venerdì 30 gennaio 2015

Una scienza nuova



Il 27 gennaio del 2015 Asclepio su https://asclepiosalus.wordpress.com/2015/01/27/i-campi-morfici ha scritto che nel campo della chimica i legami fra gli elementi sono stati compresi in maniera praticamente esaustiva e che i fatti del mondo sono perfettamente spiegati in termini di chimica-fisica e di meccanica: tutti i processi meccanici, chimici, ottici, termodinamici faranno capo a quattro forze fondamentali:
- la forza gravitazionale
- la forza elettromagnetica
- la forza nucleare forte
- la forza nucleare debole
I fenomeni, sostiene l'autore citando anche J. Horgan La fine della scienza, Adelphi editore, "sono ormai tutti spiegati con queste quattro leggi" sino a definire come una "correlazione a-casuale fra stati psichici ed eventi oggettivi" (vedasi  C.G.Jung e W.Pauli nel concetto di sincronicità) con eventi basati su Spazio, Tempo e Causalità che si succedono nel tempo con una sincronicità temporale ma in spazi di tempo differente.
Sulla base di quanto sopra e in modo sommario possiamo dire che si va verso "Una scienza nuova", come preconizzava  Toddi, unificando le quattro forze fondamentali. Essendo stato un suo allievo ho esposto tali concetti in quasi tutte le mie lezioni di demodoxalogia applicando la tesi unificante nello studio dell'opinione pubblica, come il 13 maggio 2000 a Mira (Venezia) all'VIII Convegno nazionale di demodoxalogia, nella tavola rotonda pomeridiana "Convergenze intellettuali e costanti scientifiche. Il contributo della demodoxalogia" (vedasi gli atti Scienza, società ed opinione pubblica).
In precedenza spunti per l'unicità delle scienze, basati sulle costanti dei fenomeni, li evidenziammo su la ricerca bibliografica  (gennaio-febbraio 1988, editore istituto bibliografico Napoleone, Roma)

e nelle Riunioni della Sips del 1991

e del 1993 a Viterbo (come in atti).
 

mercoledì 28 gennaio 2015

Se fosse Mario Monti?

Tutti i leaders di partito concordano sul fatto che il nuovo Capo dello stato debba avere una buona visibilità all'estero; in altre parole che vada bene ai potentati stranieri e della comunità europea che hanno in mano i nostri titoli finanziari di debito con i sottoscrittori esteri.  Romano Prodi, Mario Draghi, Pier Carlo Padoan si sono più volte dichiarati non interessati mentre a Massimo D'Alema è stata sbarrata la strada quando hanno stabilito che il nuovo Presidente non debba aver ricoperto la carica di segreteria in un qualsiasi partito.
Un'altra clausola è quella che l'eletto abbia una buona conoscenza dell'arte della politica e che sia in grado di essere al di sopra delle parti.
Per Silvio Berlusconi il Presidente non potrà essere dell'area di sinistra perché le altre tre cariche più importanti della Costituzione (presidente del senato, della camera e del consiglio dei ministri) sono state designate dal Pd che dovrà cedere il Quirinale alla destra o centro-destra per un bilanciamento dei poteri. Giuliano Amato ha provato a riciclarsi ma ancora non è considerato un affidabile uomo di destra anche se incontra il favore della grande finanza e di qualche conventicola.
Tra coloro che sinora sono stati tranquilli c'è l'economista Mario Monti che, quale ex rettore della prestigiosa università di Milano ed ex presidente del consiglio dei ministri, ha qualche freccia nel suo arco; senza contare le amicizie in alto loco in Italia e all'estero. Paradossalmente è stato il capo di un partito che non ha contato nulla in parlamento e per tale motivo non può essere incluso nella rosa di coloro che hanno un manipolo di parlamentari al suo seguito; quindi non può essere di parte perché la parte non esiste.
In cuor loro ma anche nelle conversazioni sono molti sono i parlamentari che si rammaricano per la malattia che ha colpito Emma Bonino, l'unica che avrebbe rappresentato degnamente e con competenza l'Italia.

martedì 27 gennaio 2015

La politica del futuro

La prassi politica per sua natura è complessa, contraddittoria e quasi sempre in ritardo rispetto all'evoluzione culturale e sociale. In questi ultimi anni sembrerebbe che in Italia la politica si stia avviando verso un avvitamento di indecifrabile sbocco. Sulla scorta degli insegnamenti di Toddi, David Hume e Franco Rizzo, secondo i quali gli eventi sono la conseguenza di un presente in continua modificazione, possiamo immaginare gli scenari futuribili della politica sulla base dei seguenti dati:
- accordo ai vertici ristretto tra il leader di governo e quello d'opposizione su patti compromissori riservati, quindi sconosciuti nei dettagli.
- linea e guida delle formazioni politiche da parte di personalità esterne al parlamento.
- parlamentari con funzioni di esecuzione delle direttive concordate ai vertici.
- minuscoli movimenti dissidenti più in funzione di visibilità che di apporto politico.
- legge elettorale tendente a conferire un potere smisurato al capo del governo.
- restrizione della privacy, della libertà d'opinione e dei referendum popolari.
- interferenza dello stato nelle aziende e negli accordi tra privati.
In sostanza lo scontro tra i poteri forti tende al raggiungimento dell'egemonia globale, una rivisitazione delle dittature in chiave moderna: senza l'apporto delle forze armate ma con il pesante intervento nell'informazione (o disinformazione) e nel condizionamento economico.
Una tendenza che mal si concilia con l'anelito di partecipazione della gente nella scelta del proprio destino e di quello del Paese. Due visioni diverse, l'élite e il popolo, che prima o poi si scontreranno generando una società diversa dopo quella feudale, commerciale e industriale.

lunedì 26 gennaio 2015

Il premio alla lista

Il 5 febbraio dello scorso anno (2014) scrivemmo il post  "Renzi nel sacco" ove sostenemmo che il premio alla coalizione (del quale allora se ne parlava come certo) avrebbe favorito Silvio Berlusconi a danno di Matteo Renzi. Nell'accordo del nazareno i due leaders sono passati al premio alla lista che, stando agli attuali sondaggi, non favorirebbe Forza Italia; evidentemente Renzi si è cautelato cedendo su qualche altra cosa. Nella trasmissione televisiva Omnibus de La7tv di venerdì scorso il sondaggista di turno ha spiegato che la differenza di voti tra la coalizione di destra e quella di sinistra si aggira intorno ai cinque punti, facilmente superabili - come dimostrato in passato -  dal fantasioso Berlusconi, mentre il distacco tra i due partiti è insuperabile.
Ancora una volta la demodoxalogia è arrivata prima.

venerdì 23 gennaio 2015

Il patto Renzi/Berlusconi

- Sul rinnovo del patto del Nazareno (dall'omonima strada ove ha sede la direzione del Pd) fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi se ne è detto di tutti i colori: accordo per una legge elettorale che blindi il governo Pd-Pdl con la nomina di parlamentari imposti all'elettore a prescindere dalle preferenze, aiuto alla dissestata banca ex pci Monte dei paschi di Siena con la scusa della riforma delle banche popolari, e così via. Si è ipotizzata anche l'elezione di un capo dello stato gradito ad entrambi, nessuno però ha malignato sulla possibilità che la scelta cada su un candidato che completi la terna della fratellanza amministiando il cavaliere che ha già annunciato che a marzo riprenderà la sua normale attività politica.
 
- Greta e Vanessa, le due ragazze rapite e liberate dietro il pagamento di un riscatto, avevano cercato un contatto con i guerriglieri prima di partire e il loro aiuto consisteva in cassette di pronto soccorso ad uso delle forze armate; così almeno è stato divulgato dai mass-media. Inoltre per loro lo stato ha trattato e pagato, non per nulla alla Banca d'Italia sembrerebbe che ci sia un fondo apposito per far fronte ai rapimenti. Che invece le ingenue ragazze siano state manovrate come informatrici da parte dei nostri servizi?

lunedì 19 gennaio 2015

Libertà o integrazione?

 
 
Il dibattito internazionale che ha fatto seguito all'azione criminosa nei confronti del settimanale satirico francese Charlie può condensarsi in due alternative: difendere la libertà di pensiero, azione ed uguaglianza oppure accettare l'altrui concetto e prassi di cultura fondato sui principi della propria libertà. Due concezioni di libertà diverse, da una parte quella occidentale e dall'altra quella musulmana; ma sono effettivamente così distanti tra loro?
Per l'Occidente, ricco e dominatore (detentore del 10% di tutta la ricchezza del mondo), gli altri dovrebbero accettare gli stili di vita e cultura che i paesi occidentali professano; prescrizione ulteriormente restrittiva per quei popoli che intendessero trasmigrare negli stati di antica civiltà (cioè occidentali).
Sino al 1.500 esistevano sette grandi civiltà: l'occidentale, la musulmana, l'indiana, la cinese, l'inca, l'azteca e la russo-bizantina. Oggi stiamo andando verso una sola civiltà che da quella classica, fondata sulla schiavitù come strumento di espansione e controllo economico, è passata attraverso il cristianesimo, il sistema feudale, il capitalismo commerciale, la Rivoluzione francese e quella russa e, infine all'industrialismo nella versione statunitense (Lineamenti di sociologia dell'emigrazione, Ibn 1987). Attualmente possiamo dire di avere tre civiltà: l'occidentale, la cinese e la musulmana in fase di frantumazione e per questo con frange più violente: sono le minoranze che non accettano il cambiamento: gli integralisti che si contrappongono alla democratizzazione globalizzata.
La cultura occidentale ritiene di essere la depositaria della democrazia e della libertà e per questo vuole che le altre culture accettino la sua visione globalizzante "integrandosi", cioè abiurando in tutto o in parte la civiltà di origine e nascita. Il cosiddetto (sino a decine di anni fa) terzo mondo, composto da immigrati, musulmani, africani, orientali, ecc., può - dal suo punto di vista - ripudiare la sua civiltà per riconoscere, attraverso l'integrazione, la superiorità dell'occidente? 
Sia l'una che l'altra civiltà non sono perfette, la Rivoluzione francese non è ancora del tutto attuata per quanto concerne l'uguaglianza e la fratellanza così come i musulmani sono attaccati  a tradizioni che nell'odierna società globalizzata non hanno più senso. Col risultato che ogni fazione minoritaria, rispetto alla propria civiltà, considera l'altra civiltà come nemico da combattere e i moderati (gli altri) come terroristi.
Rispetto al passato la novità riguarda il mondo arabo in via di dissolvimento ove una parte guarda all'occidente, per loro opulento, come modello da imitare (vedasi le rivoluzioni arabe) e un'altra parte si arrocca sul passato e sulla priorità della religione di stato o dello stato che si fa religione (come ai tempi del nostro papa re). I ducetti locali che si ergono a califfi sono il sintomo del disssolvimento dell'unità etnica rappresentata da una civiltà che li univa.
Nello scontro di civiltà le immagini delle copertine dei libri ci dicono come ognuno si senta migliore dell'altro giungendo ad accusare come complici coloro che comprendono le ragioni degli altri (ambasciata d'Israele, febbraio 1973) o a divulgare la propria fede (sultanato dell'Oman, 1982 seconda edizione). Per Dora Drago Lopez Jordan, decana degli allievi della Pro Deo (1948) che hanno seguito i corsi di demodoxalogia, la Civiltà europea ha solide radici classiche, risalenti all'antica Grecia e romanità, rivisitate dal cristianesimo. Così come la Grecia molto deve alle precedenti culture egizie e mesopotamiche. La conferma che le civiltà nel tempo si integrano per tendere ad una sola, traendo da ognuna il meglio.
A patto che la Libertà si coniughi sempre con l'uguaglianza (cioè col rispetto reciproco).
 

martedì 13 gennaio 2015

C'è una manina?

I parziali filmati trasmessi dalle tv (oscurati o bloccati) e talune ricostruzioni sui fatti di Parigi non ci hanno del tutto convinto. In questi casi il dubbio fa sorgere sospetti spesso assurdi o infondati da prendere con il beneficio dell'inventario o da fungere da trama per racconti fantastici, per esempio: la moglie del terrorista rifugiata all'estero (vent'anni fa antimusulmana) non potrebbe essere l'infiltrata dei servizi che ha trasmesso le generalità dei ricercati?
In ogni caso segnaliamo delle interessanti osservazioni pervenute da due demodoxaloghi: Francesco Bergamo e Fabrizio Cimini.

lunedì 12 gennaio 2015

A proposito di Charlie

L'attacco al settimanale satirico Charlie ci conferma che le guerre del futuro non saranno più come quello sinora conosciute. La dichiarazione di guerra non sarà portata dall'ambasciatore del paese attaccante al nemico, magari cinque minuti dopo l'avvenuta invasione (vedi il Giappone nella 2^ guerra mondiale), ma si avranno una serie di attacchi improvvisi come quelli al giornale parigino o ai tedeschi in via Rasella a Roma nell'ultima guerra mondiale; cioè o guerre partigiane o improvvise incursioni colpisci e fuggi tipo quelle dei marines americani. La diplomazia o lo scontro cavalleresco dell'800 fanno parte del passato, oggi siamo nell'era tecnologica, degli attacchi con i robot non rivendicati da nessuno e per questo attribuibili non solo a paesi ma anche a multinazionali, chiese o etnie.
Altra considerazione: quando i combattenti sono motivati o indottrinati da valori (religiosi o nazionalisti o sociali) la guerra è più violenta perché ci si immola per un ideale (rivoluzione, kamikaze, attentati).
La risposta della società tenderà a ridurre i margini di libertà dei cittadini controllando, con ogni mezzo (censura, oscuramento, intercettazioni, polizia violenta, regime politico autoritario), l'informazione e la vita del singolo.
In prospettiva si tende a giungere a due civiltà di riferimento, una occidentale e l'altra orientale (vedasi Lineamenti di sociologia dell'emigrazione); i musulmani sono in mezzo travagliati da secoli di arretratezza culturale e da una scelta difficile su quale versante schierarsi.
 

venerdì 9 gennaio 2015

La guerra per il colle

Tra un mese i parlamentari eleggeranno il nuovo Capo dello Stato, la guerra senza esclusioni di colpi è già iniziata. Ovviamente i parlamentari non conteranno nulla in quanto si limiteranno a eseguire gli ordini delle segreterie dei partiti salvo vendicarsi nel segreto dell'urna o aggregarsi a qualche congiura di palazzo ma, in sostanza,  i decisori (come la storia, quella non scritta, ci insegna) sono pochi: palazzo Chigi, il Vaticano, l'ambasciata Usa, la massoneria, qualche grande imprenditore  nostrano ed estero e banca. Qualcuno di questi enti in accordo tra loro, a danno di altri, e con il beneplacito di quella quindicina di politici che effettivamente contano e i servizi segreti formeranno la maggioranza che eleggerà il nuovo Capo dello Stato, autorevole, svincolato dai poteri forti e con una furbastra esperienza politica (cioè un bel paravento).
Matteo Renzi ha già ricevuto un avviso a stare tranquillo: qualcuno con accesso a palazzo Chigi e alla Difesa ha diffuso i segreti piani di volo delle sue vacanze (con famiglia) in Val d'Aosta, se vuole imporre il nome del suo candidato si dia una regolata.
Il presidente Oscar Luigi Scalfaro,  legittimamente nel libro paga dei servizi segreti, fu eletto dopo l'attacco della mafia allo stato; ma non fu l'unico (omnibus del 7 gennaio) ad essere scelto in momenti di crisi istituzionale e del paese così come non fu l'unico ad essere appoggiato dai servizi.
Con un piedino o un piedone i servizi segreti italiani, da sempre in armonia e copertura ai servizi Usa, sono entrati nelle nostre vicende politiche (vedasi l'assassinio di Aldo Moro) e in appoggio ai presidenti della commissione parlamentare di vigilanza sui servizi.
Scommettiamo che tra i candidati al momento opportuno uscirà un ex presidente (di sinistra) di detta commissione che, in questi ultimi anni, si è recato più volte in Usa a fare ammenda ed incontrare la finanza che conta?

giovedì 8 gennaio 2015

Di tolleranza in tolleranza

Lo scorso 16 dicembre nel riportare l'intervento svolto al convegno dell'Associazione nazionale sociologi sostenemmo che per essere al passo con la socializzazione inculcata dalla tv, insieme a ciò che è desiderabile, tendiamo ad eludere dalle norme divenendo, di conseguenza, "tolleranti con se stessi e gli altri [..] giungendo alla richiesta dell'aggiornamento dei codici".  Il discusso comma del 3% inserito dal governo in un decreto attuativo che favorirebbe gli evasori ne è la conferma. Trattasi dell'abolizione del reato penale (e quindi del carcere) agli evasori che frodano il fisco per un importo non superiore al 3% di quanto sottratto allo stato, mutandolo in una semplice sanzione amministrativa.       
Il codicillo è stato presentato all'opinione pubblica come una norma per  favorire  il decongestionamento  degli uffici giudiziari e, nel contempo, fare cassa. Risultato: chi dovrebbe versare sulla base di un imponibile (fatturato) di un miliardo di euro potrà evadere sino a 90 milioni di euro sicuro di non andare in carcere (se lo scopriranno). Il rischio della sanzione amministrativa (se scoperto) vale il gioco: 90 milioni non sono bruscolini. La norma, come al solito, favorisce i grandi evasori, vedi Silvio Berlusconi condannato proprio per evasione fiscale.
E' uno stimolo a farla franca: tra inefficienza della tributaria, qualche bustarella e prescrizioni varie qual è quell'affarista che non è tentato a risparmiare il 3% del dovuto sicuro di non andare nelle patrie galere? Il cittadino o il piccolo commerciante non hanno un introito da un miliardo e neppure di un milione, su 100 mila euro di imponibile annuo (versamento accertato) ne risparmierebbero tremila, che andrebbero al commercialista. Senza alcun vantaggio per loro.