lunedì 29 dicembre 2014

appendice

Non lo crediamo
Non lo crediamo possibile, la Lega Padania il 3 dicembre ha diffuso quanto sopra; se vero è la migliore conclusione del nostro post del 16 dicembre scorso.

lunedì 22 dicembre 2014

AUGURI

 
Sino ai primi giorni del prossimo anno
l'opinione del demodoxalogo
non pubblicherà post o in modo discontinuo.
AUGURI  A  TUTTI
 

venerdì 19 dicembre 2014

Sociologia

 
 
 
Il volume unico, anno VI, 2014, della rivista La società in --- rete affronta il tema delle politiche e dello sviluppo territoriale verso l'Europa 2020, il sociologo della scuola e del sistema del welfare, rapporti tra cultura e società, ragionamenti sulla sociologia.  www.lasocietàin rete.it


lunedì 15 dicembre 2014

venerdì 12 dicembre 2014

Chi favorisce la criminalità?

Lunedì scorso nel dibattito della trasmissione Omnibus de La7tv è stato messo in luce come siano i funzionari ministeriali a suggerire l'articolazione delle leggi e dei regolamenti d'applicazione che, in parte, gli stessi dipendenti pubblici sono poi demandati ad applicare. Una legge da loro legiferata, quasi sempre con cavilli burocratici (che il politico approva senza batter ciglio, per insipienza o collusione). Cavilli apparentemente innocenti ma che mascherano l'illegalità e il diffuso malaffare, come quello che è emerso nelle vicende romane. Per esempio:
- quando un colluso non vince un appalto ricorre al Tar (tribunale amministrativo regionale) bloccando i lavori per anni e anni
- la legge prevede che in caso di evasione fiscale comprovata la sanzione penale scatti solo in presenza di una soglia consistente
- in caso di riciclaggio di denaro non si procede, a norma di legge, se la somma è spesa per "godimento" (testuale) personale: acquisto auto, gioielli, abitazione, ecc.
- per assegnare o mettere all'asta i beni confiscati ai mafiosi la procedura è così complicata che nel frattempo si deteriorano sino al degrado, annullando il valore del bene
- un dipendente che ha rubato non può essere licenziato sino alla sentenza definitiva (Cassazione, quindi decenni)
- qualsiasi provvedimento amministrativo, per entrare in vigore, ha il visto e la firma di più funzionari (anche sette) che si palleggiano la responsabilità autoassolvendosi.
E', quindi, normale che in presenza di tali prassi prosperi la criminalità: è favorita dalle norme di legge e da chi dovrebbe vigilare.

mercoledì 10 dicembre 2014

Un popolo da studiare

Con riferimento al post di venerdì scorso il fotoreporter Fabrizio Cimini ha inviato il seguente commento:
 

martedì 9 dicembre 2014

Sempre peggio ma ...

Le vicende della cupola romana, dopo i casi dell'Expo milanese, del Mose veneziano e delle varie vicende di serafici esponenti politici lombardi e napoletani, fanno esclamare e constatare che dal tempo di tangentopoli ad oggi la corruzione politica è peggiorata. Sempre peggio ma in linea con l'evoluzione sociale del post-industriale, vediamo perché:
- con tangentopoli l'accordo avveniva tra il politico e l'industriale con la scusa del finanziamento al partito
- con il cupolone tra i due si è inserito un mediatore: mafioso o funzionario pubblico.
La novità consiste nel mediatore in affari che è una prerogativa dell'odierna società in quanto l'economia non si basa più sulla quantità della produzione di beni (società industriale) ma nella manovrabilità dei denari che possono essere gestiti nel momento, nel posto e nel settore in quel periodo più conveniente per l'imprenditore. Con il mediatore e l'offerta di servizi si mantiene l'occupazione su livelli non completamente disastrosi in quanto essa è destinata a diminuire in seguito alla tecnologia che produce più manufatti in minor tempo, migliore qualità e minore necessità di occupazione;  con l'intermediazione monetaria è il denaro in se stesso che produce ricchezza senza necessità di mantenere aziende, macchinari, scorte e rapporti con banche, azionisti, fornitori e sindacati.
Al IX Convegno nazionale di demodoxalogia (Roccasecca dei Volsci, 2003) dimostrammo come la modifica del comportamento sociale si evolve come i cerchi nell'acqua, ciascuno susseguente e maggiore dell'altro, passando dalla camera in affitto alla proprietà dell'appartamento e dalla giustificazione dell'evasione fiscale al "diritto" alla rapina attraverso una serie di passaggi che, se non bloccati in tempo, diventano costume, cioè comportamenti accettati.
Quello che invece l'opinione pubblica dovrebbe chiedersi è come mai i politici (sindaci, assessori, consiglieri, ministri, dirigenti, ecc,) di fronte a casi del genere esternino grande meraviglia dichiarando di non averne mai avuto sentore: anche se fossero così fessi (come vorrebbero far sembrare) di non essersi accorti di chi sedeva vicino a loro non hanno mai letto libri e giornali che abbondantemente e quotidianamente denunciavano tali situazioni di malaffare?

venerdì 5 dicembre 2014

Interpretare l'opinione pubblica

Quasi tutti ma i politologi, i giornalisti ed i politici lo fanno per mestiere, sono soliti interpretare l'altrui comportamento nella presunzione che l'altro non si sia spiegato bene o che abbia un recondito pensiero. Quante volte abbiamo ascoltato la frase "Tizio intende dire ...", da parte di personaggi che non hanno  (loro) capito il senso di quanto detto dall'interlocutore ma che tentano di spiegare a loro vantaggio quello che vorrebbero che gli altri dicessero.
Il fatto è che ognuno si sente in grado di interpretare  i fatti e le opinioni, sulla base delle proprie conoscenze. Se capire un interlocutore può essere facile per interpretare un agglomerato di individui (un pubblico) occorre un metodo d'ascolto che non può essere il comune sondaggio. Per Max Nordau (Le menzogne convenzionali della nostra società) l'uomo è vittima di due contraddizioni: pensa in un modo ma agisce in un altro; è questo il motivo per il quale a livello di comunità indagare sui gruppi umani vuol dire scavare nei comportamenti più che nelle intenzioni o nelle dichiarazioni.
Per il demodoxalogo contano più le chiacchiere salottiere che le relazioni ufficiali in quanto è la vita di ogni giorno (chiacchiere comprese) che fa parte e modifica gli stereotipi che guidano il comportamento. Nell'analisi rientrano la frequenza d'incontri pubblici e privati tra i leader d'opinione orizzontali, le quote versate a circoli o associazioni, le sovvenzioni ricevute, la collocazione professionale e ambientale, e così via. Ha scritto Francesco Bergamo direttore dell'agenzia stampa online  Informatore Economico Sociale:

giovedì 4 dicembre 2014

La corsa per il Quirinale

In vista delle dimissioni del Capo dello stato è iniziata la corsa dei candidati alla successione ma i nomi che si gettano nella mischia o sono per fare confusione o per bruciare eventuali concorrenti non graditi (per esempio Romano Prodi e Giuliano Amato). Tanto per esternare un pensiero da salotto il decano dichiara che preferirebbe Emma Bonino per i seguenti motivi:
- non è né di destra né di sinistra e neppure di centro, quindi autonoma dai partiti, compreso il suo quello dei radicali
- conosce molto bene il diritto costituzionale e la prassi parlamentare quindi non è una novellina
- è conosciuta e stimata in molti paesi da politici e personaggi istituzionali che apprezzano la sua qualità di composizione nelle vicende palestinesi e verso i problemi del mondo emergente
- è una donna energica e con idee chiare che parla più lingue estere rappresentando in questo già un fattore di novità
- infine ma non per ultima preferenza è l'unica che, per i motivi suddetti, potrebbe dare una svolta rivoluzionaria al vero rinnovamento della politica e delle istituzioni anticipando la svolta mondiale che si sente nell'aria ma che ancora non si individua nella sua forma e sostanza.
Purtroppo, proprio in Italia, ha i maggiori nemici tra coloro che da anni ricoprono cariche politiche ed economiche che temono di non poter più partecipare allo spolpamento dello Stato; oltre all'apparato della Chiesa e della Massoneria.
I candidati più pericolosi sono quelli di cui non si parla ma che stanno lavorando sotto traccia: Mario Monti e Massimo D'Alema, su quest'ultimo si puntano gli sguardi, oltre che dei suoi seguaci nel partito, dei veterani del vecchio comunismo, del Sel di Niki Vendola e del contorno di Raffaele Fitto e di Michele Emiliano. Sia Monti che D'Alema inoltre troverebbero ampi consensi anche tra la finanza e la massoneria.

mercoledì 3 dicembre 2014

Risultati elettorali

Tutti i sondaggi delle ultime settimane mostrano un calo, più o meno vistoso, di consensi intorno alle figure dei leader di partito, ad esclusione di Matteo Salvini che si colloca addirittura al secondo posto dopo il calante Matteo Renzi. Beppe Grillo Silvio Berlusconi si contendono, a molte lunghezze di distanza dai primi due, il terzo e quarto posto. Comunque tutti con perdita di consensi.
Dopo la sparizione dalle scene pubbliche di Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini i segnali che arrivano dai sondaggi prefigurano una svolta politica nell'opinione pubblica dei cittadini, avvalorata dal risultato delle votazioni regionali dell'Emilia-Romagna e Calabria. Il calo di consensi sui leader e dei voti vanno analizzati insieme, sono la manifestazione di un malessere generalizzato che si è espresso attraverso la vistosa astensione.
L'opinione pubblica non crede più ai miraggi, chi punta ancora su Renzi spera che il cambiamento si avveri, chi guarda a Salvini esprime la sua rabbia. Gli astenuti anelano una politica diversa ma non sanno come prefigurarla, si rendono conto che la delega è un'istituzione ormai sorpassata in quanto gli eletti non rappresentano più né gli elettori né un preciso ambito territoriale; il parlamentare una volta che ha raggiunto lo scanno è un'entità a se stante che risponde a logiche lontane dagli interessi di chi lo ha votato, eccetto ovviamente quel piccolo zoccolo duro di pubblico che ruota intorno all'eletto come compagno di merenda.
Grillo ha innovato la politica attraverso la Rete, Salvini porta avanti la protesta dell'opinione pubblica che più  ha risentito il peso della crisi economica, il mondo cambia e la ruota gira!
I cittadini si chiudono a riccio in attesa di vedere dei reali cambiamenti, una svolta potrebbe venire dall'ormai prossimo rinnovo dell'elezione del capo dello stato al posto di Giorgio Napolitano che ha manifestato l'intenzione di dimettersi.

martedì 2 dicembre 2014

Miraggi

Il popolo costruisce inconsciamente i suoi stereotipi (modelli di riferimento) attraverso la suggestione e l'imitazione, più persone aderiscono a quel modello e tanto maggiore sarà la capacità di fare proseliti; è il teorema della profezia che si avvera. In pratica intorno ad una idea (che è una convinzione e non necessariamente un dato di fatto reale) converge per la forza di imitazione e suggestione (vedasi Gustave Le Bon)  un indistinto aggregato umano che si lascia trasportare dai miraggi, anzi che crede e vuole credere nei miraggi, cioè nelle favole perpetuando la sua condizione di fanciullo nel sognare la realizzazione di realtà inesistenti. Per tutta la vita l'uomo aderisce a visioni prospettate da altri in quanto è più comodo credere nei miraggi che elaborare proprie convinzioni, anche se errate; le capacità di ragionamento del cervello umano ancora non sono pienamente sfruttate: pigrizia o paura? Prima o poi ce lo diranno i neurologi. Gli stereotipi mutano adeguandosi ai tempi, dettati principalmente dalla tecnica (in funzione dell'economia), in base alla velocità o lentezza di aggregazione degli individui intorno al miraggio del modello di riferimento.
- la Lega è sorta col miraggio della Padania-nazione contro il resto dell'Italia, creato lo stereotipo al nord  - dopo aver rispolverato il Carroccio di Alberto da Giussano, battaglia di Legnano 1176  - ora cerca di allargare i consensi anche al centro e al sud sbandierando la crociata contro gli immigrati; lo schema è sempre quello: noi contro qualcuno, prima gli italiani ora gli stranieri.
- si vanta la capacità manifatturiera italiana (ormai retaggio del passato con qualche eccezione locale e settoriale) quale possibile motore per la ripresa economica del Paese dimenticando che ormai la Cina e l'India (cui seguirà il Brasile) hanno acquisito la tecnologia occidentale e stanno gradualmente dominando il mercato dell'elettronica e della moda. La Russia avrà il monopolio del rifornimento del petrolio all'Europa e in Francia l'apporto del turismo nel pil nazionale è quasi uguale a quello dell'Italia (poco sopra il 10%) da noi sbandierato come traguardo mondiale. Il nostro miraggio guarda ancora al passato e non si rende conto di come il tempo passa e la ruota gira!
- un sondaggio ci informa che tra paesi più disinformati - in tutto il mondo - al primo posto c'è l'Italia, al secondo gli Usa; la popolazione più informata è in Svezia, Germania e Giappone. Non è il caso di riflettere con la propria testa e se non ci si riesce avvalersi della demodoxalogia, dopo un adeguato corso?

lunedì 1 dicembre 2014

Disinformazione

Lo scrittore del '900 Pitigrilli (Dino Segre) sosteneva che la parola più difficile da pronunciare  è  "non lo so", infatti tutti esprimono le loro opinioni su qualsiasi argomento anche se non lo conoscono.  Ricordiamo che le opinioni sono ipotesi, non certezze basate su dati acquisiti: opinioni che nella vulgata ordinaria acquistano valore di credenza da parte dell'opinione pubblica disinformata. Una disinformazione spesso pilotata dai mass media, vediamo qualche esempio.
- si sostiene che il governo dà 40 euro al giorno agli immigrati, in verità ricevono meno di tre euro per far fronte alle spese alimentari, tre euro che arrivano dai centri che li assistono; infatti i 40 denari vanno ai cosiddetti centri senza scopo di lucro per il loro mantenimento (presidenza, segreteria, locali, spese di gestione, etc). Alla faccia del volontariato!
. circa il 50% del prodotto interno lordo è da attribuire alla spesa pubblica, tra questa rientrano le ottomila aziende municipali con i loro 250 mila dipendenti scelti dagli amministratori locali tra gli attivisti dei partiti (tutti) e dei sindacati, senza competenza professionale e controllo amministrativo. La causa del vero dissesto della pubblica amministrazione con aziende sempre in deficit e senza servizi adeguati al cittadino, ma con dipendenti che riempiono le piazze quando sono chiamati a farlo da chi li assunti in quell'azienda.
- la legge delega non è una legge: è la proposta di demandare al governo l'emanazione di una legge indicandogli alcuni punti guida. Una volta approvato dal parlamento il conferimento al governo della legge in bianco esso si farà carico - attraverso i burocrati dei vari ministeri - di scrivere la legge in questione che - per l'attuazione - avrà bisogno di circolari interpretative e amministrative che successivamente all'entrata in vigore della legge saranno predisposte dagli stessi burocrati estensori della legge. Si calcola che sono intorno alla trentina le leggi che attendono da più di due anni dalla loro entrata in vigore le circolari che ne predispongono l'attuazione.
- ecco come ha risposto l'opinione pubblica alla domanda se favorevole o contrario al jobs act: 44% a favore, 40% contrario, 16% senza opinione.

venerdì 28 novembre 2014

La super massoneria

Specie in Italia, salvando l'apparenza, vi sono state sempre delle guerre intestine in seno alla massoneria, per conquistare il governo delle logge sparse nel territorio, spesso sfociate in scissioni. L'ultima separazione dalla casa madre è quella operata dal gran maestro Gioele Magaldi con la fondazione, qualche anno fa, del Grande Oriente Democratico e autore del libro di 650 pagine Massoni società a responsabilità illimitata (editore Chiarelettere, 2014) ove elenca i nomi e il ruolo dei massoni più potenti nel mondo. Riportiamo da il fatto Quotidiano.it del 19 novembre scorso:

 

giovedì 27 novembre 2014

La guerra non ortodossa

Nei giorni scorsi abbiamo indicato l'intreccio tra lo studio della demodoxalogia ai fini militari, alcuni esempi di strategia politico-militare e il ruolo di alcuni servizi deviati. Da un atto parlamentare della XIII legislatura stralciamo tre pagine concernenti i fini che la disinformazione si propone, il modo di operare degli informatori e il riferimento alla dispensa demodoxalogica Guerra non ortodossa curata anche da Adriano Magi-Braschi, allora docente incaricato all'università di Perugia quale coordinatore dei corsi svolti da Federico Augusto Perini-Bembo.


[ ...........]
 
 
 
Domani: I supermassoni

mercoledì 26 novembre 2014

Guerriglia psicologica

 
Per completare il documento inviatoci dal demodoxalogo Valter Bay (allievo di Adriano Magi-Braschi) e del riferimento all'Ukraina (vedasi il post del 2 settembre scorso Geopolitica) ricordiamo che l'Afganistan al tempo del muro di Berlino costituiva l'avamposto militare Usa nel caso di una guerra contro l'Urss. Nelle montagne gli americani avevano creato enormi giacimenti di armi e vettovaglie da avere immediatamente a disposizione in quanto far arrivare, specie nei primi giorni di guerra, i rifornimenti attraverso l'India costituiva oltre che un ritardo un pericolo in caso di attacco. Le stesse armi e caverne che poi furono usate da Osama Bin Laden proprio contro gli invasori/liberatori della coalizione occidentale.


Domani: i servizi segreti e la guerra non ortodossa.

martedì 25 novembre 2014

La demodoxalogia e Magi-Braschi

Il demodoxalogo Valter Bay, allievo del maestro Adriano Giulio Cesare Magi-Braschi, ci ha indicato il seguente documento quasi inedito sulla guerra psicologica che, ricordiamo, fu approfondita da Magi-Braschi nella scuola militare francese e attraverso lo studio della psicologia sociale svolto nella Germania occidentale. Solo dopo oltre vent'anni la psicologia sociale entrò nei piani di studio della sociologia italiana  (allora guidata da Franco Ferrarotti) passando inizialmente per la facoltà di sociologia.
 Domani: La guerra psicologica.

lunedì 24 novembre 2014

L'Isis

Coloro che hanno seguito la demodoxalogia ricorderanno che, a proposito di rivoluzioni, abbiamo sostenuto che le rivoluzioni o i cosiddetti moti di piazza spontanei (vedasi Gustave Le Bon) sono possibili e vittoriose solo in presenza di: 1) un finanziamento 2) un capo organizzatore 3) una finalità plausibile da realizzare.
Il 18 scorso l'agenzia online Informatore Economico Sociale diretta da Francesco Bergamo ha così commentato il terrorismo dell'Isis:

Domani: documenti sulla guerra non ortodossa.

venerdì 21 novembre 2014

Chiavi di lettura

Dal demodoxalogo Valter Bay riceviamo e pubblichiamo le seguenti chiavi di lettura.
 


giovedì 20 novembre 2014

Sapere duemila

Il 21 aprile del 1984 usciva il primo numero della rivistina settimanale Sapere duemila edita da Angelo Ruggieri  e diretta da Giulio D'Orazio con la collaborazione degli allievi dei corsi di demodoxalogia della facoltà di scienze politiche dell'università di Roma la Sapienza. In questo post riportiamo la presentazione con i quattro campi di indagine sul futuro dei bisogni e delle risorse.

Lunedì 24: Cosa si nasconde dietro l'Isis?
Martedì 25: Documenti sulla guerra psicologica

mercoledì 19 novembre 2014

Il mercato del lavoro

Con l'intervista a Luca Borgomeo concludiamo la documentazione del mutamento politico-sindacale che la rivistina Sapere 2000, edita da Angelo Ruggieri, dal 1984 al 1988 ad opera degli allievi dei corsi di demodoxalogia a La Sapienza di Roma Facoltà di Scienze Politiche, indagò sugli scenari del futuro della società nel campo politico, sindacale, scientifico, letterario, giuridico, prevedendo quanto sarebbe avvenuto nel giro di vent'anni.

Lunedì prossimo: Cosa si nasconde dietro l'Isis?

martedì 18 novembre 2014

Il sindacato cambia

L'intervista apparsa su Sapere 2000 (anno III n. 28 - 8 febbraio 1986) profetizzava nel titolo Il sindacato cambia Vedasi in proposito il post di ieri e le ultime vicende politico-sindacali. 



lunedì 17 novembre 2014

Destra e sinistra

Sabato scorso nella trasmissione Omnibus de La7tv il ministro dell'interno Angelino Alfano ha sostenuto che sono mutati i vecchi riferimenti politici tra destra e sinistra: ormai la divisione è all'interno dei due schieramenti, una parte della destra difende l'articolo 18 così come una parte della sinistra la riforma del mercato del lavoro aperto alla flessibilità.
In proposito riportiamo una parte dell'editoriale di Sapere 2000 (anno V n. 84 -  14 maggio 1988) che dimostra quanto prevedemmo ventisei anni fa:

giovedì 13 novembre 2014

La società multirazziale

Facciamo seguito al post di ieri per pubblicare due riquadri connessi all'inchiesta sull'emigrazione apparsa ventiquattro anni fa sul quindicinale locale 4Strade.

 
 

mercoledì 12 novembre 2014

L'immigrazione in Europa

Sul numero del 20 marzo del 1990 (anno V n.5) del quindicinale locale 4Strade (Albano, Pavona, Cecchina, Castelgandolfo) svolgemmo un'inchiesta sulla società multirazziale dandoci delle domande che tuttora hanno una loro validità. Riportiamo il sommario e il titolo del servizio a testimonianza di quanto allora ipotizzato.

martedì 11 novembre 2014

La politica è espropriazione


Quanto sopra è tratto da Lineamenti di sociologia dell'emigrazione, edito nel 1987 dall'Istituto bibliografico Napoleone, Roma. Come si evince la politica, cioè il potere, è sorta con l'espropriazione del diritto a scegliere direttamente la propria vita conferendo il mandato prima al capoclan, poi al re e, al giorno d'oggi,  ai parlamentari. Una espropriazione legittimata ideologicamente e legislativamente del fatto che qualsiasi assembramento di persone non è capace di darsi regole e prospettive che tutelino il gruppo nel suo insieme in quanto prevalgono gli interessi di parte. Normalmente chi partecipa all'attività politica lo fa in quanto motivato da un interesse: la presunzione di essere migliore degli altri o il raggiungimento di un fine che si rivelerà economico.
Il potere si basa sulla persuasione derivata o dalla forza delle armi o da quella dell'ideologia politica o religiosa.  Il potere, una volta conquistato, si espande a macchia d'olio per mantenere in piedi una rete di comando attraverso i fedelissimi; è questa la politica, anche nei regimi democratici! Ed è in questo modo che il potere si allontana dal popolo per divenire dinastia o casta. Sino alla caduta dettata dai nuovi tempi segnati dalla tecnologia (che come sappiamo incide profondamente sulla società e sulle istituzioni).

venerdì 7 novembre 2014

La democrazia perfetta

Da quando, nel 1800, Alexis Tocqueville (De la Démocratie en Amérique) indicò negli Usa l'esempio della democrazia perfetta nel mondo si è diffusa la leggenda (alimentata dagli stessi americani e dai loro compari di merenda) che gli Stati Uniti sono un paese da imitare per quanto attiene alla sovranità popolare. In cosa consisterebbe tale primato politico? In una Camera e Senato con pochi rappresentanti, nel sistema bipartitico, nella concentrazione dei poteri al presidente, nell'assenza di movimenti politici stabilmente presenti nel territorio e del loro finanziamento pubblico.
Il sistema è così perfetto che la maggioranza degli elettori aventi diritto non si reca neppure a votare, nella convinzione che né i repubblicani né i democratici siano in grado o abbiano l'intenzione di attuare politiche innovative o sconvolgenti rispetto alle precedenti legislature. In fondo all'americano, di destra o di sinistra, è sufficiente sentirsi libero di svolgere l'attività commerciale o artistica che desidera e sapere che il suo Paese, essendo il più forte, detta legge al mondo.
La politica è divenuta l'attuazione di interessi che dal generale sono passati al particolare, del resto gli Usa sono una nazione così vasta e disomogenea per tradizioni, etnie, ambiente e risorse difficili da equiparare per cui gli unici punti di convergenza sono l'identità e la grandezza nazionale. Tale situazione porta alla disaffezione degli elettori verso i lavori parlamentari e la scelta del rappresentante: chiunque vada rappresenterà le aspettative della popolazione dello Stato di provenienza e degli interessi economici.
Per quanto concerne l'Europa dopo ogni disfatta (politica, economica, militare) i cittadini hanno cercato un cambiamento istituzionale atto a far fronte alle mutate condizioni sociali attraverso un allargamento dei poteri che si è tradotto nell'occupazione dello Stato da parte dei partiti. In Italia la troppa invadenza sta strozzando il Paese, sinora gli elettori hanno risposto con la protesta e la speranza nel cambiamento ma, a lungo andare, l'assenteismo e la disaffezione prenderanno il sopravvento sino all'arrivo di svolte radicali.

giovedì 6 novembre 2014

Riformare la pubblica amministrazione

Il caso di Stefano Cucchi ha riproposto il tema dell'evanescenza della pubblica amministrazione ogni qual volta si tratta di individuare delle anomalie in seno allo Stato. Il fatto è che l'istituzione pubblica (molto probabilmente per una necessità di funzionamento) si presenta come una piramide di passaggi di competenze per cui alla fine non si riesce mai ad individuare il punto della filiera che ha bloccato, alterato o azzerato il procedimento in corso.
Mentre ai supermercati, ai call center, negli ospedali e in qualche ufficio postale i dipendenti hanno appuntato sul vestito un cartellino con il proprio nominativo presso tutti gli altri enti pubblici, dai ministeri ai comuni, non solo non si riesce a sapere il nominativo di chi ha protocollato la pratica ma spesse volte neppure chi sia il responsabile della trattazione in quanto questa si frantuma in ulteriori competenze di uffici diversi, ove per il rimpallo delle responsabilità nessuno se ne assume la paternità.
Le varie competenze su un unico atto amministrativo non hanno altro effetto che ritardare, con il passaggio da uno all'altro ufficio, la chiusura della pratica; per non parlare dei voluti insabbiamenti o del ricorso alla bustarella per snellire i tempi d'attesa. Quindi la filiera altro non è che il mascheramento di una pratica di stampo mafioso: il pagamento del pizzo (sotto altro nome e modalità).
Per esperienza professionale posso dire che all'estero qualsiasi pratica pubblica (da una multa a un finanziamento) inizia e termina con un unico funzionario e, se per caso occorressero ulteriori certificazioni o delucidazioni, è costui che si fa carico di adire agli altri uffici competenti. Il concetto è: chi riceve la pratica ne è responsabile e l'unico abilitato ad emettere il giudizio di competenza. In questo modo è facile risalire al responsabile in caso di errore e è difficile alterare (in qualsiasi modo) il percorso ed il risultato. Il cittadino, sapendo con chi ha trattato, può adire in caso di insoddisfazione nelle sedi più idonee contro il funzionario tralasciando il ricorso contro una generica istituzione che, per salvare se stessa, propende sempre in favore dei propri dipendenti.
I dipendenti pubblici sono contrari all'unica competenza per due motivi: dichiarano di non avere le conoscenze necessarie e che interpellare gli altri colleghi significherebbe perdere tempo. Cosa non vera poiché basterebbe trasmettere d'ufficio la pratica accompagnandola da una semplice telefonata e attendere il parere scritto. Temono di essere alla mercé del cittadino che potrebbe in qualsiasi momento denunciarli: è vero esistono prepotenti che alterano i fatti per ottenere ciò a cui non hanno diritto ma chi si è comportato secondo le norme previste non avrà mai nulla da temere, inoltre in caso di dubbi il funzionario può sempre (anzi deve) rivolgersi al suo superiore.
Il cartellino e l'unica responsabilità potrebbero rappresentare il primo passo di riforma senza costo e senza passare per il parlamento (essendo un atto di competenza dell'ente pubblico), consentendo inoltre di monitorare i tempi d'esecuzione dei singoli uffici e sanzionare i comportamenti scorretti. 

martedì 4 novembre 2014

Cucchi: una sentenza secondo giustizia

Lasciamo stare quei detrattori che tuttora sostengono che la giustizia moderna è sorta nel Medioevo per giustificare le malefatte dell'inquisizione, il diritto della prima notte del signorotto locale, le espropriazioni, vessazioni e torture, siamo nel secolo XXII e la giustizia è tutta un'altra cosa! Nessuno si nasconde più dietro delle leggi che ha emanato per appellarsi alla legittimità di quanto fatto.
Veniamo al caso di Stefano Cucchi, un giovane fermato dai carabinieri e deceduto in seguito a percosse e privazioni; la sentenza d'appello ha assolto - giustamente - tutti gli imputati! Infatti qual è il compito di un giudice? Vagliare le prove e applicare quanto previsto dal codice, non lasciandosi trasportare dall'opinione pubblica prevalente o dal pianto di una sorella o lo strazio di una madre.
Il giudice, nella sua incorruttibilità morale e sociale, ha ammesso che il giovane è stato pestato e lasciato morire ma ha assolto coloro i quali, a detta dell'accusa, erano indicati come colpevoli. Innanzi tutto le Forze dell'ordine (sarebbe un controsenso se proprio esse contribuissero al disordine sociale e giudiziario), nessuno dei dirigenti ha dichiarato di aver impartito l'ordine delle percosse (e quando mai nei comandi della pubblica amministrazione si trova un responsabile?). Inoltre: l'accusa ha potuto indicare con foto o testimonianze gli autori del pestaggio? Non essendo state individuate le persone fisiche si rimanda allo Stato una generica colpevolezza.
In sub-ordine il personale sanitario: ma vi sembra possibile che dei professionisti che col giuramento di Ippocrate hanno fatto voto di salvare l'altrui vita potrebbero aver commesso un tale infamante reato? Così come non lo avrebbe fatto il personale infermieristico agli ordini dei medici.
Chi è colpevole allora? La struttura nel suo complesso, quindi lo Stato. Lo Stato è una cosa vasta e articolata che comprende anche i cittadini e Cucchi era uno di questi, quindi è lui il colpevole (tant'è che all'inizio tentarono di far passare la morte come suicidio).
Cosa aveva fatto il giovane di così grave per subire un pestaggio? Verosibilmente era possessore di uno spinello e aveva apostrofato gli agenti con delle invettive, una condotta probabilmente giudicata dalle forze di polizia ben più grave di omicidi, rapine e guida in stato di ubriachezza.
Nel dopoguerra il ministro dell'interno Mario Scelba aveva impartito l'ordine di caricare con le camionette i contadini e gli operai che dimostrando sovvertivano la piazza, ma allora vigeva la guerra fredda ed i dimostranti erano considerati dei comunisti al servizio di Giuseppe Stalin.  Prima c'erano state le punizioni inflitte dal fascismo e nazismo ma ancor prima, agli inizi del '900, come ha anche documentato la Domenica del Corriere con la copertina di Achille Beltrame, l'uccisione a fucilate da parte dei carabinieri di Davide Lazzaretti reo di predicare la socialità. Tralasciamo gli editti della santa Inquisizione e i cristiani crocifissi o dati in pasto ai leoni, ma quelli oltre che altri tempi erano reati d'opinione!
Oggi vige la giustizia e, come dicono le persone colte e qualche parlamentare, l'Italia è la patria del diritto poiché molti furono tra gli antichi romani i giuriconsulti e in epoca più vicina quel tal  Cesare Beccaria autore Dei delitti e delle pene, ma è davvero così?
 

lunedì 3 novembre 2014

I segnali del cambiamento

Nel corso di Introduzione alla demodoxalogia, che ho scritto nel 2007 sul sito gestito da Bruno Zarzaca  (www.opinionepubblica.com) ho spiegato le sostanziali differenze tra il campionamento classico e quello della in.de (indagine demodoxalogica) che, pur concludendosi entrambi in grafici statistici, non sempre coincidono nei risultati. Infatti la in.de non tiene conto della usuale media statistica ma monitora solo la media degli addensamenti medi dei casi, scorporando dal calcolo i picchi in quanto normalmente non rappresentano tendenze che avranno riflessi sulla generalità dell'opinione pubblica ma sono motivati da eventi connessi ad aggiustamenti di potere politico o economico, destinati a rientrare nella normalità al termine dello scontro.
Nel grafico A la media statistica (la riga arancione) è effettuata su tutti i casi compresi da a ad i mentre la media della inde prende in esame solo i tratti a/c ed e/h in quanto scorpora i picchi d  e  i
Il risultato è giudicato insufficiente per l'individuazione dei trend sociali in quanto non si notano fermenti significativi di tendenze in atto.
Nel grafico B la media statistica e la media in.de pressappoco coincidono (per puro caso) ma la in.de. rileva chiaramente una tendenza che da A sale lentamente ma progressivamente verso  L     E' un segnale di evoluzione sociale che nel Tempo si espanderà e consoliderà attraverso gli stereotipi.
 
Inoltre nella statistica tradizionale i campioni rappresentano in scala l'universo interpellato mentre nella in.de il campionamento dei soggetti da intervistare, il tipo di intervista e la materia d'indagine segnano un percorso completamente differente. Per averne una parziale idea riportiamo dal citato corso di Introduzione alla demodoxalogia:
[..] oltre alle leadership d'opinione verticali sussistono anche i leadership d'opinione orizzontali che recuperano la dimensione microsociologica del piccolo gruppo [Ndr: quello che i demodoxaloghi intendono per pubblico] salvando l'individuo dalla pressione culturale dei mass media, attraverso la funzione di mediatore tra il mezzo di comunicazione e il gruppo, all'interno di gruppi specifici (sindacati, partiti, organizzazioni in genere, consumatori, comitati di quartiere, ecc.). Paul F. Lazarsfeld ha in proposito individuato la connessione e il rapporto di audience tra l'efficacia di un mezzo e l'esposizione di piccoli gruppi [..] confermando l'esistenza di una leadership orizzontale accanto ad una leadership di tipo verticale [...]
Per la raccolta dei casi da monitorare per il demodoxalogo "il leader di un pubblico non coincide necessariamente con il capo o il personaggio più in vista, ma il più informato: colui che abitualmente, per carattere o professione, ascolta di più le voci del pubblico nel quale condivide valori e bisogni".






venerdì 31 ottobre 2014

Deja Vecu



Seguendo le riflessioni di Toddi (Pietro Silvio Rivetta, Geometria della realtà e inesistenza della morte, De Carlo editore Roma 1947) e del "deja vecu" di Franco Rizzo (Consenso ed istituzioni, Esi Napoli 1981) possiamo affermare che il futuro altro non è che l'avanguardia del passato che si evolve nel presente e che i due tempi sono indissolubilmente connessi l'uno all'altro, per cui, qualsiasi evento futuro ha le sue radici negli eventi precedenti. In base a ciò l'individuazione dei trend sociali è data, secondo i demodoxaloghi della Sidd, dall'analisi dei fermenti che si possono cogliere nel presente.
Una rilevazione condotta sui risultati grafici della statistica dei fatti rilevati, cioè la tendenza - non l'addensamento - dei casi in una data porzione di tempo prefissata dall'analista in un arco molto ampio. Quello che interessa ai demodoxaloghi è il graduale discostamento dalla media e non i picchi che non rappresentano altro che vivacità momentanee: non sono indice di tendenza (stereotipi diffusi) ma scontri di interessi (politici o economici) destinati a rientrare nella normalità in quanto fomentano opinioni pubbliche virtuali. Solo a fronte di fatti eclatanti (guerre, epidemie, sconvolgimenti ambientali, ecc.) l'opinione pubblica oggettiva e soggettiva muta repentinamente parere, negli altri casi è una lenta maturazione come visto nei grafici dei giorni scorsi (citati dall'agenzia giornalistica online Informatore Economico Sociale).
 

giovedì 30 ottobre 2014

I segnali del cambiamento

 
 
L'agenzia giornalistica on-line Informatore Economico-Sociale diretta da Francesco Bergamo ha in proposito scritto quanto segue sui reportage di  fabriziocimini .blogspot.com/

 

mercoledì 29 ottobre 2014

Il percorso sociale

Il mondo gira e il tempo passa ci ha mostrato fotograficamente Fabrizio Cimini. Al termine di un ciclo sociale, formatosi dal prevalere di nuove concezioni, modi di vivere e tecnologie, rimane un humus (vedasi il grafico di ieri) che, come ha dimostrato Antonella Liberati, funge da fermento per le innovazioni che caratterizzeranno il ciclo successivo. Innovazioni che saranno percepite e anticipate dai futuristi e successivamente considerate modernità dall'opinione pubblica generalizzata che le ingloberà negli stereotipi del tempo.
Come aveva sostenuto, nel '700, David Hume un evento (naturale o sociale) può dirsi generato da un precedente evento se avviene dopo, come conseguenza dell'humus fermentato dalla fine del ciclo (possiamo oggi dire in base al grafico della Liberati). Secondo Beltrand Russell viviamo in un mondo in continuo movimento, ove l'evoluzione segue una spirale: cambiano le forme e le motivazioni ma restano immutate le pulsazioni e le finalità.
Le istituzioni (intese come applicazioni di politiche) non potranno mai cambiare se non cambieranno prima la cultura imperante o il vivere sociale, così come l'economia muta in conseguenza dell'innovazione tecnica o di un diverso modo della società di percepire il mondo che gira e il tempo che passa. D'altro canto la tecnologia è l'applicazione delle novità scientifiche così come la società adegua gli stereotipi al mutare dell'economia.
Matteo Renzi ha saputo cogliere il successo grazie all'aspirazione dell'opinione pubblica desiderosa di un cambiamento in quanto stanca dei continui casi di tangentopoli e scarsa efficienza amministrativa; la Dc ha governato per anni raccogliendo i fermenti di un ceto medio in cerca di un assestamento; il Pc ha animato la sinistra sino alla caduta dei valori predicati e praticati dall'Urss. I successi o le nuove ideologie nascono dalle ceneri (obsolescenza) del vecchio ciclo. Un ciclo che non ha limiti di tempo ma che è individuabile dai fermenti (più o meno ampi o susseguenti) di quel variegato aggregato umano che compone la società.

martedì 28 ottobre 2014

Le tendenze cicliche

Per prevedere il futuro i demodoxaloghi si basano sul presente, nella convinzione che esso altro non sia che l'evoluzione di un mondo in continuo movimento ove il Tempo è una convenzione per definire i periodi di un percorso (vedi Toddi) con le sue costanti K che mutano per quanto attiene alle ideologie, alla tecnica, ai rapporti sociali ma che mantengono costanti le pulsioni dell'agire (Bertrand Russell) che derivano dal complesso intreccio tra territorio-risorse-popolazione.
Per visualizzare la ciclicità dei comportamenti sociali nelle nostre pubblicazioni abbiamo reimpostato un grafico tratto da uno studio di Daniel Bell, presidente di una comitato di esperti chiamati dall'Hudson Institute per studiare le tendenze cicliche della società umana a partire dai tempi di Aristotele. Il grafico, ovviamente, ha il solo fine di mostrare una tendenza universale come base per impostare un confronto tra il passato e il presente in quanto il futuro lo percepiamo dalle innovazioni (sociali, tecniche, culturali) dei futuristi, cioè di coloro (visionari, profeti, ribelli) che vanno contro le tendenze sociali (gli stereotipi) ma che, alla fine, si impongono sulla massa creando i nuovi stereotipi sino a quando non prevarranno i successivi futuristi portatori di un nuovo ciclo.
Il percorso tra l'innovazione percepita, quella accettata e di uso comune, e infine il suo decadimento non ha tempi lineari e uguali in tutti i paesi e in tutte le epoche storiche (Spazio/Tempo) ma varia in base alla consistenza dell'opinione pubblica generalizzata, a sua volta formata dalle varie opinioni pubbliche in evoluzione e contrapposizione.
Di stabile, cioè costante, rimane l'interazione tra l'ideologia (la cultura imperante) e le istituzioni (politiche, economiche, religiose), nel senso che al mutare di una (ideologia) muta anche l'altra (istituzione) e non viceversa, vedasi in proposito David Hume.  
A beneficio dei lettori riproponiamo i grafici  elaborati dalla Sidd.
 
 

venerdì 24 ottobre 2014

Il mondo gira

Il fotoreporter demodoxalogo Fabrizio Cimini ha intrapreso una serie di istanti fotografici per testimoniare l'evoluzione, nel tempo e nello spazio, della vita sociale e quindi della cultura, degli stereotipi e della tecnica.
 

giovedì 23 ottobre 2014

A proposito di dibattiti


Toddi (Pietro Silvio Rivetta conte di Solonghello) ha trasmesso i suoi consigli per la migliore riuscita delle riunioni, sia di condominio che politiche o culturali, indicando le seguenti norme:

(tratto dalle dispense del corso 1948/49 di Benessere integrale, edizioni dell'Ateneo. Testo conservato dai demodoxaloghi nell'archivio della Sidd)

mercoledì 22 ottobre 2014

Attento Renzi !

Il nostro primo ministro Matteo Renzi  è un simpatico quarantenne dotato di parlantina e fervida immaginazione, qualità che non bastano per passare indenni nei meandri della politica; il politico (almeno quello di lungo corso) deve avere una buona dose di cinismo: mollare gli amici al momento giusto, negare l'evidenza, non vedere e far finta di non aver sentito. Si potrebbe obiettare che il politico non cinico sia una persona onesta e coerente, d'accordo: ma sarà un politico di passaggio che, dopo un momento di gloria,  passerà come uno dei tanti.
Avendo più di un decennio di esperienza come segretario particolare di più parlamentari ho visto che quelli che sono sempre rimasti sulla scia dei segretari nazionali di turno non erano tra i più votati ma tra coloro che, di volta in volta, aderivano a questa o quella corrente in vista dei ribaltoni oppure alle logge o rotary o ai comparaggi di merenda. I parlamentari seri (perché non duttili) spesse volte non venivano ricandidati e il loro posto veniva assegnato ai maneggioni di turno. In tutti i partiti, con maggiore o minore frequenza basata sulla lotta interna per il potere.
A dare una mano ai ribaltoni ha da sempre contribuito l'opinione pubblica - che si forma sulle informazioni pilotate dai mass-media (a loro volta collegati al potere economico che finanzia i politici di maggiore spicco) - e gli stessi elettori del parlamentare di riferimento. Il popolo è una strana bestia, è insaziabile: vuole sempre di più.
Renzi ha dato un bonus di 80 euro giudicato insufficiente e per giunta scremato da varie trattenute, ora ha promesso un altro bonus per i prossimi tre anni ad ogni nascita di un figlio; ha assicurato che farà aggiustare gli edifici scolastici, migliorare la viabilità e i trasporti, riformare la pubblica amministrazione, incentivare la ricerca, etc, etc.  Calma Renzi, troppe cose; l'elettore è convinto di essere ancora in campagna elettorale poiché è abituato ad ottenere con tribolazione e distanza di tempo una cosa dopo l'altra. Tutto insieme lo porta a pensare che sia facile ottenere le cose e, siccome è ingordo, vorrà sempre di più. Ma quanto e fino a che punto il politico può promettere allungando nel tempo la realizzazione di ciò che ha promesso? Qualche leader di partito è caduto per molto meno.
Per mia esperienza posso dire che una volta che il parlamentare è riuscito ad esaudire la richiesta di un suo elettore costui si scatena (forse per megalomania di fronte ai compaesani) a presentare i desiderata dei suoi amici (spesse volte di impossibile realizzazione), se non ottiene ulteriori risposte positive (facendo quindi una figuraccia per aver promesso a vuoto) abbandona il parlamentare da cui aveva almeno ottenuto qualcosa per se.  Il popolo è ingrato vuole sempre di più.
Il merito di Renzi è quello di scuotere l'opinione pubblica ventilando la possibilità di un rinnovamento epocale ma, come tutti i riformatori, non potrà cogliere i frutti dall'albero che ha piantato: tra i cinici si aggirano i maneggioni che, al momento giusto, si presenteranno alla ribalta con il cappello in mano a raccogliere i consensi degli elettori per le riforme fatte grazie all'attivismo parolaio non sapranno più di chi.
Infatti ogni riforma va prima inculcata attraverso la cultura, cioè fatta crescere nella mente dei cittadini e poi (quando la credono una loro richiesta) realizzata con una battaglia contro gli stereotipi e i poteri sociali.

martedì 21 ottobre 2014

Le nomine politiche

Il partito democratico ha accusato un calo di circa quattrocentomila iscritti, gli altri partiti (lega esclusa) a mala pena raggiungono i cinquantamila iscritti. In queste condizioni è impossibile tenere in piedi le classiche sezioni di partito, sorte all'inizio come luogo di discussione ed elaborazione politica. Sezioni che erano punti di riferimento non solo per gli iscritti al partito: a Torino, negli anni '60 dello scorso secolo, il partito liberale manteneva nella zona del Lingotto (il quartiere operaio della Fiat) una sede di riferimento, più per prestigio che per effettiva richiesta, ove ogni giorno un pensionato della zona andava a leggersi il giornale; in occasione delle elezioni politiche nazionali nessun dirigente del partito liberale volle accettare la candidatura a senatore di quel collegio elettorale, pertanto la offrirono (per non avere un buco) al pensionato che andava in sezione a leggersi i giornali. Orbene con grande meraviglia del partito il pensionato (completamente digiuno di politica) riuscì eletto come senatore, a dimostrazione dell'utilità delle sezioni specie al momento delle votazioni.
Guardiamo infatti all'odierna utilità politica dei gazebo messi in piedi dai partiti e in modo particolare dal Pd in occasione delle primarie per la scelta del capopartito. Ma tenere in piedi dei luoghi di ritrovo politico o culturale è costoso (affitti, manutenzione, ecc.) e oltretutto richiede la presenza permanente ed effettiva di uno o più responsabili (i dirigenti della sezione) che non possono dedicare il loro tempo al partito se non remunerati (direttamente o indirettamente) per le loro prestazioni. Ecco allora le nomine nei consigli d'amministrazione delle Asl, degli ospedali, dei comitati provinciali dell'inps, nelle varie aziende municipalizzate ed i contratti di collaborazione; ovviamente personale pagato con i soldi pubblici ma che non svolge le sue mansioni, sia perché incompetente e sia perché è pagato per badare alla sezione del partito e non all'azienda che lo paga.
Nomine politiche che sono un danno per il Paese: contribuiscono con lauti appannaggi al deficit aziendale, bloccano con l'autorità politica di cui sono rivestiti i contributi seri dei veri amministratori, perpetuano la vecchia politica basata sulle sezioni, i favoritismi, l'interesse di parte.
Ma tra l'opinione pubblica qualcosa sta cambiando, vedi il calo generalizzato degli iscritti, l'affluenza ai gazebo, il ritorno alle piazze, la predilezione per i movimenti. Il concetto di partito come struttura ideologica di classe è superato oggi siamo ai movimenti per raggiungere delle mete, che si uniscono o sciolgono a seconda degli interessi momentanei. Di ancorato al passato c'è un solo partito: il Pd ma è in fase di travaglio. 

lunedì 20 ottobre 2014

Il dissesto dalla sanità

Sulla fine degli anni '80 dello scorso secolo in seno alla sinistra ci fu una riflessione sull'andamento delle spese per la sanità ove la previsione dava per certo un deficit che sarebbe divenuto galoppante. La conclusione fu che i piccoli ospedali o quelli troppo contigui andassero chiusi o accorpati con strutture di maggiori dimensioni. Il ragionamento partiva dal fatto che una buona quota delle spese se ne andava per l'amministrazione: stipendi del personale e acquisti non comparabili da struttura a struttura, pertanto era la voce che poteva essere limata.
L'amministrazione, da non confondere con il personale sanitario, consisteva in consigli d'amministrazione, presidenze, personale di segreteria, macchinari e uffici; che ragione c'era di avere, per esempio, due consigli d'amministrazione per due strutture ospedaliere distanti pochi chilometri l'una dall'altra? La questione non riguardava le grandi città ma quella moltitudine di ospedali di provincia sorti più per prestigio politico e comunale che per l'effettiva vicinanza alla popolazione. Mentre nella grande città è normale che un paziente vada in un ospedale ubicato in una zona molto distante dal suo quartiere, nei piccoli comuni, con 30-40 mila abitanti, lo spostamento creava disagi non percepiti dagli abitanti della grande città.
Appena il dibattito sulla chiusura (in verità accorpamento) degli ospedali minori varcò il ristretto mondo degli studiosi l'opinione pubblica si mobilitò (o meglio fu mobilitata) a difesa della situazione e dell'intoccabilità della sanità. Del risanamento non se ne parlò più anche perché i dirigenti dei partiti (tutti) locali e nazionali fecero osservare che i consigli d'amministrazione delle allora Usl (ora Asl, unica riforma fatta: il cambiamento del nome) e degli ospedali erano l'uso clientelare delle risorse disponibili per sistemare i dirigenti di partito che sul territorio mantenevano in piedi le sezioni e procuravano voti e iscritti.
Risparmiare sulla sanità, semplicemente semplificando la gestione, avrebbe rimesso in discussione delle posizioni storiche di potere.
Dopo oltre venticinque anni molte cose sono cambiate: anche nei piccoli paesi si sono abituati ad andare all'ospedale del paese vicino e l'opinione pubblica sulla politica, come dimostrano i recenti sondaggi, è in fase di evoluzione e non accetta più lo spreco delle risorse per un uso politico, ove, oltretutto, i nominati non avevano allora e non hanno oggi alcuna competenza ne professionalità in materia sanitaria o amministrativa, aggiungendo male al male come ampiamente dimostrato dalle cronache.

venerdì 17 ottobre 2014

Forum

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto da Valter Bay, un fautore della demodoxalogia appresa dal maestro Adriano Magi-Braschi, un simpatico commento all'alluvione di Genova e lo ritrasmettiamo, così come pervenuto, scusandoci per gli errori di battitura dovuti alla fretta dell'improvvisazione.

giovedì 16 ottobre 2014

Il comico di Genova

No, non parliamo del comico passato alla politica Beppe Grillo che, nei suoi discorsi, ricalca la quasi totalità dei politici che vorrebbero essere tali ma che altro non sono che comici falliti (solo sul piano culturale ma non su quello economico). Parliamo di quanto accaduto alla città di Genova: un fatto tragico ma che ha risvolti talmente assurdi che potrebbero dar vita ad un soggetto cinematografico umoristico.
Però è necessaria una premessa: tutti i bambini del mondo quando vengono accusati di qualcosa (aver rubato di nascosto la marmellata, per esempio) dicono che non sono stati loro! Anche i politici se ricevono dai pubblici ministeri un avviso di correità in qualcosa di illecito sostengono che sono candidi e trasparenti come l'acqua e che l'accusa è il frutto di macchinazioni e accanimenti contro la loro persona. Per non parlare dei ministri ed amministratori in genere che danno la colpa dei misfatti alle passate gestioni; ed è vero nessun precedessore può dichiararsi immune poiché - dice un detto popolare - ammazza, ammazza, sono tutta una razza! Possiamo quindi considerare chiunque ci amministra un bambinone che sfugge alle sue responsabilità di fronte agli imprevisti, pertanto essendo irresponsabili, come i fanciulli non possono essere perseguiti e neppure sculacciati perché ricorrerebbero al telefono azzurro.
Viviamo in un mondo di istituzioni candide che subiscono eventi non voluti e non previsti. L'assessore competente lo ha detto: io ho programmato i lavori e bandito le gare d'appalto per risanare il territorio ma i costruttori partecipanti alla gara sono ricorsi alla magistratura bloccando i lavori. I magistrati sostengono che la documentazione va esaminata nel quadro dei tempi e delle normative esistenti (peraltro assai confuse e contraddittorie per meglio favorire gli illeciti) e che la gatta presciolosa fece i gattini ciechi (dimostrando con la citazione del proverbio tutta la saggezza del giureconsulto). Il commissario della protezione civile scarica le colpe sui geologi e sul mancato intervento dell'esercito. Che dire del sindaco? Nessuno lo aveva informato dell'imminente catastrofe, la colpa è dei meteorologi! Ma costoro come si difendono? Le previsioni sono formulate su un complesso collaudato calcolo algebrico, loro non possono tener conto degli eventi improvvisi, tuttalpiù se c'è un responsabile va trovato in quel soggetto che dall'empireo controlla i venti e le acque e che a Genova è rappresentato dal suo delegato Angelo Bagnasco. Vedete come alla fine il colpevole è stato trovato?
Firenze, L'Aquila, Genova per citare le città che hanno mostrato le loro ferite al mondo, spesso per opera degli uomini che hanno violentato l'ambiente e non della natura che segue il suo corso. I decenni si susseguono uno dopo l'altro ma la lezione non è stata imparata, occorre un modo nuovo di pensare e affrontare i problemi: mutare il ministero della Difesa (poiché nella Costituzione ripudiamo le guerre) in Difesa Civile e Ambientale, passando sotto il suo controllo tutte le altre forze armate e di polizia (forestali, vigili del fuoco, vigili urbani per toglierli dal coinvolgimento della politica locale, polizia stradale, ecc.)  eccetto i carabinieri e la finanza, preposti ad indagini mirate alla prevenzione (vedi i Nas) e al contrasto della criminalità economica e a quella organizzata o sociale, istituzioni da svincolare dal potere politico. Affiancando l'opera con una giurisprudenza degna di questo nome!

mercoledì 15 ottobre 2014

Una politica per il XXI secolo

Chi ci segue avrà assorbito il concetto che è la tecnologia che cambia la società, cioè la politica e i modi di pensare e di vivere. Le ideologie (culturali, religiose, politiche) percepiscono i fermenti innovativi ma non sono in grado di gestirli poiché sono uguali alle istituzioni demandate a governare la società. Istituzioni che, per loro natura, rappresentano la conservazione e vedono nelle innovazioni il nemico che le sotterrerà. Nonostante le resistenze e i ritardi l'evoluzione proseguirà il suo cammino e travolgerà la politica, le istituzioni e le vecchie forme di lavoro. Nella politica si passerà ad aggregazioni momentanee, non istituzionalizzate come i partiti, per risolvere - caso per caso - singoli problemi locali o settoriali; nell'amministrazione ad una minore ingerenza e disciplina nella vita sociale, più aperta al privato e al fai da te; nel lavoro all'abbandono dell'idea del posto fisso e dell'aiuto statale per passare al minicooperativismo e all'impresa personale. Per meglio chiarire come si arriva a quanto sopra esposto riportiamo dei passaggi tratti da annose pubblicazioni.

(da Vecchie e nuove povertà nell'area del Mediterraneo, Edizioni della Società Umanitaria
 Milano 1999)
(da Lineamenti di Sociologia dell'emigrazione, Istituto bibliografico Napoleone Roma 1987)


 
(da Sapere 2000 settembre 1984 Angelo Ruggieri editore, Roma)
 

martedì 14 ottobre 2014

Scenari futuri


 
A beneficio dei lettori che si sono accostati per la prima volta alla demodoxalogia concludiamo quanto svolto dal decano dei demodoxaloghi alla LXV Riunione della Sips (Cassino 1999) ove ha riecheggiato concezioni diffuse dagli studiosi dell'opinione pubblica riuniti nella Sidd in seno al tema, da lui svolto, su Rapporti tra tecnologia e società: dall'era agricola al futuro genomico.

 

(4 - fine)