mercoledì 30 novembre 2011

Incontri

Dopo i successi di Torvaianica e Roma della presentazione dell'applicazione della demodoxalogia il direttore dell'Informatore Economico Sociale, Francesco Bergamo, ha presentato a Belluno, presso la sala-teatro del Centro Giovanni XXIII, lo scorso 25 u. s., ulteriori delucidazioni sulla disciplina, che si fa risalire al 1928 ad opera di Paolo Orano e del suo assistente, il veneziano Federico Augusto Perini-Bembo. Tra gli uditori la neodemodoxaloga Antonella Tennenini.

Il 12 dicembre a Roma, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione in via Salaria 113, l'Associazione Nazionale Sociologi ha indetto l'annuale convegno sul tema "Gli stili di vita". Presidenti e moderatori Pietro Zocconali e Anna Maria Coramusi. Tra gli interventi previsti quello del demodoxalogo Roberto Canali e del decano Giulio D'Orazio. Inizio dei lavori alle ore 10.00 con rifresco nell'intervallo delle ore 13.00.

martedì 29 novembre 2011

I fondamentali della politica

I manifesti, gli elettori, le manifestazioni di partito o di piazza, i programmi e così via sono il contorno della politica: gli accessori. I fondamentali della politica, cioè le situazioni e le decisioni che contano, sono altrove. E sono due.
Da una parte abbiamo il popolo degli scontenti, dei delusi, degli insofferenti del governo in carica e degli stessi partiti; saranno pochi sulla totalità degli elettori, magari meno del 10% ma pur sempre sufficienti per capovolgere le sorti del consenso elettorale. Nell'Italia repubblicana abbiamo conosciuto Guglielmo Giannini con il suo partito denominato "l'Uomo qualunque" (che per simbolo aveva un cittadino schiacciato dal torchio) che, all'improvviso, si collocò al terzo posto dopo la Dc e il Pci; i radicali di Marco Pannella che, con una sparuta rappresentanza parlamentare, seppero introdurre il divorzio, l'aborto; i vari movimenti localistici del Nord che furono la base, con qualche assessore o consigliere comunale, per la creazione della Lega Nord poi passata nelle mani di Umberto Bossi al grido di "Roma ladrona"; gli arrabbiati dallo scandalo tangentopoli che si riversarono su Silvio Berlusconi; l'alleanza Mario Segni/Benigno Zaccagnini che, con il 10% di voti, non raggiunse il quorum per entrare in Parlamento in quanto voti dispersi su tutto il territorio e quindi non validi ma che sconquassarono i risultati elettorali togliendo consensi ai partiti egemoni. Personaggi che seppero far convergere sulla loro persona il malessere popolare, a prescindere dai programmi e dalle ideologie. Qualcuno li potrebbe anche chiamare "pescatori nel torbido". Tra gli indecisi, i dichiarati non votanti e tutta quella stragrande massa di elettori che vota in base all'emozione del momento.
L'altro fondamentale della politica lo troviamo tra le strategie a tavolino pensate da una manciata di politici, perlopiù legati ad interessi economici di grandi imprese (banche, multinazionali, stati esteri,ecc.), in combutta con i cosiddetti poteri forti che si nascondono dietro la proprietà dei maggiori organi di informazione. Nel dopoguerra la Dc era finanziata dagli americani e il Pci dal governo russo; il quotidiano Il Tempo, fondato dal deputato monarchico Renato Angiolillo, rappresentava i salotti della rampante borghesia di destra così come La Stampa gli interessi della Fiat e il Corriere della Sera la borghesia industriale del Nord. Il Messaggero, Il Gazzettino di Venezia ed altri quotidiani sono della famiglia di imprenditori che fa capo a Gaetano Caltagirone imparentato con Pier Ferdinando Casini. La Confindustria ha Il Sole-24 Ore così come le altre confederazioni di imprenditori e professionisti (dal commercio all'agricoltura, dai medici ai notai) non fanno mancare il loro sostegno per porre le basi ad una strategia politica che rifletta i loro interessi. In questo quadro non mancano i consigli del Vaticano, le associazioni cattoliche (Acli, Comunione e liberazione, etc) con i loro referenti politici, le banche nazionali e multinazionali, le compagnie petrolifere, le multinazionali e persino il Grande Oriente d'Italia. Tutti nel cercare accordi a danno dei più deboli (in primo luogo dei cittadini) per conservare ed allargare fette di interesse e antichi privilegi.
A volte la reazione emotiva dei cittadini costringe i poteri forti a soprassedere dalle loro trame, altre volte i cosiddetti salotti buoni riescono ad ingabbiare la rabbia del popolo elettore e incanalarla nei partiti di riferimento. E' sempre andato così, non solo da noi. L'Italia eccelle nell'esasperazione delle situazioni e nei giochi d'interesse con i relativi morti ammazzati tra coloro che sanno e coloro che si sono messi di traverso.

Venerdì: Riformare il Parlamento

lunedì 28 novembre 2011

Quando il popolo è farlocco

Mentre molti politici ed economisti si chiedono quali saranno le misure che il nuovo premier Mario Monti affronterà per combattere la crisi economica, in quanto ancora non esposte agli italiani ma solo a Angela Merkel  e Nicolas Sarkosy, tutti i sondaggi nazionali danno un consenso bulgaro (cioè plebiscitario), con valori superiori al 70%, nell'esprimere la fiducia a Monti. Come è possibile una tale fiducia degli italiani, che neppure Silvio Berlusconi ha avuto come presidente del Consiglio, verso una persona di cui si sa poco o nulla (rispetto alle telenovelle di Berlusconi) e - soprattutto - non si conosce il programma che attuerà (salvo generici accenni)? E se tra qualche mese i provvedimenti che il governo prenderà non riuscissero nell'intento auspicato? Il fatto è che il popolo, specie nei momenti di crisi economica e sociale, spera nell'arrivo di un salvatore che non faccia parte della solita cerchia di politici. Un uomo nuovo che con la bacchetta magica risolva i problemi, così come auspicò con l'entrata di  Berlusconi in politica, dopo la crisi dei partiti coseguente a tangentopoli.
Dopo i dissesti il popolo si affida sempre al nuovo caricandolo di capacità salvifiche, anche se solo supposte. In passato le attese della popolazione si sono riversate su personaggi divenuti poi dei veri e propri dittatori che, specie nei primi anni, hanno governato con larghi consensi della volontà popolare, in Italia come in Germania, Spagna, Romania, Libia, Egitto, ecc. L'occupazione incruenta del potere è sempre preceduta dal Paese in sofferenza, il disagio è l'evento che precede ed è concomitante (vedasi la teoria di  David Hume) con l'arrivo del salvatore; ciò vale anche per le nuove teorie religiose in quanto fanno presa tra la gente in sofferenza psicologica o materiale.
Il popolo, in quanto agglomerato di persone, si suggestiona vicendevolmente credendo di vedere o capire anche quello che non esiste. Per cui esprime giudizi senza sapere ma in base a informazioni divulgate ad arte o situazioni create per indurlo a pensare secondo quanto stabilito dai poteri forti (banche, assicurazioni, multinazionali, stati esteri, ecc.) attraverso i massmedia.

Domani: I fondamentali della politica

venerdì 25 novembre 2011

Economia e politica

"Oggi la supremazia è data dalla gestione del denaro e, ancor di più rispetto al passato, a quella delle informazioni", scrivemmo su Demodoxalogia ed opinione pubblica (ed. Sidd, atti seminario per ricordare i maestri della demodoxalogia 4 dicembre 1995). Rimarcando in tal modo quanto già espresso nel 1986 nella Inchiesta demodossalogica sul post-industriale: "I conflitti del futuro potrebbero essere economici, per la supremazia del mercato come ai tempi delle flotte inglesi e spagnole, o razziali per respingere l'infiltrazione nei paesi del benessere di popolazioni affamate provenienti dal Terzo mondo [...] Ma ci sono altre possibilità di rischio: la prima è una catastrofe ecologica, l'altra è uno scontro fra generazioni anziane che hanno il potere e generazioni giovani che cercheranno di affermarsi, sorrette dalla conoscenza delle nuove tecnologie."
Ha scritto Ruggiero Capone, il 18 scorso sul quotidiano l'Opinione delle libertà diretto da Arturo Diaconale, che "Le guerre ai legittimi governi (democraticamente eletti) oggi si fanno con le leve finanziarie, per tutti gli altri si usano ancora i metodi che hanno visto cadere Gheddafi [...] La Gazprom [l'azienda petrolifera russa] grazie all'era Berlusconi è entrata anche nell'industria, dove ha soffiato importanti clienti alle compagnie francesi ed inglesi nell'acciaio, nel cemento, nella carta e in altri settori. Il Cavaliere ha tolto commesse alle multinazionali francesi, inglesi e tedesche, nonchè ai clienti delle banche d'affari statunitensi. La risposta non si è fatta attendere, un golpe finanziario ha spodestato Silvio e nominato Mario, uomo gradito ai nemici di Putin."
Un vero e proprio conflitto economico che contraddistingue il post-industriale, come previsto quindici anni orsono.

giovedì 24 novembre 2011

Conferme demodoxalogiche

Nel 1986 su Inchiesta demodossalogica sul post-industriale scrivemmo: "E' la sinistra, oggi, a difendere la tradizione e ad ancorarsi alla situazione così come è, mentre la destra, con un giro di boa, cerca nell'innovazione la possibiltà di recuperare il perduto potere e prestigio. La situazione si riflette anche nei rapporti fra sindacati dei lavoratori ed imprenditoria. Lo scontro non è più tra la classe egemone e quella subalterna, ma fra chi è orientato al futuro e chi difende il passato. Questa distinzione non taglia in due la società ma si interseca all'interno delle stesse componenti classiche del mondo del lavoro. In seno agli imprenditori c'è chi vuole mantenere il potere conservando il passato e chi lo vuole mantenere attraverso l'innovazione, mentre tra i lavoratori c'è chi si oppone al cambiamento e chi cerca di ottenere il potere contrapponendo altri progetti a quelli elaborati dagli industriali. Pertanto nella società post-industriale lo scontro fra le classiche forze è più sfumato e c'è la possibilità di accordi di una parte con l'altra e di divisioni in seno allo stesso versante."
La disdetta della Fiat dall'appartenenza alla Confindustria (il sindacato delle imprese) e la Cgil fuori dagli accordi sindacali firmati dagli altri sindacati dei lavoratori sono il riflesso di un mutamento culturale che, tanto per fare un'altro esempio, lo si vide nel tentativo di Walter Veltroni quando fu alla guida del partito democratico e che lo si vede ancora oggi nelle varie tendenze in seno al partito. A proposito di riforma del lavoro, il sen.del Pd Pietro Ichino da oltre dieci anni teorizza addirittura di rivedere l'articolo 18 partendo dal presupposto che oggi i lavoratori sono divisi a metà: una categoria protetta (contratto a tempo indeterminato e cassa integrazione) e l'altrà metà non garantiti (contratto a tempo o fine progetto). Una vera e propria spaccatura della società e della classe lavoratrice!

I demodoxaloghi della Sidd hanno sempre teorizzato, riprendendo i concetti di Harold Taylor, già presidente del Sarah Lawrence College (1950) che "per comprendere il mondo moderno occorre avere una visione d'insieme che attraversi anche l'arte, la scienza, la letteratura, la storia, la filosofia e qualsiasi altra forma di conoscenza". Oltre a ciò abbiamo applicato la statistica per rilevare le tendenze in atto nella società, individuando nei picchi ripetitivi il segnale di un cambiamento. Constatazioni elementari accostabili anche alla meteorologia e ai disastri ecologici. Paolo Sottocorona ieri 23 su LA7 tv, a proposito delle disastrose alluvioni, ha detto che un evento può essere eccezionale se accade una volta ma se si ripete (nei vari anni successivi come a Genova e in Sicilia) non è più eccezionale ma rientra nella norma, per cui diventa prevedibile. Il ragionamento demodoxalogico rilevabile dalla statistica!

martedì 22 novembre 2011

A proposito di giornalismo

Riproduciamo la copertina, l'indice e due pagine di un libretto, di 108 pagine, che gli aspiranti giornalisti o laureandi in Scienza della Comunicazione dovrebbero avere nel loro bagaglio prima di intraprendere la professione o il percorso di studi. Una pubblicazione della prima metà del 900 che anticipa molte delle considerazioni poi sopraggiunte da eminenti docenti o giornalisti, a testimonianza che tutto era stato detto e previsto in quanto la ruota della storia gira sempre su se stessa.

lunedì 21 novembre 2011

Per andare, dove

In un film di successo con Totò e Peppino De Filippo ricordiamo due contadini meridionali che giunti a Milano chiedono ad un vigile urbano "Per andare dove dobbiamo andare, che strada dobbiamo fare?". Una battuta tornata d'attualità poichè politici di destra e di sinistra, passando per il centro, si stanno interrogando sul futuribile della politica, gli sbocchi della crisi e l'eventuale avvento della terza repubblica. Tutti si rendono conto che qualcosa sta cambiando nell'arena politica ma non intravedono scenari e direttrici di marcia, da qui la domanda: per andare dove ancora non sappiamo, che percorso dobbiamo fare?
E' una domanda che si rivolgono l'un con l'altro: il politico con il giornalista e questi con il politologo. Se invece di parlarsi fra loro rivolgessero la domanda al popolo, quest'ultimo saprebbe, senza incertezze, che indicazioni dare: andate a f......

Il miglior commento alla situazione politica italiana dei giorni scorsi l'ha dato il quotidiano francese Le Monde. Una vignetta raffigura Silvio Berlusconi che esce dal portone di palazzo Chigi (la sede del governo) portando sulle spalle una gioiosa escort mentre entra Mario Monti con a cavalcioni un banchiere americano.

Per esperienza personale abbiamo sempre sostenuto che il potere nei ministeri non è nelle mani dei ministri ma in quelle dei direttori generali e dei capi di gabinetto, sia perchè si danno manforte l'un con l'altro essendo quasi tutti legati da una specie di confraternita di logge massoniche e sia perchè loro restano nella carica mentre i ministri passano; quei ministri con i quali devono concordare provvedimenti di legge o modifica di articoli. Nel governo di Mario Monti abbiamo ministro dell'Ambiente l'ex direttore generale, un ammiraglio in servizio al ministero alla Difesa, un potente ambasciatore agli Esteri, un prefetto all'Interno e allo Sviluppo quel banchiere che elargiva denari alle imprese  realizzatrici delle cosiddette grandi opere e la cui banca ha consistenti pacchetti azionari delle società di infrastruttura.
Che Monti intenda accelerare le riforme eliminando il lungo e faticoso confronto, che c'è sempre stato tra struttura e ministro, passando il comando di elaborazione e decisione in una sola mano ministeriale? Oppure, preso atto della cronica situazione,  è venuto a patti con l'evidenza?

venerdì 18 novembre 2011

La nuova politica

Nell'epoca moderna la politica degli stati ha agevolato l'esportazione dei prodotti del proprio paese e l'acquisto dei beni economici altrui al fine di tutelare l'economia nazionale e mantenere il pil. In questo quadro le banche e le aziende multinazionali sono intervenute pesantemente per condizionare la vita politico-sociale dei paesi soggetti all'eventuale dominazione.
Alcuni manuali dell'Open Sources spiegano bene come ridurre gli stati all'acquiescenza. Prima agevolando una situazione di crisi attraverso disordini criminosi (brigate rosse, nere, black bloc, etc) in grado di influire sulla politica e la società (anche attraverso la droga e il conflitto sociale) poi intervenendo sulle aziende, l'economia e le quotazioni azionarie. Questo insieme di situazioni porta ad acuite tensioni e alla crisi per sfociare nella richiesta o accettazione da parte dell'opinione pubblica dell'"avvento" di un salvatore.
Nel frattempo i dominatori circuiscono qualche politico ed industriale, parecchi giornalisti e docenti universitari, per attirarli nel loro campo, con incarichi remunerativi o partecipazione di aziende a contratti internazionali. Negli Usa esiste un apposito ufficio incaricato di scoprire i giovani rampanti tra i sindacati, i politici, i giornalisti, ecc. da invitare nel Paese per visite, conferenze e contatti al fine di sondare la disponibilità del personaggio verso nuove visioni mondiali.
Quando il Paese subalterno accerchiato sarà sull'orlo del baratro i manuali prevedono l'arrivo di un personaggio "nuovo" ben visto dalla popolazione e sponsorizzato dai massmedia e l'intellighenzia del Paese.
Nel giuramento dei ministri del governo di Mario Monti (vedasi la ripresa del Tg1) un autorevole prof. ha saltato il vocabolo "esclusivo" facente parte del testo della formula per  ... giurare nell'interesse del Paese (ma non nell'esclusivo). Disattenzione o inconscio lapsus? Se a questo aggiungiamo che molti neoministri hanno ricoperto rilevanti incarichi nelle multinazionali bancarie Usa o che sono graditi da forti poteri esteri (compreso il vaticano) se ci assale qualche dubbio non abbiamo poi tutti i torti.
A volte, specie nei soggetti con età anziana, si è assistito a qualche resipiscenza, per cui persino signore che in gioventù esercitavano il libero amore si sono poi erette a tutelatrici della verginità o giovani contestatori inneggiare all'ordine  e alla tradizione!
I neoministri hanno un'indubbia competenza professionale e, venendo da un mondo che ben conoscono, potranno agire di conseguenza nell'"esclusivo interesse" del nostro malandato Paese. Il popolo può intervenire soltanto mediante auspici e scongiuri.

martedì 15 novembre 2011

Fine della democrazia

Già ad agosto, quando la Bce inviò la lettera al governo italiano, il prof. Giacomo Vaciago docente all'Università Cattolica di Milano ipotizzò un governo Mario Monti sponsorizzato proprio dalla banca centrale della comunità europea. Un presidente del Consiglio imposto dai vertici finanziari e politici dell'Europa per attuare quanto indicato dalla Bce. Un presidente del Consiglio che, con molta probabilità, non era estraneo alla stesura della lettera-suggerimento inviata a Silvio Berlusconi. Quindi, chiudendo il cerchio, una manovra politica preparata da tempo e a tavolino che ha coinvolto Mario Draghi e Giorgio Napolitano. L'ultima carta da giocare per smuovere Berlusconi dalla guida del Paese ed attuare le necessarie riforme per la ripresa economica. A questo punto sorgono alcune domande:
- possibile che il ministro dell'economia  Giulio Tremonti fosse all'oscuro degli scenari che si stavano sviluppando? Alcune sue fumosità sui provvedimenti, il contrasto con Berlusconi e la sua propensione alla globalità futuribile farebbero pensare il contrario.
- sin dal famoso dicembre del 2010 quando a Gianfranco Fini non riuscì la manovra del voto di sfiducia per scalzare Berlusconi (che conquistò l'appoggio dei "responsabili") le forze politiche all'opposizione ventilavano l'ipotesi di un governo tecnico, facendo circolare il nome di Luca Cordero di Montezemolo. Un diversivo per confondere le acque  mentre già si apprestavano a chiamare Monti oppure la soluzione della Bce è stata concordata dopo la sconfitta parlamentare, per cacciare Berlusconi?
Nell'uno come nell'altro caso un intervento esterno, tramato nei salotti della finanza italiana e nelle stanze della Comunità europea: una manovra dei veri poteri forti, quelli che dettano le regole ai politici.  Un esproprio della politica parlamentare! Ma anche un segnale di come sta cambiando la politica nell'era della globalizzazione post-industriale, non più parlamentari eletti dai singoli cittadini ma da corporazioni di interessi, più o meno legittimi, che tendono ad espandere sempre di più il proprio potere a danno delle corporazioni più piccole.
E' il ritorno, sotto nuove vesti, al centralismo dei re e degli imperi: la politica intesa come padronanza assoluta di territori, beni, risorse e legittimità di giudicare! Al giorno d'oggi: proprietà, finanza, informazione e giustizia.
Una tendenza che potrà essere modificata da un sussulto della natura, con le sue pandemie, terremoti e catastrofi varie, in grado di elaborare nuove visioni sociali. Dalla schiavitù siamo passati alla servitù e da questa alla nascita del ceto borghese e professionale. La tecnologia imporrà un nuovo uso del territorio, delle risorse e dei comportamenti, privilegiando coloro (stati e categorie) che arriveranno prima degli altri nell'applicazione.

lunedì 14 novembre 2011

Il partito dei moderati

Dopo il passo indietro, o di fianco, di Silvio Berlusconi, tra le file del PdL iniziano le richieste e proposte di un unico partito dei moderati, comprendente i vecchi amici di Gianfranco Fini e la squadra di Pierferdinando Casini. Tra i parlamentari che si spendono di più nella costruzione della nuova formazione politica del "partito dei moderati" spiccano i personaggi rissaioli come Daniela Santanchè, Alessandra Mussolini e Giorgio Clelio Stracquadanio. Se il buongiorno si vede dal mattino possiamo immaginarci quale potrà essere l'auspicato partito dei "moderati"!



giovedì 3 novembre 2011

A, B, C e Z dell'economia

Il grafico mostra come la società, nel suo complesso e nella sua evoluzione, si poggi sull'interelazione tra i pilastri della cultura, dell'economia e delle istituzioni, ove ciascuna struttura influenza le altre e, a sua volta, ne viene influenzata.
"La cultura sviluppa il pensiero sociale, la ricerca scientifica e la forma delle istituzioni: dalla scienza nasce la tecnica che è l'applicazione scientifica a fini pratici ed economici. L'economia (libera o dirigistica) influisce sulla società attraverso la produzione e la distribuzione dei beni richiedendo sempre maggiore tecnologia.  
La società progredisce attraverso l'economia e si difende e rafforza mediante le istituzioni (aperte o chiuse).
Le istituzioni influiscono sullo sviluppo della società, della cultura e dei valori mettendo in moto il perenne cicolo a due direzioni".
(da "Scienza, società ed opinione pubblica", atti dell'VIII convegno di demodoxalogia, Mira-Venezia 13 maggio 2000, pag. 88)

Sia l'economia che la cultura, nel loro processo, attraversano una serie di fasi o periodi di crescenza e decadimento che possono essere sintetizzati nel grafico sovrastante di Antonella Liberati.
L'innovazione (ideologica o tecnologica) parte da un humus inizialmente percepito da pochi e via, via, applicata o accettata dall'intera società, nel cosiddetto periodo moderno.
Giunti all'apice inizia il decadimento con il post-moderno, sino al superamento delle concezioni ideologiche e della tecnologia obsoleta.
(Vedasi il "Corso di demodoxalogia", online gratuitamente su http://www.opinionepubblica.com/)

"Aree culturali o economiche, che hanno imposto il loro peso a zone geografiche confinanti, hanno perso, con il tempo, la leaderschip cedendola, in parte o per intero, ad una zona periferica divenuta più dinamica ed aggressiva di un qualsiasi altro stato della zona geografica centrale, fino a che un'altra area, ancora più periferica, non l'ha, a sua volta, invasa o conquistata.
 Più tardi un'area ulteriormente periferica è subentrata a questa, ed infine è avvenuto lo stesso per un'altra area ancor più periferica.
Una dilatazione connessa alle scoperte geografiche e scientifiche e al fatto che i paesi che si sono posti all'avanguardia nel pensiero scientifico e sociale hanno poi avuto una stasi di iniziative e una incomprensione degli sviluppi tecnologici, appagandosi del benessere e della posizione dominante raggiunta".
(la tesi di Carrol Quigley in "Lineamenti di sociologia dell'emigrazione", istituto bibliografico Napoleone Roma 1987, pag. 46)

Stante quanto sopra quando un Paese è nella fase decadente del post-post-moderno (inflazione) e, ancor più, obsoleto, è politicamente ed economicamente invaso dai paesi emergenti. Nel dopoguerra gli Usa ed il Giappone hanno dominato su intere aree geografiche: il Sol Levante con la tecnologia dell'elettronica (macchine fotografiche, auto, moto, computer), gli Usa con la divisione del mondo in buoni e cattivi e la conseguente penetrazione economica. Sulla scena mondiale ora abbiamo la Cina, l'India e, in lontananza, il Brasile. Economicamente in Europa la Repubblica tedesca ha una posizione di predominio, in seno alla Cee, sui paesi periferici come l'Irlanda, la Grecia, il Portogallo, l'Italia e la Spagna ma l'Europa, nel complesso, è debole nei confronti dei mercati mondiali. E, quando si è forti economicamente lo si è anche politicamente e militarmente. La politica internazionale, in funzione dei propri interessi economici, opera per gestire le risorse dei cosiddetti paesi sottosviluppati (direttamente con le colonie ed i protettorati oppure indirettamente con trattati di cooperazione o di addestramento ed armamento). Se le altrui risorse (petrolio, minerali, agroalimentare) rappresentano il futuro per i paesi dominanti la politica sarà quella di mantenere in posizione soggetta i paesi dominati, rallentando il loro sviluppo. Quarant'anni orsono il Brasile era in fase espansiva, forse troppo e velocemente, pertanto le multinazionali Usa appellandosi alla dottrina di James Monroe (l'America agli americani, 2 dicembre 1823) ne decretarono la recessione. Oggi la Cina sta acquistando milioni di ettari di terreno nei paesi africani quale sbocco per il futuro agroalimentare. Da qualche anno  Gheddafi si era messo a capo di un movimento tendente allo sviluppo dei paesi africani costituendo una banca di proporzioni mondiali per finanziare i progetti di tali paesi; alla penetrazione economica avrebbe fatto seguito la penetrazione culturale alterando (con il progetto degli Stati Uniti d'Africa) l'attuale geopolitica in mano agli occidentali. Per l'Occidente l'unione degli stati africani rappresentava un serio pericolo: non credo che la mano data agli insorti sia stata per garantirsi il petrolio libico (regolamentato da contratti) ma proprio per bloccare i piani di sviluppo finanziati dalla banca libica, ha dichiarato il demodoxalogo Francesco Bergamo, uno dei massimi esperti di Open Source.

Quando si parla di economia e di provvedimenti da prendere, le considerazioni fin qui esposte dovrebbero essere tenute presenti per finalizzare la soluzione a progetti governativi di ampio respiro, nella convinzione che nella società globalizzata ci si muove su grandi partite e solide alleanze per evitare l'effetto domino, sempre in agguato nei momenti di crisi. 

Due ultime considerazioni: 
- non si può prescindere dal rapporto territorio-popolazione-risorse (naturali ed umane). Il predominio degli Usa è stato reso possibile da un ampio territorio e risorse (naturali ed umane) abbondanti per i bisogni della popolazione, quando il predominio militare e politico è divenuto troppo ampio nei confronti del mondo (espansione territoriale virtuale) il Paese si è esposto agli attacchi esterni ed interni. Il Giappone, ricco di popolazione e risorse umane (dell'ingegno) ma con scarso territorio, ha allargato i confini esportando l'eccedenza di risorse tecnologiche. La Cina, ricca di territorio, popolazione e risorse naturali, acquista tecnologia (risorse umane) e investe all'estero. Anche se il cammino dell'economia è in perenne assestamento ed evoluzione lo sviluppo di un paese è dato da un equo rapporto tra la popolazione, il territorio e le risorse naturali ed umane.
- se abbiamo due frattali: A, zona abbastanza produttiva (nord Italia); B, zona depressa (Sud): un aumento di produttività nel frattale A genererà ulteriore occupazione, maggiore reddito ed iniziative, con un complessivo aumento del pil; nel frattale B i fondi destinati ad aumentare la produttività procureranno illusorie aspettative di occupazione (stante l'enorme numero di disoccupati rispetto ai posti disponibili) seguite da inquietudini sociali che potrebbero far aumentare i reati, giustificati da ideologie politiche e reali bisogni della popolazione. Pertanto nel frattale A si renderà necessaria la facilitazione al credito aziendale, nel frattale B la formazione professionale finalizzata allo sviluppo di cooperative ed iniziative locali. Inoltre, se un frattale tipo A migliora il pil il beneficio si estenderà anche ai frattali confinanti, con sviluppo di iniziative locali, allargandosi a macchia d'olio per imitazione.

mercoledì 2 novembre 2011

Le colpe degli altri

L'attacco della speculazione contro le borse europee si è intensificato con perdite giornaliere intorno al 6%. I governi e gli economisti sono sgomenti e si interrogano sulle cause ed i possibili rimedi per evitare il tracollo. In bilico non ci sono solo la Grecia, la Spagna e l'Italia ma tutti quei paesi che, per effetto domino, non hanno una moneta forte. La stessa Repubblica federale tedesca, pur essendo l'unico paese con l'economia sana, ne soffrirà le conseguenze. I governi tacciono perchè sanno che in momenti come questi ogni dichiarazione sarebbe superflua e puramente di facciata.
Solo uno statista in Europa ha individuato le cause del disastro e annunciato che, a breve, presenterà i provvedimenti che il suo Paese adotterà per combattere la grave crisi: si chiama Silvio Berlusconi che, ancora una volta, ha perso un'occasione per stare zitto. Il nostro statista ha individuato nell'annuncio del referendum (proposto dal governo greco alla sua popolazione sui provvedimenti da adottare) le cause dello scossone che ha innestato il crollo delle borse.
E' proprio vero, è più facile accorgersi del granello nell'occhio degli altri che della trave nel proprio; pensi invece ai suoi tre giorni scaduti, dal ricevimento dell'invito delle autorità monetarie europee, ad adottare i provvedimenti suggeritigli o imposti.