lunedì 31 ottobre 2011

Sapere delle biblioteche

Le biblioteche conservano la ricchezza più grande dei popoli: la cultura globalmente intesa. Sono luoghi di ricerca, di mistero, di elevazione spirituale, di silenzio, di pace, di incontri. Sorgenti da cui l’uomo, per il suo desiderio continuo di conoscenza, vorrebbe attingere il più possibile per avvicinarsi all’infinito, che resta però sempre irraggiungibile, come un asintoto. Tanto è impossibile avere la presunzione di leggere tutto ciò che è stato scritto e pubblicato nel mondo, quanto inammissibile, di contro, trascurarlo completamente. Ciascuno dunque, tenendo conto delle proprie preferenze, percorsi individuali, selezioni cosa leggere, purché legga! Il che può essere favorito e attuato senz’altro in quel luogo accessibile a chiunque che è la biblioteca pubblica, aperta a tutti, per formarsi, informarsi, studiare; in essa sono a disposizione, per chi lo desidera ed è spinto da buona volontà, opere contenenti idee, riflessioni, pensieri, su cui si regge e cammina l’umanità.
Una problematica che spesso viene riscontrata a scuola è come suscitare il piacere della lettura negli allievi, circondati e attratti, si sa, dalle più facili e disparate distrazioni basate su input . La passione per il libro (cartaceo) dal punto di vista fisico e contenutistico, che si può scegliere, incondizionatamente, potrebbe insorgere proprio attraversando scaffali a vista per scovare nomi di autori o titoli, inizialmente su assegnazione, suggerimento degli insegnanti; a quel punto la curiosità potrebbe estendersi ad altri vicini che attirano l’attenzione per il colore, la voluminosità, l’antichità, o per la recensione sulla quarta di copertina. L’ingresso nel “granaio” del sapere potrebbe pertanto rappresentare un metodo di avvicinamento e di iniziazione alla lettura per i giovani. Fatta la scoperta, è formidabile il senso di libertà che si prova nel poter entrare in contatto con personaggi vivi o scomparsi che hanno lasciato la loro testimonianza fruibile per un miglioramento della società o per una messa in discussione di concezioni, teorie, sistemi di pensiero, scienze.
In biblioteca, generalmente, presenze cortesi e ben disposte orientano l’utente nelle sue ricerche, lo indirizzano verso i cataloghi cartacei, oggi anche online, spiegandogli come procedere, impartendo nozioni basilari di classificazione – uno dei più diffusi è il sistema decimale del grandioso Dewey –, informandolo sui servizi di prestito interno ed interbibliotecario, rispondendo a curiosità, quesiti, osservazioni. Il bibliotecario infatti non solo è colui che prende i libri e li ricolloca al loro posto, come ritiene l’opinio communis, ma anche un tecnico colto che deve saper gestire ed organizzare, sin dall’acquisto, il materiale librario, i periodici, con competenza nelle tecniche di catalogazione, di classificazione, in legislazione dei beni culturali, in altre discipline afferenti, a seconda della biblioteca in cui opera. Per questo il bibliotecario dovrà seguire dei percorsi di studio specifici e specializzanti, da rinfrescare frequentemente (soprattutto a livello informatico).
Un modello europeo di biblioteca pubblica che si distingue per funzionamento e management, grazie anche a politiche economiche mirate, è la British Library, che il nostro Antonio Panizzi, assieme ad altri valenti librarians inglesi, tanto ha contribuito a rendere immensa, maestosa, imperante, in breve a farla crescere. Qui convivono beatamente la preziosissima mole cartacea con ormai la diffusa digitalizzazione dei testi. Nei magazzini, file chilometriche di libri di qualunque genere, pregiati volumi accuratamente rilegati, pile di manoscritti consultabili da ogni cittadino, collocati su mastodontiche scaffalature tecnologiche, fanno della British una biblioteca aperta e a portata di mano per ognuno.
Tornando all’importanza della teca, essa è da considerare luogo di incontro non solo con scrittori, protagonisti, racconti e storie su carta, che comunicano sensazioni, emozioni filtrate dalla lettura, ma anche di socializzazione con persone reali. Altro che tana isolata! A tal proposito, è qui opportuno richiamare l’attenzione su come possa essere, tra l’altro, sapientemente declinata la cultura conservata negli scrigni contenenti tesori umani, che vanno solo che valorizzati e sostenuti con politiche idonee, volte al benessere generale dell’uomo. Un po’ com’è avvenuto, tanto per riportare un esempio, nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia in un indimenticabile evento dell’estate scorsa: una serata di tango argentino ha intinto di energia nuova la sublime arte in ogni forma espressa. L’antica Libreria Sansoviniana, lussuosa, magnificente, per una notte si è trasformata in sala da ballo, di napoleonica memoria, proponendo uno scenario sognante, magico, legato alla realtà per il leggero strisciare dei tacchi tangheri sui lucidissimi marmi levigati e per il ritmo musicale coinvolgente e conturbante.
Sulla scia passionale per ciò che ha il potere di nobilitare lo spirito, una riflessione: le biblioteche pubbliche, di cui il nostro Paese può vantare un cospicuo numero sul territorio nazionale, in questo momento arrancano per la sopravvivenza, e invece sono un patrimonio da accrescere, tutelare, proteggere perché conservano e tramandano appunto la cultura, di cui l’uomo ha quanto mai bisogno di nutrirsi, per allontanare e cercare di estirpare la diffusa ignoranza, madre della superbia, dello squilibrio e della discordia (scritto da Antonella Tennenini).

domenica 30 ottobre 2011

giovedì 27 ottobre 2011

Miscellanea

Il Vaticano è intervenuto nel dibattito sulla crisi mondiale e sull'intervento della banche auspicando una sola banca sovranazionale per svincolare gli aiuti dalla politica e dagli interessi di parte. Occorre un ente che sia al di sopra degli stati e delle persone, ha sentenziato il Vaticano, a cui far affluire tutte le risorse.
Vuoi vedere che si riferiscono allo Ior, la banca del Vaticano? Ha una ramificazione mondiale ed è estranea alla politica dei partiti e degli stati nazionali mondiali con un solo riferimento: espandere la sua invadenza  nel mondo.

Tra i provvedimenti in corso c'è il condono per coloro che non hanno pagato il canone Rai; non poteva essere altrimenti dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva invitato i cittadini a non pagarlo perchè l'ente radiotelevisivo distorce l'informazione e confonde l'opinione pubblica, essendo in mano alla sinistra. Forse avrebbe dovuto spiegare: nella sua sinistra mano, a cominciare dal tg1 di Augusto Minzolini.

L'alleanza di sinistra Pd-IdV-Sel è stata battuta alle regionali del Molise per qualche migliaio di voti dai berlusconiani. Dato che gli errori e le sconfitte sono sempre colpa degli altri la sinistra ha trovato il colpevole: Beppe Grillo che con il suo movimento ha ottenuto il 10% dei voti. Non si sono chiesti che se qualcuno prende i voti un  motivo ci dovrà pur essere.

La scorsa domenica in Val di Susa la popolazione ha protestato contro la tav (treni alta velocità) con una bella marcia nei boschi conclusa con il taglio di un metro di rete di recinzione del cantiere, sotto gli occhi accondiscendenti delle forze di polizia. Quindi tutti soddisfatti sono tornati a casa dopo aver compiuto un bel gesto simbolico. Diceva il comico romanesco Ettore Petrolini: al popolo piacciono le parole difficili ed i gesti plateali ... e poi è contento e canzonato!

Sul n. 3 del 2011 della Rivista Militare un articolo sull'alluvione di Valle Mosso nel 1968 cita il coraggioso capitano del 131^ reparto della Centauro che si prodigò nel salvataggio della popolazione e delle cose: la medaglia di bronzo al merito civile il demodoxalogo Valter Bay.

mercoledì 26 ottobre 2011

Il granello nell'occhio

Se l'Italia sta attraversando un periodo di crisi, specialmente economica, la colpa non è dell'attuale governo guidato dal cav. lav. Silvio Berlusconi, che sin dalla sua scesa in campo ha promesso e sostenuto di voler attuare riforme epocali, bloccate prima dell'infido alleato Gianfranco Fini che ogni volta si metteva per traverso ed ora per i veti della Lega e del suo capo Umberto Bossi. Qualcuno superficialmente o strumentalmente, per partigianeria politica, potrebbe obiettare che negli ultimi dieci anni Berlusconi ne ha governati otto, dimenticando la crisi delle banche, partita dagli Usa, e prima il crollo delle torri gemelle di New York.
Ma risalendo al deficit dello stato dobbiamo, obiettivamente, mettere in luce la riforma pensionistica proposta - ma guarda un pò - da quel leghista di Roberto Maroni, già ministro, e bloccata dalla galassia delle sinistre. Ed, ancor prima, dobbiamo risalire al governo di Bettino Craxi e del suo ministro Maurizio Sacconi (la cui moglie è direttore generale di Farmindustria) tuttora ministro anche con il Cavaliere, come tangibile esempio di una continuità storico-politica di annunciatori (ma solo tali) di riforme. A meno che per riforme epocali, come quelle chieste dalla Bce, non si intendano solo quelle sulle intercettazioni o di alcuni aspetti della giustizia.
La colpa è sempre degli altri, lo sappiamo fin da bambini quando combinavamo qualche marachella. Di colpa in colpa possiamo risalire a Adamo ed Eva e, forse, nemmeno a loro ma a quel diavolaccio rosso vestito da serpente.

martedì 25 ottobre 2011

Giudizi ed opinioni

L'opinione pubblica o sociale riflette generalmente l'emotività della gente interpellata, l'opinione dei pubblici l'interesse della categoria. L'opinione è una moneta di scambio di cui nessuno può fare a meno.
(dal "Dizionario Antibballistico" di Pitigrilli, Sonsogno editrice Milano)

lunedì 24 ottobre 2011

Mistificatori

Quando sento qualcuno proclamare che ha l'opinione pubblica dalla sua parte o che il popolo è con lui penso al seguente aforisma di Pitigrilli, un illustre scrittore dei primi del Novecento. La massa ed il consenso serve ai furbi per  farsi i loro affari a spese del popolo credulone.
(dal "Dizionario Antibballistico" di Pitigrilli, editrice Sonsogno Milano)

domenica 23 ottobre 2011

Avviso

Alcuni imprevisti ci costringono a saltare la
                                                             regolarità dei commenti.

sabato 22 ottobre 2011

Apparenza e realtà


Con la fine del dittatore libico si è confermata una svolta nelle relazioni internazionali. Se, per ipotesi, si scoprisse che in uno stato africano, o in altra parte del mondo, ci fossero degli enormi giacimenti di risorse naturali necessarie ai paesi industrializzati basterebbe proclamare che quello stato non è retto da una democrazia, quindi finanziare, addestrare ed armare dei contestatori locali (tanto si trovano sempre) ed infine bombardare i punti strategici per agevolare l'insurrezione dei rivoltosi. Tutto con il beneplacido del consesso internazionale, ma tale nuova visione degli interessi degli stati più forti potrebbe, un giorno, trovarsi di fronte ad una potenza più agguerrita di tutti che potrebbe intervenire a sostegno della sua religione di stato o etnia non sufficientemente valorizzata, a suo dire, nel paese ospitante.
La manifestazione di sabato 15 a Roma ha fatto la fine che tutti conosciamo, ben poche persone (o nessuno) ricorda i motivi per cui era stata indetta ma tutti ricordano i danni causati dai black bloc. I teppisti disturbatori hanno così raggiunto il loro scopo: far dimenticare le ragioni di una manifestazione di popolo contro la finanza mondiale e dare l'appiglio a quanti ritengono che la piazza è eversiva e quindi i cortei vadano vietati. Il che equivale a dire: non disturbate i veri poteri, cioè il governo e le banche.
C'è uno statista che ha detto di essere l'imprenditore più bravo di tutti però è conosciuto come uno che va a puttane. C'è un politico intellingentissimo, dicono i suoi fans, però nello scegliere un candidato, alla carica di governatore della Banca d'Italia, si basa sul luogo di nascita e non sul merito e la professionalità, inoltre rivolge gestacci e parolacce ad amici e nemici. E' un nuovo modo di far politica o è una cattiva politica?
(l'aforisma di Pitigrilli è tratto dal "Dizionario antibballistico", Sonsogno editrice, Milano 1953)

martedì 18 ottobre 2011

Black Bloc

Negli anni settanta, al convegno promosso a Roma dall'European Youth Press Federation, sostenemmo la tesi che "non esisteva una crisi della gioventù ma una gioventù nella società in crisi". Fu un periodo di parecchie contestazioni da parte di giovani imbevuti di ideologie estremiste (ma veritiere) e di dissertazioni filosofiche come quella di Marshall McLuhan. Contestazioni, anche violente, sia in Europa che in Usa. Ogni rivolta di piazza trova sempre dei finanziatori e degli organizzatori che vi trovano il loro rendiconto. Ai governi offrono l'alibi per scaricare sui facinorosi  le difficoltà della politica e distrarre i cittadini dalle vere inadempienze politiche, per la finanza ed i monopoli industriali l'occasione per invocare regimi più restrittivi, per qualche politicante l'occasione per mettersi in mostra ed iniziare una brillante carriera, ecc. Anche molti organizzatori affabulatori, distintisi negli slogan di piazza, hanno fatto una bella carriera da intellettuali passando dalla parte del nemico, cioè al servizio dei poteri forti.
I malumori sono ricorrenti e così le contestazioni, ma quando alle provocazioni culturali giovanili si aggiungono reali motivi di malessere cittadino, causati dalle ristrettezze economiche (precari e disoccupati), dall'insufficiente aiuto dello Stato (scuole, sanità, e così via), dall'impunibilità e sfrontatezza di corrotti e corruttori, la rivolta può sfociare in vere e proprie lotte di classe che non si fermano con le forze di polizia ma con una politica equa e solidale.
Una volta le guerre erano fra le varie signorie, poi fra gli stati, quindi tra gruppi di stati contro altri gruppi. Con la seconda guerra mondiale abbiamo conosciuto la guerriglia partigiana, con le successive guerre (o missioni di pace) i kamikaze. Indignati, black bloc, buoni e cattivi, sono tutti aspetti della stessa medaglia: sintomi di una società in crisi che non si cura con le chiacchiere.
Un fenomeno che si innesta nella globalizzazione, quindi destinato a crescere. Purtroppo in modo violento con lo scontro tra generazioni entro le cerchie urbane, poichè calamiterà gli scontenti, i delusi, gli arrabbiati (magari per motivi amorosi); tutte quelle persone che covano il desiderio di esprimere la loro violenza (giustificata dalle ideologie) a risarcimento di quanto patito. Per questo motivo è un movimento invisibile e pericoloso che i soliti finanziatori ed organizzatori aspettano al varco per farne  strumento dei loro interessi.
Secondo lo scrittore del Novecento Pitigrilli se due auto si scontrano e i guidatori vengono a diverbio o alle mani ci sono sempre dei passanti che, non avendo visto nulla, prendono posizione per l'uno o l'altro così come una qualsiasi persona arrabbiata, per motivi suoi, si sfoga dando un'ombrellata in testa ad uno dei contendenti.

lunedì 17 ottobre 2011

Imposta sulla casa

Al governo servono soldi, la manovra finanziaria approvata non è sufficiente: ecco allora rispuntatare l'idea di far pagare nuovamente l'Ici (imposta comunale sugli immobili) anche sulla prima casa. Quella casa che il normale cittadino si è fatto con una vita di sacrifici e tante cambiali con le banche. Ma, per la ragion di stato se servono risorse economiche per pagare gli stipendi, i vitalizi e i benefit ai politici (dai parlamentari ai consiglieri comunali) si è sempre tosato il popolo. Avendo ormai ridotto all'osso gli introiti (dal salario del dipendente ai profitti del commerciante) non è rimasta che l'abitazione quale reddito virtuale da rispolverare attraverso l'Ici. In nome dei sacrifici che tutti dobbiamo sopportare per la ragion di stato.
Però, se non sbaglio, ici ed iva per gli edifici considerati storici (castelli, ville, ecc.) hanno un trattamento di favore e così i palazzi di quelle congreghe religiose o politiche (conventi, appartamenti, alberghi, uffici, sedi di organizzazioni che svolgono "attività politica, religiosa, sociale e culturale") anche se nell'immobile sono ubicate agenzie di viaggio, librerie, circoli ricreativi, residenze in affitto, ecc; tutte attività "commerciali" che, oltretutto, fanno concorrenza sleale (non pagando le imposte) al mondo produttivo regolare.
Che dire poi di quelle vere e proprie ville, con tanto di piscina dichiarata abbeveratoio per i cavalli, considerate casolari di campagna in quanto fuori dalla cerchia urbana e suburbana? Non sarebbe più equo e solidale rivedere i benefici economici degli immobili esentati o favoriti prima di ritornare all'imposta sulla prima (ed unica) casa?
Mi piacerebbe sapere il parere dei lettori.

venerdì 14 ottobre 2011

Demodoxaloghi

Il demodoxalogo Francesco Bergamo, direttore dell'agenzia stampa online Informatore Economico Sociale (http://www.demodossalogia.it/, si trova a bordo della nave Aretusa della Marina Militare italiana per girare un documentario sulle attività idro-oceanografiche.

Di seguito riproduciamo le copertine di alcuni libri della decana dei demodoxaloghi Dora Drago Lopez Jordan, laureata in lettere alla Sapienza di Roma e diplomata al corso di Giornalismo all'università per gli studi sociali Pro Deo (ora Luiss), che sin dalla fondazione aderisce alla Sidd e ne segue l'attività.






mercoledì 12 ottobre 2011

LX Riunione della Sips



L'intervento demodoxalogico alla LX Riunione della Sips a Bologna nell'ottobre del 1989 ove sostenemmo "...dall'era agricola ove la figura centrale della storia era l'uomo singolo (condottiero, studioso, profeta) che creava seguaci, indicava nuove frontiere, modificava l'ideologia e il comportamento sociale del tempo, assurgendo alla figura di eroe, con la società industriale si è passati al contributo della folla quale protagonista di cambiamenti sociali,  spesso impetuosi ed imposti dalla presenza attiva e corale delle folle [...]  i massmedia hanno sostituito la presenza umana sul luogo degli avvenimenti privandola del ruolo di protagonista dell'azione [...]  l'uomo da protagonista è diventato strumento dell'immagine di se stesso [...]  poichè l'uomo non comunica più direttamente  ma attraverso gli strumenti del comunicare".

lunedì 10 ottobre 2011

Su Google

Due post apparsi su Google a proposito della filosofia demodoxalogica: uno sul sito dell'Ordine nazionale dei giornalisti, l'altro sull'agenzia online Gsa Master.

sabato 8 ottobre 2011

Forza Silvio!

L'economia va male, sono in molti a dire che gli stranieri non investono più in Italia per colpa di Silvio Berlusconi che sta gettando discredito, con il suo comportamento libertino, sul Paese. Il peso maggiore nell'addossare al nostro premier  tutte le colpe e i vizi e però delle televisioni e dei giornali che, ogni giorno, pubblicano pettegolezzi o intercettazioni, col risultato di spaventare gli investitori esteri. Quindi, risalendo alla fonte, la vera colpa è dei giornalisti e dei magistrati che si servono delle intercettazioni del presidente con i trafficanti o delle sue disavventure con le escort. Allora, se le cose stanno così basterà abolire per legge le intercettazioni e punire i giornalisti ed i blog che diffondono tali notizie. E l'economia italiana tornerà a rifiorire, forza Silvio gli amanti della gnocca sono con te e con il tuo nuovo partito!

venerdì 7 ottobre 2011

La voce muta

Nel saggio "La voce muta. Analisi dell'Opinione sociale nel dopoguerra" (ed. Ecig Genova 2009) Mascia Ferri,  tra l'altro ha esaminato i rapporti intercorrenti tra l'opinione pubblica, l'informazione e la democrazia compiuta; un tema caldo, oggetto da sempre di critiche e commenti, in quanto il bilanciamento tra politica, informazione e cittadini concorre a formare e garantire un Paese democratico ma, purtroppo, una delle tre forze prevale sempre sulle altre e l'opinione pubblica (i cittadini) non sono mai dalla parte vincente.
L'autrice sostiene che occorre ridefinire il concetto di opinione pubblica per comprenderne il ruolo, anche in considerazione degli sviluppi che la Rete comporta. Ma per far questo occorre prima superare "due impostazioni pregiudiziali e contraddittorie: una che attribuisce alla stampa il ruolo di portavoce e di formatore dell'opinione pubblica; l'altra che considera i cittadini soggetti politicamente competenti che esprimono un'opinione sempre corrispondente alla loro volontà".
Su questo dilemma si incentrano le riflessioni della Ferri che vede nell'influenza dell'informazione un contributo (fornendo il materiale) alla formazione delle idee, e quindi all'elaborazione di un'opinione, come conseguenza del risultato di processi cognitivi complessi ove la diretta esperienza "ha molto più peso della visione o lettura" del fatto stesso. Formazione dell'opinione pubblica che, in una società democratica intesa come un insieme di procedure da rispettare, rende gli individui cittadini attivi "col fine ultimo di produrre un miglioramento economico, politico, emozionale", reso possibile da una qualità di informazione accompagnata dalla pluralità, accessibilità e trasparenza.
Mentre come demodoxaloghi concordiamo sulla diffusa incompetenza, o preparazione culturale, dei cittadini nel valutare le opzioni politiche riteniamo che il giornalismo (nel suo insieme: radio, stampa, tv, internet) ha concorso e ancora concorre a formare l'opinione di coloro che seguono costantemente una determinata emittenza o testata di carta stampata, proprio in virtù di quel processo cognitivo pilotato dai proprietari dei canali dell'informazione. Un processo di informazione di idee che passa dagli strumenti agli utenti (pubblico) e da questi alla restante popolazione con una dialettica di scontro tra opposte opinioni che, in questo caso, chiameremo "pubbliche" in quanto espressione di determinati pubblici: i tifosi dei vari schieramenti.
Ben diverso il caso di quell'opinione pubblica risultante dai sondaggi campionari o sbandierata per fini politici o altro, che non è la risultante di specifici agglomerati di persone definiti pubblico ma la media statistica di un insieme di universo disomogeneo, se il sondaggio è correttamente svolto, quando addirittura non falsato per necessità politico-economiche del committente.
Per la ricercatrice le "strategie politiche, veicolate dai mezzi di comunicazione, dovrebbero passare in secondo piano rispetto a un'informazione il cui compito sarebbe di indurre partiti e Parlamento a vagliare le proposte provenienti dalla società civile." Strategie, invece, passate come opinione pubblica del "popolo passivo" (i cittadini che non esercitano l'azione diretta di governo) in contrapposizione o appoggio al "popolo attivo" (coloro che esercitano la rappresentanza politica). L'Italia  è un Paese democratico che sancisce il principio della libertà di stampa, ma "ciò non implica un automatico riconoscimento del valore dell'opinione pubblica nel processo decisionale". Ecco allora il tema di fondo di Mascia Ferri che si appella alla Costituzione quando afferma che "Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente" e che "La sovranità appartiene al popolo" ma come attuare i due principi se non attraverso "regole che implicano un rapporto di relazione stabile attraverso la libera informazione, la libera comunicazione e la libera partecipazione"?
Su questo tema si inserisce il declino della carta stampata e la crescente informazione tecnologica dei media digitali per definizione rappresentati da Internet in un quadro ove i mezzi di comunicazione svolgono un ruolo sussidiario e talvolta persino sostitutivo delle istituzioni (partiti e parlamento) che nel passato mediavano tra il potere e il popolo. I nuovi media non sono la panacea per un risveglio della democrazia, anche se negli Usa hanno svolto un certo ruolo, ma è la buona informazione che crea consapevolezza nell'uso delle nuove tecnologie e partecipazione dei cittadini alla vita democratica.
"I media, da soli, non possono produrre una comunicazione efficace per la formazione di un'opinione pubblica democraticamente intesa, e non hanno neppure interesse a farlo, così come interesse potrebbe non averlo persino il mondo della politica. - conclude la Ferri - La debolezza dei cittadini di fronte al tema dell'informazione è perciò questa: essi non possono interamente demandare un ruolo che dovrebbero svolgere anche in prima persona". In attesa della democrazia compiuta anche nel nostro Paese la ricercatrice suggerisce i Press Councils adottati all'estero.

giovedì 6 ottobre 2011

Sondaggi

Nella trasmissione televisiva di ieri 5 ottobre di Omnibus, nel corso del dibattito della rete La7 tv, il direttore del Coesis Research Alessandro Amadori ha confermato che il gradimento di Silvio Berlusconi da parte degli italiani non è mai stato così basso: intorno al 20% degli interpellati. L'onorevole Daniela Santanchè del PdL, presente alla trasmissione, ha contestato i dati affermando che, secondo le sue valutazioni, Berlusconi è ancora il politico europeo col più alto gradimento.
La posizione dei demodoxaloghi è nota: i sondaggi come quelli di Amadori sono effettuati su un indistinto aggregato umano presente in un frattale e sono il risultato statistico tratto da un universo, quindi opinione sociale; le valutazioni della Santanchè sono un risultato ricavato dal pubblico degli elettori della parlamentare e del premier e pertanto l'opinione pubblica ..... ma di quel pubblico, cioè dei votanti del PdL, che non possono certo smentire se stessi.
Due modi di interpretare l'opinione della gente!