venerdì 31 ottobre 2014

Deja Vecu



Seguendo le riflessioni di Toddi (Pietro Silvio Rivetta, Geometria della realtà e inesistenza della morte, De Carlo editore Roma 1947) e del "deja vecu" di Franco Rizzo (Consenso ed istituzioni, Esi Napoli 1981) possiamo affermare che il futuro altro non è che l'avanguardia del passato che si evolve nel presente e che i due tempi sono indissolubilmente connessi l'uno all'altro, per cui, qualsiasi evento futuro ha le sue radici negli eventi precedenti. In base a ciò l'individuazione dei trend sociali è data, secondo i demodoxaloghi della Sidd, dall'analisi dei fermenti che si possono cogliere nel presente.
Una rilevazione condotta sui risultati grafici della statistica dei fatti rilevati, cioè la tendenza - non l'addensamento - dei casi in una data porzione di tempo prefissata dall'analista in un arco molto ampio. Quello che interessa ai demodoxaloghi è il graduale discostamento dalla media e non i picchi che non rappresentano altro che vivacità momentanee: non sono indice di tendenza (stereotipi diffusi) ma scontri di interessi (politici o economici) destinati a rientrare nella normalità in quanto fomentano opinioni pubbliche virtuali. Solo a fronte di fatti eclatanti (guerre, epidemie, sconvolgimenti ambientali, ecc.) l'opinione pubblica oggettiva e soggettiva muta repentinamente parere, negli altri casi è una lenta maturazione come visto nei grafici dei giorni scorsi (citati dall'agenzia giornalistica online Informatore Economico Sociale).
 

giovedì 30 ottobre 2014

I segnali del cambiamento

 
 
L'agenzia giornalistica on-line Informatore Economico-Sociale diretta da Francesco Bergamo ha in proposito scritto quanto segue sui reportage di  fabriziocimini .blogspot.com/

 

mercoledì 29 ottobre 2014

Il percorso sociale

Il mondo gira e il tempo passa ci ha mostrato fotograficamente Fabrizio Cimini. Al termine di un ciclo sociale, formatosi dal prevalere di nuove concezioni, modi di vivere e tecnologie, rimane un humus (vedasi il grafico di ieri) che, come ha dimostrato Antonella Liberati, funge da fermento per le innovazioni che caratterizzeranno il ciclo successivo. Innovazioni che saranno percepite e anticipate dai futuristi e successivamente considerate modernità dall'opinione pubblica generalizzata che le ingloberà negli stereotipi del tempo.
Come aveva sostenuto, nel '700, David Hume un evento (naturale o sociale) può dirsi generato da un precedente evento se avviene dopo, come conseguenza dell'humus fermentato dalla fine del ciclo (possiamo oggi dire in base al grafico della Liberati). Secondo Beltrand Russell viviamo in un mondo in continuo movimento, ove l'evoluzione segue una spirale: cambiano le forme e le motivazioni ma restano immutate le pulsazioni e le finalità.
Le istituzioni (intese come applicazioni di politiche) non potranno mai cambiare se non cambieranno prima la cultura imperante o il vivere sociale, così come l'economia muta in conseguenza dell'innovazione tecnica o di un diverso modo della società di percepire il mondo che gira e il tempo che passa. D'altro canto la tecnologia è l'applicazione delle novità scientifiche così come la società adegua gli stereotipi al mutare dell'economia.
Matteo Renzi ha saputo cogliere il successo grazie all'aspirazione dell'opinione pubblica desiderosa di un cambiamento in quanto stanca dei continui casi di tangentopoli e scarsa efficienza amministrativa; la Dc ha governato per anni raccogliendo i fermenti di un ceto medio in cerca di un assestamento; il Pc ha animato la sinistra sino alla caduta dei valori predicati e praticati dall'Urss. I successi o le nuove ideologie nascono dalle ceneri (obsolescenza) del vecchio ciclo. Un ciclo che non ha limiti di tempo ma che è individuabile dai fermenti (più o meno ampi o susseguenti) di quel variegato aggregato umano che compone la società.

martedì 28 ottobre 2014

Le tendenze cicliche

Per prevedere il futuro i demodoxaloghi si basano sul presente, nella convinzione che esso altro non sia che l'evoluzione di un mondo in continuo movimento ove il Tempo è una convenzione per definire i periodi di un percorso (vedi Toddi) con le sue costanti K che mutano per quanto attiene alle ideologie, alla tecnica, ai rapporti sociali ma che mantengono costanti le pulsioni dell'agire (Bertrand Russell) che derivano dal complesso intreccio tra territorio-risorse-popolazione.
Per visualizzare la ciclicità dei comportamenti sociali nelle nostre pubblicazioni abbiamo reimpostato un grafico tratto da uno studio di Daniel Bell, presidente di una comitato di esperti chiamati dall'Hudson Institute per studiare le tendenze cicliche della società umana a partire dai tempi di Aristotele. Il grafico, ovviamente, ha il solo fine di mostrare una tendenza universale come base per impostare un confronto tra il passato e il presente in quanto il futuro lo percepiamo dalle innovazioni (sociali, tecniche, culturali) dei futuristi, cioè di coloro (visionari, profeti, ribelli) che vanno contro le tendenze sociali (gli stereotipi) ma che, alla fine, si impongono sulla massa creando i nuovi stereotipi sino a quando non prevarranno i successivi futuristi portatori di un nuovo ciclo.
Il percorso tra l'innovazione percepita, quella accettata e di uso comune, e infine il suo decadimento non ha tempi lineari e uguali in tutti i paesi e in tutte le epoche storiche (Spazio/Tempo) ma varia in base alla consistenza dell'opinione pubblica generalizzata, a sua volta formata dalle varie opinioni pubbliche in evoluzione e contrapposizione.
Di stabile, cioè costante, rimane l'interazione tra l'ideologia (la cultura imperante) e le istituzioni (politiche, economiche, religiose), nel senso che al mutare di una (ideologia) muta anche l'altra (istituzione) e non viceversa, vedasi in proposito David Hume.  
A beneficio dei lettori riproponiamo i grafici  elaborati dalla Sidd.
 
 

venerdì 24 ottobre 2014

Il mondo gira

Il fotoreporter demodoxalogo Fabrizio Cimini ha intrapreso una serie di istanti fotografici per testimoniare l'evoluzione, nel tempo e nello spazio, della vita sociale e quindi della cultura, degli stereotipi e della tecnica.
 

giovedì 23 ottobre 2014

A proposito di dibattiti


Toddi (Pietro Silvio Rivetta conte di Solonghello) ha trasmesso i suoi consigli per la migliore riuscita delle riunioni, sia di condominio che politiche o culturali, indicando le seguenti norme:

(tratto dalle dispense del corso 1948/49 di Benessere integrale, edizioni dell'Ateneo. Testo conservato dai demodoxaloghi nell'archivio della Sidd)

mercoledì 22 ottobre 2014

Attento Renzi !

Il nostro primo ministro Matteo Renzi  è un simpatico quarantenne dotato di parlantina e fervida immaginazione, qualità che non bastano per passare indenni nei meandri della politica; il politico (almeno quello di lungo corso) deve avere una buona dose di cinismo: mollare gli amici al momento giusto, negare l'evidenza, non vedere e far finta di non aver sentito. Si potrebbe obiettare che il politico non cinico sia una persona onesta e coerente, d'accordo: ma sarà un politico di passaggio che, dopo un momento di gloria,  passerà come uno dei tanti.
Avendo più di un decennio di esperienza come segretario particolare di più parlamentari ho visto che quelli che sono sempre rimasti sulla scia dei segretari nazionali di turno non erano tra i più votati ma tra coloro che, di volta in volta, aderivano a questa o quella corrente in vista dei ribaltoni oppure alle logge o rotary o ai comparaggi di merenda. I parlamentari seri (perché non duttili) spesse volte non venivano ricandidati e il loro posto veniva assegnato ai maneggioni di turno. In tutti i partiti, con maggiore o minore frequenza basata sulla lotta interna per il potere.
A dare una mano ai ribaltoni ha da sempre contribuito l'opinione pubblica - che si forma sulle informazioni pilotate dai mass-media (a loro volta collegati al potere economico che finanzia i politici di maggiore spicco) - e gli stessi elettori del parlamentare di riferimento. Il popolo è una strana bestia, è insaziabile: vuole sempre di più.
Renzi ha dato un bonus di 80 euro giudicato insufficiente e per giunta scremato da varie trattenute, ora ha promesso un altro bonus per i prossimi tre anni ad ogni nascita di un figlio; ha assicurato che farà aggiustare gli edifici scolastici, migliorare la viabilità e i trasporti, riformare la pubblica amministrazione, incentivare la ricerca, etc, etc.  Calma Renzi, troppe cose; l'elettore è convinto di essere ancora in campagna elettorale poiché è abituato ad ottenere con tribolazione e distanza di tempo una cosa dopo l'altra. Tutto insieme lo porta a pensare che sia facile ottenere le cose e, siccome è ingordo, vorrà sempre di più. Ma quanto e fino a che punto il politico può promettere allungando nel tempo la realizzazione di ciò che ha promesso? Qualche leader di partito è caduto per molto meno.
Per mia esperienza posso dire che una volta che il parlamentare è riuscito ad esaudire la richiesta di un suo elettore costui si scatena (forse per megalomania di fronte ai compaesani) a presentare i desiderata dei suoi amici (spesse volte di impossibile realizzazione), se non ottiene ulteriori risposte positive (facendo quindi una figuraccia per aver promesso a vuoto) abbandona il parlamentare da cui aveva almeno ottenuto qualcosa per se.  Il popolo è ingrato vuole sempre di più.
Il merito di Renzi è quello di scuotere l'opinione pubblica ventilando la possibilità di un rinnovamento epocale ma, come tutti i riformatori, non potrà cogliere i frutti dall'albero che ha piantato: tra i cinici si aggirano i maneggioni che, al momento giusto, si presenteranno alla ribalta con il cappello in mano a raccogliere i consensi degli elettori per le riforme fatte grazie all'attivismo parolaio non sapranno più di chi.
Infatti ogni riforma va prima inculcata attraverso la cultura, cioè fatta crescere nella mente dei cittadini e poi (quando la credono una loro richiesta) realizzata con una battaglia contro gli stereotipi e i poteri sociali.

martedì 21 ottobre 2014

Le nomine politiche

Il partito democratico ha accusato un calo di circa quattrocentomila iscritti, gli altri partiti (lega esclusa) a mala pena raggiungono i cinquantamila iscritti. In queste condizioni è impossibile tenere in piedi le classiche sezioni di partito, sorte all'inizio come luogo di discussione ed elaborazione politica. Sezioni che erano punti di riferimento non solo per gli iscritti al partito: a Torino, negli anni '60 dello scorso secolo, il partito liberale manteneva nella zona del Lingotto (il quartiere operaio della Fiat) una sede di riferimento, più per prestigio che per effettiva richiesta, ove ogni giorno un pensionato della zona andava a leggersi il giornale; in occasione delle elezioni politiche nazionali nessun dirigente del partito liberale volle accettare la candidatura a senatore di quel collegio elettorale, pertanto la offrirono (per non avere un buco) al pensionato che andava in sezione a leggersi i giornali. Orbene con grande meraviglia del partito il pensionato (completamente digiuno di politica) riuscì eletto come senatore, a dimostrazione dell'utilità delle sezioni specie al momento delle votazioni.
Guardiamo infatti all'odierna utilità politica dei gazebo messi in piedi dai partiti e in modo particolare dal Pd in occasione delle primarie per la scelta del capopartito. Ma tenere in piedi dei luoghi di ritrovo politico o culturale è costoso (affitti, manutenzione, ecc.) e oltretutto richiede la presenza permanente ed effettiva di uno o più responsabili (i dirigenti della sezione) che non possono dedicare il loro tempo al partito se non remunerati (direttamente o indirettamente) per le loro prestazioni. Ecco allora le nomine nei consigli d'amministrazione delle Asl, degli ospedali, dei comitati provinciali dell'inps, nelle varie aziende municipalizzate ed i contratti di collaborazione; ovviamente personale pagato con i soldi pubblici ma che non svolge le sue mansioni, sia perché incompetente e sia perché è pagato per badare alla sezione del partito e non all'azienda che lo paga.
Nomine politiche che sono un danno per il Paese: contribuiscono con lauti appannaggi al deficit aziendale, bloccano con l'autorità politica di cui sono rivestiti i contributi seri dei veri amministratori, perpetuano la vecchia politica basata sulle sezioni, i favoritismi, l'interesse di parte.
Ma tra l'opinione pubblica qualcosa sta cambiando, vedi il calo generalizzato degli iscritti, l'affluenza ai gazebo, il ritorno alle piazze, la predilezione per i movimenti. Il concetto di partito come struttura ideologica di classe è superato oggi siamo ai movimenti per raggiungere delle mete, che si uniscono o sciolgono a seconda degli interessi momentanei. Di ancorato al passato c'è un solo partito: il Pd ma è in fase di travaglio. 

lunedì 20 ottobre 2014

Il dissesto dalla sanità

Sulla fine degli anni '80 dello scorso secolo in seno alla sinistra ci fu una riflessione sull'andamento delle spese per la sanità ove la previsione dava per certo un deficit che sarebbe divenuto galoppante. La conclusione fu che i piccoli ospedali o quelli troppo contigui andassero chiusi o accorpati con strutture di maggiori dimensioni. Il ragionamento partiva dal fatto che una buona quota delle spese se ne andava per l'amministrazione: stipendi del personale e acquisti non comparabili da struttura a struttura, pertanto era la voce che poteva essere limata.
L'amministrazione, da non confondere con il personale sanitario, consisteva in consigli d'amministrazione, presidenze, personale di segreteria, macchinari e uffici; che ragione c'era di avere, per esempio, due consigli d'amministrazione per due strutture ospedaliere distanti pochi chilometri l'una dall'altra? La questione non riguardava le grandi città ma quella moltitudine di ospedali di provincia sorti più per prestigio politico e comunale che per l'effettiva vicinanza alla popolazione. Mentre nella grande città è normale che un paziente vada in un ospedale ubicato in una zona molto distante dal suo quartiere, nei piccoli comuni, con 30-40 mila abitanti, lo spostamento creava disagi non percepiti dagli abitanti della grande città.
Appena il dibattito sulla chiusura (in verità accorpamento) degli ospedali minori varcò il ristretto mondo degli studiosi l'opinione pubblica si mobilitò (o meglio fu mobilitata) a difesa della situazione e dell'intoccabilità della sanità. Del risanamento non se ne parlò più anche perché i dirigenti dei partiti (tutti) locali e nazionali fecero osservare che i consigli d'amministrazione delle allora Usl (ora Asl, unica riforma fatta: il cambiamento del nome) e degli ospedali erano l'uso clientelare delle risorse disponibili per sistemare i dirigenti di partito che sul territorio mantenevano in piedi le sezioni e procuravano voti e iscritti.
Risparmiare sulla sanità, semplicemente semplificando la gestione, avrebbe rimesso in discussione delle posizioni storiche di potere.
Dopo oltre venticinque anni molte cose sono cambiate: anche nei piccoli paesi si sono abituati ad andare all'ospedale del paese vicino e l'opinione pubblica sulla politica, come dimostrano i recenti sondaggi, è in fase di evoluzione e non accetta più lo spreco delle risorse per un uso politico, ove, oltretutto, i nominati non avevano allora e non hanno oggi alcuna competenza ne professionalità in materia sanitaria o amministrativa, aggiungendo male al male come ampiamente dimostrato dalle cronache.

venerdì 17 ottobre 2014

Forum

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto da Valter Bay, un fautore della demodoxalogia appresa dal maestro Adriano Magi-Braschi, un simpatico commento all'alluvione di Genova e lo ritrasmettiamo, così come pervenuto, scusandoci per gli errori di battitura dovuti alla fretta dell'improvvisazione.

giovedì 16 ottobre 2014

Il comico di Genova

No, non parliamo del comico passato alla politica Beppe Grillo che, nei suoi discorsi, ricalca la quasi totalità dei politici che vorrebbero essere tali ma che altro non sono che comici falliti (solo sul piano culturale ma non su quello economico). Parliamo di quanto accaduto alla città di Genova: un fatto tragico ma che ha risvolti talmente assurdi che potrebbero dar vita ad un soggetto cinematografico umoristico.
Però è necessaria una premessa: tutti i bambini del mondo quando vengono accusati di qualcosa (aver rubato di nascosto la marmellata, per esempio) dicono che non sono stati loro! Anche i politici se ricevono dai pubblici ministeri un avviso di correità in qualcosa di illecito sostengono che sono candidi e trasparenti come l'acqua e che l'accusa è il frutto di macchinazioni e accanimenti contro la loro persona. Per non parlare dei ministri ed amministratori in genere che danno la colpa dei misfatti alle passate gestioni; ed è vero nessun precedessore può dichiararsi immune poiché - dice un detto popolare - ammazza, ammazza, sono tutta una razza! Possiamo quindi considerare chiunque ci amministra un bambinone che sfugge alle sue responsabilità di fronte agli imprevisti, pertanto essendo irresponsabili, come i fanciulli non possono essere perseguiti e neppure sculacciati perché ricorrerebbero al telefono azzurro.
Viviamo in un mondo di istituzioni candide che subiscono eventi non voluti e non previsti. L'assessore competente lo ha detto: io ho programmato i lavori e bandito le gare d'appalto per risanare il territorio ma i costruttori partecipanti alla gara sono ricorsi alla magistratura bloccando i lavori. I magistrati sostengono che la documentazione va esaminata nel quadro dei tempi e delle normative esistenti (peraltro assai confuse e contraddittorie per meglio favorire gli illeciti) e che la gatta presciolosa fece i gattini ciechi (dimostrando con la citazione del proverbio tutta la saggezza del giureconsulto). Il commissario della protezione civile scarica le colpe sui geologi e sul mancato intervento dell'esercito. Che dire del sindaco? Nessuno lo aveva informato dell'imminente catastrofe, la colpa è dei meteorologi! Ma costoro come si difendono? Le previsioni sono formulate su un complesso collaudato calcolo algebrico, loro non possono tener conto degli eventi improvvisi, tuttalpiù se c'è un responsabile va trovato in quel soggetto che dall'empireo controlla i venti e le acque e che a Genova è rappresentato dal suo delegato Angelo Bagnasco. Vedete come alla fine il colpevole è stato trovato?
Firenze, L'Aquila, Genova per citare le città che hanno mostrato le loro ferite al mondo, spesso per opera degli uomini che hanno violentato l'ambiente e non della natura che segue il suo corso. I decenni si susseguono uno dopo l'altro ma la lezione non è stata imparata, occorre un modo nuovo di pensare e affrontare i problemi: mutare il ministero della Difesa (poiché nella Costituzione ripudiamo le guerre) in Difesa Civile e Ambientale, passando sotto il suo controllo tutte le altre forze armate e di polizia (forestali, vigili del fuoco, vigili urbani per toglierli dal coinvolgimento della politica locale, polizia stradale, ecc.)  eccetto i carabinieri e la finanza, preposti ad indagini mirate alla prevenzione (vedi i Nas) e al contrasto della criminalità economica e a quella organizzata o sociale, istituzioni da svincolare dal potere politico. Affiancando l'opera con una giurisprudenza degna di questo nome!

mercoledì 15 ottobre 2014

Una politica per il XXI secolo

Chi ci segue avrà assorbito il concetto che è la tecnologia che cambia la società, cioè la politica e i modi di pensare e di vivere. Le ideologie (culturali, religiose, politiche) percepiscono i fermenti innovativi ma non sono in grado di gestirli poiché sono uguali alle istituzioni demandate a governare la società. Istituzioni che, per loro natura, rappresentano la conservazione e vedono nelle innovazioni il nemico che le sotterrerà. Nonostante le resistenze e i ritardi l'evoluzione proseguirà il suo cammino e travolgerà la politica, le istituzioni e le vecchie forme di lavoro. Nella politica si passerà ad aggregazioni momentanee, non istituzionalizzate come i partiti, per risolvere - caso per caso - singoli problemi locali o settoriali; nell'amministrazione ad una minore ingerenza e disciplina nella vita sociale, più aperta al privato e al fai da te; nel lavoro all'abbandono dell'idea del posto fisso e dell'aiuto statale per passare al minicooperativismo e all'impresa personale. Per meglio chiarire come si arriva a quanto sopra esposto riportiamo dei passaggi tratti da annose pubblicazioni.

(da Vecchie e nuove povertà nell'area del Mediterraneo, Edizioni della Società Umanitaria
 Milano 1999)
(da Lineamenti di Sociologia dell'emigrazione, Istituto bibliografico Napoleone Roma 1987)


 
(da Sapere 2000 settembre 1984 Angelo Ruggieri editore, Roma)
 

martedì 14 ottobre 2014

Scenari futuri


 
A beneficio dei lettori che si sono accostati per la prima volta alla demodoxalogia concludiamo quanto svolto dal decano dei demodoxaloghi alla LXV Riunione della Sips (Cassino 1999) ove ha riecheggiato concezioni diffuse dagli studiosi dell'opinione pubblica riuniti nella Sidd in seno al tema, da lui svolto, su Rapporti tra tecnologia e società: dall'era agricola al futuro genomico.

 

(4 - fine)

lunedì 13 ottobre 2014

Le conseguenze della tecnologia




Proseguiamo, a puntate, la diffusione dell'intervento svolto dal decano dei demodoxaloghi alla LXV Riunione della Sips a Cassino nel 1999  su Le biotecnologie: situazione attuale e scenari futuri. (3 - continua)

giovedì 9 ottobre 2014

Il nostro secolo




L'intervento del decano dei demodoxaloghi alla LXV Riunione della Sips (Cassino 1999) partì dall'era agricola per giungere al futuro genomico. (1 - continua)

mercoledì 8 ottobre 2014

La risposta umana all'immigrazione



Quanto sopra è tratto dall'intervento del decano dei demodoxaloghi su  Vecchie e nuove povertà nell'area del Mediterraneo: gli atti dei convegni svolti a Napoli e Milano nel 1998 e 1999 per iniziativa della Società Umanitaria.

Domani: dalla LXV Riunione della Sips

martedì 7 ottobre 2014

Art. 18 & Tfr

- Quasi tutti i sindacalisti sono contrari all'abolizione dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori mentre tra i datori di lavoro parecchi sono gli indifferenti, in particolar modo tra le medie e piccole aziende: quelle che hanno meno di quindici dipendenti, ove i rapporti sono meno formali e più umani.
L'art. 18 vieta il licenziamento per motivi arbitrari (donne in maternità, appartenenze religiose o politiche, scarsa produttività) ma nasconde il vero punto di vista dell'imprenditore: il licenziamento dei sindacalisti e di quei lavoratori che sono soliti protestare, aizzare i compagni, far valere i diritti in modo puntiglioso, organizzare dimostrazioni, ecc. con danno alla produzione e alla disciplina delle maestranze.
Inoltre il sindacalista ha dei giorni pagati dall'azienda per vere o presunte (a seconda della coscienza del soggetto) assenze a causa di incombenze sindacali e, in periodi di crisi, pagare un dipendente che non lavora costituisce un aggravio di costi!
 
- Il tfr è quella parte di salario che viene accantonata dal datore di lavoro per essere consegnata alla fine del rapporto con l'azienda, qualche anno fa governo, sindacati e imprese si misero d'accordo per poter mettere le mani sul tesoretto e gestirlo, nell'interesse del lavoratore (ogni mascalzonata si presenta con un fine etico), per farlo fruttare il più possibile sino a raggiungere un bel gruzzoletto da dare al lavoratore alla fine del rapporto di lavoro.  Ma non tutti sono capaci di gestire i cosiddetti fondi di investimento, neppure i professionisti della finanza più o meno creativa, figuriamoci un padroncino o un sindacalista che misero in piedi dei fondi (consorziandosi) proprio per poter mettere le mani sulla gestione del denaro dei lavoratori. Ovviamente lasciando la scelta di aderire o non al dipendente lavandosi così le mani da un'eventuale gestione fallimentare dell'improvvisato fondo.
Non tutti aderirono alla proposta e le aziende col residuo trattamento di fine rapporto in loro mani seguitarono a fare quello che avevano sempre fatto: finanziare l'impresa col denaro dei lavoratori!
E' questo il motivo per il quale molte aziende che falliscono non hanno neppure l'accantonamento che dovrebbero restituire ai dipendenti: lo hanno speso in investimenti sbagliati o in conseguenza della non prevista crisi aziendale, quando non si tratta di vera e propria truffa! Scorporare il tfr dall'azienda per assegnarlo all'Inps o alla cassa depositi e prestiti garantirebbe i lavoratori sull'effettivo incasso al termine del rapporto di lavoro. Ma la lobby delle aziende non lo permetterebbe mai!
Sinora col tfr l'impresa si finanziava a basso costo (remunerando il prestito con l'interesse previsto dallo stato) trattenendo per se l'eccedenza del ricavato che - in fatto di logica e diritto - sarebbe dovuto spettare al lavoratore in quanto il guadagno è stato ottenuto con "i suoi" denari accantonati, correndo il rischio dell'insolvenza. Altre volte l'azienda chiedeva un prestito alle banche dando per garanzia, oltre al capitale proprio, il fondo accantonato dei lavoratori.
Stante quanto sopra è chiaro perché l'impresa è contraria a mettere mensilmente la quota di tfr in busta paga!
 

lunedì 6 ottobre 2014

Il parere dei lettori

L'estrapolazione di alcuni brani dell'Inchiesta demodoxalogica sul post-industriale hanno suscitato interesse e commenti (orali o scritti), il fotoreporter Fabrizio Cimini ha scritto: "Mi intriga il fatto di come sono spiegate le cose nei frammenti di testo estrapolati da un contesto più ampio e articolato, dove la ragione sembra vincere sulla supposizione, dove gli eventi sono sì causa ma anche effetto, dove l'uomo è sì preponderante ma si articola tra le forze preesistenti che sono in effetti la causa della sua incisività, cioè quel fattore K che è in sostanza lo studio del demodoxalogo".
Sulla Rete hanno condiviso  Gianmarco Scocchetti, Nerone, Bruno Zarzaca e Luciano Fontana orologiaio di Modena mentre Francesco Bergamo sull'agenzia online Informatore Economico Sociale, da lui diretta, ha invitato i lettori a leggere i post.

Domani: Tfr e art.18

venerdì 3 ottobre 2014

La demodoxalogia su Google

Dall'agenzia giornalistica fondata dal decano dei demodoxaloghi nel 1963  e dal 2005 divenuta online per iniziativa del direttore Francesco Bergamo riportiamo quanto pubblicato lo scorso 26 settembre, ricordando il precedente contributo che la disciplina ha avuto su internet (e in particolare su Wikipedia)  con l'azione di Bruno Zarzaca.

giovedì 2 ottobre 2014

Forum

Le puntate sull'Inchiesta demodoxalogica sul post-industriale hanno suscitato interesse e riflessioni, oggi ospitiamo - in proposito - il contributo del demodoxalogo Fabrizio Cimini. Chiunque può partecipare al forum inviando il testo come allegato ad una mail (all'indirizzo sotto la testata).
 

mercoledì 1 ottobre 2014

Il percorso dell'innovazione

Tenendo presente quanto pubblicato ieri possiamo dire che in seno alla società ogni struttura (cultura/scienza/tecnica/economia/istituzioni/società) influisce in modo progressivo sull'altra ma con tempi diversi da epoca ad epoca e da luogo a luogo (spazio/tempo) ma pur sempre secondo lo schema (valido per la cultura, l'economia, la scienza, l'ideologia, ecc.) sopra pubblicato: la percezione dell'innovazione passa dagli ideatori (humus) agli innovatori divenendo prima di elite e poi di massa, per poi decadere passando ad una ulteriore innovazione per ricominciare il ciclo. Vedasi in proposito nel corso online di demodoxalogia sul sito del demodoxalogo Bruno Zarzaca lo schema della demodoxaloga Antonella Liberati.