giovedì 30 giugno 2011

Lobbista, a chi?

Negli Usa i lobbisti sono riveriti e rispettati, la loro professione è di tutto rispetto perchè hanno il potere di orientare leggi e mettere in relazione due o più persone per combinare qualche affare; la loro mediazione è remunerata da un apposito tabellare. Se vogliamo fare un paragone sono come i nostrani mediatori immobiliari che prendono una percentuale, in base al valore della compravendita, sia dall'acquirente che dal venditore. E' un'attività redditizia poichè basta anche la vendita di un solo appartamento al mese per ricavare qualche decina di milioni di euro; un'attività che non richiede deperibili scorte di magazzino, gli sbalzi della moda, anticipazioni per gli acquisti e così via. Tutt'alpiù l'affitto di un ufficetto con le spese di pulizia, luce e telefono coinvolgendo giovani in cerca di lavoro ai quali dare una piccola parte del ricavato dalla mediazione. E' la migliore soluzione per un'attività pseudo-lavorativa: un minimo investimento con un ricambio continuo di giovani da far lavorare a provvigione! Quindi entrate sicure senza perdite. Un discorso analogo può farsi per le agenzie di assicurazione ed i patronati.
Negli Usa i partiti non sono articolati come da noi ma sono dei raggruppamenti ove, al momento delle elezioni, l'aspirante candidato mette in piedi un comitato elettorale pagando del suo o attraverso una colletta dei suoi sostenitori, per questo motivo il collegamento con la società civile o produttiva non è stabile e si affida ai lobbisti: personaggi specializzati che, su compenso, fanno da tramite: suggeriscono, orientano, mettono in contatto .....
In Italia c'è una diversa tradizione. Anzitutto siamo cattolici, e qualsiasi professione non sudata che fa guadagnare denaro è guardata con apparente riprovazione (ma interna invidia) in quanto la Chiesa ha inculcato il concetto della ricchezza come anticamera dell'inferno; a meno che non sia spartita per opere di bene o devoluta agli ecclesiastici. In secondo luogo i portatori di legittimi interessi hanno curato direttamente i rapporti con lo Stato, i partiti e gli altri concorrenti, attraverso colloqui diretti, sovvenzioni prima, durante e dopo le campagne elettorali, meeting di riposo e d'affari.
Le associazioni di categoria e le grandi aziende hanno sempre avuto degli uffici, a margine, preposti a colloquiare con i politici di ogni schieramento, fornendo loro abbondanti documentazioni, proposte di legge o emendamenti belli e pronti da presentare o da votare (possibilmente in commissione, lontano da occhi indiscreti). Tanto per citare degli esempi, la Fiat e la Mediobanca avevano i loro uffici romani di via Piemonte e via Bissolati a disposizione per gli uffici di segreteria di altrettanti deputati, una confederazione industriale contribuiva monetariamente a sostenere una parte dell'affitto delle sedi delle segreterie politiche personali, un centro studi offriva vacanze ed escort in prestigiose località, e così via. Per non parlare poi delle frequentazioni degli industriali che andavano a perorare le loro ragioni presso questo o quel ministro, o dell'acclamazione di qualche parlamentare a dirigente di organizzazioni di categoria con relativo personale a disposizione. Situazioni che non rientrano nell'attività dei lobbisti e non infrangono articoli del codice civile e penale in quanto è una normale ed utile prassi di relazione.
Il sottosegretario Gianni Letta è stato compagno di scuola e testimone alle nozze di  Luigi Bisignani, è forse un reato? Molti anni orsono membri del governo e politici di alto livello discutevano in un caffè, al centro di Roma, dei curricula dei candidati alle dirigenze degli enti pubblici, non è forse il loro compito quello di vagliare le qualità dei dirigenti di Stato? Che poi qualche lobbista presenti dei candidati a posti pubblici è del tutto normale (suggerire non è un reato), che il politico o il dirigente di turno accettino il suggerimento neppure. Anche al sottoscritto, ai suoi tempi, fu chiesto di segnalare dei nominativi preparati per certe funzioni pubbliche ma il reato, in questi casi, è tutto politico: se la persona vale è un bene per il Paese, se non è adatta per il posto che andrà a ricoprire il politico avrà commesso un errore di valutazione e, in una democrazia trasparente, ne dovrebbe pagare le conseguenze di fronte agli elettori. Così come gli elettori dovrebbero poter conoscere chi sono, chi rappresentano e come agiscono i parlamentari del loro collegio.
Ma questa è l'utopia della vera democrazia: governo del popolo. Intanto i partiti, tutti d'accordo, si apprestano a varare una legge sulla privacy, nel senso che saranno vietate le intercettazioni e soprattutto la pubblicazione di cosa dicono o fanno; alla faccia della trasparenza!