giovedì 30 giugno 2011

Lobbista, a chi?

Negli Usa i lobbisti sono riveriti e rispettati, la loro professione è di tutto rispetto perchè hanno il potere di orientare leggi e mettere in relazione due o più persone per combinare qualche affare; la loro mediazione è remunerata da un apposito tabellare. Se vogliamo fare un paragone sono come i nostrani mediatori immobiliari che prendono una percentuale, in base al valore della compravendita, sia dall'acquirente che dal venditore. E' un'attività redditizia poichè basta anche la vendita di un solo appartamento al mese per ricavare qualche decina di milioni di euro; un'attività che non richiede deperibili scorte di magazzino, gli sbalzi della moda, anticipazioni per gli acquisti e così via. Tutt'alpiù l'affitto di un ufficetto con le spese di pulizia, luce e telefono coinvolgendo giovani in cerca di lavoro ai quali dare una piccola parte del ricavato dalla mediazione. E' la migliore soluzione per un'attività pseudo-lavorativa: un minimo investimento con un ricambio continuo di giovani da far lavorare a provvigione! Quindi entrate sicure senza perdite. Un discorso analogo può farsi per le agenzie di assicurazione ed i patronati.
Negli Usa i partiti non sono articolati come da noi ma sono dei raggruppamenti ove, al momento delle elezioni, l'aspirante candidato mette in piedi un comitato elettorale pagando del suo o attraverso una colletta dei suoi sostenitori, per questo motivo il collegamento con la società civile o produttiva non è stabile e si affida ai lobbisti: personaggi specializzati che, su compenso, fanno da tramite: suggeriscono, orientano, mettono in contatto .....
In Italia c'è una diversa tradizione. Anzitutto siamo cattolici, e qualsiasi professione non sudata che fa guadagnare denaro è guardata con apparente riprovazione (ma interna invidia) in quanto la Chiesa ha inculcato il concetto della ricchezza come anticamera dell'inferno; a meno che non sia spartita per opere di bene o devoluta agli ecclesiastici. In secondo luogo i portatori di legittimi interessi hanno curato direttamente i rapporti con lo Stato, i partiti e gli altri concorrenti, attraverso colloqui diretti, sovvenzioni prima, durante e dopo le campagne elettorali, meeting di riposo e d'affari.
Le associazioni di categoria e le grandi aziende hanno sempre avuto degli uffici, a margine, preposti a colloquiare con i politici di ogni schieramento, fornendo loro abbondanti documentazioni, proposte di legge o emendamenti belli e pronti da presentare o da votare (possibilmente in commissione, lontano da occhi indiscreti). Tanto per citare degli esempi, la Fiat e la Mediobanca avevano i loro uffici romani di via Piemonte e via Bissolati a disposizione per gli uffici di segreteria di altrettanti deputati, una confederazione industriale contribuiva monetariamente a sostenere una parte dell'affitto delle sedi delle segreterie politiche personali, un centro studi offriva vacanze ed escort in prestigiose località, e così via. Per non parlare poi delle frequentazioni degli industriali che andavano a perorare le loro ragioni presso questo o quel ministro, o dell'acclamazione di qualche parlamentare a dirigente di organizzazioni di categoria con relativo personale a disposizione. Situazioni che non rientrano nell'attività dei lobbisti e non infrangono articoli del codice civile e penale in quanto è una normale ed utile prassi di relazione.
Il sottosegretario Gianni Letta è stato compagno di scuola e testimone alle nozze di  Luigi Bisignani, è forse un reato? Molti anni orsono membri del governo e politici di alto livello discutevano in un caffè, al centro di Roma, dei curricula dei candidati alle dirigenze degli enti pubblici, non è forse il loro compito quello di vagliare le qualità dei dirigenti di Stato? Che poi qualche lobbista presenti dei candidati a posti pubblici è del tutto normale (suggerire non è un reato), che il politico o il dirigente di turno accettino il suggerimento neppure. Anche al sottoscritto, ai suoi tempi, fu chiesto di segnalare dei nominativi preparati per certe funzioni pubbliche ma il reato, in questi casi, è tutto politico: se la persona vale è un bene per il Paese, se non è adatta per il posto che andrà a ricoprire il politico avrà commesso un errore di valutazione e, in una democrazia trasparente, ne dovrebbe pagare le conseguenze di fronte agli elettori. Così come gli elettori dovrebbero poter conoscere chi sono, chi rappresentano e come agiscono i parlamentari del loro collegio.
Ma questa è l'utopia della vera democrazia: governo del popolo. Intanto i partiti, tutti d'accordo, si apprestano a varare una legge sulla privacy, nel senso che saranno vietate le intercettazioni e soprattutto la pubblicazione di cosa dicono o fanno; alla faccia della trasparenza!

mercoledì 29 giugno 2011

Da Garibaldi a Bisignani

Noi siamo il prodotto del passato. L'Unità d'Italia è stata voluta e propagandata da quel ristretto gruppo di borghesi e letterati (vedasi il post dell'1 giugno) che seppero diffondere l'idea alla massa contadina ed analfabeta del tempo, sino all'avvento del condottiero Giuseppe Garibaldi, allora definito brigante al pari delle bande regionali che assaltavano i viaggiatori.
Il popolo non ha mai partecipato alla conduzione della cosa pubblica sia perchè viveva sotto principati (regno dei Savoia, dei Borboni nelle due Sicilie, dello Stato Pontificio, dell'Italia centrale) o protettorati (il dominio austriaco nel lombardo-veneto). Neppure con l'Unità d'Italia il popolo ha partecipato alla vita politica, tant'è che potevano votare solo gli uomini che fossero in grado di dimostrare di saper leggere e scrivere e avere un reddito minimo (il 2% della popolazione). Il voto alle donne è stato concesso nel dopoguerra repubblicano mentre il suffragio universale maschile è del  1913. Sino alla conquista del potere da parte di  Benito Mussolini i partiti erano circoli ristretti di conservatori-liberali o di pensatori socialisti, che non seppero coinvolgere la massa. Grazie all'uomo moderno (di allora) e alla sua oratoria popolare, la massa aderì al fascismo come atto di partecipazione alla politica, relegando ai partiti d'opposizione (poi messi al bando) la progettazione intellettuale. In pratica neppure durante il periodo fascista il popolo ha partecipato alla cosa pubblica in quanto le decisioni e le nomine venivano calate dall'alto ed annunciate platealmente.
Con l'avvento dell'Italia repubblicana (2 giugno 1946) sorsero molte formazioni politiche di varie tendenze (da 2-3 partiti monarchici a quello repubblicano, dal partito liberale a più formazioni socialiste, ecc.) ma la maggioranza dei consensi si riversò sulla Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi (un polpettone di correnti in lotta per spartirsi il potere) seguita da un partito Comunista Italiano più attento alle direttive di Mosca che alla visione europea (nonostante qualche timida riserva di Palmiro Togliatti). In una tale situazione di frantumazione politica e di storica mancanza di una classe dirigente proveniente dalla media borghesia, i gruppi emergenti di allora (industriali, banchieri, editori e palazzinari) si unirono alla borghesia tradizionale (latifondisti, nobili in fase d'estinzione, prelati e iper-benestanti) per dar vita a comitati d'affari in grado di gestire il Paese.
Gli affaristi e i mediatori di oggi non sono altro che la perpetuazione di quei "compagni di merenda" che nel dopoguerra si riunivano periodicamente in lussuose ville per scambiarsi informazioni e consolidare una rete di interessi e di occupazione delle cariche pubbliche. Pertanto non avendo avuto una tradizione di dirigenti servitori dello Stato ci ritroviamo con funzionari servi di poteri esterni all'apparato pubblico e all'interesse generale del Paese.

martedì 28 giugno 2011

Convegno di astrologia



Domenica 3 luglio nella Sala della Vaccaria del palazzo dei Priori a Perugia si terrà il terzo Convegno internazionale di astrologia sul tema La psiche umana e la volta celeste. Il convegno si propone di diffondere la buona astrologia come strumento di consapevolezza e formazione al futuro, valutando le varie metodologie (antiche e moderne) e promuovendo l'intercultura e il pluralismo astrologico. Relazioneranno:
Grazia Bordoni, il piano psichico, fisico e destinico dell'intreccio celeste.
Meskalila Nunzia Coppola, la luna, la memoria e il karma.
Deborah Houlding, la tecnica per superare le paure e implementare la fiducia.
Lietta Catoni, i disordini della personalità secondo la scuola di Amburgo.
Darby Costello, recuperare la bellezza e la gioia dataci da Venere.
Luisa De Giuli, la matematica stellare.
Lucia Gangheri, la notte, la musica e le stelle nei dipinti di Joan Mirò.
Il convegno si chiuderà nella mattinata del 4 luglio con una tavola rotonda tra i relatori, moderata da Dante Valente.

venerdì 24 giugno 2011

Bergamo in Kosovo

Il direttore dell'agenzia stampa online Informatore Economico Sociale, il demodoxalogo  Francesco Bergamo, è in Kosovo al seguito delle Forze Armate italiane per una settimana di aggiornamenti sugli esiti attinenti alla strategia militare. Come noto  Bergamo è uno dei massimi esperti di Open Sources Service, la disciplina che studia la comunicazione e la rilevazione delle informazioni ai fini militari, lo scorso anno la rivista ufficiale delle Forze Armate (vedasi il nostro post del 17 gennaio) ha ospitato un suo articolo (Open Sources Intelligence, il primato italiano della demodoxalogia) nel quale ha messo in risalto l'apporto dato dai maestri della disciplina demodoxalogica all'Osint.

giovedì 23 giugno 2011

Affaristi e mediatori

Il 18 scorso nel dibattito di Omnibus su LA7 tv i giornalisti presenti hanno discusso anche del caso detto della P4 con il contorno di illustri nomi di personaggi aventi sede a palazzo Chigi, nei tribunali e nel mondo della politica e dell'informazione. Stando ai titoli dei giornali e alle chiacchiere dell'opinione pubblica si evince uno stato di insoddisfazione verso questi rapporti tra affari, politica ed informazione orientati unicamente a privilegiare i soliti affaristi senza scrupoli. E' un'indignazione generale! In proposito osserviamo:
- l'indignazione dell'opinione pubblica (orientata dai mass media) è ciclica: sorge, tocca l'apice, raggiunge il risultato voluto dagli agitatori e poi si acquieta, per risorgere dopo qualche decennio su casi consimili. Quindi non c'è nulla di nuovo, spesso neanche i nomi oltre i fatti!
- se non c'è nulla di nuovo perchè la gente s'indigna? Non tanto per il fatto in se stesso ma per cogliere l'occasione dello "scandalo" per colpire il/i personaggi di turno, nell'intento di defenestrarli.
- l'indignazione ciclica non è altro che una sorta di ipocrisia collettiva. Tutti, sia pure con modi o finalità diverse, cercano scorciatoie per raggiungere i loro obiettivi. Lo studente copia i compiti, il genitore si rivolge ai cacicchi del potere per sistemare lavorativamente il figlio, l'ammalato si rivolge all'amico per accorciare il tempo di attesa, e così via. E' normale che negli affari i protagonisti cerchino guadagni facili ed abbondanti compensando soffiate o intermediazioni, specie se  nell'ambito della cosa pubblica: basta vedere cosa avviene nei piccoli comuni per rendersi conto di cosa potrà accadere di fronte ai grossi guadagni.
- dall'uscere all'ingegnere dell'ufficio tecnico comunale, in proporzione al loro ruolo, ognuno ricava una quota di profitto in proporzione alla sua conoscenza e manovrabilità della pratica. E' la prassi dei mediatori o lobbysti, solo che alcune categorie sono disciplinate per legge ed altre esplicano il loro lavoro tra una cena o un incontro in una località turistica, al riparo da sguardi ed orecchie indiscreti.
- essere informati prima degli altri su ciò che avviene, dalle decisioni politiche all'avvio di provvedimenti giudiziari, dagli appalti alle decisioni del CdA, è quasi sempre una carta vincente e aiuta nello svolgimento del proprio compito. Maggiore è l'informazione e maggiore è la capacità di giudicare e prendere decisioni.
- che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta abbia ricevuto informazioni "anche riservate" è del tutto normale per il ruolo istituzionale coperto; che le abbia ricevute da personaggi discussi è comprensibile: è dalla eterogeneità delle fonti che scaturisce l'informazione utile. Del resto tutte le questure, comandi di stazione dei carabinieri e - sino a qualche decennio orsono - anche le parrocchie raccoglievano (in un archivio detto storico) notizie sulla popolazione del territorio. Lo stesso "mattinale" che, nelle prime ore della giornata, giunge sul tavolo del Quirinale e di palazzo Chigi, oltre alla consueta rassegna stampa fornisce informazioni d'attualità riservate.
- la raccolta e diffusione delle notizie politico-economiche ed anche dei gossip è così importante che esistono centri di informazione ed agenzie giornalistiche specializzate. Dietro queste agenzie spesso troviamo personaggi discussi, servizi deviati o, addirittura, enti di stato. Non solo per raccogliere informazioni ma anche per diffondere notizie false, depistanti se non addirittura ricattatorie. E' notorio che Luigi Bisignani si è servito dell'agenzia online Dagospia di Roberto D'Agostino, che Mino Pecorelli alimentava la rivista Opinione Pubblica con il materiale passato dai servizi, che l'Ecomond Press sorse con il contributo dell'allora ammiraglio della marina a capo dei servizi segreti italiani.
- è del tutto normale che tra le persone si costituiscano gruppi di amici per affinità culturali, oppure per opportunità affaristica o adesione ideologica; non c'è bisogno di tessere o adunanze, basta qualche cena per stringere accordi: vi ricordate del potentissimo banchiere Enrico Cuccia? E che dire di Renato Angiolillo il fondatore del quotidiano Il Tempo?  Tra i capi-gabinetto dei ministeri più importanti, sino agli anni '80 dello scorso secolo ma temiamo anche oggi, c'era un tale vincolo di compagni di merenda che passavano solo le decisioni da loro approvate, anche se in contrasto con il ministro.
- un'occupazione dello Stato che non è la novità di questi anni ma già esisteva nel 1948 quando persino il sacerdote domenicano Felix Morlion, fondatore dell'università Pro Deo ora Luiss, invitava gli allievi ad occupare la dirigenza dello Stato e degli organi d'informazione, sia pure in modo "cristiano", per costruire la nuova società.
- se è tutto uno spia, riferisci, occupa e spartisci, di cosa ci lamentiamo se vengono alla luce congreghe di affaristi ed intermediari che si dividono il potere ed il bottino scippato allo Stato? E' il nostro bel Paese che non è mai stato cunt gens una ma un'assembramento di piccoli e grandi potentati.

mercoledì 22 giugno 2011

Eventi

Il 24 giugno, presso la facoltà di Scienze della Comunicazione, a Roma in via Salaria 113, l'Associazione nazionale sociologi ha organizzato un convegno nazionale sul tema Il sociologo Ans in Italia. Riportiamo il programma:


martedì 21 giugno 2011

Ed ora ragioniamo

Una settimana dopo i risultati elettorali e l'interpretazione di politici, giornalisti e semplici cittadini sul significato della volontà espressa alle urne, è opportuno con animo disteso e senza la foga della partigianeria che, spesso, offusca la ragione commentare pacatamente quello che comunemente è detto lo stato dei lavori.
Sempre riferito alle quattro grandi città (come e perchè spiegato nel post dello scorso 3 maggio) e ai referendum è indubbio che il grande sconfitto sia proprio Silvio Berlusconi e non la sua formazione politica che, complessivamente su tutto il territorio è arretrata di qualche punto ma percentualmente è ancora il primo partito in Italia anche se con l'alito della sinistra sul collo. Alle amministrative Berlusconi, vedasi Milano, la sua città, ove si era candidato al n. 1 per il consiglio comunale e si era prodigato nella campagna elettorale in favore di Letizia Moratti ha ottenuto un numero di preferenze di gran lunga inferiore a quello dei passati trionfi. Ai referendum l'affluenza più alta si è avuta proprio al Nord del Paese contrastando le indicazioni astensioniste del premier. Sono risultati chiari che non possono essere camuffati in nessun modo, tuttalpiù c'è da chiedersi perchè ha perso: una campagna elettorale sbagliata o l'influenza delle vicende personali? disaffezione dell'elettore in seguito all'attuazione di mancate promesse o un vento nuovo che soffia sulla politica?
Il divario di partecipazione degli elettori alle scelte sui quesiti referendari è oscillato intorno ai due punti: più alto in favore dell'acqua e meno per il nucleare e il legittimo impedimento. L'interpretazione è semplice: 1) solo il 2% dei votanti ha espresso la sua volontà in base ad un ragionamento scaturito dall'attenta lettura ed interpretazione dei quesiti; 2) la maggioranza dei cittadini, recatisi a votare, più che ai quesiti veri e propri ha inteso punire la politica governativa esprimendo un voto contrario alle aspettative-speranze della compagine berlusconiana.
Come demodoxaloghi più volte abbiamo sostenuto che il popolo assai spesso non fa scelte giuste ma si esprime attraverso l'emozione, la suggestione affascinante, quello che, in altre parole, i sondaggisti chiamano il "sentiment". Sappiamo, per esempio, che la rete idrica di quasi tutti i comuni perde acqua e ha bisogno di grandi lavori di manutenzione e rifacimento ma gli enti locali non hanno le risorse finanziarie per intervenire; col "si" abbiamo imposto ai comuni di effettuare i lavori in proprio senza cedere in concessione onerosa ai privati la gestione dell'acqua. Se non c'è stato il denaro negli scorsi anni per tali lavori è ben difficile che ce ne sarà nei prossimi, col risultato che i disservizi aumenteranno. Dare una qualsiasi cosa in gestione ai privati vuol dire assicuragli un tornaconto, generalmente economico, in quanto l'imprenditore anche se fa rima con benefattore tale non è e vuole il suo ricavo. Se gestita bene, la risorsa acqua vedrebbe in ogni caso l'aumento delle tariffe (sia nel pubblico che nel privato) ma temiamo che anche in mano privata i lavori si limiterebbero ai rappezzamenti.
Stante quanto detto molti potrebbero pensare che il decano abbia votato per il no, ho invece votato per il "si" principalmente per la seguente considerazione: la cronica mancanza di lavori alla rete  idrica ha fatto in me sorgere il dubbio che ciò sia stato voluto per mettere in dissesto gli acquedotti in modo da poter poi favorire l'ingresso dei privati, col 7% garantito di ricavo. E che, per di più, tali privati non siano altro che prestanome o parenti o amici degli amministratori locali, così come avviene per la riscossione dei tributi e in quegli altri servizi locali (autobus, nettezza urbana, ecc.) "appaltati". Peggio ancora quando la società appaltante è mista: ai privati il guadagno, al pubblico le spese!
Per quanto concerne il nucleare abbiamo dato al governo l'arma per azzerare i finanziamenti alla ricerca della prevenzione e dell'eventuale sviluppo del settore, con la conseguenza che, in caso di inquinamento anche proveniente dall'estero, ci troveremmo indifesi. Per quanto riguarda il legittimo impedimento di convocare in giudizio il premier ed i ministri non abbiamo fatto altro che fornire l'alibi per il ripristino dell'immunità parlamentare, anelata da tutti i partiti nonostante le riprovazioni pubbliche.
E' la controprova di come il popolo si fa prendere dagli entusiasmi e si esprime, anche elettoralmente, di riflesso senza un giudizio logico. D'altro canto ci sono alternative? Solo nella consolazione di aver sconfitto l'imperatore che si dichiarava il più amato dagli italiani. Nella speranza che qualcosa cambi.

lunedì 20 giugno 2011

Tavola rotonda demodoxalogica

Dagli atti della Tavola rotonda su Giornalismo economico-finanziario, uffici stampa e pubbliche relazioni: professioni primarie nella società dell'informazione, svoltasi nell'anno accademico 1987/88 del Corso di perfezionamento e specializzazione in demodossalogia, riportiamo la locandina insita negli atti.


giovedì 16 giugno 2011

L'influenza dei leaders

Due eventi recenti hanno confermato le tesi demodoxalogiche sulla formazione dell'opinione pubblica, che, peraltro, risalgono ai primi studi del 1928 di Paolo Orano, primo docente ordinario di Storia del Giornalismo. Ci riferiamo ai referendum del 12 e 13 scorsi e alla vicenda Rai-Michele Santoro.
Quasi tutti i leaders di partito si sono rivolti all'area del loro elettorato dando indicazioni su come e per quale quesito votare. Evidentemente, con il loro schierarsi contro o a favore dei quesiti referendari, hanno ritenuto di avere una certa influenza sugli elettori, magari non su tutti gli affezionati alla formazione politica ma su una buona manciata, o più manciate di voti; quella minuscola percentuale in grado di rovesciare un risultato politico col prevalere del si o del no oppure del boicottaggio del voto.
Il parere, indicazione o esortazione di un leader rivestono un fattore determinante nella formazione dell'opinione pubblica; se così non fosse non ci sarebbero i sermoni domenicali del Papa a piazza san Pietro o i discorsi di fine anno del Presidente della Repubblica, tanto per citare due importanti esempi. Il fatto è che l'individuo dalla nascita alla maturità, ed anche oltre, cresce focalizzando la sua attenzione ed imitazione su ciò che considera leader: prima i genitori, ai quali si aggiungono i maestri; poi gli amici, lo scrittore o il giornalista preferito, gli esperti nel suo campo lavorativo, e così via in un continuum senza fine. Trattasi di un atteggiamento del tutto naturale in quanto nasciamo per apprendere (quello che ci è ignoto) nel modo più semplice possibile: attraverso l'esperienza altrui. Ma un "altrui" sul quale riponiamo la fiducia. Il convergere di tante persone su uno stesso leader (politico, scrittore, artista, scienziato, ecc.) porta al formarsi di un'opinione comune su un determinato argomento che, in presenza di un agglomerato di persone, si definisce come opinione pubblica, quello che in demodoxalogia definiamo come l'opinione pubblica di un determinato pubblico (attivisti di partito, fedeli lettori di uno scrittore, fans di un artista, seguaci di una teoria, ecc.). Per esempio i demodoxaloghi sono un pubblico di studiosi o appassionati dell'opinione pubblica che segue le indicazioni tramandate, dallo scorso secolo ad oggi, dai vari maestri che si sono succeduti nell'insegnamento apportandovi i necessari adeguamenti richiesti dallo sviluppo della scienza e della tecnologia. Esprimono pertanto l'opinione pubblica (in quanto manifesta e collettiva) dei demodoxaloghi, cioè degli studiosi della disciplina.
L'altro evento attiene alla trasmissione televisiva di Santoro. Una trasmissione che monopolizza il 30% degli utenti televisivi classificandosi al primo posto delle offerte Rai, e già questo è un indice di gradimento da parte degli spettatori; oltre ad essere una trasmissione che da anni - costantemente - ha un suo pubblico (fedele e quindi che si forma un'opinione) di milioni e milioni di utenti. Un programma che crea opinione pubblica!
Un programma televisivo che palesemente e in più occasioni non è piaciuto ad una determinata opinione pubblica che ha come leader Silvio Berlusconi. Il conduttore è accusato di faziosità in quanto crea opinione a senso unico, noi diremmo che più che fazioso è un conduttore schierato. In quanto ex parlamentare europeo di sinistra rispecchia il suo credo politico e la sua opinione e, in un regime di democrazia, la pluralità delle voci è essenziale per la crescita di un Paese. Chi segue le sue trasmissioni trova gli argomenti che lo interessano di più e li fa suoi, convinto di aver trovato colui che sa rappresentare le sue (dello spettatore) opinioni. Così come avviene per la carta stampata, infatti i demodoxaloghi guardano la "gerenza" (direttore, editore, garanti, CdA, ecc.) del giornale per capire la proprietà della testata e quindi l'orientamento politico ed economico.
Due conferme, pertanto, di come si forma e dell'importanza dell'opinione pubblica ai fini delle battaglie e della conquista di ulteriori fette di quell'agglomerato umano che si colloca in una determinata area d'opinione. Con una avvertenza: l'opinione che si forma attraverso la lettura (libri, giornali) è stabile, quella che si forma mediante la radiotelevisione tende, con più facilità, ad affievolirsi se i messaggi si dilatano nel tempo o se la trasmissione è soppressa. Conferme in questo senso vengono anche dal calo delle vendite di quei prodotti commerciali che vedono ridotta, o addirittura soppressa per un certo periodo, la pubblicità.
Un'indicazione nuova ma che si affermerà sempre più è il coinvolgimento del pubblico (da virtuale a soggettivo) nella Rete di Internet, quale riaffermazione (vera o falsa?) del ruolo di protagonista. Un aspetto che necessita studi ed approfondimenti sulle conseguenze della strumentalizzazione del mezzo (chi gestisce? per conto di chi? per quale fine?).

mercoledì 15 giugno 2011

Berlusconi al 51%

Nella foga di dare addosso a Silvio Berlusconi il risultato referendario è strombazzato dalla sinistra come una vittoria del fronte di coloro che hanno voluto dare un'altro segnale al premier con l'indicazione di mandarlo a casa. Nulla di più sbagliato, gli antiberlusconiani non hanno vinto e il politico più amato dagli italiani è proprio lui, Silvio Berlusconi. Basta fare quattro conti:
Mediamente l'affluenza alle urne sui quattro quesiti è stata del 57,00% 
Se da tale cifra togliamo il 2 % dei voti espressi all'estero rimane un'affluenza del 55 %
Mediamente i "si" sono stati il 94,00 %, quindi i "no" sono il 6 %
Se togliamo il 6 % dei voti "no" (quindi berlusconiani) dall'affluenza alle urne rimangono solo un 49 % di "si", quindi un quorum che non si sarebbe raggiunto senza l'apporto degli elettori di destra che si sono recati alle urne per votare "no". Senza contare i voti liberi di Alemanno, Polverini, MaroniZaia e molti altri. Pertanto Berlusconi ha ancora il 51% degli elettori dalla sua parte e può, giustamente, dichiararsi come il politico più amato che, forte dei consensi del popolo e dei sondaggi, può fare a meno di presentarsi dai giudici quando convocato e togliersi anche il fastidio delle intercettazioni e delle indagini a suo carico. E' il popolo che lo osanna ed è il popolo che detta legge (tramite il condottiero da lui osannato).
Satira o analisi politica?

martedì 14 giugno 2011

Sul risultato referendario

I lettori che ci seguono ricorderanno che sin dal 3 maggio scorso (a proposito delle elezioni amministrative) avevamo scritto che prevedevamo un "voto rivoluzionario (alternativo al palazzo) come ultima chance democratica prima della rivolta di piazza", specificando nei blog successivi la risorta voglia di partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica.
Mentre da decenni non si assisteva più al raggiungimento del quorum referendario con l'affluenza registrata sabato e domenica la volontà del popolo di partecipare e decidere è ormai a tutti chiara.
Le nostre previsioni non scaturivano da sensazioni ma dal metodo demodoxalogico di interpretazione delle opinioni. Anzitutto abbiamo ascoltato le chiacchiere della gente comune, poi abbiamo sottoposto ad analisi alcune frasi e parole d'ordine dei politici più noti apparsi nelle tv, infine abbiamo valutato giudizi ed aggettivi di giornalisti opinionisti attraverso i loro scritti apparsi sulla stampa quotidiana.
L'opinione del popolo, raccolta nei mercati e nei bar, se prevalente in una direzione già è per se stessa un'indicazione, ma potrebbe essere un fenomeno locale. Alcune frasi sfuggite ai politici nel corso di infervorati talk show denotano timori (per un calo di consensi) o prese di distanza dalla linea del capo o del partito; i lapsus, i silenzi e le esternazioni svolte con troppa foga sono indicativi dello stato d'animo del personaggio (specie se raffrontato con la sua normale condotta). Infatti come demodoxaloghi abbiamo sempre presente l'affermazione di Max Nordau (Le menzogne convenzionali della nostra civiltà, del 1883): relativa al "contrasto fra il nostro modo di pensare e il nostro modo di agire". Approccio filosofico e metodologico fatto proprio dalla demodoxalogia e trasferito, sulla scorta dell'apporto psicologico, alla decodificazione dei messaggi (come da me illustrato sulla rivista della Sips  Scienza e Tecnica n.313 dell'ottobre 1996 in "Perchè esiste la disinformazione?"). Due piccoli esempi: se un politico, nel corso della stessa trasmissione televisiva, più volte con foga inaudita proclama che il suo partito risulterà vincente alle elezioni lo fa per rincuorare se stesso e appellarsi inconsciamente all'elettorato; se qualcun'altro suggerisce di rivedere atti di governo o programmi, dopo il voto, significa che ha la sensazione che gli elettori del partito non siano soddisfatti di quanto operato.
La controprova della tendenza elettorale (dopo l'ascolto dei cittadini e l'analisi dei discorsi dei politici) la si ottiene dall'attenta lettura dei quotidiani, nella convinzione demodoxalogica che il normale cittadino acquirente di una determinata testata giornalistica quotidiana ritrova in quel giornale il suo pensiero inespresso (culturale, politico, ecc.) che affina inconsapevolmente, nel tempo, attraverso la lettura degli articoli che lo soddisfano, contribuendo così alla formazione dell'opinione (pubblica, in quanto collettiva) dei lettori di quella determinata testata giornalistica. Sulla scorta delle copie vendute si possono calcolare eventuali risultati elettorali, per esempio se la Repubblica vende 600 mila copie e il Giornale 300 mila è facile intuire che i votanti per il centrosinistra saranno più numerosi del centrodestra.
Ovviamente il rapporto tra il messaggio scritto di un giornale e i suoi elettori non ha riflessi immediati ma evolve e si consolida nel tempo e dopo varie prese di posizione, pertanto l'esame dei testi non può prendere in considerazione solo quelli nel corso della competizione elettorale ma partire da almeno un anno prima. Anche il passaggio dell'elettore dal voto all'astensione o viceversa, e dalla destra o dalla sinistra al centro o viceversa, non avviene da un giorno all'altro ma attraverso varie fasi successive che i talk show possono solo accelerare sotto la spinta emotiva. Le motivazioni elaborate attraverso la stampa impiegano tempi lunghi per giungere a conclusione ma sono più solide. Il vento di cambiamento, nella partecipazione ad un voto alternativo al palazzo, è iniziato negli ultimi mesi dello scorso anno e, man mano, si è espanso e consolidato sino ai recenti risultati elettorali referendari e delle quattro grandi città di Milano, Napoli, Torino e Bologna.

lunedì 13 giugno 2011

Carlo Curcio

Proseguendo nelle biografie dei maestri della demodoxalogia, scritte da Federico Augusto Perini-Bembo nella dispensa Demodossalogia storica dell'anno accademico 1951-52 del corso di Specializzazione in demodossalogia svoltosi alla facoltà di Scienze Politiche dell'università di Roma, riportiamo da pag.7 la biografia che accompagna il testo della lezione di Carlo Curcio su "Il giornale e la storia".


venerdì 10 giugno 2011

Carlo Barbieri

Dalla dispensa Demodossalogia storica  (Edizioni dell'Ateneo - Roma) relativa all'anno accademico 1951-52 del Corso di specializzazione in demodossalogia, svolto presso l'Università degli studi di Roma, riportiamo la biografia risultante a pag. 103 che precede l'argomento trattato da Carlo Barbieri: "Il giornalismo stampato dai primordi del sec. XIX alla prima guerra mondiale".

mercoledì 8 giugno 2011

Eventi



Domenica scorsa a L'Aquila si è concluso l'annuale Convegno del Mensa-Italia con la nomina del nuovo presidente dell'associazione, la signora Alberta Sestito, la donna italiana con il più alto quoziente d'intelligenza, che fa seguito alla presidenza di Corrado Giustozzi. L'associazione mensa, diffusa in tutto il mondo, accoglie nel suo seno sono coloro che superano la soglia minima del quoziente d'intelligenza Q.I. dopo un preventivo test. Informazioni: http://www.mensa.it/

Citiamo tra i vari servizi su l'ultimo numero di http://www.rivistaindipendenza.org/ : Dal petrolio al nucleare: diversa la fonte analoga la dipendenza. La Grecia e noi: dalla speculazione finanziaria al protettorato atlantico. Libano: intervista a Sayed Ibarahim al Moussawi.

martedì 7 giugno 2011

Attualità politica

I legali di Silvio Berlusconi sostengono che il premier era convinto che la prostituta Ruby fosse veramente la nipote dell'ex presidente dell'Egitto Hosni Mubarak e, a sostegno di questa affermazione, portano le testimonianze di vari ministri dell'attuale governo italiano. O siamo amministrati da anime candide e pure che sentono solo il profumo dei gelsomini e il sapore della pastasfoglia napoletana oppure ritengono che gli italiani siano tutti creduloni! A meno che, vivendo quotidianamente in un puttanaio (non solo politico), non siano più in grado di distinguere un'educanda da una escort, supponendo che quest'ultima sia solo la marca di un'auto straniera.

Il 12 e 13 prossimi saremo chiamati a votare sui referendum per il nucleare, l'acqua e il legittimo impedimento. Da qualche decennio gli italiani sono disamorati dei referendum e ripetutamente hanno fatto fallire il quorum del 50% +1 avendo constato come la classe politica sappia aggirare il voto popolare svuotando i risultati plebiscitari; se la chiamata alle urne è solo una farsa tanto vale non caricarsi del disturbo di recarsi alle urne. Quest'anno, invece, i referendum vanno oltre ai quesiti sul si o il no, assumono una valenza di giudizio sul governo e il suo premier. Recarsi alle urne e votare "si" significherà far capire che il popolo è maturo, che non crede più alle storielle, che non si fida delle promesse ....... che vuole cambiare pagina.

Come abbiamo più volte recentemente sostenuto gli elettori stanno passando dalla disaffezione ed astensione alla volontà di partecipazione (attraverso il voto) e scelta di nuovi soggetti politici. E, se non ne trovano dei nuovi si propongono in improvvisate liste civiche o eterogenee ammucchiate di scontenti. Riteniamo che la tendenza dei prossimi anni sarà quella di voler gestire il territorio attraverso la partecipazione e un'oculata scelta delle persone, abbandonando la politica rissosa per accettare l'approccio casareccio alla Romano Prodi o quello malinconico di Luigi Bersani. Personaggi che, al contrario degli attuali venditori della felicità, non promettono nulla e non hanno neppure dei programmi definiti in quanto la politica del giorno per giorno si adatta a tutte le soluzioni possibili. Un ritorno alla partecipazione politica per cancellare il passato e, con esso, i soliti noti. Una verifica delle nostre ipotesi l'avremo dai risultati dei referendum.

lunedì 6 giugno 2011

Hanno perso tutti

E' indubbio che nei recenti risultati elettorali dei 118 comuni Silvio Berlusconi e la Lega hanno perso voti ma, nonostante i trionfalismi della sinistra, anche i vincitori non sono poi tali. Anzitutto, secondo i dati elaborati da Roberto D'Alimonte dell'università Luiss, i due maggiori partiti italiani (il Pdl e il Pd) insieme arrivano appena al 45% dei voti degli elettori, quindi la maggioranza degli italiani (55%) è frantumata in varie liste, più o meno visibili, compresi i movimenti civici locali che sono in aumento. In proposito ricordiamo che la nascita della Lega fu possibile in quanto Umberto Bossi seppe riunire gli scontenti delle liste civiche del nord sotto un'unica bandiera.
Tra i visibili sconfitti dobbiamo annoverare l'Udc di Pier Ferdinando Casini che è rimasta al palo e Gianfranco Fini che ha ormai concluso la sua stagione, mentre a ben guardare il partito di Luigi Bersani ha vinto a piene mani a Torino e Bologna ma non a Milano e Napoli in quanto i neo-sindaci non sono del Pd ma di altre formazioni politiche. I neo-sindaci sono il valore aggiunto al Pd che ha permesso a Bersani di considerare i risultati come un successo del centro-sinistra ma che, in effetti, rappresentano l'ala estrema della sinistra, gli scontenti e l'anima del voto antipolitico nella miracolistica attesa di una svolta. Il Pd, prima o poi, volentieri o obtorto collo, dovrà fare i conti con Niki Vendola e Antonio Di Pietro: se questa può chiamarsi vittoria!
Beppe Grillo ha raccolto una buona manciata di voti che rischierà di perdere perchè il suo mestiere è quello del comico (dell'affabulatore per suscitare emozioni) e perchè gli elettori lo abbandoneranno quando si renderanno conto che esiste una forza consistente in grado di attuare l'alternativa; quindi dal voto di protesta dato a Grillo ci sarà il voto di speranza ....... Cosa per ora assai lontana perchè il Pd dovrà prima risolvere vari problemi: con gli alleati, i quarantenni, la rottamazione degli oligarchi, l'apertura alla nuova società liberale, ecc.
Casini farà finta di allearsi con la sinistra per alzare la posta nelle trattative con Berlusconi: a te la guida del partito di centro-destra, a me la poltrona di palazzo Chigi. Trattativa difficile poichè la poltrona è ambita anche dai leghisti che, in quanto ex secessionisti, non possono averla da  Giorgio Napolitano per ragioni di opportunità politica e quindi ripiegano su Giulio Tremonti, un esterno alla Lega così come Giuliano  Pisapia e Luigi De Magistris lo sono rispetto al Pd. Una conferma della sconfitta dei partiti: cercare all'esterno i candidati vincenti!
Nel frattempo che farà il cavaliere? Anzitutto una bella vittoria sulla fiducia governativa (incrementando regalie e personaggi cosiddetti responsabili), quindi arrivare alla fine della legislatura giostrandosi alla meglio, nella fiducia che i partiti non vogliono (la proclamano solo) la riforma elettorale e che i parlamentari non hanno nessuna intenzione di andare a casa. Le riforme possono anche attendere, anche in presenza di un improbabile governo di unità nazionale; tutti argomenti per far trastullare i politologi e perdere tempo in attesa di giorni migliori (elettoralmente)!

Domani: attualità politica

venerdì 3 giugno 2011

Dopo lo spoglio

Silvio Berlusconi aveva percepito il risultato elettorale a lui sfavorevole in quanto più volte, nel corso della campagna elettorale, aveva accusato i giornali e le reti televisive di partigianeria. Infatti, più che ai programmi elettorali, i mass media avevano dato spazio: all'immondizia di Napoli presentando una città nelle stesse condizioni antecedenti alla sua promessa di ripulirla, quindi un fallimento o una promessa non mantenuta; alla vicenda Ruby con un giudizio negativo ancor prima di sapere il responso della magistratura; oltre a ricordare vicende come il mancato avvio della ricostruzione de L'Aquila e qualche controversia giudiziaria. D'altro canto lo stesso Berlusconi aveva voluto caricare le elezioni, che dovevano essere amministrative, come una sorta di referendum sulla sua persona, perseguitata dai magistrati rossi, chiedendo il voto a sostegno del fatto che colui che è il più votato ed amato dai cittadini, per una sorta di trasposizione logica, non può essere chiamato in giudizio e quindi essere distorto dalle gravose incombenze governative.
Da demodoxaloghi e in seguito ad un superficiale esame, il 3 maggio avevamo detto che "specie nelle grandi città la competizione si tradurrà anche in un giudizio sui partiti di governo e d'opposizione [...] dalle quattro grandi città potranno venire delle sorprese, nel senso che una buona percentuale di elettori non si asterrà ma farà conluire i suoi voti [...] quale manifestazione di voto rivoluzionario (alternativo al palazzo) come ultima chance democratica prima della rivolta di piazza". Il 20 maggio azzardammo una previsione sui ballottaggi: "il popolo di sinistra che aveva disertato le urne tornerà a sostenere il Pd nella speranza di un cambiamento mentre gli elettori del Pdl in gran parte resteranno ancora a guardare". Ad urne ancora aperte, alle ore 6 di lunedì 30, sostenemmo che ci sarebbe stato uno spostamento di "voti dall'astensione al voto di sinistra e dall'elettore di destra all'astensione [...] oggi i comunisti non ci sono quasi più, si dichiarano democratici e liberali, per cui non mettono più paura".
La valanga dei voti a sinistra ha superato anche le previsioni dei sondaggisti e le speranze del Pd, ridimensionando persino le liste di fantasia o le nuove formazioni barricandiere (come ad esempio i grillini), quale voto estremo di espressione antipolitica. Abbiamo dimostrato che senza spendere un euro ma seguendo alcuni giornali e analizzando le reti televisive, si può - con il metodo inde - valutare il peso e la direzione dell'opinione pubblica del momento.

La vignetta di Vauro è tratta da il Manifesto del 1971
Lunedì: hanno perso tutti

mercoledì 1 giugno 2011

L'Unità d'Italia

Comunemente si afferma che l'Unità d'Italia si è compiuta grazie all'ideologo  Giuseppe Mazzini  e al condottiero Giuseppe Garibaldi. Il fatto è innegabile ma alla base del successo c'è stato un sentimento tra la popolazione, anche se non percepito nella sua interezza, di adesione alla visione nazionale e di voglia di partecipazione, senza il quale i fautori del Risorgimento non avrebbero avuto proseliti e successo. Quindi ancor prima dell'azione c'è stata una preparazione all'evento; un cammino iniziato dalla borghesia nei salotti, nei caffè e attraverso i giornali. I fautori dell'Unità d'Italia scambiandosi le idee attraverso degli strumenti (giornali ed incontri) hanno consolidato le loro visioni che, a loro volta, hanno trasmesso al popolo (il comparente che se ne è fatto carico partecipando attivamente). 
Un moto iniziale partito dalla borghesia in quanto categoria benestante e alfabetizzata. Questa aveva un abbondante  tempo libero da dedicare alle letture e alle chiacchiere, al contrario del ceto popolare (analfabeta) che quel poco tempo libero rimasto dalle 12-16 ore lavorative giornaliere lo dedicava al bicchiere di vino e al riposo ristoratore. In proposito ricordiamo che nella prima guerra mondiale (1915-18) moltissimi contadini del Sud chiamati al fronte non avevano idea di cosa fosse la Patria o l'Italia e che sino alla Breccia di Porta Pia (l'ingresso dei bersaglieri a Roma) persino i lavoranti del Vaticano avevano un'orario di 12 ore.
Qualsiasi idea per essere realizzata ha bisogno di essere divulgata e fatta propria dall'opinione pubblica. Non per nulla in demodoxalogia diciamo che, per il successo di qualsiasi comunicazione, tra la notizia (il fatto o idea), lo strumento (veicolo d'informazione che può essere anche un salotto casalingo o un'osteria) e il pubblico (colui che riceve le informazioni), ci deve essere un nesso legato all'ambiente storico-culturale e alle modalità di divulgazione.
Quando parliamo del Risorgimento citiamo, tra i precursori, la Frusta di Giuseppe Baretti, il Monitore di Giovanni Antonio Ranza, il Giornale di Giovanni Rasori e tutti gli altri giornali letterari (come il Monitore Italiano di Ugo Foscolo) che contribuirono alla diffusione di un'opinione pubblica nell'affermare che "dove il popolo non è libero la nazione non è indipendente: l'Italia dev'essere anzitutto libera (i cittadini cioè devono aver conquistato i loro diritti di libertà), quindi raggiungerà la sua unità e la sua indipendenza", come scrisse proprio Foscolo nel 1798. Un maestro della demodoxalogia, Giuliano Gaeta (nato nel 1904, allievo di Paolo Orano e poi docente di Storia del Giornalismo all'università di Trieste), nel rintracciare i moderni progenitori dello spirito dell'evoluzione nazionale, cita l'articolo di Gian  Rinaldo Carli apparso nel 1765 sul Caffè: "Divenghiamo pertanto tutti di nuovo italiani, per non cessare d'essere Uomini". Un articolo dal titolo Della patria degli Italiani che, secondo Gaeta, "può bene considerarsi un precursore di quel Mazzini che, nel secolo successivo, aspirerà alla realizzazione giuridica di una umanità unita e libera attraverso la formazione statale delle varie nazioni, pure unite e libere."
Tra un'idea e la sua realizzazione occorrono strumenti idonei per divulgarla e tempi lunghi poichè l'opinione pubblica (a differenza della folla che è fugace, è il momentum di un movimentum) è tendenzialmente conservatrice, in quanto paurosa delle novità. E, in una società in continuo movimento, mutando la tecnologia (dalla carta alla tv e Internet) si adeguano necessariamente anche le modalità di diffusione e percezione delle informazioni, coi conseguenti riflessi sull'insieme della società (dai comportamenti ai valori, dai bisogni alle istituzioni, ecc.).

Venerdì: dopo lo spoglio dei voti