno o due persone gridano la percezione di un evento una parte degli astanti riterrà il fatto come avvenuto o da essi stessi percepito. Diceva lo scrittore Pitigrilli: se in una camerata di seminaristi, la sera prima di coricarsi,  29 si inginocchiano e pregano e uno solo va direttamente a letto, il fatto fa scalpore; ma se in una camerata di reclute 29 si infilano subito a letto e solo uno prima si inginocchia e prega, dove è la differenza? Demodoxalogicamente possiamo dire che è solo una questione di apparenza: il modo di giudicare la realtà di un fatto attraverso la propria percezione di vita vissuta.
Se dite a mezzabocca a uno studente o collega d'ufficio o amico: bada! (non specificando il motivo), il giovane andrà col pensiero ad una probabile punizione, il collega ad una lamentela del capo-ufficio e l'amico alla tresca venuta a conoscenza dalla moglie. Se vi ripetono moltissime volte una storiella, alla fine la riterrete vissuta da voi stessi e la racconterete come se ne foste stati protagonisti: l'intelligenza del cane dello zio, le capacità taumaturgiche di una certa persona, i fatti miracolosi del santone di turno, la convinzione della colpevolezza di un inquisito, e così via. Più gente crede in qualcosa come vera e maggiore è l'opera di proselitismo nel diffonderla, creando così la cosiddetta opinione pubblica. Un'opinione che si diffonde come per contagio ingigantendosi sempre più, specie se avvalorata da personaggi mitici o di nostra fiducia.
L'opinione, come diceva Jacques Bénigne Bousset, è un grado intermedio tra il dubbio e la certezza; qualcosa di ritenuto vero in quanto avvalorato dall'ambiente e dalle persone che ci circondano. Un'opinione che si sviluppa e consolida in base alla suggestione (imitando gli altri, vedasi Gustave le Bon in Psicologia delle folle) e all'immaginazione di quanto percepito e considerato reale.

martedì 24 maggio 2011

Biblioteca Marotta


Evocazioni Sociologiche è il libro che presenta la Biblioteca-Archivio di Michele Marotta, gestita dalla    Associazione culturale 361°, con sede a Roma in via Ofanto 33 (vicino alla Facoltà di Sociologia di via Salaria). A cura della figlia  Gemma Marotta e edito da Nuova Cultura, Roma 2011.
Evocazioni Sociologiche è un'intervista dell'emerito professore, pubblicata postuma in quanto ritrovata dalla figlia nell'archivio-biblioteca,  che nel tracciare il suo percorso sociologico commenta, anche in modo critico, l'ambiente dei suoi due percorsi professionali: la carriera militare e quella universitaria. Un'intervista non si sa a chi rilasciata e forse predisposta personalmente, nel 1989 anno in cui andò fuori ruolo nell'università, a futura memoria. L'intervista cita moltissimi personaggi accademici, oggi dimenticati, che hanno contribuito alla costruzione e diffusione di una sociologia italiana rivendicando il primato di tali sociologi rispetto ad osannati (anche dagli  accademici italiana) teorici stranieri.
Sin dalle prime pagine troviamo, nelle Evocazioni Sociologiche di Marotta, uno dei tanti filoni che hanno unito la demodoxalogia all'emerito professore: "ho cercato di dimostrare che gli equilibri sociali ed anche antropologici, in senso somatico, sono strettamente collegati alle condizioni ambientali: per esempio: la statura dipende dalle condizioni di vita; il livello di intelligenza è a sua volta legato ad esse." (nell'amplissima ricerca su 12 mila reclute sarde Società e uomo in Sardegna, ricerca di sociologia positiva). Ed ancora: Corrado Gini, uno dei maestri della sociologia evidenziato da Marotta come "una delle persone più intelligenti con le quali sia venuto a contatto, se non la più intelligente in assoluto" spaziava "dall'economia politica alla statistica come metodo, alla statistica applicata alla demografia, alla sociologia, ai problemi del welfare, della previdenza, ecc." Uno studioso che, al pari dei maestri della demodoxalogia, potè sostenere che durante il ventennio fascista la sociologia italiana non fu silente, anzi, come racconta Marotta, "la sociologia italiana era stata viva tra i due conflitti", citando la polemica da lui svolta, prima del 1960, con Arnold Marshall Rose il futuro presidente dell'Associazione americana di sociologia nel 1968. Dice ancora Marotta: nel 1988 Robert Merton chiese "come mai in Italia non si studia a sufficienza l'opera di Gini? La sua statistica metodologica, come scienza formale, andava riempita, per lui, con contenuti che erano quelli delle scienze sociali; visione che, purtroppo, gli statistici italiani, e qualche volta anche quelli della mia Facoltà, stanno perdendo. Si sentono attratti dagli arabeschi matematici senza poi ...".
Un'altro sociologo rivalutato da  Marotta è Camillo Pelizzi (1896-1979): il fondatore nel 1959 della Rassegna Italiana di Sociologia, osteggiato dai filosofi e dagli statistici sociali. Dopo aver citato due personaggi "verso i quali noi tutti, cultori della sociologia, dovremmo estrema gratitudine", Renato Treves (1907-1992) e Pietro Rossi (1930), per il forte impulso dato agli studi sociologi prima della proliferazione delle cattedre Marotta dice: "era sì giusto ed intellettualmente necessario aggiornarsi sulla sociologia americana e, con essa, su quella germanica, come sull'inglese e sulla francese, non tralasciando però le radici italiane della sociologia. E' come se ci fosse stato un taglio netto: sono state ignorate. Adesso non voglio citare colleghi per ragioni di riguardo, perché sono molto più bravi di me, ma ..."
A proposito di quanto fu corposa ed internazionalmente la tradizione di sociologia italiana, Marotta esclama: "Ignorata, ignorata! Cadendo anche in errori grossolani [...] Ciò è accaduto per l'imperialismo culturale statunitense [NdR: come sostenuto anche dai demodoxaloghi della Sidd] Se vogliamo lo stesso Pareto, studiato in Italia tra le due guerre da economisti di prim'ordine [...] sembrava pressoché sconosciuto. Si era di fronte ad una sorta di tabula rasa per quanto riguardava l'Italia. Le opere di Pareto sono tornate di moda di rimbalzo dagli Usa, quando è stato utilizzato dal Parson in Il sistema sociale. Alcune zone sono ancora in ombra, come il De Marinis, lo Squillace, il Nardi-Greco, ecc." Ed ancora: "Se si prende le Teorie sociologiche contemporanee, che mi pare siano del 1926, ed il Sociological Theory Today del dopoguerra (Sorokin), che ora hanno una traduzione italiana, vi si trovano citati come sociologi italiani quelli di cui ho detto. Erano indicati come capi scuola. Povina (1904-1986) in Argentina, i giapponesi, e così via, non ne ricordavano altri. E' evidente che dopo il '60 e il '70 vi siano stati incisivi cambiamenti. [...] i nuovi si sono tutti impregnati di cultura americana, in una prima fase, e in una seconda di cultura tedesca  [...] più trascurati i francesi [...] Ancorsa oggi i francesi, chissà perchè, vengono in qualche modo posposti come rilevanza agli statunitensi e ai tedeschi [...] la sociologia negli Stati Uniti coinvolge 10-12.000 sociologi, di cui alcune migliaia iscritti all'Asa (l'American Sociological Association), e si insegna pure nelle scuole di livello medio-superiore, si spiega, lì, l'enorme diffusione di manuali che sono ripetitivi; al massimo danno una sistemazione alla materia. I francesi invece producono monografie con idee originali".
Le Evocazioni di Marotta abbracciano anche squarci della vita militare, ricordi dell'infanzia e dei genitori, dei primi anni di carriera universitaria, oltre a tracciare la situazione ed il panorama della sociologia e degli accademici italiani contemporanei, ma - come demodoxaloghi - preferiamo il ricordo del francese Lambert Quetelet (1796-1874) l'autore de La phisique sociale, sostenitore della statistica scientifica basata sul calcolo delle probabilità. A proposito delle contestazioni sociologiche di sinistra, oltre a citare fatti poco noti, Marotta afferma "quelle posizioni che concettualmente erano pure valide ma non andavano estremizzate; se si ha da distruggere la vecchia cultura per creare una nuova, non è necessario bruciare libri; è un altro tipo di visione. Durante la contestazione la posizione dei sociologi era diversa da quella degli scienziati. Per gli ingegneri, non c'era da contestare: la matematica è quella che è [...] Nelle scienze umane invece si poteva porre tutto in discussione. Allora una forma di difesa dei cultori di sociologia è stata lo spostarsi dai problemi generali [NdR: la fisica sociale sostenuta dai demodoxaloghi sociologi], dalle visioni teoretiche, alle sociologie settoriali, specifiche. Con le sociologie settoriali c'è meno da contestare; si studiano i baraccati di Roma e se ne scrive [...] Se si raccolgono biografie di drogati o di emarginati, si sviluppano temi specifici di sociologia empirica e così non ci si compromette."
Non possiamo chiudere senza estrapolare alcuni crudi giudizi sulla disciplina ed il suo futuro in Italia, cui concordiamo pienamente: si sono formati gruppi di appartenenza in seno ai docenti "Perché purtroppo, a mio parere, tutti cercano appoggi e per gli individualisti non c'è spazio (così si giustificò a suo tempo qualcuno iscritto alla P2). Nella società democratica (che ha tanti pregi, però qualche risvolto negativo) si moltiplicano le società intermedie (Regioni, Comuni, partiti politici, sindacati, gruppi di pressione ideologici, lobby, ecc). Chi è isolato, se pure appoggiasse un allievo molto bravo, non riuscirebbe a sistemarlo. Da soli non si può far nulla". Pareto ottenne la cattedra a Losanna, "eppure era un grande economista, matematico e sommo sociologo. La cattedra in patria però non l'ha mai avuta [...] le esigenze di carriera accademica obbligano a seguire le formule e le idee, anche se non condivise, non dei sociologi più creativi ma di quelli con maggiore potere accademico [...] Si ha talvolta la sensazione di veder agitare (e di rimuovere) aria fritta. Molti studi e ricerche appaiono palesemente effimeri [...] non è chiaro se si tratti di sociologia e non piuttosto di contributi al servizio sociale. [...] di fronte a molti saggi su ricerche lautamente finanziate dalla mano pubblica, ci si chiede quale ne sia l'utilità collettiva; quella privata è evidente".
Un laureato che volesse fare il sociologo, a parere di Marotta, dovrebbe evitare di essere incoraggiato per le scarse opportunità che la professione presenta, per l'indeterminatezza del campo e per la sua problematica utilità sociale. Opportuno sarebbe, invece, "acquisire competenze sociologiche a supporto ed a completamento di un'attività più tradizionale (di magistrato, avvocato, architetto, ufficiale, ecc.)" Per quanto riguarda il metodo di ricerca sociologica Marotta ammonisce: "Sono, paretianamente, dell'avviso che contino i fatti e che soltanto i fatti dovrebbero essere studiati dal sociologo"
Ancora una volta  Marotta con le sue Evocazioni ha voluto porsi a fianco dei giovani laureati per ricordare  una parte poco nota della storia della sociologia italiana, tracciando utili indicazioni per eventuali professionisti o accademici. E' il suo contributo postumo, quindi imperituro, al suo modo di essere professore: sempre vicino e collaborativo con le nuove generazioni, anche dopo il percorso della laurea.
Il libro presenta anche l'archivio-biblioteca a lui dedicato ed altre informazioni, delle quali tratteremo in un prossimo post in quanto strettamente attinenti all'associazione e all'attività statutaria: catalogazione, seminari, diffusione degli studi sociali, ecc.

lunedì 23 maggio 2011

Incontri

Oggi alle ore 18.00 presso la libreria Arion Esposizioni in via Milano 15 verrà presentato il libro Occhio di marmo, il romanzo ritrovato dopo settant'anni di Mario Pannunzio. Interverranno Antonio De Benedetti, Alfonso Berardinelli e Massimo Teodori coordinati da Paolo Conti.

L'Enciclopedia Treccani.it nella versione online cita Adriano Magi-Braschi un maestro della demodoxalogia e la demodoxalogia nella versione della Sidd, rimandando le voci a Wikipedia.

L'annuale convegno dei sociologi laureati si svolgerà il 24 giugno presso la Facoltà di Sociologia dell'università di Roma La Sapienza, in via Salaria. Tema: "Il sociologo Ans in Italia"

Il demodoxalogo Valter Bay ogni giorno dalle ore 19,45 alle 20,00 esterna le sue riflessioni sulla rete Video.antenna3.tv nella rubrica "Stand Bay".

La Biblioteca-Archivio Michele Marotta, gestita dall'associazione culturale 361° (http://www.361roma.org/) ha in catalogo l'intervento di Federico Augusto Perini-Bembo al convegno di sociologia urbana svolto nel 1968 all'istituto Sciencias Sociale di Barcelona (Spagna) su I consigli di quartiere. Nel catalogo online risultano anche Lineamenti di sociologia dell'emigrazione, edito dall'ist. bibliografico Napoleone, Isbn 8912202, 1987, e Leggere la qualità della comunicazione atti del seminario svolto nel 2004 presso l'Auser di Roma. Argomenti trattati dalla Sidd e da Giulio D'Orazio.

venerdì 20 maggio 2011

Considerazioni elettorali

Il 3 maggio nel post "Il voto rivoluzionario" ipotizzammo che nelle quattro grandi città di Milano, Torino, Bologna e Napoli "la competizione si tradurrà anche in un giudizio sui partiti di governo e d'opposizione", azzardando la previsione di "sorprese nelle quattro città: una buona parte di elettori non si asterrà ma farà confluire i suoi voti sulle liste di fantasia o nuove formazioni barricandiere, quale manifestazione di voto rivoluzionario". L'occhiello del Corriere della Sera del 18 maggio, riportando l'analisi dei flussi elettorali di Renato Mannheimer, ha sintetizzato: "La sinistra conquista (ex) astenuti, il Pdl soffre il non voto. Uno su 8 ha scelto nell'ultima settimana". E' quella buona parte di elettori che non si è astenuta ma ha votato (sempre nelle quattro città) in modo rivoluzionario concentrandosi sulle liste o i candidati considerati alternativi ai partiti tradizionali: Giuliano Pisapia voluto nelle primarie dalla Sinistra e da Niki Vendola feroce oppositore degli oligarchi del Pd; Luigi De Magistris addirittura competitore del candidato del Pd Mario Morcone.
A Bologna la lista di Beppe Grillo ha raggiunto il 10% dei voti, superando, come in altri comuni, le liste di Futuro e Libertà e dell'Udc. Il successo di  Piero Fassino a Torino, pur essendo il candidato dell'apparato di partito, è da imputarsi al fatto che ha avuto i voti dell'estrema sinistra spaventata da un eventuale successo della Lega.
Mannheimer ha sostenuto che "sono stati puniti i partiti maggiori", che gli elettori hanno ritrovato l'indipendenza della valutazione personale, che nel capoluogo lombardo il 13% ha deciso nell'ultima settimana e che, in definitiva, "l'elettorato è più mobile e pronto a spostarsi da una forza politica all'altra e da e per l'astensione. Ciò che potrebbe segnare l'avvio di una nuova e diversa fase della vicenda politica del nostro paese." Per l'istituto Cattaneo, sempre sul Corriere della Sera, "scende l'Idv, bene la Sel di Vendola. Udc superata dai grillini".
Futuro e Libertà e l'Udc di Pierferdinando Casini, così come la Lega, hanno subito la stessa sorte dei due partiti maggiori in quanto considerati di centro e moderati (persino la Lega) mentre il voto è stato un voto di protesta, cioè rivoluzionario, come da noi percepito il 3 maggio con un superficiale esame di qualche talk shaw  e dei sondaggi diffusi dai quotidiani. Ancora una volta senza mezzi o apparati ma avvalendoci dell'indagine demodoxalogica (il rapporto tra ambiente e popolazione in un determinato frattale) abbiamo potuto anticipare un flusso di voto che nell'ultima settimana ha deciso di andare a votare per l'antipolitica e per protesta.
Cosa accadrà ora ai ballottaggi? Il popolo di sinistra che aveva disertato le urne tornerà a sostenere il Pd nella speranza di un cambiamento mentre gli elettori del Pdl in gran parte resteranno ancora a guardare.

giovedì 19 maggio 2011

Aiutare il Sud? Una follia

Agli inizi del Novecento il Mezzogiorno d'Italia aveva una fiorente industria di cotonifici (nel napoletano), artigianato del cuoio e della ceramica (Puglia e Molise) e piccole eccellenze manifatturiere su tutto il territorio. Senza menzionare la vocazione agricola e turistica. A metà secolo, nell'intento di sviluppare il Sud attraverso poli industriali d'attrazione e una grande autostrada, furono dirottate ingenti risorse economiche che dettero l'avvio ad un processo economico di lungo respiro che, però, distrusse le vocazioni artigianali e lo spirito imprenditoriale della borghesia incentivando la corsa alla sistemazione nello stato e all'intermediazione monetaria (movimento di denaro dallo stato alla politica locale e ai boss mafiosi) invece che direttamente alle attività produttive locali.
Dirottare denari al Sud - senza accompagnare l'aiuto economico da un pari o maggiore impegno culturale per favorire l'imprenditorialità, parimenti ad una moderna mentalità di ribellione e lotta ad ogni forma di prevaricazione (mafiosa, politica, tradizionalista, baronale, ecc.) - equivale gettare al vento ogni sforzo di sviluppo economico in quanto nei territori arretrati (in tutto il mondo) prevarranno sempre organizzazioni parassitarie e dirigenti che si arrogheranno il diritto di "distribuire" le risorse a loro piacimento.
Pertanto la prima mossa per lo sviluppo di un Paese dovrebbe essere la legalità e l'istruzione, e solo dopo l'aiuto economico. Il Nord d'Italia deve la sua industrializzazione al fatto che il lombardo-veneto fu governato dagli austriaci che, attraverso i gendarmi e l'alfabetizzazione, forgiarono cittadini rispettosi della legalità ma aperti alle iniziative culturali (il Risorgimento) ed economiche (tessitura, commerci), riverberando nei territori confinanti tale spirito culturale.
Oltretutto legalità ed istruzione non incidono molto sulle casse nazionali e non remunerano le attività extra-istituzionali, bloccando gli appetiti di stampo malavitoso. L'istituzione del federalismo fiscale mentre gioverà al Nord aggraverà i problemi del Sud in quanto la "politica locale" avrà mani libere sulle esigui risorse monetarie, depretando i pochi imprenditori coraggiosi per favorire le congregazioni parassitarie.
Un vero intervento per lo sviluppo del Mezzogiorno sarebbe quello di far presidiare il territorio dai militari e sostituire una buona parte di dipendenti pubblici (dai prefetti ai tecnici comunali), nonchè rinforzare polizia  e carabinieri con personale scelto provenienti dal Nord.

mercoledì 18 maggio 2011

Pizzica, pizzica



Il teatro dell'associazione culturale Dharma  ideato e diretto da Antonello Belli  e Martina Dorascenzi
il 28 e 29 maggio presenterà a Castiglione del Lago uno spettacolo basato sui cinque sensi per convergere verso l'unità (Accordi tra sensi e spirito). Danze, canti, suoni, culinaria del sud e discussione con il coinvolgimento del pubblico
 per riappropriarsi di un'esperienza unica del genere.
Sabato 28 "Pizzica pizzica", tamburello, voce ed organetto dal vivo e con filmati per riecheggiare i battiti del cuore; conduce Raffaella Buccolini due danze a confronto del basso e dell'alto Salento.
Domenica 29 "Passi e voci del salento" con Pierluigi Carangelo voce, organetto, putipù, castagnette, tamburi a cornice; Francesco Micelli voce, tamburi a cornice, castagnette, tamburello dei poveri e bottiglia a chiave; danzatori Raffaella Buccolini e Christopher Coppola.
Informazioni e prenotazioni: teatrodharma@libero.it
tel. 3311391560   -   3398463290

martedì 17 maggio 2011

Doppia mascalzonata

La signora Letizia Moratti sindaco di Milano, garbata esponente della borghesia conservatrice meneghina, peraltro (a differenza del Sud) produttrice ed aperta socialmente, giunta al momento di concludere il dibattito elettorale con il suo antagonista, l'avv. Giuliano Pisapia, ha sostenuto che l'avversario era stato processato per furto d'auto ma assolto per prescrizione dei termini, quindi moralmente colpevole. Prima mascalzonata: la Moratti  ha detto il vero (Pisapia fu effettivamente assolto per prescrizione) ma non l'intera verità: Pisapia rifiutò l'assoluzione e andò avanti con il processo ottenendo l'assoluzione per non aver commesso il fatto.
Come demodoxaloghi abbiamo sempre detto che la verità/realtà ha più facce, non da tutti percepite. Chi per mancanza di approfondimento, chi per interesse nel bearsi della parte a lui comoda, chi per carenza di supporti d'informazione, e così via. Non è facile capire il movimentus basandosi solo su taluni momentum (post del 10 scorso).
Successivamente la Moratti ha spiegato la sua accusa inquadrandola con la biografia giovanile del suo antagonista: era un avvocato che difendeva, frequentandoli, gli estremisti di sinistra e andava a colazione con un certo  Donat Cattin, quindi  non può ora presentarsi come un borghese moderato, la moderata è lei! A parte il fatto che, per quanto ricordo, Donat Cattin Carlo (padre) fu un ministro democristiano di sinistra ma non un terrorista mentre il figlio un giovane appartenente a Prima Linea, accusato e processato per vari omicidi (a chi si riferiva la Moratti?) In quaranta e più anni il carattere e le spinte ideologiche possono anche cambiare (si pentì anche il figlio del ministro!).
La cosiddetta signora bene di Milano ha commesso una seconda mascalzonata, raffinata tecnologicamente secondo i dettami della scienza della comunicazione (e quindi preparata). Infatti autorevoli ricerche universitarie americane ed europee confermano che le ultime affermazioni esternate in un talk shaw rimangono mediamente impresse nella mente degli spettatori più delle altre argomentazioni. Lanciare un'accusa senza che l'avversario possa avere il diritto di replica immediata (alla fine e non nel corso del dibattito) è un colpo pubblicitario bene assestato ma dal punto di vista politico una mascalzonata vera e propria, oltretutto non improvvisata. Le eventuali successive smentite - dal punto di vista scientifico della comunicazione - non smentiscono nulla ma, anzi, amplificano il caso allargando il bacino di utenza del pubblico anche a chi non ne era venuto a conoscenza in prima battuta.

sabato 14 maggio 2011

Avviso

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Riprenderemo appena possibile.

giovedì 12 maggio 2011

Terremoto a Roma

Molti lavoratori sono rimasti a casa e qualche negoziante non ha aperto l'esercizio commerciale, questo è stato l'effetto dell'annuncio di un probabile terremoto a Roma per l'11 maggio. La popolazione ne aveva discusso per settimane avvalorando l'ipotesi che: 1) anzitutto ne avevano parlato i mass media (non ha importanza se per confermare o smentire), 2) lo aveva previsto lo scienziato  Raffaele Bendandi correlando l'attrazione lunare con l'allineamento di alcuni pianeti nella zona i Roma (anche se non ci sono state conferme dagli studiosi del carteggio), 3) lo aveva profetizzato anche Nostradamus.
Se è per questo anche san Malachia ha previsto la distruzione di Roma, senza indicare il giorno e l'anno, mentre per Nostradamus è molto facile interpretare a posteriori le terzine mentre nessuno è mai riuscito a prevedere cosa, quando e dove si sarebbero avverate le centurie ed i presagi dell'enciclopedico (insegnò greco, latino, ebraico, matematica, astronomia e astrologia) presunto mago del 1500. Si dice che alcune specie animali sentirebbero l'avvicinarsi di catastrofi, come i terremoti, ma non c'è nessuna attestazione scientifica e la diceria rientra tra quei detti popolari, specie contadini perchè più legati ai cicli della natura, che spesso si sono rivelati rozzamente veritieri. Osservando la dilatazione dei terrazzi o dei ponti, così come la spaccatura del terreno quando è riarso dal caldo, vent'anni orsono ipotizzammo che i terremoti potrebbero essere la conseguenza di un brusco cambiamento di temperatura (dal gran caldo al gran freddo o viceversa) là dove la crosta terrestre non è compatta; è dimostrato che in una località della Russia il gelo della superficie giunge chilometri e chilometri sotto il terreno in quanto la Terra assorbe la temperatura esterna (oltre ad essere partecipe alle fasi lunari in vari eventi umani, vegetali e marini), pertanto due masse rocciose sotto l'influenza di uno sbalzo di assorbimento di temperatura (1) potrebbero dilatarsi o scontrarsi, così come avviene, per esempio, tra una mattonella e l'altra del balcone. Un movimento che si ripercuoterebbe in superficie con gli effetti dei terremoti, con una magnitudo in proporzione alla profondità e vastità di quanto avvenuto nel sottosuolo.
Terremoti a parte ai demodoxaloghi interessa vedere come si diffonde l'opinione cosiddetta pubblica sino a divenire verità e quindi storia: Bendandi prevedeva i terremoti, Leonardo da Vinci nella cena dei 12 apostoli ha criptato una compagna accanto a Gesù (secondo la credenza medioevale della Maddalena e del sacro Grall), sull'uccisione di Benito Mussolini ci sono state più versioni così come oggi avviene con  Osama Bin Laden o come milioni di persone non hanno creduto alla morte di Elvis Presley o di altri famosi personaggi dello spettacolo: suggestione collettiva stimolata da irrazionali credenze ancorate su un oggetto (persona o idea) salvifico che, per paura o semplicità, non si intende verificare. Così come per gli ordini religiosi, le forze armate e le varie conventicole: "obbedienza cieca e assoluta", senza se, ma o verifiche.

1) il Tg2 di ieri delle ore 13 ha mostrato una specie di barometro, sino a qualche anno orsono in una chiesa di Gorizia, che prevedeva dalla pioggia alla neve ed i terremoti in base al passaggio da liquido a ghiaccio di quanto contenuto.

mercoledì 11 maggio 2011

Ancora su Obama

Il demodoxalogo Valter Bay ci ha segnalato le riflessioni di Tierry Meyssen apparse il 5 scorso su Voltaire.org, diffuse in Italia dalla fonte Aurora il giorno successivo con la traduzione di  Alessandro Lattanzio. In via eccezionale pubblichiamo il documento italiano nella versione integrale omettendo solo le note e l'aggiustamento:
"L’annuncio ufficiale della morte di Osama bin Laden dà origine a ogni tipo di controversia. Concentra l’attenzione sui dettagli del racconto, per nascondere meglio le decisioni strategiche di Washington. Per Thierry Meyssan, l’annuncio si era reso necessario dopo che gli uomini di bin Laden erano stati incorporati nelle operazioni NATO in Libia e in quelle della CIA in Siria. Solo la scomparsa del loro ex leader virtuale, consente di restituirgli l’etichetta di “combattenti per la libertà” di cui godevano nell’epoca sovietica.
Per annunciare la morte ufficiale di Osama bin Laden, “Time Magazine” riprende il concetto della sua copertina annunciante la morte di Adolf Hitler: la faccia sbarrata in rosso (numero del 7 maggio 1945). Lo stesso concetto è stato utilizzato per la morte di Saddam Hussein (edizione del 21 aprile 2003) e quella di Abu Musab al-Zarkaoui (edizione del 19 giugno 2006). Nella narrazione del mito, Barack Obama ha annunciato la morte del nemico pubblico il 1° maggio, come anche il suo predecessore aveva annunciato quella di Adolf Hitler il 1° maggio. Il presidente Barack Obama ha solennemente annunciato la morte di Osama bin Laden, il 1° maggio 2011. Prima di analizzare il significato simbolico di questo annuncio, dobbiamo tornare alla realtà.
Preambolo
Nel 2001, Osama bin Laden era gravemente malato ai reni e sotto dialisi. Doveva curarsi in ospedale almeno ogni due giorni. Nell’estate del 2001 fu accolto nell’ospedale americano di Dubai (UAE). All’inizio di settembre 2001 fu trasferito in un ospedale militare a Rawalpindi (Pakistan). Pochi giorni dopo gli attacchi, aveva rilasciato un’intervista in un luogo segreto, a un giornalista di Al-Jazeera. Nel dicembre 2001, la sua famiglia aveva annunciato la sua morte e i suoi amici avevano assistito al suo funerale [1].
Tuttavia, l’US Department of Defense ritenne che tale notizia fosse un inganno per consentirgli di sfuggire alla giustizia degli Stati Uniti. Eppure, dal 2001 al 2011, nessun testimone credibile ha incontrato Osama bin Laden [2].
Durante questo periodo, videocassette e audiocassette attribuite ad Osama bin Laden vennero rilasciate, sia dal Dipartimento della Difesa, sia dai media (in particolare Al-Jazeera), sia dai servizi segreti privati (IntelCenter, SITE Intelligence Group). La maggior parte di queste registrazioni sono state autenticate dalla CIA come una metodologia non specificata [3]. Tuttavia tutte queste registrazioni furono invalidate dalla comunità di esperti d’intelligenza artificiale, tra cui il Dalle Molle Institute, che è il riferimento mondiale in materia di assistenza forense [4].
In altre parole, Osama bin Laden è davvero morto nel dicembre 2001. Ciò di cui si parla oggi, è un mito.
L’annuncio della morte di Osama bin Laden
L’annuncio di Barack Obama non ha fornito dettagli sull’operazione. “Oggi, sotto la mia guida, gli Stati Uniti hanno lanciato una operazione mirata contro il complesso di Abbottabad, Pakistan. Un piccolo gruppo di americani ha condotto questa operazione con coraggio e abilità straordinari. Nessun americano è rimasto ferito. Sono stati attenti ad evitare che non vi fossero vittime civili. Dopo uno scontro a fuoco, hanno ucciso Osama bin Laden e recuperato il suo corpo” [5]. Il messaggio del presidente è triplice:
In primo luogo, “In notti come questa, possiamo dire alle famiglie che hanno perso i propri cari a causa del terrorismo di Al-Qaeda: Giustizia è fatta”: vale a dire il caso è chiuso, non ci sarà mai un processo, che avrebbe potuto stabilire la verità sugli attentati attribuiti a Osama bin Laden, compresi quelli dell’11 settembre 2001.
In secondo luogo, gli Stati Uniti potranno compiere simili esecuzioni extra-giudiziarie, non perché sono i più forti, ma perché sono stati scelti da Dio per applicare la sua giustizia:” Ricordiamoci che siamo in grado di realizzare queste cose, non solo per ragioni di ricchezza o potere, ma per quello che siamo: una nazione benedetta da Dio, indivisibile e dedita alla libertà e alla giustizia per tutti” (traduzione ufficiale).
In terzo luogo, tutti i governi del mondo, e in primo luogo quelli degli Stati musulmani, sono chiamati ad applaudire questa esecuzione extra-giudiziaria, che segna il trionfo dell’impero del bene sull’incarnazione del male: “La sua fine dovrebbe essere salutata da tutti coloro che credono nella pace e dignità”.
Le reazioni all’annuncio
Su Fox News, Geraldo Riveira esclamava: “Bin Laden è morto! Confermato! Confermato! Bin Laden è morto (…) Che bella giornata! Che gran giorno per tutti! Questa è la notte più bella della mia carriera! (…) Il bastardo è morto! Il selvaggio che ci ha così tanto ferito. Ed è un vero onore, una benedizione per me essere in questo studio in questo momento”. La folla poi è scesa in strada per festeggiare con grida di “USA! USA!”.
Da parte loro, quasi tutti i capi di Stato e di governo hanno giurato fedeltà al sovrano, come è stato loro richiesto. Nessuno ha espresso riserve in merito a ciò che viene presentato come un’esecuzione extragiudiziale, svolta in un paese straniero, in violazione della sua sovranità.
Parlando alla televisione, David Cameron ha dichiarato: “Mi congratulo con le forze statunitensi che hanno condotto questa azione. Vorrei ringraziare il presidente Obama per averlo ordinato” [6].
Benjamin Netanyahu ha anche detto in televisione: “Questo è un giorno storico per gli Stati Uniti d’America e tutti i paesi coinvolti nella battaglia contro il terrorismo. Mi congratulo con il presidente Obama e il popolo americano. Mi congratulo con i soldati dell’America e i suoi servizi segreti, per un risultato davvero notevole. Ci sono voluti dieci anni nel dare la caccia a Osama bin Laden. Ci sono voluti dieci anni per dare giustizia alle sue vittime. Ma la battaglia contro il terrorismo è lunga, implacabile e risoluta. Questo è un giorno di vittoria – una vittoria per la giustizia, per la libertà e la nostra comune civiltà.” [7]
Nicolas Sarkozy ha emesso un comunicato stampa: “L’annuncio del presidente Obama della morte di Osama bin Laden, a seguito di una notevole operazione di commando americani in Pakistan, è un evento importante nella lotta globale contro il terrorismo. La Francia saluta la tenacia degli Stati Uniti che l’hanno cercato per 10 anni. Il responsabile principale degli attacchi dell’11 settembre 2001, Osama bin Laden è stato il fautore di una ideologia di odio e il leader di un’organizzazione terroristica che ha causato migliaia di vittime in tutto il mondo, anche nei paesi musulmani. Per queste vittime, la giustizia è fatta. Questa mattina, la Francia pensa a loro e alle loro famiglie”.
Berlino ha pubblicato una dichiarazione: “Con l’azione di commando contro Osama bin Laden e la sua esecuzione, l’esercito degli Stati Uniti ha inferto un colpo decisivo ad al-Qaeda, coronata dal successo. La Cancelliera Angela Merkel ha espresso il sua sollievo ad Obama all’annuncio della notizia. La scorsa notte, le forze di pace hanno ottenuto una vittoria.” [8]
Perché smettere di far vivere Osama bin Laden?
La principale questione politica è sapere perché gli Stati Uniti hanno deciso di smettere di far vivere il mitico personaggio che avevano creato, -essendo l’uomo morto da un decennio?
Solo perché i combattenti di bin Laden sono mobilitati da diversi mesi in operazioni in cui non sono più visti come nemici degli Stati Uniti, ma come loro alleati. Non c’era altro modo per giustificare questa inversione che l’eliminazione virtuale del loro comandante.
Senza dubbio, nei prossimi mesi, i canali televisivi internazionali spiegheranno che i jihadisti, che una volta hanno combattuto al fianco della CIA in Afghanistan, Bosnia e Cecenia contro i sovietici e i russi, sono invischiati nel terrorismo internazionale, e che i loro occhi sono stati aperti dalla morte di bin Laden, e possono continuare serenamente la loro lotta accanto all’“America” in Libia, Siria, Yemen e Bahrain.
E non sarà più necessario spiegare i retroscena a persone un po’ primitive come il coraggioso generale Carter Ham. Ricordiamo lo sgomento del comandante in capo dell’US AFRICOM, ai primi giorni dell’operazione “Dawn of the Odyssey”: si era rifiutato di fornire armi ai ribelli libici perché molti di loro erano membri di al-Qaida di ritorno dall’Iraq. La sua autorità venne immediatamente trasferita alla NATO, abituata a gestire operazioni segrete comprendenti i combattenti di bin Laden.
Nella controrivoluzione in corso in Medio Oriente, gli Stati Uniti e Israele giocano ancora la carta di tutti gli altri imperi prima di loro: appoggiarsi al fondamentalismo religioso per sopprimere il nazionalismo. L’unica novità del dispositivo è che vogliono utilizzare sia i combattenti wahhabiti di Bin Laden come braccio armato e i takfiristi reclutati tra i Fratelli Musulmani, come vetrina politica. Questa fusione sarà complessa, soprattutto per poter includere il ramo palestinese dei Fratelli musulmani, Hamas, che per il momento non intende da questo orecchio. Hanno affidato la guida di questo nuovo movimento al “consulente religioso” di Al-Jazeera, lo sceicco Youssef al-Qaradawi, che ogni giorno fa appello in tv per rovesciare Muammar Gheddafi e Bashar el-Assad.
In questa prospettiva, hanno organizzato il ritorno di Al-Qaradawi nella sua patria. Durante le manifestazioni per la vittoria, il 18 febbraio scorso, hanno vietato il podio di agli eroi di Tahrir Square e gli hanno permesso di parlare a loro posto, davanti a una folla di quasi 2 milioni di persone. Il predicatore ha quindi avuto il grande piacere di dirottare la rivoluzione egiziana, per distanziarla dal nazionalismo di Nasser e dall’anti-sionismo di Khomeini. Sotto la sua influenza, gli egiziani hanno rinunciato ad eleggere un’assemblea costituente e invece hanno modificato la legge fondamentale per dichiarare l’Islam religione di Stato.
Riorganizzazione a Washington
Una volta i compagni di bin Laden erano i “combattenti per la libertà”. Fu quando la Heritage Foundation organizzava raccolte di fondi per sostenere la jihad del miliardario anti-comunista, all’epoca del Rambo hollywoodiano che aiutava al-Qaida a sconfiggere l’Armata Rossa.
Oggi, sono di nuovo i “combattenti per la libertà”, quando indicano alla NATO gli obiettivi da bombardare sul suolo libico, o quando sparano indiscriminatamente sulla folla e la polizia, in Siria.
Per coordinare il loro lavoro e quello delle forze USA, dei cambiamenti di fondo si sono già avuti a Riyadh. Il clan Saidairis ha imposto il ritorno del principe Bandar e l’invio delle “Aquile di Nayef” per massacrare i manifestanti in Bahrain e radere al suolo le moschee sciite. Ma i cambiamenti di organigramma più importanti sono in corso a Washington.
Il generale David Petraeus, che comandava il CentCom e utilizzava le reti di Osama bin Laden per assassinare l’opposizione irachena, è stato nominato direttore della CIA. Bisogna concludere che l’amministrazione Obama vuole ridurre il suo impegno militare a favore delle azioni segrete.
Leon Panetta, il direttore uscente della CIA, a sua volta diventa il segretario alla difesa, una posizione riservata agli ex membri della Commissione Baker-Hamilton, di cui faceva in realtà parte, assieme al suo amico Robert Gates. Sarà incaricato di limitare l’impegno militare sul terreno, ad eccezione di quelli delle forze speciali.
L’annuncio ufficiale, con quasi un decennio di ritardo, della morte di Osama Bin Laden, chiude un ciclo e ne apre uno nuovo. Il suo personaggio è stata la punta di diamante delle operazioni segrete contro l’influenza sovietica, e poi russa, prima di diventare il propagandista dello scontro di civiltà, l’11 settembre, e di essere usato per eliminare la resistenza in Iraq. Usurato, non era più riciclabile, mentre i suoi combattenti lo erano. Saranno ora assegnati per fare deviare la “Primavera araba” e per lottare contro l’Asse della Resistenza (Iran, Siria, Hezbollah, Hamas)."

martedì 10 maggio 2011

Quale verità?

Paul Joseph Watson (Prisonplanet.com) ha sostenuto che il cadavere di Osama è rimasto nel ghiaccio per almeno un decennio e che la sua morte è stata annunciata nel momento politico più propizio (per l'amministrazione statunitense). La foto inizialmente diffusa e poi smentita in quanto grossolanamente taroccata risalirebbe a cinque anni indietro e la dichiarazione del cadavere gettato in mare preverrebbe qualsiasi possibile accertamento su quando e come sarebbe morto. Come ogni avvenimento, specie se ricopre interessi economici, geopolitici e militari, ha due o più verità che il normale cittadino non è in grado di discernere ma può solo scegliere quella più attinente alle sue credenze politiche o religiose o economiche, correlate a qualche suo interesse di riverbero o ad una storia personale. Condividendo quanto creduto contribuisce alla formazione della cosiddetta opinione pubblica, in questo caso mondiale, sulla fine di Osama Bin Laden. Un'opinione mondiale che rimarrà nella storia come attestazione di quanto creduto vero e quindi avvenuto per certo.
Come abbiamo più volte sostenuto, maggiore è la capacità di diffusione della notizia e altrettanto sarà la sua accettazione. Gli Usa sono un colosso economico, militare, un colosso per popolazione e territorio; la sua forza dei numeri prevale sugli altri anche nel campo dell'informazione: le più grandi agenzie stampa del mondo (per importanza e diffusione) sono statunitensi, l'informazione mondiale si abbevera alle fonti Usa poichè non c'è nessuna altra rete informativa all'altezza di quelle statunitensi. Inoltre, gli americani da quasi un secolo hanno consolidato una capacità di diffusione di notizie (esaltando, minimizzando o ignorando) che storpiano la realtà presentando i fatti secondo l'ottica più favorevole al governo in carica. Ogni battaglia persa è stata presentata come una vittoria, un intralcio economico come un nemico dell'America, un ribelle come terrorista, e così via.
Le truppe americane che nell'ultima guerra mondiale seguivano gli alleati inglesi, marocchini, francesi, australiani, ecc. (che avevano sfondato il fronte) distribuivano alla popolazione fascicoli illustranti la potenza di fuoco e armamemto degli Usa rappresentandoli come gli unici vincitori della seconda guerra mondiale, convinzione tuttora di molte popolazioni europee, avvalorata dai films sui rambo e simili che tramandano e consolidano l'eroismo degli americani, dai tempi dei pellirossa alla sconfitta di Al Qaede; mentre invece sono come tutti gli altri ma con la fortuna di un gigantesco apparato tecnologico militare (discendente dai numeri accennati all'inizio). Fucili contro le frecce degli apache, bombe atomiche contro i giapponesi, plutonio, fosforo e via dicendo.
Al tempo della guerra a Saddam Hussein ci fu molta controinformazione che denunciava le morti dei civili, la balla della bomba atomica dell'Iraq, ecc. ma prevalse l'informazione ufficiale sul conflitto; oggi tutto questo è messo nel dimenticatoio, anzi c'è la volontà di cancellare il passato.
Anche sull'odierna vicenda di Osama Bin Laden  (vedasi il post di ieri di Valter Bay) ci sono ipotesi diverse. Joseph Watson ha argomentato la sua controinformazione con una lunghissima serie di citazioni di documenti e dichiarazioni ufficiali Usa, in periodo pregresso, così come Thierry Meyssan  (voltairenet.org) e Julian Paul Assange divulgano informazioni che il dipartimento Usa negano come veritiere. Dove è la verità? Forse da nessuna delle due parti ma dalla terza o quarta faccia della moneta (vedasi la demodoxaloga  Antonella Liberati  nell'articolo su opinionepubblica.com). Del resto Toddi  sosteneva che "quel che noi consideriamo movimento è la somma di più statiticità" cioè l'apparenza (dinamica) è la concatenazione della realtà (statica): noi non percepiamo il divenire (motus) ma l'essere (momentum) così come percepiamo la realtà di un fenomeno dal suo frammento (momentus) ma non nell'interezza del percorso in quanto ci è ancora ignoto perchè in movimentus. Quello che distingue i demodoxaloghi dagli altri è analizzare il movimentus, cioè la visione d'insieme della successione dei momenti  (trend) in rapporto al tempo e al luogo dell'evento. 
Nella situazione di incertezza delle informazioni in circolazione ognuno fa la sua parte: comunicando balle, offrendo riflessioni, omettendo informazioni e così via. Giornali, films, tv, internet, passaparola, talk show, ecc. tutti uniti nel frastornarci. Emblematico il recente caso alla Rai: il 5 maggio una circolare interna ha comunicato di non trattare l'argomento acqua sino a dopo le elezioni amministrative del 12-13 giugno. Ignorare un argomento che potrebbe influire sulla decisione di qualche elettore, disinformazione o corretta informazione? Ognuno giudica in base ai momentum che ha accumulato sull'argomento acqua ignorandone il completo panorama (movimentum). Il diverso numero dei momentum (input) percepiti, da persona a persona così come da gruppo a gruppo, contribuisce alla formazione dell'opinione personale e alla cosiddetta opinione pubblica, soggetta a cambiare in proporzione ai momentum (informazioni) successivamente acquisiti nel tempo.

lunedì 9 maggio 2011

Morto che parla (e ride)

Ecco come la demodoxalogia assume valore di massima pertinenza su quel che accade oggi. Vogliamo dire: Ecco come dobbiamo riconoscere fatti e notizie taroccati per difendere la nostra autonomia di “uomini liberi” e l’intelligenza di cittadini che non siano soltanto “accondiscendenti consumatori” di qualunque cosa!
Obama è morto!....questo il messaggio che è stato divulgato da Obama…….Barack Obama è stato ucciso nel corso di un “blitz” preparato da anni….lo ha confermato Barack Obama nel corso del suo discorso alla Nazione…..Il cadavere di Barack Obama è sfigurato, ma in località Bin Laden non si capisce cosa sia avvenuto….forse sarà necessario l’esame del Dna!..... La gente è confusa e spesso impaurita…..E via dicendo. Così proclamavano i telegiornali più quotati delle televisioni italiane attraverso la voce emozionata e compunta dei loro conduttori.
Rivolgiamoci allora alla “demodoxalogia” per capire da dove derivi questa “bufala” e perché!
Il mondo dell’informazione ha molta fretta ed ha necessità di sfornare qualcosa ogni momento, magari sotto la finta apparenza di “notizie” di stampa…..la professione del giornalista è oggi una “missione” umanitaria e planetaria, piuttosto che un normale posto di lavoro per guadagnare il pane (ed il companatico) quotidiano! Il giornalista è una sorta di “profeta” che fa il bene della gente comune perché la informa, consentendogli così di controllare gli asfissianti complotti dei poteri forti….però oggi come oggi (specie in America) anche il giornalismo è un “potere forte” tanto da essere definito il quarto potere dopo Parlamento, Polizia, Magistratura (cioè legislativo, esecutivo, giudiziario), se aggiungiamo anche la forza delle religioni locali (cioè il Clero) allora da quarto Potere si scende al Quinto potere, ma il risultato non cambia: Il giornalismo con tutti i mass-media incorporati ed aggiunti è un “potere forte”. Lo conferma ogni ricerca demodoxalogica che si rispetti!
Come “potere forte” la casta dei giornalisti è tenuta in catene da una ferrea disciplina e da una ferrea gerarchia baronale, sempre pronta a ritorsioni e rappresaglie nei confronti dei propri “eretici” e non solo…..Ma evitiamo di approfondire l’argomento in questa sede! Torniamo piuttosto a Barack Obama e  Osama Bin Laden. L’equivoco è voluto o è casuale? Sicuramente, data la circostanza non è voluto.
Altre (molte) occasioni ci hanno invece dimostrato che gli equivoci “voluti” hanno scopi non sempre nobili, spesso commerciali, ma più spesso ancora “mafiosi” nel senso che servono a lanciare messaggi criptati fra lobbies di potere.
Allora come può essere successo questo incredibile equivoco la cui evidenza era nelle parole stesse dei conduttori del telegiornale che si sintetizza nella frase “Barack Obama comunica che Barack Obama è morto?” Semplice! Lo illustreremo con qualche domanda retorica.
1) I giornalisti dei telegiornali sanno sicuramente leggere (salvo alcuni che noi spesso televediamo sconcertati)…..la loro professione prevede che più che da un titolo di studio essi debbano trar forza dalla loro capacità alfabetica, ma ciò che essi leggono e dicono con voce appropriata nel corso di un telegiornale almeno lo capiscono….oppure recitano bene ed inappuntabilmente “a pappagallo” ciò che altri scrivono e che loro leggono senza neppure vedere ciò che leggono e senza neppure capire il significato reale di ciò che dicono?
2) Quando chi scrive le notizie da leggere si rivolge ai “traduttori” oppure traduce egli stesso (più o meno automaticamente, nel senso che traduce ciò che può quando ci riesce e quando non sa o non ci riesce lascia le parole nella lingua originaria storpiandole) oppure non traduce e fa soltanto un “copia/incolla” ottuso e pedante?
3) Quando inserisce nelle sue notizie taluni “messaggi criptati” per addetti ai lavori che sono incomprensibili dalla gente comune fa il suo mestiere e compie la sua missione informativa di “organo d’informazione” oppure si presta a prendere “mazzette” e scrivere “pizzini”?
Torniamo al dunque e spieghiamo l’arcano.
Nella fretta concitata (capiremo poi perché) del momento, qualche oscuro e sprovveduto dattilografo di qualche sperduto paese nel mondo batte la notizia “Obama” invece di “Osama”…la notizia entra nel circuito delle agenzie specializzate nella fornitura e vendita di notizie e diventa “Barack Obama”….i redattori dei  giornali attingono a questa primaria “fonte della Verità” proveniente da chissà dove e senza alcuna verifica, ma con una supina ed ottusa operazione di copia/incolla fatta dai loro cervelli impigriti e ci ricamano sopra, per aumentare lo spessore e la valutazione monetaria della notizia al fine di ricavare maggior guadagno e maggior prestigio. Arriviamo così all'emblematico svarione del “quarto” potere che è il giornalismo attuale ed internazionale. Senza contare la “farcitura” ed il condimento della notizia con vocaboli di un inglese storpiato e scorretto che fanno tanto “tendenza” e che nessuno poi capisce!!!
Ma approfondiamo ora demodoxalogicamente la notizia reale del “Osama Bin Laden è stato ucciso in un blitz dei Seals; il suo corpo è stato “sepolto” in mare”.  
Dopo decenni di ricerche, inseguimenti e guerre, il tutto viene liquidato allo stesso modo di quella casalinga frettolosa che deve ricevere ospiti e butta la polvere sotto il tappeto, “tanto nessuno se ne accorge”!
E se noi demodoxaloghi ce ne fossimo invece accorti? E se potessimo dimostrarlo secondo la tecnica del teorema geometrico, con la sola analisi dei dati delle “Osint” cioè delle Open Sources Intelligence, cioè della micro informazione pubblica e diffusa?
a) Ammettiamo che la crisi economica mondiale e statunitense non consentano più di sostenere i costi esorbitanti della guerra in Afghanistan………..
b) Ammettiamo per assurdo che la guerra nell’Afghanistan non possa finire senza un vittoria piena e certa, per non fare la fine dei francesi a Diem Bien Phu o degli Usa in Viet Nam o dei Russi proprio in Afghanistan che mandarono in depressione le opinioni pubbliche dei propri popoli……..
c) Ammettiamo che l’opinione pubblica stia perdendo fiducia in Barack Obama (in aspettativa di auspicata rielezione) anche per l’estenuante durata di Iraq ed Afghanistan……..
Allora per tutto ciò premesso, occorrerebbe uno “sganciamento vittorioso” dagli scenari di guerra…ed ecco il “colpaccio” in favore di Barack Obama……Osama Bin Laden (il nemico di sempre) è stato sconfitto ed ucciso a casa mentre si godeva il “riposo del guerriero”! Peccato per questi svarioni di agenzia giornalistica che confondono Obama con Osama (ma in fondo la sostanza non cambia).
E così l’America si accinge a sganciarsi dalle improvvide iniziative imperiali non solo salvando la faccia, ma persino diventando la primaria “giustiziera” del pianeta! Pare di sentire: fiducia in noi e nei nostri prodotti commerciali ed anche nei nostri spettacoli televisivi.
Allora noi con una considerazione conclusiva ci domandiamo: E se fosse tutta una bufala? Magari a fin di bene, ma pur sempre una bufala?
Riflettiamo dalle Osint… Si diceva che Osama Bin Laden fosse morto già da tempo (qualcuno sussurrava che fosse persino vincolato ad una macchina per la dialisi: proprio quella macchina che saltò in un attacco di dieci anni fa e che Bin Laden non fece in tempo a rimpiazzare, così da morire per crisi renale) ma tenuto “mediaticamente e fittiziamente” in vita apparente solo in quanto simbolo e leggenda terroristica, comodo alibi per future nefandezze di chiunque…..si diceva (e si dice tuttora, cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Al-Qaida )che Al Qaeda tradotto in lingua diventa  "il data-base”, cioè “La Lista dei nomi”, cioè “La Rubrica telefonica”….si diceva che questa “lista” fosse la lista di tutti gli agenti disponibili per la Cia nel contrasto ai Russi proprio in Afganistan prima che arrivassero gli americani con i loro valletti di ogni dove .. si diceva che tradotto diventa  faida calabrese tra cosche dei poteri forti. ……si diceva che la “lista” fosse quella di uomini/rambo al servizio degli americani….si diceva che un bel giorno taluni di questa lista (cioè “quelli della lista” cioè quelli dell’Al Qaeda) fossero arrivati alla lite ed allo scontro con le superiori gerarchie per banali questioni di denaro e paghe non pagate…si diceva che questa lista di reietti dalla Cia, diventati semplicemente “quelli di Al Qaeda” e poi più semplicemente ancora Al Qaeda, si fossero messi in proprio per ricattare i gerarchi Usa e farsi dare un bel po’ di soldoni……si diceva che da questa soffusa verità siano state tratte decine di films d’azione ispirati a ricatti a suon di bombe che taluni sconosciuti ma organizzatissimi terroristi internazionali colti, preparati, oculati, calcolatori, impenetrabili ecc. ecc commettevano….si diceva che ci siano svariate correnti nelle “intelligence” Usa (come del resto anche in altri paesi non ultima la Francia… o nell’Italia di oggi o di ieri con la questione dei servizi multipli e deviati…)….si diceva che in realtà il terrorismo internazionale è una sorta di gigantesca internazionale…. Tutto questo si diceva nelle Osint!
Qualora si potessero verificare tali dicerie, forse potremmo scoprire ufficialmente che Bin Laden probabilmente morì di malattia e fu sostituito per opportunità mediatica da una sorta di sosia somigliante ma non identico e che l’opportunità politica Usa avrebbe avuto interesse a sostenere questa sorta di controfigura per farne il simbolo del male contro cui lanciare gli eroici giustizieri del giorno e della notte e gli astuti venditori di prodotti Usa a prezzi maggiorati.
Magari si potrebbe scoprire che per questo scopo fu persino conservato in frigorifero il corpo del nemico numero uno. Per conseguenza si scoprirebbe che si tratta di un grande bluff, nel senso che la crisi economica perdurante e l’ascesa del potere cinese non consentono più agli Usa di giocare con la manipolazione delle notizie mediatiche. Occorre risparmiare! Occorre chiudere le spese più ingenti, prima di tutto quelle militari internazionali. Occorre tornare allo “splendido isolamento” per rappezzare i bilanci sfortunati rispetto alla Cina.
Allora in questo caso noi demodoxaloghi possiamo dire “bravo Barack Obama e suoi collaboratori” che hanno ucciso il sosia di Bin Laden e ne hanno fatto sparire le tracce….oppure che hanno ucciso chissà chi fulmineamente (malgrado l’avaria di un elicottero che impedì il trasporto dei Seals!) ...la festa è finita …lo spettacolo cambia le quinte ed il dietro le quinte… ora si prosegue con una nuova serie di sorprendenti “balle spaziali”!
Noi demodoxaloghi vediamo già, con gli occhi dell’immaginazione, squadre di facchini che stanno smontando e cambiando le scenografie dello spettacolo mondiale chiamato “quarto potere” e stanno già preparando un altro show in perfetto stile Forrest Gump. Dopo la “balla spaziale” della bolla economica, dopo la “balla spaziale” del terrorista Saddam, dopo la balla spaziale” dell’esaurimento dei pozzi di petrolio, dopo la “balla spaziale” della fratellanza con l’Europa ormai consunta e povera, dopo la “balla spaziale” della diffusione della democrazia nel mondo, ora è il turno di un altro spettacolo: l’alba ed il tramonto nei cieli, nei deserti, nei mari della Libia….per un vero ed autentico “Risorgimento Arabo” come dice Napolitano e come abbiamo detto soprattutto noi con larghissimo anticipo quando invece lo definivamo “Risorgimento Nordafricano”…
Eravamo profeti inascoltati, oppure osservatori demodoxaloghi attenti ed acuti, capaci di fare con pochissimi mezzi (in pochi e sparuti) quel che fanno interi stati con stuoli di servizi informativi che hanno a disposizione attrezzature da fantascienza?
Ai posteri l’ardua sentenza! (scritto da Valter Bay)




sabato 7 maggio 2011

Il parto ad una svolta

“Spunti e riflessioni per un'ecologia della nascita che rispetti il bambino e la donna”  è il titolo del seminario tenutosi in Genzano di Roma  il 26 gennaio 2011, a cura dell'Organizzazione di Volontariato “La Goccia Magica” di concerto con il Comune di Genzano di Roma e il patrocinio di SIN (Società Italiana Neonatologi), SIPO (Società Italiana Pediatri Ospedalieri), AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), il Collegio Provinciale delle Ostetriche di Roma, la Asl RMH e la Regione Lazio.
Hanno guidato il seminario l'Ostetrica Ivana Arena, il Ginecologo Michel Odent, il Pedriatra Neonatologo Gherardo Rapisardi.
L'Ostetrica Arena, autrice del libro “Dopo un cesareo”, Bonomi editore 2007, ha sintetizzato aspetti diversi del ricorso sempre più frequente (attualmente si registra una media del 44% di tagli cesarei nella Regione Lazio) al parto per taglio cesareo. Il tema della sua analisi era “La paura della nascita nell'era del cesareo”, per cui il parto cesareo da intervento chirurgico necessario ed estremo si è andato caratterizzando in scelta condizionata da una cultura del parto aberrata da fattori collaterali, ma spesso estranei. La Arena, parlando dei rischi dell’applicazione di una medicina di tipo “difensivo”, ha riportato all’attenzione dei presenti uno studio secondo il quale il tasso di denunce in campo medico si abbassa tanto più quanto più è saldo il rapporto medico/paziente, un rapporto deontologico basato sulla reciproca stima, fiducia, libera espressione e soprattutto rispetto. Un altro punto toccato dall’ostetrica è stato la spesso carente preparazione sia dei ginecologi che delle ostetriche riguardo al rispetto della fisiologia del percorso nascita. Tale "mea culpa" viene da lei motivato con la carente preparazione universitaria a tale proposito dei primi e con la preparazione prettamente di tipo ospedaliero delle seconde ed è ovvio che di fronte ad una situazione o ad una richiesta "anomala" da parte della donna, l'operatore insicuro in quanto non portatore di esperienza a 360° tende a non assecondarla. Di qui è iniziata la denuncia del ruolo attuale dell'ostetrica, ormai relegata ad ancella del ginecologo, senza la possibilità di usufruire di un ambulatorio pubblico  (a parte i consultori) dove esercitare la professione, senza un ricettario per prescrivere le analisi, senza un ruolo definito in ospedale.
Il Ginecologo Odent, fondatore del “Primal Health Research Centre” di Londra ha presentato l'arguta quanto provocatoria domanda “L'umanità può sopravvivere al movimento per il parto naturale?”spiegando poi come sia auspicabile e possibile, oltre che necessario porre i termini educativi perché la disinformazione sulla fisiologia del parto e le innaturali pratiche ormai diffuse in tutto il mondo cambino, dove “Il parto a una svolta” riporti verso i valori dei parametri fisiologici del mammifero umano. Tale “svolta” potrebbe ristabilire a livello mondiale il criterio che il parto è un evento determinato da una biochimica specifica e complessa, piuttosto che un evento da medicalizzare e ospedalizzare comunque.  Tali pratiche farmacologiche, medicali e chirurgiche non riducono i rischi che vorrebbero evitare, anzi. Madre e bambino, lasciati alle loro attitudini innate, interagiscono proficuamente fin dai giorni prima del travaglio e poi, entro la prima ora di vita, interagiscono spontaneamente e decisamente per stabilire il contatto interattivo non più gestazionale, ma essenziale e completo per la positiva interazione fra la puerpera-nutrice e il nuovo nato, la più idonea interazione fra le loro rispettive dinamiche fisiologiche di quel particolare stato.
Avvalersi della grande opportunità insita nella fisiologia dei due soggetti significa avere persone in stato di salute migliore per tutto il resto della loro vita. Il ricorso non necessario alla medicalizzazione, alla ospedalizzazione non sensibile  al fatto che gestante, puerpera, neonato, nutrice sono semplicemente persone in un particolare stato fisiologico, le rende di fatto soggetti con patologie o simil patologie di ritorno. Come ogni mammifero, tanto la gestante in travaglio e il nascituro, quanto la puerpera e il neonato hanno bisogno di riservatezza, luce moderata, ambiente sereno e luogo che non ne limiti i movimenti o qualsiasi altra loro manifestazione spontanea. “L'umanità può sopravvivere al movimento per il parto naturale?” sintetizza il paradosso per cui, in ogni parte del mondo si è diffusa la malsana abitudine di non riconoscere come primaria la fisiologia del parto e l'interazione fisiologica fra madre e bambino, quasi negandone l'esistenza: si riteneva così fondamentale e necessario “aiutare” la donna a partorire, “aiutare” il bambino a nascere, mentre il nuovo paradigma, come l’ha definito Odent, si riassume in una parola: proteggere. Proteggere i processi fisiologici, proteggere la donna durante il parto, proteggere il neonato dopo la nascita. Tutto questo, ha aggiunto Odent, va ovviamente “digerito”, sia da parte degli operatori che delle donne; non si può considerare un cambiamento immediato, sebbene sia necessario realizzarlo al più presto.
Le pratiche mediche utili in casi estremi o patologici sono diventate abitudine, abitudine che inibisce il fisiologico espletarsi del parto e del reciproco fornirsi del necessario da parte dei due attori interagenti: madre e bambino. Odent ha ricollocato ruoli e funzioni di tutti coloro che possono fornire supporto all'evento nascita, ma in un atteggiamento interiore e mentale di ascolto, di attesa, di rispetto  e scoperta. Da quando, decenni orsono, egli intuì quanto la funzione dell'ostetrica dovesse essere di rasserenante supporto ad un evento di per sé gestibile in autonomia dalle parti interessate e che l'intervento medico poteva configurarsi allo stesso modo, anche quando richiesto da casi eccezionali, come riscoprì la funzione dell'ascolto, della pacatezza rasserenante, della gioia della gestazione e del parto, la situazione mondiale del partorire e allattare ha subito periodiche impennate verso la “patologizzazione” e “industrializzazione” di tutta la gestazione, parto, puerperio e allattamento. Mentre Odent e tutti coloro sensibili a quegli aspetti fisiologici ed ambientali continuavano e continuano a far riscoprire le naturali possibilità della fisiologia di madre e neonato i media tendono a presentare sempre di più l'evento nascita in camici e teli da chirurgo, con madri completamente pilotate in tutte le fasi tra l'inizio della gravidanza e il parto, spesso a mezzo di sostanze chimiche che inibiscono l'azione di quelle fisiologicamente prodotte, i neonati posti immediatamente lontani dalla madre e sotto luci accecanti.
La paura della nascita nell'era del cesareo”, “Il parto a una svolta” ,“L'umanità può sopravvivere al movimento per il parto naturale?”, “Le pratiche assistenziali che facilitano l'adattamento fisiologico del neonato”, insieme all'evento organizzato da una Organizzazione di Volontariato come “La Goccia Magica”, nell'ambito del supporto offerto da una municipalità, nello specifico quella di Genzano di Roma, offrono un paradigma alternativo a quello che dovrebbe essere invocato soltanto in casi eccezionali.

Il Pediatra Neonatologo Gherardo Rapisardi, Direttore del Centro Brazelton di Firenze e dell'U.O. di Pediatria e Neonatologia dell'Ospedale S.M. Annunziata, Bagno a Ripoli (FI) ha illustrato “Le pratiche assistenziali che facilitano l'adattamento fisiologico del neonato”, ribadendo e arricchendo  con esemplificazioni, video e frequenti richiami a pubblicazioni scientifiche sull’argomento quanto illustrato da Arena e Odent,  ponendo l’accento sulle competenze del bambino appena nato e sull’importanza che può avere qualsiasi tipo di intervento esterno sul suo adattamento fisiologico nelle prime ore dopo il parto.   E' stato sorprendente vedere di cosa sono capaci neonato e madre nella prima ora di vita, lasciati liberi di agire.
Nella prima ora di vita dopo la nascita, madre e bambino, lasciati liberi di farlo, agiscono secondo necessità istintuali. Dopo questa prima ora, per entrambi diventa necessario invece “imparare” cosa fare, dal nutrire e nutrirsi all'interagire mimicamente e motoriamente, al rapportarsi e riconoscersi come puerpera e neonato, madre e figlio.
Il seminario era affollato da mamme e lattanti, operatori e persone interessate al tema della nascita e dell'allattamento il più naturali possibile in un mondo globalizzatosi anche nelle cattive abitudini legate alla gestazione, parto, allattamento.
L'Assessore del Comune di Genzano di Roma, Rosalia Spallino, l'Ostetrica Carla Oliva e le numerose componenti l'Organizzazione di Volontariato “La Goccia Magica”, insieme agli esperti relatori hanno proposto una visione strutturata e sperimentata dei benefici che derivano per tutti da una consapevole, attenta e rispettosa gestione della maternità basata sulla conoscenza e il rispetto della fisiologia del parto e della sua quasi totale autonomia nel realizzarsi.
Da molti anni, persone come quelle che hanno organizzato e proposto questo seminario operano e comunicano il loro operato perché la gestazione, il parto, la prima ora di vita del neonato a contatto fisico con la madre  e l'allattamento a richiesta tornino ad essere i protocolli più diffusi sul pianeta.
Oltre ad invitare alla piacevole quanto illuminante lettura dei libri scritti da Michel Odent e ad approfondire quanto accennato da Gherardo Rapisardi, va sottolineata la particolare, egregia qualità degli esperti scelti dalla “Goccia Magica” per guidare il Seminario e la qualità delle Volontarie della “Goccia Magica”: essenzialmente mamme con esperienza diretta di allattamento al seno, divenute in seguito “peer counselor” per il sostegno alle donne che allattano, alle quali mettono a disposizione il tempo libero, l’entusiasmo e  le competenze acquisite con la frequentazione del corso modello OMS-UNICEF (tenutosi in più edizioni negli ultimi anni da ostetriche della Asl RMH nel territorio dei Castelli Romani).
Va anche aggiunto che “La Goccia Magica” riunisce tanto  mamme informate quanto  mamme che desiderano essere correttamente informate, ha fornito e fornisce loro quel supporto cognitivo, amicale, interattivo ed efficace a qualsiasi mamma, a qualsiasi nutrice voglia unirsi al gruppo, condividendo esperienze, nozioni, informazioni. Molti pregiudizi e cattive abitudini vengono così superati dall'autostima derivante da maggiore consapevolezza e informazione scientifica sulle potenzialità e possibilità della fisiologia specifica.
La Goccia Magica” è un ottimo esempio delle possibilità che derivano dal recuperare fra donne madri e madri nutrici consapevolezza di quelle innate, ancestrali attitudini alla maternità insite nella naturale fisiologia della complessa architettura della riproduzione umana.
Non a caso, tra le loro letture specifiche, è annoverato l'agile testo di OdentEcologia della nascita” [red edizioni, 1989], dove ogni fenomeno legato alla nascita viene accolto come esperienza  generalemente positiva e necessaria e dove  si scopre che nulla di quanto legato alla nascita va evitato, ridotto, governato, salvo casi di particolare necessità. Nulla si nega alle moderne tecnologie,  purché non contrastino le autonome capacità del corpo e della fisiologia femminile.
La Goccia Magica” testimonia fattivamente la volontà e la reale possibilità di restituire priorità alle fisiologiche capacità di madre e bambino , offrendo a madri e bambini, oltre che ai loro familiari e alla società tutta, quella maggiore serenità che deriva dall'autostima condivisa e interattivamente verificata.
Messaggi fuorvianti vengono elargiti copiosamente da pubblicità e media. Tendono a far dipendere la nascita da regole e concessioni ospedaliere: ci auguriamo vivamente che presto gli stessi spazi comunicativi diseducativi dell'opinione pubblica , vengano impiegati per preferire “un'ecologia della nascita che rispetti il bambino e la donna”, perché “Le mamme sanno già tutto, ma non lo sanno. Noi dobbiamo convincerle che loro sanno partorire e i loro neonati sanno nascere.” (Lorenzo Braibanti).

Questo articolo, scritto dalla demodoxaloga Antonella Liberati e pubblicato senza fini di lucro, può essere riprodotto integralmente o parzialmente da chiunque, purché il testo non venga modificato, se ne citi l'autore e l'eventuale fonte.

venerdì 6 maggio 2011

Ritorno alla semplicità

L’uomo, e per un fatto consolatorio, e per poggiare su una base solida e sicura, tende a considerare come migliore il passato, aggrappandosi, seppur intangibile, al mito dell’età aurea, quando il governatore Saturno contribuiva ad un buon funzionamento di tutto, garantendo l’armonia mundi.
Il voltarsi indietro, alla ricerca di un assetto cosmico armonico, equilibrato, capita spesso ai nostri giorni, quasi a dimostrazione che non sempre si è adeguatamente in grado di gestire il progresso. A fronte dei non pochi vantaggi e benefici che questi, quando basato su intelligenza e sentimento, ha  apportato all’umanità – basti pensare ad Internet come finestra sul mondo – permane un diffuso senso di insoddisfazione e di labilità che permea la società nelle sue diverse manifestazioni, facendola versare in uno stato caotico, complicato, confusionario. Non per cadere in generalizzazioni, ma osservando e analizzando la realtà, pare che ciascuno fatichi a districarsi per poter individuare e seguire una sana direttrice in tutti i campi dell’esistenza.
Come si è giunti a tal punto? I popoli nel corso della loro evoluzione civile tanto hanno conquistato in termini di materialità – patendo odi, guerre, pestilenze, con annesso stravolgimento dell’ordine naturale (cosa insegna la storia?) – quanto trascurato di continuare a curare l’anima. A forza poi di rincorrere quasi esclusivamente le logiche del profitto, che sembra dominare ogni cosa, persino il destino, si sacrificano sentimenti, si sottovaluta l’arte, si considera la cultura un passatempo – quando richiede un impegno costante e sentito! –, si bistratta la creatività; ciò inevitabilmente fa scivolare nel vuoto esistenziale, nel nichilismo, rendendo infelici. Ma si può raddrizzare questo andazzo?
Intanto sarebbe indispensabile non correre affannosamente solo dietro a ciò che è effimero e che non dà serenità. Poi, riscoprire la semplicità e l’essenzialità della vita, la grandezza del pensiero, della riflessione, dell’ardente pazienza nel raggiungimento della felicità, il buon senso, smettendola di fare l’apologia del vizio a tutti i costi, di giustificare atteggiamenti non retti, sleali, di non scandalizzarsi più in caso di ignominia. Forse la semplicità è la cosa più difficile? Sarà qualcosa di utopistico? No. Tutto sta a volerlo, a concepire la vita come bene primario da non lambire solo superficialmente, ma da esplorare, da ascoltare nelle sue esigenze e bisogni non solo sensibili ma anche spirituali, ricercando quanto può donare benessere a se stessi e al prossimo, cosa che il più delle volte è  racchiusa proprio nella semplicità. A poco a poco sarebbe auspicabile dunque assistere ad un nuovo passaggio dal caos (disordine) al kosmos (ordine), e magari ritrovarsi a ripartire proprio dalla tanto desiderata età dell’oro… (scritto da Antonella Tennenini)